Non si sa mai quale sorprese può riservarci la vita. Se ci pensiamo, anche solo un istante, pur quanto ci si organizzi e si tenti di cavalcare l’onda, talvolta la vita ci regala bei momenti che rivelano i segni di qualcosa che ha poi a che fare con un tipo di soddisfazione dell’anima, incommensurabile e quasi inspiegabile. Sono stata contattata da una gentilissima giornalista, proponendosi con un piccolo e luccicante testo dalla copertina azzurra che pullulava rinascita. Ed io, accogliendo questa proposta con interesse, ebbi così la possibilità di conoscere l’anima e il suo autore e di cui questa recensione è lo specchio di ciò che ho potuto ricavarne. Nulla di eccezionale o di non già letto, ma una discreta elevazione dalla statura malgrado imponente degli innumerevoli classici che leggo, che mi permettono di conoscermi molto più di quel che penso.
Autore: Giovanni Montini
Casa editrice: StreetLib
Prezzo: 16, 90 €
N° di pagine: 264
Trama: In una calda e torrida estate di fine anni settanta, si intrecciano inesorabilmente i destini dei protagonisti, mettendo a nudo passioni e segreti mai svelati. Francesca Bacci, giornalista e suo marito Andrea, invitano nella loro villa, per un paio di settimane, Giulio Martinelli, uno scrittore in crisi che ha un compagno che non ama più, Alberto. A sconvolgere l’apparente equilibrio degli adulti, e a minarne la stabilità emotiva, sarà l’arrivo di Gabriele, figlio di primo letto di Andrea, che seduce Giulio, intrappolandolo in una ragnatela di erotismo e passione, conducendolo verso un gioco al massacro, fino all’inaspettato e sconvolgente finale. Ispirato a "La piscina" di Jaques Deray, il celebre film con Romy Schneider e Alain Delon, e alle atmosfere noir di Patricia Highsmith, il romanzo getta uno sguardo su quelle passioni torbide e inquiete che spingono gli umani negli abissi più profondi della perdizione.
Giulio Martinelli è stato un tipo incomprensibile – mezzo genio e mezzo idiota – di cui ho potuto però comprendere bene il suo stato d’animo sin dal principio. Ex scrittore di successo, Giulio toccò il fondo quando meno se lo aspettò e da cui lo stesso Fato gli impartì bene, e il suo cervello completamente atrofizzato in una massa gommosa di fili mentali squagliato e valvole di linguaggio bruciato da tormenti e preoccupazioni varie. E oltre a questi continui svarioni, c’erano domande sul suo futuro, sull’impossibilità di scrivere come faceva un tempo, nutrire il proprio genio affinché suscitasse immancabilmente l’attesa sperata e poi prodotta, l’attesa di riporre in pagine bianche pensieri che si sono avvicendati dentro e che sono un eco stagnante della cittadella caotica della sua coscienza. D’altra parte, scrivere è qualcosa che ha a che fare con il perfezionismo, specialmente quando di mezzo ci sono quegli onnipresenti e incauti sussulti del cuore, e vederlo avanzare come un’anima in pena in mezzo a donne avvenenti e uomini ricchi, richiedono una bella strigliata. Magari quelle preoccupazioni che gravano sulle sue spalle come un fardello troppo pesante diverranno pesi sostenibili nel momento in cui la stessa Vita saprà come coglierlo di sorpresa. Si, quelle sorprese che riservava ai suoi lettori, non dovevano essere riservate anche a lui?
Giulio e la sua storia bussarono alla porta del mio animo, quando meno me lo sarei aspettata. Un sudario di bruma cadde in un’area residenziale tipica delle classi medie, situata alla periferia di una grande città, camminando su un molo di legno proteso nel mare di mistero che circonda ogni cosa, in cui mi sfuggì per quasi tutto il romanzo. Quasi una figura evanescente che vagava lungo la riva dell’insoddisfazione e che avvertì la presenza di una realtà che presto sarebbe diventata sua e che avrebbe colmato quel senso d'incompletezza della sua esistenza. Sprazzi di una vita passata, lontana. Un impasto di pensieri e di sogni, di speranze e delusioni, sospeso nell'aria stagnante, impossibile d'annullare del tutto. Memoria di una vita rubata di un giovane e talentuoso scrittore, nonché storia di un ricordo che non è mai stato tale.
Gioco di luci e ombre, d'immagini che si affacciano nelle frasi e che riportano nel cuore del protagonista- estraneo del gioco perverso in cui sarà trascinato, condannato a vagare per il mondo in fiamme che lo ha segnato, in cambio di qualche attenzione in più o di una promessa che adesso sembra la più dolce delle ricompense -, zeppo di distrazioni sessuali, una suspense stupefacente e un ritmo incalzante. Un racconto che non è altro che un’esaltazione del godimento di narrare, un oscuro labirinto che, per opera di un disegno misterioso, appassiona e che rivela la passione dell'autore per i film noir. Asciutto, determinato e incalzante trasmette una piacevole inquietudine per tutto il tempo della lettura e, strutturato alla maniera dei romanzi della narrativa contemporanea, è ambientato in un epoca in cui il tempo e lo spazio scorrono a loro libero arbitrio.
Romanzo che si presenta lontanissimo dal tipo di storie di cui sono avvezza, narra una storia che gioca tra il reale e l'assurdo, sentimentale e drammatica che è una nostalgica rievocazione del passato, nonché rivisitazione di film del genere, fatto di strani e misteriosi personaggi, rivelazioni sconcertanti. In un intero mondo di tenebre e ombre, fra le stanze luminose di una fatiscente villa, fra un manipolo di ombre accomunati dall'insaziabile sete di vendetta o riscatto che hanno la stessa forma, la stessa voce, lo stesso volto, ma che riescono a catturare tutto ciò che li circonda.
Le vicissitudini di un giovane scrittore pieno di ambizioni, sfortunato come il giovane Pip di Grandi speranze, e reso sensibile, che ci narra la sua storia quasi come una lunga e profonda meditazione sul senso della vita. Scritte in quelle che non sono altro che pagine della sua memoria, che si trascineranno fino a quando non giungeremo al capitolo finale. Perché la poesia si scrive con le lacrime, i romanzi con il sangue e la storia con le bolle di sapone.
Valutazione d’inchiostro: 4
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