Titolo: Emma
Autore: Jane Austen
Casa editrice: Giunti
Prezzo: 8 €
N° di pagine: 608
Trama: Emma è una ragazza viziata, spregiudicata e vanitosa che ha
un unico obiettivo: progettare matrimoni per gli altri, anche quando non c’è
nessun presupposto. Lei, al contrario, dice di non volersi sposare, di non
voler perdere la propria libertà.
La recensione:
Non vi è incontro paragonabile
alla tenerezza del cuore. Nulla che possa venirle messo a confronto, un cuore
affettuoso e tenero, con modi cordiali e sinceri eserciterà sempre un’attrativa
superiore a qualsiasi lucidità intellettuale.
Una specie di specchio, perlopiù, quello ritratto in Emma dalla meravigliosa penna di Jane
Austen, ristretto spazio fra lei e chi la circondava nel suo squallido
presente, soggetta a eventi e situazioni che modificarono il suo modo di
pensare rispetto ai suoi << simili >>. Dalle recensioni poco
entusiastiche, Emma, sembrava non simpatizzare ne essere ampiamente ricordata
per il suo atteggiamento altezzoso, viziato, e per un’intelligenza spiccata che
la marchiò come diversa dai suoi affetti, o per essere più precisi, la isolò da
un mondo artificioso in cui non c’è spazio per la redenzione e la libertà,
sebbene i personaggi austeniani patteggiano per proclamarla. Perché Emma fu
discriminata, dotata di un certo riserbo che molti interpretano con alterigia,
senza nessun serio sforzo da parte sua? Si trattava di un dono della cosi poco
generosa Madre Natura, ma che in relazione col prossimo ebbe l’effetto di
restringere gli infiniti spazi di un futuro qualunque in qualunque luogo a un
luogo preciso, con una miriade possibilità che non potesse esserci che una
semplice simpatia. Eppure, in una manciata di giorni, a qualche anno di distanza
dalla sua ultima lettura, una me più matura e consapevole scoprì in Emma un’anima
appassionata, in lotta con le ragioni dell’interesse sui contorti meccanismi
del cuore umano.
In Emma la Austen ritrae le vicende di una giovane e perbene signorina londinese, che affetta da una forma di <<malattia>>, riunisce vicende, eventi famigliari, incidenti del cuore umano che definirono questo romanzo “insolito” rispetto alle altre opere, prima di questo mai così dedico ad un processo di scrittura perfezionistico, un susseguirsi di eventi in cui è difficile raccapezzarsi, in cui si discosta di molto dall’idea di libertà e redenzione a cui aspirano ad esempio Anne Eliot e il capitano Wentworth, sia pure provandoci, non c’entrando proprio niente con le altre eroine austeniane. D’altra parte però, c’è da dire che Emma fu quell’occasione, così smaniosa e insoddisfacente, di scovare quel giusto << individuo >> che possa tenerle compagnia, colmando quel vuoto incolmabile del padre assente e anziano, evitando gli sbarluffi di chi non comprende cosa significa sentirsi soli in una stanza piena di gente. Non solo, ci sono in gioco anche i sentimenti, che tuttavia la stessa Emma tiene a bada con un certo riserbo, aggiudicandosi un posto speciale nel mio cuore poiché entratavi impetuosamente secondo definizioni poco lusinghiere ma ricche di coraggio e risolutezza.
