In questi ultimi giorni
sto dedicando il mio tempo esclusivamente ai libri e al mio amatissimo blog. C'è
un freddo pungente che penetra sin dentro le ossa e, per quanto siano onorevoli
e di buone intenzioni, coperte e piumoni sembrano sempre fin troppo poche e
poco accoglienti anche per un corpicino piccolo come il mio.
In questa settimana
appena iniziata ho già fatto un mucchio di cose. Il Natale oramai è alle porte,
e un piccolo dono talvolta può fungere da ripristino a chi non crede più nei
sogni o nei desideri.
Questa sera, però,
desidero tenervi compagnia con la recensione di un romanzo che in parte si è
rivelato come una cocente delusione. E, in parte, trasmesso qualcosa di
evocativo ma distante che avrebbe potuto scalfire persino l'anima dei più
coriacei.
Titolo: La scatola delle
lettere perdute
Autore: Eve Makis
Casa editrice: Newton
Compton
Prezzo: 9, 90 €
N° di pagine: 283
Trama: Quando sua nonna Mariam muore, Katerina eredita un'antica scatola da
spezie. Al suo interno, avvolti da un intenso profumo, trova delle lettere e un
diario scritto in armeno. Katerina scopre così che la sua famiglia è stata
devastata dalla tragedia armena del 1915. Non solo Mariam, ancora bambina, è
stata esiliata dalla sua casa in Turchia e separata dall'amato fratello, ma ha
anche dovuto affrontare il terribile dolore per la perdita del primo amore.
Inquieta per ciò che ha scoperto, Katerina vuole andare a fondo in quella
storia. Decide allora di mettersi sulle tracce dell'amata nonna e intraprende
un viaggio che la porterà dall'Inghilterra a Cipro e poi dall'altra parte del
mondo, a New York. Sarà un tuffo nel passato, ma anche un modo, per Katerina,
di liberarsi di ricordi dolorosi in cui è ancora intrappolata.
La recensione:
Un vecchio diario ingiallito da ricordi di una
vita: incancellabili o indelebili. Una ragazza destinata a vivere a ritroso la
storia di una combattente, sua nonna, costretta ai lavori più umili al servizio
di valorosi e potenti uomini. Un romanzo che ha diviso un numero piuttosto
vasto di lettori, sedotti e rovinati dall'incontrollabile tenore di parole che,
ad uno ad uno, stringono il fragore del mondo in un imbuto opaco fino a farlo
colorare in formine di vetro che chiamiamo libri. La più raffinata forma
scritta destinata a nessuno in particolare, in cui cerchiamo una forma che ci
spieghi qualcosa di noi stessi. Cose che avvertiamo già sotto pelle, ma che
rimangono ferme ai bordi dell'anima.
La scatola delle lettere perdute, a pochissima distanza dall'uscita in America,
tra anteprime e pubblicità imperdibili, è un romanzo che non riesco a portare
nel mio cuore e che mi ha lasciata indubbiamente insoddisfatta. Perché, fra le
sue pagine, non ho trovato quello che cercavo: il viaggio commovente di una
donna che combina il piacere di sfruttare il dono lasciatogli in eredità -
comuni ma imperscrutabili - alla capacità di aiutare gli altri ad accettare se
stessi così come sono. Per me era del tutto sconosciuto, e la sua fama in parte
la devo a una mia amica. La curiosità era troppa; la trama piuttosto allettante
che, quando la leggevo, immaginavo una giornalista freelance che, mentre in un
capitolo sgobbava fra lavori forzati alla merce di un superiore irritante e
molesto, nell'altro combatteva per la sua sopravvivenza e quella della sua
famiglia.
A lettura conclusa, immagino che forse mi
aspettavo un po' troppo. E che quello che ho letto potrebbe essere il paragone
giusto da apporre a un romanzo qualsiasi. Mi domando quale fosse la meta a cui
mirava l'autrice. Una domanda generica a cui non ho tuttavia avuto ancora
risposta.
L'esordio italiano di Eve Makis è sicuramente un
romanzo affascinante, il cui tentativo di sfruttare il tema dei ricordi come
qualcosa di imprescindibile è stato tuttavia piuttosto vano. Ambientato in un
epoca che potrebbe essere simile alla nostra, in un luogo in cui la società è
ridotta ancora in schiavitù, La scatola
delle lettere perdute ha molto in comune con gli altri romanzi del genere.
