venerdì, febbraio 28, 2020

Due attrazioni rischiose: sconti Bompiani e Einaudi 2020

Finisco sempre per impelagarmi in conversazioni tormentate che si protraggono per diversi giorni, un vortice di argomenti tortuosi con cui approdo molto poco. Penso spesso, sebbene cerchi di essere sempre ragionevole, che il mio cedere, il mio entusiasmo, il considerare gli sconti nell’epoca in cui viviamo un faro nella notte, una prospettiva troppo brillante per non esserne allettati. Forse il mio è un animo troppo debole quando si tratta di letteratura, e riconosco come io stessa non riesca ad essere ragionevole. Momenti di assoluta follia. Eppure per me questa è la felicità. Ed io l’ho sempre rincorsa nella letteratura, nella scrittura. In ciò che più mi piace. Amo troppo i romanzi per accontentarmi. Non sono un tipo che si accontenta. Perlomeno, non più. Così non riesco ad accontentarmi di ciò che mi circonda, ciò che compongono gli scaffali della mia libreria, e questo ennesimo post conferma la mia sete insaziabile di conoscenza. Il mese che ci stiamo lasciando alle spalle conferma l’impossibilità di annullare la perentorietà di queste parole, e tale discorso credo si possa liquidare semplicemente con l’avvento di questi nuovi sconti. Ed ecco appigliarmi la responsabilità di ciò che ne conseguirà, prima che tutto questo finisca. Un caso classico di cedere, per così dire, e che spiega il fatto che non ho potuto esitare, nemmeno questa volta.

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Primi fra questa lista, due romanzi di uno dei miei tanti scrittori preferiti: Murakami Haruki. E sebbene solo due, fondamentali e importantissimi nel completare la mia splendida collezione ☺️
Titolo: Underground. Racconto a più voci dell’attentato alla metropolitana di Tokyo
Autore: Murakami Haruki
Casa editrice: Einaudi
Prezzo: 14 €
N° di pagine: 507
Trama: Il 20 marzo 1995 in quattro treni della metropolitana di Tokyo viene sparso veleno liquido da una setta religiosa, causando dodici morti e migliaia di intossicati. Questo libro è una ricostruzione degli eventi per mezzo delle testimonianze delle persone coinvolte, ma è anche un viaggio nella coscienza collettiva dei giapponesi. Unica opera non narrativa di Haruki è composta da due parti: la prima presenta le interviste a quaranta vittime dell’attentato ( e ai parenti dei morti ). La seconda, nata anni dopo, contiene le interviste ai membri della setta. Le interviste degli uni e degli altri ci mostrano un Giappone dominato dall’alienazione.

mercoledì, febbraio 26, 2020

Gocce d'inchiostro: Treno di notte per Lisbona - Pascal Mercier

 Il treno per Lisbona dunque era arrivato. Mi vidi sorpresa, quasi smarrita quando giunse. Era un gigante sferragliante, un segno d’innovazione, un mezzo per evadere da un muro infinito di convenzioni. Ho potuto così salirci a bordo e restarci per qualche giorno. Tutto si era ridotto al caso, a un incubo di parole e frasi senza senso. Indizi non ce n’erano, né piste, né mosse da effettuare.
Salendo mentalmente in un vagone logoro e poco pulito, mi vidi responsabile di un incarico scrupoloso: << proteggere >> Gregor, comunissimo professore di lingue e lettere antiche, non pedinandolo, bensì imparando, con metodi e stili, ad interpretare le sue motivazioni ciò che sarebbe accaduto. La mia teoria è che, sorvegliandolo, avrei compreso le sue intenzioni. E cosa avrei concluso da ciò? L’avrei scoperto solo dopo, in eventi o fatti troppo enigmatici e faringinosi da interpretare. E questo, sebbene non ampiamente prediletto dalla sottoscritta, avrebbe eliminato qualunque dubbio o remora iniziale.
Treno di notte per Lisbona mi ha stordita, tramortita, sbalordita, nell’aver scorto qualcosa di potente e dall’animo così carezzevole e baritonale. Come se si trattasse di qualcosa di tangibile, figura mancante in cui spiccano contorni ben definiti in cui si aspira ad un tipo di liberazione autoimposta, una lentezza insita non nel presente bensì nel passato. Le parole a questo proposito divengono espressioni di pensiero che imboccano una strada tutta loro, come fenomeni dotati di una certa efficacia in cui la sua bellezza è celata in un unico splendore. Come un Dio potente e onniscente che penetra scontrandosi contro oscuri echi, ha incontrato la mia anima, professata in quel preciso momento.

