martedì, marzo 21, 2023

Gocce d'inchiostro: Dark rise - C S Pacat

Generalmente sono piuttosto sicura, determinata delle scelte che compio, delle strade che imbocco, e quando il mio istinto mi induce a leggere qualcosa che, sin dall’inizio, reca semplice fastidio, per non parlare di una buona dose di noia e insoddisfazione, mi ritrovo sempre più ostile a voler concedere, in un futuro prossimo, una seconda possibilità alla sua autrice o al suo autore. Ha parlato parecchio, in una trama fantastica che disgraziatamente non mi ha detto più di quel che ho visto e già letto in anni e anni di letture, rifiutando così l’opportunità di sapere come andrà a finire tutto questo. Non che qualcuno me lo imponga, ma non sono assolutamente interessata a proseguire lungo questo percorso. Non solo perché questo pellegrinaggio è stato noioso, lungo, all’inizio confusionario e altalenante, semplicemente perché la sua anima è stata incomprensibile e quindi poco partecipe a ciò che si svelò dinanzi ai miei occhi. Ed ecco che questa recensione negativa, quest’oggi, non vuol dire o conferire niente che un lettore più colto potrebbe concedere, in un parere concitato ed entusiastico, ma non mi sembrava giusto mentire ed elogiare qualcosa di cui non merita da parte mia alcun elogio, ma solo un semplice invito – a quei lettori forti avvezzi a questo tipo di letture -, di evitare di incappare nell’ennesima delusione.

Titolo: Dark Rise
Autore: C S Pacat
Casa editrice: Oscar Vault
Prezzo: 24 €
N° di pagine: 480
Trama: Londra, 1821. Il mondo antico è scomparso insieme alla sua magia. Gli eroi sono morti, i castelli giacciono in rovina, e l'epica battaglia tra la Luce e l'Oscurità è caduta nell'oblio. Solo l'Ordine dei Custodi ne tramanda la memoria e vigila, secolo dopo secolo, per preservare l'umanità dal ritorno del Re Nero. Will, un ragazzo in fuga dagli uomini che gli hanno ucciso la madre, viene rintracciato da un vecchio servitore che, prima di morire, lo indirizza dai Custodi. È così che Will si trova catapultato in un mondo di leggende e magia, e scopre di avere un ruolo fondamentale nella lotta contro le Tenebre sempre più vicine. In una Londra minacciata dal ritorno del Re Nero, gli eroi e gli antieroi di una guerra a lungo dimenticata iniziano a pianificare le proprie strategie. E mentre i giovani discendenti delle due parti assumono i ruoli a cui sono destinati, si risvegliano antichi conflitti, vecchi amori e si forgiano nuove alleanze. In questo scenario, Will si schiererà al fianco degli ultimi eroi della Luce per impedire che ciò che ha distrutto il loro mondo torni per annientare anche il suo.

La recensione:

I primi sforzi di comprendere dove fossi capitata, e, dunque, i meccanismi del suo wordbulding, furono alquanto ardui: la storia di un ragazzo, un orfano, la cui famiglia fu recisa anni fa dalla crudeltà di un uomo potente e misterioso, tornato ora a scandagliare la sua triste vita con l’unico scopo di annientare l’unico erede o discendente di una famiglia di Maghi che, in un modo o nell’altro, avrebbero ripristinato gli elementi…
L’ennesimo pippone fantasy che avrebbe potuto avere mordente, un ritmo serrato, incalzante, una storia avvincente e ammaliante in cui avrei potuto far perdere le mie tracce ma che, senza volerlo, ho finito solo per relegare in una stanza polverosa del mio animo, nel cosiddetto dimenticatoio, di cui questa recensione è un chiaro e nitido dipinto dell’ennesimo parere poco entusiasta, soprattutto ora che ho concluso il romanzo e che ho depennato dal mio Kobo, insoddisfatta ma tutto sommato consapevole di ciò che avrebbe comportato leggere una storia come questa.
Dark rise non possiede niente di così orripilante, osceno o brutale da considerarlo un brutto romanzo, ma a modo suo mi ha insegnato a dover essere ancor più selettiva del solito, quando decido di leggere questo tipo di romanzi, a misurare il peso di ogni parola e sillaba che avrebbero dovuto costruire non solo un capoverso ma un meccanismo, intessere una trama che avrebbe dovuto tenere viva l’attenzione, e pur quanto avrei voluto riscontrare tutto questo, ha generato al contrario confusione, incomprensione, dissipando qualunque interesse a proseguire nella sua lettura, ma ostinata a giungere al suo epilogo. Tanto sfoggio di magia, di potere, segreti celati dal tempo un tantino ridicoli in una genesi di vita di un ragazzo, un adolescente come tanti altri, di cui altri autori sono certa avrebbero trattato con profondità e maggior attenzione, ma <<utile >> per comprendere come la sua storia non fosse così preziosa e fondamentale, che fortunatamente non ho portato con me in cartaceo ma con un semplice scambio digitale, pur sapendo già a cosa andavo incontro. C S Pacat sicuramente soddisferà uno svariato gruppo di adolescenti o giovani lettori. A me ha deluso tantissimo, non spiccando per originalità, chiarezza, precisione, romanticismo, originalità, quanto avvertendo tutto questo come un pugno sulla faccia quanto una strillata d’orecchi. Perché niente era al suo posto, quanto lasciato al caso. Niente suscitava magia, ammaliamento, persino la bellissima Londra in cui sono ambientate queste vicende, apparendo invece come una figura opaca, vacua, miope, impossibile da considerare nemmeno un’opera in miniatura, un’unità autosufficiente di polvere e magia, sangue e amore, respiro e pensiero, e il bello della letteratura credo sta anche nel sapere cogliere il fatidico balzo con cui l’ammaliamento sarebbe mutato in assuefazione, e l’effetto destabilizzante di certe irregolarità soppiantate dalla possibilità di saper calibrare i miei sforzi, i numerosi tentativi di comprensione. Il risultato invece non ha prodotto nient’altro che soffocamento, oppressione. Il rischio di respirare tutto questo, quando ci si imbatte in questo tipo di letture, è sempre molto alto. Ma se ci si intestardisce a proseguire magari si azzecca qualcosa, forse le stesse parole che vorticavano prima nella nostra testa, poi sarebbero esplose come bombe.
Ma Dark rise non regala niente di tutto questo. Quanto il bisogno di annientare questa figura così potente e crudele, così selvaggia da ammonticchiare ogni cosa, persino quello di scovare la propria identità, non abbandonando i propri principi ma non maturando nemmeno al fine di ricevere dei miglioramenti.
Quella di leggere questo romanzo non è stata la scelta più ottimale che potessi compiere. Cosa avrei dovuto fare, una volta avviato questo viaggio? Ed è così che ho preso parte a combattimenti, lotte per la sopravvivenza, stupidamente speranzosa nel poter dipanare una nebbia di misteri, cruenza e oscurità. Il popolo suddiviso in etnie, gruppi, fazioni, ma solo accennati, non spiccano per forza, certezza e vigore. Un attacco a sorpresa che non ha sorprendentemente avuto una sua efficacia. Spade che scintillano, potenziali poteri alchimistici che sorprendono, eventi inaspettati che piombano nel bel mezzo del nulla come una pioggia di pallini di piombo, un pozzo di crudele sfinimento, nei giorni di nebbia che mi hanno distaccata dal mondo di qua con quello di là, emotivamente distrutta. L’opposto puro della vita di romanzi che non hanno niente di puro, semplice, paternalistico. Forze sconosciute, ignobili entità che impediscono di trovare la pace, la libertà, spiccare fra masse di carne deboli e insane. In un vuoto così vasto e incredibile che avrebbe dovuto impedire la natura devastante, la caduta o la rottura di esseri risucchiati in una tenebra affamata. E l’unica soluzione è racchiusa nel combattimento, in una discesa negli inferi fatta di schiavitù, uomini potenti, distruzione, ogni convivenza civile.
Romanzo fantasy per giovani adulti ma concerne anche ad un pubblico adulto, una lettura che non spicca per tante cose ma soprattutto per la caratterizzazione dei protagonisti, il loro essere forti, figure divenute di carne e ossa che non hanno nè un’importanza simbolica nè metaforica, Ma anche un wordbulding povero, inesistente, quel forte senso di vendetta, la sensazione di essere avvolti e fagocitati in un’atmosfera densa, oscura, cupa dove predominano la malvagità, il desiderio di sopraffare il prossimo, la vendetta, la lealtà, rappresentano il guizzo di una storia che avrebbe potuto emettere un vagito all’inizio di una nuova era. E, ad accrescere questa fievole voce, lo stile semplice ma confusionario che avrebbe potuto appannare la trasparenza di questa situazione. Condizionando ogni gesto, ogni scelta fatta, ogni tentativo per rendere questa lettura perlomeno godibile ma lenta, tediosa, monotona, lunga, sballottolata da un posto ad un altro, da un momento ad un altro, non avendo alcun’opportunità se non di fuggire.

Valutazione d’inchiostro: 2

2 commenti:

  1. Ugh.. voto piuttosto basso! E dire che mi interessava sto libro.. Grazie comunque della recensione

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