Sulla scorta di questo quadro impressionistico e intimistico, ottenni il favore di questa giovane eroina inglese, dispettita dal poco coinvolgimento emotivo col prossimo, e anche se giunse a distanza di tantissimo tempo, mediante uno scritto di quasi seicento pagine, quest’opera fu quella che parlò al mio cuore. Non come Elizabeth Bennet, ma componendo quella giusta melodia che giunse dritta dritta al mio cuore perché riconoscibile in alcuni suoi << aspetti >>. Ebbene si. Al di là di quella discutibile viziosità che la contrassegna, Emma è stata come una cara amica. L’intimità instaurata è stata alquanto potente, e l’altezzosità per cui molti lettori l’avevano giudicata in malo modo, a prescindere dalle origini famigliari da cui essa deriva, non mi disturbò più di tanto. Emma, dopotutto, poteva ottenere qualunque cosa il suo cuore desiderava. Ma purchè il suo cuore fosse completamente appagato gli affetti, le attenzioni di persone care e dispensabili avrebbero dovuto seguirla passo dopo passo. Se non ci si aggrappa agli affetti, chi sfrutterebbe certe possibilità?
Dilemmi e amore. Solitudine e intelligenza. Eterni contrasti, che in Emma sembrano stonare fra loro, così opachi nella semplicità delle cose, silenziose e luminose che tuttavia dicono più di quel che tacciono. Ma sussurrate nel tempo davanti agli occhi del mondo, rispecchiano l’idea di amore e comprensione di un mondo in cui la donna intellettuale o coscienziosa spicca fra anime umili e semplici. Massima che compone il ciclo della produzione austeniana, trasportata dalla corrente del tempo, spettatrice attenta dell’inutilità di un mondo fatto di cose grandi e piccoli di ricchi signori acutamente consapevoli del loro status sociale, protagonista di un destino incerto, Emma induce a scoprire la natura delle nostre opinioni, a combattere affinchè essi siano valide, in contrasto alle massime preferite, descritta in tutta la sua meravigliosa essenza, conferendo un ritratto ricco della vita che c’è stata. Fanciulla scalta e sveglia, che scenderà a patti con il vuoto morale dei suoi tempi, provando sulla sua pelle l’essenza della solitudine, negli affetti buoni o garbati, nella più assoluta perfezione. La Austen ci sospinge verso un lento processo di scoperta verso una parte dell’anima che per molti era irraggiungibile, regalando a questa sua eroina un certo rispetto nell’adattarsi alla mentalità chiusa del tempo ma anche una certa forza per contrastare ciò che non era consono.
Il dolce richiamo a una delle più acclamate opere della letteratura inglese, lucido, travolgente e passionale, mi rese prigioniera delle stesse colpe inflitte alla giovane Emma che scevra di fremiti dell’autoaffermazione dell’anima, aprì una crepa nel mio cuore e lì beatamente ci stese. Lei, così alata e inavvicinabile. Ma non per me, che condivisi ogni momento della sua << turbolenta >> vita. Desiderosa ad assistere a qualcosa di più forte, che impallidirà persino dinanzi al bagliore bruciante di un sole nel limpido cielo.
In Emma la Austen ritrae le vicende di una giovane e perbene signorina londinese, che affetta da una forma di <<malattia>>, riunisce vicende, eventi famigliari, incidenti del cuore umano che definirono questo romanzo “insolito” rispetto alle altre opere, prima di questo mai così dedico ad un processo di scrittura perfezionistico, un susseguirsi di eventi in cui è difficile raccapezzarsi, in cui si discosta di molto dall’idea di libertà e redenzione a cui aspirano ad esempio Anne Eliot e il capitano Wentworth, sia pure provandoci, non c’entrando proprio niente con le altre eroine austeniane. D’altra parte però, c’è da dire che Emma fu quell’occasione, così smaniosa e insoddisfacente, di scovare quel giusto << individuo >> che possa tenerle compagnia, colmando quel vuoto incolmabile del padre assente e anziano, evitando gli sbarluffi di chi non comprende cosa significa sentirsi soli in una stanza piena di gente. Non solo, ci sono in gioco anche i sentimenti, che tuttavia la stessa Emma tiene a bada con un certo riserbo, aggiudicandosi un posto speciale nel mio cuore poiché entratavi impetuosamente secondo definizioni poco lusinghiere ma ricche di coraggio e risolutezza.