Titolo: Treno di notte per  Lisbona
Autore: Pascal Mercier
Casa editrice: Oscar Mondadori
Prezzo: 14 €
N° di pagine: 430
Trama: Voleva davvero buttarsi giù dal ponte la donna trattenuta una mattina da Raimund Gregorius, insegnante svizzero di latino, greco ed ebraico? Gregorius non sa nulla della donna se non che era portoghese. La mattina dopo, complice la scoperta in una libreria antiquata del libro di un enigmatico scrittore lusitano, l’altrimenti prevedibilissimo professore prende un treno diretto a Lisbona, dove spera di rintracciare l’autore. Da questo momento decolla una vicenda che costringerà Gregorius a confrontarsi con le contraddizioni degli affetti e gli orrori della Storia in un modo che mai avrebbe potuto immaginare nella sua rassicurante Berna.

lunedì, febbraio 24, 2020

Divertimento, svago e magia: Carnevale in libri

Così trascorrono i giorni, con io che divoro romanzi su romanzi, uno appresso all’altro, e man mano che il tempo passa mi rendo conto quanto si arricchisce il mio bagaglio culturale. Non sono abituata all’ozio, al non far niente, e con l’età adulta avanzano inesorabilmente anche nuove prospettive, spiccano nuove predisposizioni. A me è sempre piaciuto avvertire sulla pelle il brivido dell’avventura, scoprire l’ignoto, spostarmi da un luogo ad un altro. E quando si tratta di letteratura vi ci affondo i denti impunemente. Ora che si avvicina il Carnevale, dopo le zuccherose moine dei valentini impavidi, eccomi folgorata da un’idea: un nuovo post che si premura a consigliare romanzi attinenti a questa sgargiante e formidabile festa. Perché consigliare libri è sempre un piacere, un impulso irrefrenabile che non riesco a smorzare. L’unico modo per comprendere il mondo, o ciò che mi circonda, lasciando i pensieri vagare a briglia sciolta nei meandri più reconditi.
E’ cosa oramai nota, che il Carnevale è una festa che si celebra mediante l’uso del mascheramento. In letteratura, è possibile riconoscere quei romanzi che recano in sé il messaggio di trame insidiose ed insite nella natura umana mediante espedienti narrativi che smascherano l’individuo e il suo relazionarsi con gli altri. Eccone qualche romanzo di cui conosco disgraziatamente solo il volto ma non l’anima, che rivelano ancora alcune di quelle lacune letterarie da colmare assolutamente.

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Titolo: I tre moschettieri
Autore: Alexandre Dumas
Casa editrice: Feltrinelli
Prezzo: 11 €
N° di pagine: 758
Trama: Dove sta la magia? Nella forza del plot? Nella qualità possente dello scenario storico che è in grado di evocare? Nella suspense? Forse, più di tutto nella gioia del raccontare. Questo capolavoro dell’intrigo cattura a ogni pagina il lettore, lo “spiazza” lo depista, lo inganna e lo rende complice, per poi coinvolgerlo in uno strabiliante “effetto meraviglia”. A partire dal titolo: non solo I tre moschettieri sono quattro, ma – come ha osservato Umberto Eco il romanzo è palesemente “la storia del quarto”, di d’Artagnan, che è l’assoluto protagonista non solo di questo libro, ma degli altri due che seguiranno: Vent’anni dopo e Il visconte di Bragelonne.

sabato, febbraio 22, 2020

Gocce d'inchiostro: Il ballo e Come le mosche d'autunno - Irène Némirovsky

In una manciata di minuti mi sono trovata davanti a due racconti brevi che fanno parte della produzione letteraria nèmirovskiana, che sfogliando le sue pagine mi accorgo che hanno urtato la mia sensibilità. Penso che ogni romanzo di questa autrice contenga messaggi criptati, un barlume di verità che potrebbe cambiare le cose. Ma poi, ripensandoci, comprendo come non si tratti nient’altro che di semplici coincidenze: ciò che l’autrice ritrae nei suoi romanzi sono frammenti di un'anima romantica, semplice ma perennemente tormentata. E meditando su questa cosa, il mio amore per Irène Nèmirovskij con gli anni è cresciuto a dismisura. Decidendo così di cibarmi di qualunque sua opera scritta e pubblicata. Potrà sembrare azzardato ma è così che mi sono imbattuta, ancora una volta, in questa splendida avventura che fornisce diversi indizi su ciò che più mi piace.
Il ballo e Come le mosche in autunno, quest’oggi con una recensione condensata in un unico post, sono piccoli indizi di segreti che sono sempre alla ricerca di un disegno. Così onesti, forse fin troppo pur di creare delle illusioni, e che ci rende consapevole come quanto è accaduto è qualcosa che non si potrà dimenticare.


Titolo: Il ballo
Autore: Irène Nèmirovskij
Casa editrice: Adelphi
Prezzo: 9 €
N° di pagine: 83
Trama: La quattordicenne Antoinette decide di gettare nella Senna tutti gli inviti che la madre, volgare e arcigna parvenue, ha stilato per il ballo destinato a segnare il suo ingresso nella brillante società parigina. E’ una vendetta, che la ragazza consuma nei confronti della madre.







