mercoledì, dicembre 23, 2015

Gocce d'inchiostro: L'incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio

Titolo: L'incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio
Autore: Murakami Haruki
Prezzo: 12€
Casa editrice: Einaudi
N° di pagine: 260
Trama: A Nagoya abitano cinque ragazzi, tre maschi e due femmine, che tra i sedici e i vent'anni vivono la più perfetta e pura delle amicizie. Almeno fino al secondo anno di università, quando uno di loro, Tazaki Tsukuru, riceve una telefonata dagli altri: non deve più cercarli. Da quel giorno, senza nessuna spiegazione, non li vedrà mai più: non ci saranno mai più ore e ore passate a parlare di tutto e a confidarsi ogni cosa, mai più pomeriggi ad ascoltare la splendida Shiro suonare Liszt, mai più Tsukuru avrà qualcuno di cui potersi fidare. Il dolore è cosi lacerante che nel cuore del ragazzo si spalanca un abisso che solo il desiderio di morire è in grado di colmare. Dopo sei mesi trascorsi praticamente senza mangiare né uscire di casa, nelle tenebre di un'infelicità senza desideri, Tzukuru torna faticosamente alla vita ma scopre di essere cambiato. Non solo nel fisico - più magro, dai lineamenti più duri e taglienti - ma anche, soprattutto, nell'animo. Ancora oggi, quando ormai ha trentasei anni, continua a vivere con l'ombra di quel rifiuto che lo accompagna sempre, come una musica che resta sospesa nell'aria anche quando non c'è più nessuno a suonarla. L'incontro con Sara, che intuisce l'inquietudine nascosta dietro l'apparente ordinarietà di Tsukuru, sarà l'occasione per rispondere a quelle domande che per sedici anni l'hanno ossessionato ma che non ha mai avuto il coraggio di affrontare.

La recensione:

A unire il cuore delle persone non è soltanto la sintonia dei sentimenti. I cuori delle persone vengono uniti ancora più intimamente dalle ferite. Sofferenza con sofferenza. Fragilità con fragilità. Non c'è pace esente da grida di dolore, non c'è perdono senza sangue sparso sul terreno, non c'è accettazione che non nasca da una perdita. Perché alla radice della vera armonia ci sono dolore, sangue e perdite.