Sulla scorta di questo quadro impressionistico e intimistico, ottenni il favore di questa giovane eroina inglese, dispettita dal poco coinvolgimento emotivo col prossimo, e anche se giunse a distanza di tantissimo tempo, mediante uno scritto di quasi seicento pagine, quest’opera fu quella che parlò al mio cuore. Non come Elizabeth Bennet, ma componendo quella giusta melodia che giunse dritta dritta al mio cuore perché riconoscibile in alcuni suoi << aspetti >>. Ebbene si. Al di là di quella discutibile viziosità che la contrassegna, Emma è stata come una cara amica. L’intimità instaurata è stata alquanto potente, e l’altezzosità per cui molti lettori l’avevano giudicata in malo modo, a prescindere dalle origini famigliari da cui essa deriva, non mi disturbò più di tanto. Emma, dopotutto, poteva ottenere qualunque cosa il suo cuore desiderava. Ma purchè il suo cuore fosse completamente appagato gli affetti, le attenzioni di persone care e dispensabili avrebbero dovuto seguirla passo dopo passo. Se non ci si aggrappa agli affetti, chi sfrutterebbe certe possibilità?
Dilemmi e amore. Solitudine e intelligenza. Eterni contrasti, che in Emma sembrano stonare fra loro, così opachi nella semplicità delle cose, silenziose e luminose che tuttavia dicono più di quel che tacciono. Ma sussurrate nel tempo davanti agli occhi del mondo, rispecchiano l’idea di amore e comprensione di un mondo in cui la donna intellettuale o coscienziosa spicca fra anime umili e semplici. Massima che compone il ciclo della produzione austeniana, trasportata dalla corrente del tempo, spettatrice attenta dell’inutilità di un mondo fatto di cose grandi e piccoli di ricchi signori acutamente consapevoli del loro status sociale, protagonista di un destino incerto, Emma induce a scoprire la natura delle nostre opinioni, a combattere affinchè essi siano valide, in contrasto alle massime preferite, descritta in tutta la sua meravigliosa essenza, conferendo un ritratto ricco della vita che c’è stata. Fanciulla scalta e sveglia, che scenderà a patti con il vuoto morale dei suoi tempi, provando sulla sua pelle l’essenza della solitudine, negli affetti buoni o garbati, nella più assoluta perfezione. La Austen ci sospinge verso un lento processo di scoperta verso una parte dell’anima che per molti era irraggiungibile, regalando a questa sua eroina un certo rispetto nell’adattarsi alla mentalità chiusa del tempo ma anche una certa forza per contrastare ciò che non era consono.
Il dolce richiamo a una delle più acclamate opere della letteratura inglese, lucido, travolgente e passionale, mi rese prigioniera delle stesse colpe inflitte alla giovane Emma che scevra di fremiti dell’autoaffermazione dell’anima, aprì una crepa nel mio cuore e lì beatamente ci stese. Lei, così alata e inavvicinabile. Ma non per me, che condivisi ogni momento della sua << turbolenta >> vita. Desiderosa ad assistere a qualcosa di più forte, che impallidirà persino dinanzi al bagliore bruciante di un sole nel limpido cielo.
Valutazione d’inchiostro: 4
Ottima recensione, grazie
RispondiEliminaGrazie a te ☺️☺️
EliminaCiao Gresi, ho letto "Emma" un bel po' di anni fa, quando ancora frequentavo le scuole superiori... nel complesso non mi era dispiaciuto ma "Orgoglio e pregiudizio" mi è piaciuto molto di più :-)
RispondiEliminaOrgoglio e pregiudizio così come Ragione e sentimento rientra tra i miei preferiti, ma anche Emma devo dire che non mi è dispiaciuta affatto ☺️☺️
EliminaBella recensione! Io non ho mai letto il libro "Emma" ma ho visto il film e mi è piaciuto. :)
RispondiEliminaPresto o tardi recuperó anche io il film ☺️☺️
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