Titolo: Come le mosche d’autunno
Autore: Irène Nèmirovskij
Casa editrice: Adelphi
Prezzo: 10 €
N° di pagine: 99
Trama: E’ lei, Tat’jana Ivanovna, la vecchia nutrice, a preparare i bagagli di Jurij e di Kirill, i ragazzi che partono per la guerra; ed è lei a tracciare il segno della croce sopra la slitta che li porterà via nella notte gelata. Sarà ancora lei a rimanere di guardia alla grande tenuta dei Karin allorchè la famiglia dovrà, come tantiu, rifugiarsi a Odessa e ad accogliere Jurij quando tornerà, sfinito, braccato. Né si perderà d’animo, la vecchia nutrice, quando dovrà camminare tre mesi per raggiungere i padroni e consegnare loro i diamanti che ha cucito a uno a uno nell’orlo della gonna. Grazie a quelli potranno pagarsi il viaggio fino a Marsiglia, e proseguire poi per Parigi. Nel piccolo appartamento buio che hanno preso in affitto Tat’jana vede i Karin girare in tondo, dalla mattina alla sera, come fanno le mosche in autunno. Lei, che è stata testimone del loro splendore, che li ha visti crescere, che li ha curati e amati per due generazioni con fedeltà inesausta, li vedrà adesso vendere le posate, i pizzi, perfino le icone che hanno portato con sé. Sembra che nessuno di loro voglia ricordare ciò che è stato; solo lei. Tat’jana Ivanovna, ricorda: così una notte, quella della vigilia di Natale, mentre tutti sono fuori a festeggiare, si avvia da sola, avvolta nel suo scialle, verso la Senna.

giovedì, febbraio 20, 2020

Gocce d'inchiostro: Via col vento - Margaret Mitchell

Da qualche parte ho letto che, nella letteratura, vi sono romanzi, opere, capisaldi, che almeno una volta nella vita dovremmo vivere. In termini personali, le probabilità che ciò non accadrà sono alquanto scarse, perciò pian pianino mi premurerò di accaparrarmi di qualunque opera funga da capolavoro letterario. In questi primi giorni di febbraio, mi sono così intestardita nel voler conoscere Rossella O’Hara non pensandoci più di tanto a rimandare il momento in cui si sarebbe presentata alla mia porta. Dunque non ci sarebbe stato alcun pericolo. La sua visita mi accolse impreparata quando meno me lo sarei aspettata, aumentando il mio interesse, alimentando la mia sete letteraria, soddisfarmi più del necessario. La Mitchell esercitava su di me un controllo rigoroso e costante, pian piano mi sarei infiltrata nei suoi più completi meccanismi.
Pertanto ho accolto questa bella storia come un ideale romantico da seguire, uno stato di perfezione che ho desiderato aspirare ma che Rossella O’Hara non esprime con risolutezza. Piuttosto indotta a lasciarsi andare a temibili concessioni del cuore umano, che come divari intellettuali le permetteranno di comprendere come sopravvivere o meno dinanzi a qualcosa di completamente diverso da ciò cui era abituata.
Titolo: Via col vento
Autore: Margaret Mitchell
Casa editrice: Neri Pozza
Prezzo: 25 €
N° di pagine: 1194
Trama: Opera pressochè unica di Margaret Mitchell, nata ad Atlanta nel 1900 e cresciuta ascoltando i racconti dei veterani della guerra di Secessione, << Via col vento >>  conquista i lettori di tutto il mondo grazie a una trama avvincente caratterizzata da colpi di scena, rovesci di fortuna e da un’appassionata storia d’amore; trama che portò i critici a parlare di Grande Romanzo Americano e a osare il paragone con Tolstoj. Ma a rendere straordinarie queste pagine è soprattutto l’anticonvenzionale protagonista: Scarlett O’Hara, la viziata e volubile ereditiera della grande piantagione di Tara, la quale, contando sulle sue forze, dovrà cavarsela mentre l’esercito nordista avanza in Georgia.

martedì, febbraio 18, 2020

Gocce d'inchiostro: Il museo delle promesse infrante - Elizabeth Buchan

Adesso che ogni cosa è conclusa devo dire che ne sono felice. Questo romanzo, sin dal primo momento in cui seppi della sua pubblicazione, fu soggetto a innumerevoli lotte dell’animo, senza le quali non avrei concesso alcun occhio di riguardo. Eppure, sapevo che presto o tardi ci saremmo dovuti incontrare, e come lattanti che arrancano carponi fra l’erba, mi ero proclamata impavida lettrice che ogni tanto si imbatte in questo tipo di letture. Il museo delle promesse infrante in un certo senso l’ho sentito vicino ma anche lontano, in quanto i pensieri con la persona con cui ho condiviso ciò che racchiudono le sue pagine ci distanziò. Eppure la vita talvolta ci guida verso schemi che non possiamo controllare, e quando si odono certe chiamate rispondere è davvero ineccepibile. E a me non resta nient’altro da fare che lasciarci andare, rinascere dalle nostre stesse ceneri.