Dovuto da una storia discretamente narrata, che si conclude troppo velocemente
dopo aver raccontato il minimo indispensabile e che, per via della mole
ridotta, ha un ritmo sincopato ed alcuni punti morti.
Un mondo poco descrittivo, sbiadito, che rimbalza
via come echi illusori. Un palcoscenico malamente illuminato in cui si respira
un'aria tesa, satura di inganni, rivelazioni improvvise, e tante altre piccole
cose che avrebbero potuto rendere Katerina un'eroina turca alle prese con una
grossa responsabilità. Il tutto, però, troppo velocemente, improbabile e
superficiale, che si ammanta di una scrittura semplice e spontanea.
Osservazioni lucide ma con pochi sviluppi, amori improvvisi e fugaci, sogni e
segreti, nella stazione artificiale della vita in cui anime vagabonde e incerte
vengono a contatto.
Costellato da personaggi che non hanno nulla da
spartire l'uno con l'altro, ma che entrano nel cielo dell'altro trovandolo
pieno di nuvole nere e poco accoglienti. Donne arcigne e imperiose, uomini
romantici e un po' sfuggenti, irritanti sorelle minori: spettri macchiati da
entità sconosciute persino per se stessi.
Una lettura che è un
frutto acerbo che tuttavia rimane attaccato all'albero finché maturerà e cadrà
giù. Un romanzo inconcludente che avrebbe dovuto appassionarmi, regalarmi
magnifiche ore in sua compagnia, i cui protagonisti restano prigionieri,
inermi, come un oggetto di seduzione a cui non si vuol resistere.
Valutazione d'inchiostro:
2
Ciao Gresi,
RispondiEliminami ero segnata questo libro perchè mi incuriosiva molto però dalla tua recensione capisco che anch'io sarei partita con aspettative alte nel leggerlo. E' molto brutto quando si parte con aspettative alte e poi si resta delusi. Che peccato però!
Eh già, susy! Peccato perché le basi ci sono, ma sfruttate male :(
EliminaEvviva! Il mio sesto senso non mi ha ingannata! Ero rimasta infatti colpita dalla copertina ma la trama, non so, mi ha spinta a tenermi lontana dal libro, ed ora confermi i miei dubbi!
RispondiEliminaWow, Claudia! Avrei voluto avere la medesima fortuna ;) Ma con i libri, si sa: talvolta le copertine traggono in inganno :/
EliminaCiao Gresi, non ho ancora letto questo romanzo, ma mi incuriosiva parecchio e anch'io nutrivo alte aspettative: dalla tua recensione però non sembra tener fede al nostro entusiasmo e mi sa che magari lo leggerò lo stesso, ma darò la precedenza ad altre letture!
RispondiEliminaFammi sapere, allora! Spero a questo punto possa piacerti 😊😊
EliminaMi dispiace tanto per questa delusione, il libro mi ispirava!
RispondiEliminaNon fa niente, Ely! Ci saranno altre occasioni. Ma se ti ispira ti consiglio comunque di buttarti:magari potrebbe piacerti 😊
EliminaCiao! Che peccato questo libro. :(
RispondiEliminaNon l'ho letto, ma effettivamente la sinossi sembrava davvero interessante.
Forse necessitava di una maturazione maggiore. Non conosco i tempi editoriali, nè la sua data di pubblicazione, a volte le storie necessitano di rimanere per un pò nel cassetto per essere poi riprese serenamente.
Un salutone ed alla prossima recensione positiva :*
Leryn
Penso tu abbia ragione, Leryn! 😊😉
EliminaL'argomento è interessante, ma mi sembra di capire non sia stato sviluppato al meglio. Sono sicura che ti rifarai presto con una lettura più soddisfacente!
RispondiEliminaGrazie, Beth! Al momento penso proprio di si 😊😁
EliminaChe peccato una così bella copertina e un libro deludente, sto anche io uscendo da una lettura negativa quindi ti capisco, speriamo nel prossimo :***
RispondiEliminaGrazie, Roberta! Tutto sommato è stata un'esperienza che mi ha giovato 😊
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