Bentornati, lettori, e buon mercoledì! Come state?
Come avete trascorso le vacanze natalizie?
Personalmente ho trascorso gran parte di questi due
giorni in compagnia di due dei miei più grandi amori: il mio fidanzato, cui ringrazio
ancora una volta per i bellissimi regali ricevuti, e i miei amati amici
d'inchiostro. Amici che mi hanno aiutato nel momento del bisogno e a cui non ho
potuto fare a meno di non rispondere. Fra un coro di voci sguaiate, a farmi
compagnia in questi pomeriggi un po' monotoni, la voce di Elisa è planata
lentamente nel mio cuore.
Gli indesiderabili è il suo terzo romanzo e,
desiderando salutare l'anno con un certo stile, mi sono precipitata fra le sue
pagine con una certa smania di curiosità. La mia vita si era sovrapposta a
quella di questi bizzarri personaggi, frantumando pezzi della mia esistenza,
poi avanzando con passo rabbioso sapendo che nel momento in cui sarei giunta
all'epilogo non avrei potuto fare altrimenti.
Augurandovi buona lettura e confidando che possiate anche voi farvi sedurre dallo stile semplice ma appassionato di Elisa, vi dò appuntamento l'ultimo giorno dell'anno con la recensione di un romanzo che sta facendo breccia nel mio cuore. Una lettura appassionante, dalla mole per nulla ridotta che ha consacrato il suo autore come un abile lettore di anime da cui terrò sott'occhio sin da adesso :)
Titolo: Gli indesiderabili
Autore: Elisa Mura
Casa editrice: Selph pubblishing
Prezzo cartaceo: 12, 48€
Prezzo ebook: 2, 99 €
N° di pagine: 374
Trama: Un romanzo tra fantasia e storia, tra arti
arcane e nascenti, tra invenzioni e giochi di magia, tra misteriosi omicidi e
uomini in nero. Durante gli opulenti anni della Belle Epoque, nella fiorente
Parigi, si intersecano le vicende di tre ragazzi che hanno in comune
un'inspiegabile caratteristica: possiedono un dono particolare, un potere che li
rende prede di pregiudizi e fanatici. Michel, bruttino ma di buon cuore, dopo
essere stato abbandonato da una madre capricciosa e lasciato al suo destino
scopre di poter manipolare la mente delle persone attraverso l'arte della
pittura. Emma, una gitana cresciuta da distratti attori girovaghi, balla e
finge di predire il futuro per creduloni, ma in realtà, con un semplice tocco
delle dita, riesce a vedere i desideri più nascosti dei suoi clienti. Vicken è
l'ambizioso figlio di un illusionista ungherese di successo, che si applica per
diventare il degno successore di suo padre, addirittura di superarlo, ma
combina un disastro dietro l'altro, fino a quando non riuscirà a spostare
qualsiasi oggetto con il pensiero.
La
recensione:
Il
romanzo che ho letto non ha goduto di grande attenzione. Vulnerabile agli
attacchi inesorabili del tempo e priva di scelte, ho dovuto rimandare la
lettura de Gli indesiderabili a data da destinarsi. Mi affannavo a recuperare
tempo prezioso in vista del Natale. Il lavoro mi aveva reso stanca e poco
disponibile. Ora tuttavia ripongo queste poche righe concentrandomi su ciò che
Elisa mi aveva sussurrato questa volta. Tutto ciò che mi aveva trascinato fra
le sue pagine era stato qualcosa di inspiegabile, foss'anche una certa smania
di curiosità, l'elemento primordiale di ciò che mi ha indotta a divorarne le
pagine come se animate di volontà propria. Se ci penso, la miscela disomogenea
fra passato e presente, le vicende di tre ragazzi che si intersecano, la
"bellezza" di un potere che rende vittima di pregiudizi e fanatismi,
e il ricordo del mio lasso di tempo fra le sue pagine, prese gran parte del merito per cui ho considerato Gli
indesiderabili come una lettura non memorabile, ma semplice e di facile
lettura. Inoltre, la certezza che la sua lettura avrebbe fatto al caso mio. I
miei ricordi più nitidi - i pochi giorni trascorsi nella bella Parigi del
secolo, la solidarietà mista a una buona dose di comprensione e senso di
conforto - si stanziavano come una sentinella all'orizzonte. Conosco a
menadito certi passaggi di certi romanzi, quali strade imboccheranno i
personaggi, i pregiudizi e le offese che vagano sull'atmosfera come
invisibili volute di fumo. Ho rivisitato questo periodo grazie all'ennesima
bella opportunità concessami da Elisa,
risentendo il dolore di qualche ferita non ancora rimarginata durante la quale
si facevano strada le vicende di Michel, Emma e Vicken. Tutto questo mi ha
sostenuto durante il corso della lettura, ma non senza una certa facilità.