Titolo: Il museo delle promesse infrante
Autore: Elizabeth Buchan
Casa editrice: Nord
Prezzo: 18, 60 €
N° di pagine: 396
Trama: Esiste un museo, a Parigi, dove le persone non fanno la fila per ammirare i capolavori dell’arte. Dove non sono custoditi né quadri né statue. Un museo creato per conservare emozioni. Ogni oggetto in mostra, infatti, è il simbolo di un amore perduto, di una fiducia svanita.  Un cimelio donato da chi vorrebbe liberarsi dei rimorsi e andare avanti. Come la stessa curatrice, Laure, che ha creato il Museo delle Promesse infrante per conservare il suo ricordo più doloroso; quello della notte in cui ha dovuto dire addio al suo vero amore. Quando Laure lascia la Francia e arriva a Praga, nell’estate del 1986, ha l’impressione di essere stata catapultata in un mondo in cui i colori sono meno vivaci, le voci meno squillanti, le risate meno sincere. Laure lo capisce a poco a poco dagli sguardi spaventati della gente, dalle frasi lasciate in sospeso: questo è un Paese che ha dimenticato cosa sia la libertà. Eppure ci sono persone che ancora non si rassegnano. Come Thomas. Laure lo incontra per caso, a uno spettacolo di burattini. Ed è un colpo di fulmine. Per lui, Laure è pronta a mentire, lottare, tradire. Ma ancora non sa di cosa è capace il regime, né fin dove dovrà spingersi per avere salva la vita. Laure si è pentita amaramente della scelta che ha dovuto compiere tanti anni prima ed è convinta che non avrà mai l’occasione per aggiustare le cose. Eppure ben presto scoprirà che il Museo delle Promesse infrante non è luogo cristallizzato nel passato. E’ un luogo che guarda al futuro, in cui le storie circolano e spiccano il volo verso mete inaspettate. A volte raggiungono luoghi lontanissimi, ricucendo i fili strappati del destino. E a volte possono perfino giungere alle orecchie di un uomo cui non importa nulla degli sbagli e dei rimpianti, ma che aspetta solo un indizio per ritrovare il suo amore perduto…

domenica, febbraio 16, 2020

Gocce d'inchiostro: La ferrovia sotterranea - Colson Whitehead

Adesso comprendo i motivi per cui ho desiderato leggerlo. Era questo il luogo che avrei voluto esplorare e da dove nacque il mio puro interesse, senza il quale non credo sarei giunta qui. Quando La ferrovia sotterranea vinse il premio Pulitzer, oramai due anni fa, ero una lettrice che si cibava esclusivamente di romanzi di narrativa senza aver le giuste doti per comprendere affondo la realtà che mi circondava. La vita però ti porta dinanzi a scelte che in un certo senso ti cambiano.E ogni volta che mi guardo indietro, i pensieri che tartassavano i miei pensieri non avevano la stessa natura di adesso. Ma questo fu molto tempo fa. E, crescendo, ho preso direzioni diverse. In parte, mi sono allontanata da certi porti sicuri che credevo solidi. E da ciò mi ha permesso di conoscere Colson Whitehead ed interpretare la sua anima. Ciò che racchiudono le pagine di questo romanzo è un tema che non avevo mai approfondito, e sapevo di doverlo fare, prima o poi. E il momento giunse nel momento in cui meno me lo sarei mai aspettata, crudo, forte e senza preamboli.








Titolo: La ferrovia sotterranea
Autore: Colson Whitehead
Casa editrice: Bigsur
Prezzo: 20 €
N° di pagine: 376
Trama: << La ferrovia sotterranea >> è il nome con cui si indica, nella storia degli Stati Uniti, la rete clandestina di militanti antischiavisti che nell’Ottocento aiutava i neri a fuggire dal Sud agli stati liberi del Nord. Nel suo romanzo storico dalle sfumature fantastiche, Colson Whitehead la trasforma in una vera e propria linea ferroviaria operante in segreto, nel sottosuolo, grazie a macchinisti e capistazione abolizionisti. E’ a bordo di questi treni che Cora, una giovane schiava nera fuggita dagli orrori di una piantagione della Georgia, si imbarca in un arduo viaggio verso la libertà, facendo tappa in vari stati del Sud dove la persecuzione dei neri prende forme diverse e altrettanto raccapriccianti. Aiutata da improbabili alleati e inseguita da uno spietato cacciatore di taglie, riuscirà a guadagnarsi la salvezza?

venerdì, febbraio 14, 2020

Gocce d'inchiostro: Sei per me la sola cosa al mondo. Lettere d'amore - Zelda Fitzgerald

Il mio umore migliora nettamente quando mi imbatto nella lettura di certi romanzi. Nel giorno che esalta la festa degli innamorati, ho trovato questa raccolta di lettere scritta da una donna che alenava un forte desiderio di unione e congiungimento, un amore che nessuno dovrebbe tenere nascosto e che rivela qualcosa di forte e devastante. Può sembrare strano, me ne rendo conto: un << romanzo >> di nemmeno cento pagine dallo stile morbido ma dalle diverse e sgargianti tonalità mi ha sconcertato e ammaliato in un appagamento anonimo. Perché letture apparentemente semplici non solo accarezzano la mia anima semplice ma la invadono completamente? Qual è il loro potere nascosto? Considerato il mio cocente amore per Fitzgerald, una lettura in più nel mondo di questo artista non mi avrebbe danneggiato.. O forse si? L’impulso irrefrenabile di riporre nero su bianco dimostra come ne sono uscita completamente soddisfatta. Avvolta da un silenzio graffiante, gratificante, le cui emozioni sortite non so ancora dare una risposta. Ma se ciò è accaduto, beh …evidentemente un motivo ci sarà stato.
Titolo: Sei per me la sola cosa al mondo. Lettere d’amore
Autore: Zelda Fitzgerald
Casa editrice: Garzanti
Prezzo ebook: 4, 90 €
N° di pagine: 100
Trama: Scott Fitzgerald visse con Zelda un amore all’altezza dei suoi libri. << Belli e dannati >>, come i protagonisti del suo capolavoro, fecero della loro vita insieme un’opera d’arte e di sé stessi un simbolo della propria epoca.