Se Murakami Haruki rappresenta uno degli autori contemporanei più amati negli ultimi tempi, è forse perché il mio pensiero nei suoi riguardi assomiglia molto a una composizione che rispecchia una certa tristezza tipica dei sognatori che, come un avvolgente oscurità, mi comprende dentro di sé. Percependo il mio calore e la mia essenza, rendendomi parte di lui, col cuore che sembra riempirsi di una dolce malinconia. Così puro, così intenso, che nella mia mente non avevo mai associato un'immagine concreta che non fosse all'altezza. L'arte dello scrivere, l'aprirsi a dismisura pur di non sentirsi mai soli abbastanza, è uno dei pilastri che ne compongono la produzione: infondono un paesaggio spoglio e tetro, nostalgico e malinconico, come solitari uccelli notturni che trovano sotto il tetto di una casa abbandonata un riparo sicuro dove riposare.
La ragione per cui mi indusse a fiondarmi fra le pagine di L'incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio, e che ha accresciuto in me quella forte attrazione nei riguardi dell'autore era chiarissima: lui e la sua strana storia erano stati gli amici più intimi, in un periodo non troppo distante dal Natale. Di punto in bianco, senza lasciare spazio a discussioni o motivazioni. E senza il minimo preavviso su cosa mi avesse spinto a tornare lì, nella mia amata Tokyo, così spettrale e suggestiva. Né, del resto, io avevo osato domandarmelo.
Piccoli dettagli che si stagliano nel nulla e che, come una sorta di rituale sacro, mi permettono di trovare la storia giusta che faccia al caso mio. Illuminassero i corridoi bui della mia anima. L'ennesimo dramma surreale nonché teatro di ricerca in cui i sogni, i ricordi e la realtà si fondono.
Ho sempre avuto un debole per quest'autore, sin dal primo incontro, e in svariati momenti della mia vita le sue storie mi colpirono con violenza. Trasmettono solitudine, tristezza, facilmente rintracciabili in pagine bianche il cui pallore minacciano come una sottile lama. Nel silenzio delle mie nottate, ho avvertito le radici di questa solitudine propagarsi serpeggiando. Ho visto un uomo solo e infelice che, lentamente e inconsapevolmente, da una landa deserta cosparsa di rocce da cui non filtra alcuna goccia d'acqua, alcuna luminosità, è scivolato verso il territorio del nulla. Lungo il piano inclinato, scivoloso e senza appiglio della sua coscienza. Così insignificante, vana, che lo  costringe a trasportare il peso insopprimibile dell'isolamento come un cavo lungo centinaia di chilometri tesi fino allo spasimo.
Parole che turbano e allo stesso tempo evocano immagini vaghe e lontane, mi hanno fatto cullare dalla sensazione di essere circondata da ombre evanescenti prigioniere. Anime vagabonde e inquiete che aspettano un cambiamento. Una metamorfosi, che li indurrà a percepire tutto ciò che li circonda in maniera completamente diversa.
Dalla mia postazione preferita, restavo semplicemente lì, comodamente seduta, assorbita completamente dalla storia. Però nel mio inconscio stavo aspettando che la luce di questa nuova storia rischiarasse le tenebre del mio animo. Quello sprazzo di luce abbagliante che, anche se per poco tempo, comparve sporadicamente rammentandomi i miei più validi motivi per cui abbia deciso d'imbarcarmi in questa nuova storia. Considerando che Murakami è un maestro nel creare <<l'atmosfera>>, quando meno me lo aspetto, prima o poi doveva accadere. Aspettavo solo questo, l'arrivo di un bel raggio di sole. Era l'unica cosa che desideravo aspettare. La luce era lì. Dovevo solamente metterla a fuoco. E nel momento in cui ciò accadde, quasi senza rendermene conto, conobbi la potenza di quell'abbraccio. Un abbraccio che ci abbandona allo scorrere del tempo, in cui sono fusi passato e presente, e forse anche un po' di futuro.
Ho ancora nelle orecchie brani della sua poetica musica, che avrei ascoltato e riascoltato. Ho cercato di sottrarmi da questa malinconia, che pervade il romanzo, immergendomi completamente, e successivamente distaccandomi dal protagonista Tazaki. Da questo recipiente il cui contenitore è stato sostituito. Qualcosa che solo per praticità ha ancora un nome. Lo scorrere inesorabile del tempo lo invecchia sempre di più, mentre nel suo cuore vuoto una sottile membrana avvolge le sue emozioni.
Pensando, crescendo, respirando, vivendo,  trasformandosi storie,  le parole di questo ennesimo straordinario ritratto della realtà umana mi hanno trascinata in un luogo in cui è impossibile scovare una via di fuga, in cui i personaggi hanno preso vita nel momento d'iniziazione della loro esistenza. Mi sono avvicinata a tal punto che, guardando Tazaki negli occhi, ho avuto la sensazione di essere toccata. L'ho scrutato fin dentro al suo animo, come se fosse in un luogo spoglio e solitario al cui interno non c'è alcuna presenza umana. Solo un silenzio tetro  e opprimente. Ho avvertito la sua paura, ho visto le impennate amorose che popolano i suoi sogni ogni notte. Ho sentito i temibili pensieri che lo assillano la notte, all'idea di essere solo, al buio, lontano da migliaia di prospettive in qualunque luogo provenga. Impegnato in una muta ricerca, isolato in un luogo in cui è possibile tenere in serbo le sostanze indispensabili alla crescita, sospeso nella misura del possibile, compatto ad agire come un unico essere. Famigliare e allo stesso tempo estraneo.
Conforme a questa realtà che lui ha scelto, nonostante questo abbia comportato qualche problema, ho avvertito uno strano senso di vuoto, di sconforto, come se ogni rimasuglio di felicità fosse stato spazzato via. E, lasciando un segno del mio passaggio, ho visto i suoi sogni. La cui luce trapela appena lungo i contorni del suo corpo. Una sorta di alone che solo Tsukuru riesce a distinguere.
Il surrealismo magico che lo rese famoso, qui, è vagamente accennato in quanto l'autore racconta il romanzo come se disfacesse i nodi della corda della sua giovane età, rivedendo i fatti lentamente. Ci parla un po' più del protagonista e di un periodo estremamente delicato della sua vita, in cui si resta inevitabilmente feriti o provati. Acuta e penetrante la generale malinconia che sovrasta i suoi romanzi, gli stessi personaggi, infatti, avvertono il dolore e tutto ciò che ne comporta come un malessere incurabile. Inducendoli a condurre una vita negativa e ingiusta con qualcosa di estremamente iniquo, parassiti di una materia che potrebbe non appartenergli.
L'incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio è un romanzo profondo, delicato, intenso, ma che risulta un po' insoddisfacente. A tratti carente, per i continui sensi di colpa che attanagliano l'anima del protagonista. Una penombra naturale, improvvisa e sconosciuta, che si alterna periodicamente a un'oscurità sconfinata.
Un romanzo che è un sentimento di natura sconosciuta. Un sentimento in cui, il senso di colpa, si mescola indissolubilmente all'attrazione. E che, come uno sfuggente miscuglio di realtà e irrealtà, nasce cresce e poi muore da un luogo scuro, quasi inaccessibile per tutti.

Penso che la verità sia come una città sepolta. Ci sono casi in cui col passare del tempo si accumula sempre più sabbia, altri in cui la sabbia viene soffiata via e tutto torna alla luce.

Valutazione d'inchiostro: 4

3 commenti:

  1. Io e Murakami abbiamo un rapporto di amore e odio, mi piacciono i suoi spunti originale, ma poi nello sviluppo lo trovo prolisso e ripetitivo. Sono d'accordo con il pensiero che hai citato, non c'è felicità senza dolore, vanno di pari passo, un pensiero che ho ritrovato anche nel libro che sto leggendo: l'arte di ascoltare i battiti del cuore. Dalla tua recensione scaturisce la tua stima per questo autire e ľ affinità che vi lega. Complimenti parole sentite le tue :-)

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    1. Grazie mille, Cuore! Murakami è un autore che amo molto. L'incolore Tsukuru è un bellissimo romanzo, ma non uno dei suoi migliori. Se leggi qualcos'altro di suo fammi sapere ;)

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