Troppo spesso mi hanno richiamato alla memoria altri romanzi e i luoghi dove mi
trovai quando li evocai. Hanno giaciuto nel fondo di un vasto spartiacque nel
tempo, non meno significativo di qualche evento storico. Prima de Gli
indesiderabili, prima di Elisa, prima di tutto.
Eppure
certi pensieri morirono quando non ero ancora del tutto consapevole di quello
che stava accadendo attorno a me. Non ero più a casa mia! Mi trovavo nella
bellissima Parigi della Bella Epoque e catapultata fra le braccia di personaggi
bizzarri ma comuni.
Era
un disegno creato su tela con alcune screziature. E tutto ciò che ho fatto è
stato quello di restare semplicemente ferma lì, a guardare ammaliata fino a
quando le palpebre si fecero pesanti, gli occhi ne seguirono febbrilmente i contorni,
voci concitate di ogni singola stanza, di tutta questa storia, mi si
attorcigliarono addosso per richiamare la mia attenzione e io non feci nulla
per oppormi. Nulla per non respirare il tanfo putrescente di dimore vecchie e
in disuso, in cui è possibile trovare un'enormità di cose provenienti da luoghi
lontani o appartenenti ad altre vite.
Qui
dentro c'è stato qualcuno che mi si è avvicinato e confidato qualcosa che
teneva saldamente dentro. In ogni vita ho origliato impunemente per sentire la
vita di persone che non esistono, ma che sono esistite. Ho sbirciato senza
ritegno nel loro cuore e alle loro spalle per seguire i loro movimenti,
avvicinandomi a tal punto di fargli sentire il mio fiato sul collo. Lasciargli
un segno del mio passaggio, dove ho carpito qualche loro segreto. Una storia
riesumata dalla risacca lenta e disomogenea del tempo, spingendomi e mollandomi
pur di trovare qualcosa.
Gli
indesiderabili si sono erti discretamente dall'altura di un luogo parigino, in
una sfilza di avventure, eventi o fatti che hanno un ché di già visto e in cui
si stenta a riconoscere persino i personaggi che tuttavia fanno parte di un
disegno divino non ancora perfetto. Un piccolo frammento di vetro infranto.
Quest'ennesima
fatica letteraria di Elisa è quel genere di storia a cui mi piace attribuirgli
l'umoristico aggettivo di "particolare". Era piuttosto evidente che
non si trattasse di una storia del tutto "normale", così come era
evidente che non si sarebbe trattato di un romanzo storico che avrebbe fatto
faville.
Semplice,
a tratti poco originale, che, nonostante tutto, rappresenta un caso a parte.
Un surreale dramma in cui fanno da sfondo vicende per nulla sconosciute, una
prova letteraria dinanzi alle soglie morali del tempo, zeppo di personaggi che
vanno e vengono.
Rincantucciata
buona buona dentro le sue viscere, ho sentito Elisa dare forma ai suoi
personaggi e, solo quando ogni cosa volse al termine, ho bevuto il tutto come
tè dolce e bollente. Arrivando dritto dritto nel mio stomaco, acquietando il
mio spirito.
Valutazione
d'inchiostro: 3+
Ciao Gresi, non conoscevo questo libro, ma quando ho letto Parigi e Belle Epoque ho subito drizzato le antenne. Dalla trama e dalla recensione sembra molto carino, magari lo recupero.
RispondiEliminaCiao, Beth! Spero allora possa piacerti; fammi sapere 😉
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