La recensione:

Ti voglio così tanto – che verrai qui non appena sarò di ritorno. Amore mio, ti amo – è passato così tanto tempo quando sei partito e a volte mi sembra che morirò senza di te.

Trascorro molte ore in compagnia di quegli autori che lasciano un segno del loro passaggio. Dalla mia postazione preferita rannicchiata in una piccola poltrona, incuneata fra plaid e morbidi cuscini, non c’è molto altro da vedere, che da anni mi permette di apprezzare e viaggiare mediante fantasia mondi di inestimabile bellezza. Innanzitutto vedo ciò che mi circonda. Anche nelle giornate in cui il sole non splende, nel momento in cui mi imbatto in realtà distorte, l’azzurro sembra invadere ogni cosa. Ci sono lievi, costanti mutamenti emotivi, perturbazioni o confessioni intimistiche che si assottigliano o si ispessiscono, a seconda dei casi. L’emozioni, ciò che si  agita dentro complicano il quadro e trascorro interi pomeriggi a studiarli, interpretarli, cercando di fissarne i contenuti, i “comportamenti”, prevedendone le sorti. Così ho preso confidenza con Philip Roth, Philip Pullman, Murakami Haruki, aspettando l’apparire di ciascun tipo di nube e osservando le variazioni del cielo in cui sono costretta a vivere. Ed ecco questa piccola ma bellissima raccolta di lettere di Zelda Fitzgerald introdurre l’aspetto dell’amore, e c’è da considerare un ampio spettro di vedute che vanno dal bianco al nero con un’infinità di grigi intermedi. Tutti da investigare, valutare, misurare, codificare. Tinteggiate da pennellate di forti accenti,gamma variante di sentimenti irriducibili e impossibili da imprigionare che dipesero dalle razioni di momenti in solitudine che questa donna dovette vivere, lontana dal suo amato, nel momento in cui ripose queste poche righe. Da tutto questo scaturiscono confessioni esponenziali di desideri repressi, conversazioni solitarie o immaginarie, squarci di vita lontana che oscillano fra luce e oscurità. Niente di angosciante, sconfortante, sebbene il tono con i quali sono riportati. Ma presto dissolti, mescolati alla vita odierna, smorendo al calore della notte. Quasi sempre con l’urgenza di accellerare i fatti. Da dove ho visto tutto questo ho potuto valutarne l’intensità e la natura che essi recavano. Qualunque dilemma o preoccupazione passarono sopra la mia testa, dal sole al temporale, dal fosco allo splendente. C’era da contemplare albe smorzate da trasformazioni improvvise, cieli scintillanti che a tratti hanno perso la loro lucentezza. Come un anima vagabonda ed errante, assumendo una forma solida che non ha smesso di spiccare. Qualche volta con rammarichi o ferite sanguinose del cuore che si affacciavano nel mondo, qualche volta con scosse che perpetuono completamente il nostro animo.

Valutazione d’inchiostro: 4 

mercoledì, febbraio 12, 2020

Nel cuore delle parole: San Valentino in libri

Il tempo scorre inesorabilmente. E’ impossibile bloccare un simile processo, e, nel giro di qualche giorno, ecco il resoconto di uno dei periodi più dolci di quanto io stessa gradisco. Ma certi periodi, seppur rievocati fortemente, non dichiarano né privilegiano su altro. Personalmente considero questo giorno un giorno come tutti gli altri, ma non nascondo come il mio cuore ama bearsi di tutto ciò. Dato che in questa storia sono i fatti a varcare qualunque confine, resistendo strenuamente alle insidie del vecchio che si scontra con il moderno. 
Non posso affermare con certezza quando sia accaduto il momento in cui il 14 febbraio divenne prevalente nella vita di molti, ma c’è di certo il vantaggio che chi ama la buona letteratura non può sottrarsi nella scelta di osservare e condensare in poche ma semplici righe quelle letture moderne e non che esaltano i sentimenti umani. E non nascondo quanto sia stato difficile scorgere, fra gli scaffali delle mie librerie, alcune di quelle letture che si sono sposate perfettamente ai miei gusti. Esplicando l’amore romantico in ogni forma o gesto.

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Sebbene drammatica e tragica, quella di Tess e Angel è una delle storie d’amore più belle che il mio cuore custodisce gelosamente. Indispensabili l’uno con l’altro, imbattibili nella loro imprescindibile unione.


Titolo: Tess dei d’Urbeville
Autore: Thomas Hardy
Casa editrice: Best Bur
Prezzo: 10 €
N° di pagine: 449
Trama: Una ragazza tenace e sfortunata, figlia della povertà dei campi, vittima dell’uomo e dell’età industriale: è Tess dei d’Urbeville, protagonista di uno dei capolavori del romanzo vittoriano. La tranquilla contea inglese del Wessex, antica denominazione anglosassone del Dorset, è teatro di sordide vicende e di soprusi: l’ingenua Tess, ultima rappresentante di una nobile famiglia deceduta, viene sedotta e abbandonata in giovane età, costretta a seppellire un figlio nato malato, battezzato da lei stessa con il significativo nome di Dolore. Condannata come “donna perduta” dall’opinione comune, non si arrende alla propria condizione: cerca il riscatto attraverso il lavoro e il matrimonio con Angel Clare, figlio di un pastore evangelico, turbato dal passato tormentato della moglie.

lunedì, febbraio 10, 2020

Gocce d'inchiostro: Storia di una ladra di libri - Markus Zusak

In principio, era solo un’idea. Più tardi, la piccola Leslie e dopo ancora un’onnipresente figura che ha svezzato, spezzato qualunque legame ma che ha elargito diversi insegnamenti, che quando si giunge all’epilogo avviene in maniera alquanto violenta. E’ così che comincia il romanzo che rese Zusak celebre, il tempo è il passato, e né l’uomo né il Fato potranno concederci delle risposte. Per una manciata di giorni ho seguito le vicende di una piccola ladra di libri, che ruba e li serba come tesori aspettando che quelle parole che la invadono ogniqualvolta possano salvarla. Non certamente una cosa da poco, né da prendere alla leggera: quante volte le parole mi hanno salvato nel momento del bisogno!
Eppure, leggere di lei e delle sue formidabili vicende, a distanza di qualche tempo, è stato alquanto semplice, introspettivo, travolgente ed inaspettato, come i sentimenti o l’emozioni che hanno invaso il mio corpo, durante il corso della lettura. E deducendo si trattasse di semplice mancanza, mi è stata recapitata la storia di questa giovane ebrea che spiega ed esamina, non solo una fetta di storia, ma la potenza che il Caso ha inesorabilmente nelle nostre vite. I rapporti che si instaurano, giorno dopo giorno, particolari che sebbene la semplicità con cui sono trattati arricchiscono il nostro animo.



Titolo: Storia di una ladra di libri
Autore: Markus Zusak
Casa editrice: Frassinelli
Prezzo: 16, 90€
N° di pagine: 563
Trama: E’ il 1939 nella Germania nazista. Tutto il Paese è col fiato sospeso. La Morte non ha mai avuto tanto da fare, ed è solo l’inizio. Il giorno del funerale del suo fratellino, Liesel Meminger raccoglie un oggetto seminascosto nella neve, qualcosa di sconosciuto e confortante al tempo stesso, un libriccino abbandonato lì, forse, o dimenticato dai custodi nel minuscolo cimitero. Liesel non ci pensa due volte, le pare un segno, la prova tangibile di un ricordo per il futuro; lo ruba e lo porta con sé. Così comincia la storia di una piccola ladra, la storia d’amore di Liesel con i libri e con le parole, che per lei diventano un talismano contro l’orrore che la circonda. Grazie al padre adottivo impara a leggere ben presto si fa più esperta e temeraria: prima strappa i libri ai roghi nazisti perché “ai tedeschi piaceva a bruciare cose. Negozi, sinagoghe, case e libri”, poi li sottrae dalla biblioteca della moglie del sindaco, e interviene tutte le volte che ce n’è uno in pericolo. Lei li salva, come farebbe con qualsiasi creatura. Ma i tempi si fanno sempre più difficili. Quando la famiglia putativa di Liesel nasconde un ebreo in cantica. Il mondo della ragazzina all’improvviso diventa più piccolo. E, al contempo, più vasto.

sabato, febbraio 08, 2020

Gocce d'inchiostro: Teresa degli oracoli - Arianna Cecconi

Il mio primo libro di questo breve mese dell’anno prevedeva la lettura di un romanzo la cui copertina era già un’attrazione piuttosto forte, pur di resistergli. Perciò, senza pensarci due volte, mi sedetti sulla mia poltrona preferita, e assieme a un capostipite della lettura americana classica e contemporanea, mi sarei cibata dell’esordio promettente di Arianna Cecconi. In una manciata di giorni, mi sono limitata all’essenziale: leggere la storia che la sua autrice si porta dentro. E, in quasi duecento pagine, descrive qualcosa che in un certo senso non porta quella ventata d’aria fresca di cui confidavo di essere invasa, piuttosto ci induce a vedere cosa effettivamente succede quando si serbano così a lungo i ricordi, nella speranza che essi non siano strappati dall’oblio più in fretta di quel che credevamo.
Questo è solo l’inizio di ciò che ci riserveranno queste pagine. Una lettura semplice, emotiva, descritta con una certa sensibilità che, devo dire, mi sono diretta per caso, e scrutando la sua anima constatato come un segno non ha lasciato. No, purtroppo. Quanto belle e delicate siano state le parole, l’emozioni intrappolate in una cortina di ricordi, leggende, proverbi antichi, quanto solitario aggregato che è stato infilato nel vano di un cuore qualunque ma che disgraziatamente nel mio non è rimasto. Non ho motivo di sospettare che me lo sia fatta scappare, determinato a restare finchè qualcuno avrebbe prevalso su tutto. Eppure, sebbene lo svelamento di questi oscuri segreti, che hanno girato e rigirato mediante espedienti magici, fermandosi ogni tanto in un punto a caso, il tutto mi è sembrato così opaco che mi ha impedito di restarne del tutto indifferente. Inquadrando nel mirino chiunque sia stato protagonista di certi eventi, conscia che, se non fossi stata sedotta dalla sua splendida copertina, non ne sarei rimasta così distaccata.


Titolo: Teresa degli oracoli
Autore: Arianna Cecconi
Casa editrice: Feltrinelli
Prezzo: 16 €
N° di pagine: 208
Trama: Teresa custodisce da sempre un segreto di cui è ormai l’unica depositaria. E’ vecchia, ostinata, e quando intuisce che la sua mente e la sua memoria si sono fatte labili, decide di non mettere a repentaglio ciò che ha tenuto nascosto per una vita intera. Così una sera si sdraia nel letto e non si alza più: per dieci anni, “zitta e immobile, fissava quello che gli altri chiamavano vuoto e che lei aveva imparato a interpretare”. La sua famiglia però, ostinata, porta il letto al centro del salotto e dell’esuberante vita della casa, che è tutta al femminile: oltre a Teresa, ci sono le figlie, Irene e Flora, la cugina Rusì, la badante peruviana Pilar e Nina, la nipote. E’ lei a raccontare la loro storia, che inizia nel momento in cui la nonna si sta spegnendo e le cinque donne le si stringono intorno per vegliarla. Prima di andarsene, Teresa regala quattro oracoli – uno portato dal vento ( come quello che indicò a Ulisse la via del ritorno), uno scritto sulla sua pelle ( come la tradizione tramanda sia avvenuto a Epimenide), uno fatto di nebbia e di poesia ( come al cospetto della Piza di Delfi), uno che diventa fulmine (secondo la tradizione della Sibilla Eritrea) … Sono oracoli che sciolgono il nodo che blocca le loro esistenze, liberandole dalle paure, dal senso di colpa, dal passato, dall’incapacità di affacciarsi sul proprio futuro. E, liberando le loro esistenze, Teresa libera finalmente se stessa.

giovedì, febbraio 06, 2020

Gocce d'inchiostro: L'ultimo inverno di Rasputin - Dmitrij Miropol’skij

Trascorse qualche giorno. E’ impossibile realizzare qualche progetto, quando incappi in una lettura impegnativa e drastica come questa. Certo, altri romanzi, durante questo lasso di tempo, prevedono un resoconto sostanzioso ma non pienamente soddisfacente e meno fitto di quanto avessi immaginato. Ma le informazioni al momento non servono, e perciò mi orienterò su ciò che è davvero indispensabile per questo ennesimo post. Dato che quella narrata in queste pagine è una storia basata su fatti realmente accadutii, credo sia inutile varcare le soglie del dimostrabile, resistendo stenuamente alle insidie dell’invenzione. L’ultimo inverno di Rasputin, infatti, con quella copertina rossa sgargiante come un taccuino, e che mi ha fornito un resoconto dettagliato delle esperienze di vita di questo importante sovrano, è alquanto attendibile. Il suo autore non si è limitato a descriverci la macabra estrazione di un frammento di storia russa, che tuttavia ne restituisce la biografia così gelida e dettagliata di uno dei più importanti eventi, ma ritrae perfettamente l’importanza che si attribuì ad un tema fondamentale come la guerra e su cosa sia giusto o sbagliato.
In prevalenza, il lettore, in uno scenario del genere è costretto a restare da parte. E una volta presa l’abitudine, leggere l’ascesa di un contadino comune come tutti gli altri non fu così disagevole, e ciò procurò un certo vantaggio alla sua narrazione. Allettata dall’osservare e scrutare ogni cosa. In un viavai di fatti, situazioni ed eventi che non hanno bisogno di alcuna spiegazione per comprendere il tutto.
Titolo: L’ultimo inverno di Rasputin
Autore: Dmitrij Miropol’skij
Casa editrice: Fazi
Prezzo: 20 €
N° di pagine: 780
Trama: Nel gelido inverno russo del 1916, l’inconcludente ricerca di un uomo scomparso ha una macabra svolta quando le acque ghiacciate di un fiume ne restituiscono il cadavere deturpato. La polizia non ha dubbi: si tratta di Grigorij Rasputin. La condanna a morte del contadino, colpevole di una deleteria influenza politica e morale sullo zar e la moglie, era già stata idealmente decretata nelle piazze e nei salotti di Pietroburgo, ma la mano del boia che ha eseguito la sentenza è ignota. Inizia così, con il ritrovamento del corpo assassinato di Rasputin, un avvincente viaggio nel passato di questo enigmatico personaggio, che come un filo lega le persone, i luoghi e gli eventi che hanno cambiato per sempre le sorti della storia europea a partire dallo scoppio del primo conflitto mondiale. A essere in fermento non è solo il mondo militare, anche quello della cultura, viene travolto dalla corrente futurista, in cui emerge l’estro poetico di un giovane Majakovskij, che con lo scorrere della narrazione mostra un’inarrestabile quanto compromettente passione per le donne. E mentre in ogni angolo d’Europa spie insospettabili e nobili esaltati congiurano nell’ombra, una delle dinastie più affascinanti e sfortunate, quella dei Romanov, mostra il proprio lato più intimo e umano, prima di cadere vittima dello spietato massacro che metterà fine al regno degli zar.

martedì, febbraio 04, 2020

Gocce d'inchiostro: Il piccolo amico - Donna Tartt

Il quadro era molto più complesso di quanto avessi immaginato. In quasi otto giorni trascorsi con Harriet, mi sono reputata sostanzialmente affascinata. Bene o male, Donna Tartt scrive dei libri bellissimi, scruta a fondo nell’animo dei suoi personaggi nell’attesa di una possibile rivelazione, e, senza demordere, ci induce a porci delle domande su ciò che talvolta ci riserva la vita e su quanto essa sia imprevedibile. Adesso, dopo le innumerevoli vicende vissute in Il piccolo amico e le ulteriori complicazioni di un brutale assassinio risalente a quasi quindici anni fa, osservata da diversi punti di vista e affrontata con un certo tatto. A questo proposito sarà il lutto a non renderci per niente liberi. Né ad una intelligentissima e appassionata lettrice come Harriet, né ai lettori a cui sono state ostacolate qualunque via di fuga. Curiosamente l’idea mi ha ampiamente ricordato quella sfruttata ne il bellissimo Il cardellino, ma certa nel non aver riscontrato le medesime sensazioni suscitate. A causa di un marasma di sensazioni, debolezze, ci collochiamo in una situazione spiacevole, quasi scomoda in cui uscirne è doppiamente difficile. Tuttavia, pur quanto sia stato evidente ciò la sua esperienza si è rivelata molto bella e intrigante. La cui vera e propria essenza si riassume nell’identificazione della natura del problema stesso, e nello scoprire chi sia il vero autore che lo minaccia quasi ossessivamente.



Titolo: Il piccolo amico
Autore: Donna Tartt
Casa editrice: Bur
Prezzo: 13 €
N° di pagine: 685
Trama: Un’ombra cupa si stende sull’infanzia di Harriet Cleve, che cresce con la famiglia in una cittadina del Mississippi: è l’omicidio, senza colpevoli, del fratello Robin, impiccato a un albero del giardino quando lei era appena nata. Quella tragedia ha segnato tutta la famiglia, che non è più riuscita a superare il dolore. Per Harriet, Robin è il “ piccolo amico”, il legame con un passato felice che lei conosce solo attraverso le fotografie, i ricordi, i racconti dei familiari. Così, nell’estate in cui compie dodici anni, decide di scoprire l’assassino del fratello e di compiere la sua vendetta.

domenica, febbraio 02, 2020

Romanzi su misura: Gennaio

Un mese fa, proprio come adesso, appuntavo le migliori letture del mese di dicembre; appunti, note, frasi sparse che mi avevano provocato un certo piacere.
Nuovi arrivi, ventata di aria fresca, la monotonia di post quasi sempre uguali mi spinse a vertere i miei interessi anche su un altro genere:i booktag, le visioni cinematografiche concepite prima come romanzo, eventi memorabili da ricordare e riesumare.
Da ciò ne deduce come questo primo mese del nuovo anno, in questo nuovo mese letterario, vi siano state tante cose, e riconosco come la cosa mi soddisfi enormemente. Perciò, dal primo dell’anno, su Sogni d’inchiostro ci sarà un chè di nuovo ed inaspettato; a seconda degli eventi, mi farò trascinare dal vento impetuoso del suo abbraccio.
Nuove entrate libresche, irresistibili sconti, giornate che squarciano la monotonia e, fra tutti, la visione di un film che è una crescita individuale che conquista e ammalia.
Cosa aggiungere? La piega che prendono i miei pensieri, ogni qualvolta scrivo, rivela sempre un certo tono sentimentale. Eppure sarebbe impossibile non dare voce a tutto ciò; sarebbe impossibile non poter lasciarsi andare, ma opporsi a quei ricordi che in parte ho taciuto per ben trenta giorni. E’ questo quello che succede quando non hai nessuno con cui parlare e condividere certe passioni.

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Romanzi su misura in carta e inchiostro:





Storia così linda, immacolata, irreprensibile sotto per certi aspetti, ma non sotto altri, progenie di una generazione di piccoli o grandi lettori che da questi personaggi potrebbero imparare o apprendere tante cose.
Valutazione d’inchiostro: 4
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