domenica, dicembre 31, 2017

Gocce d'inchiostro: 4321 - Paul Auster

Titolo: 4321
Autore: Paul Auster
Casa editrice: Einaudi
Prezzo: 25 €
N° di pagine: 944
Trama: A volte per raccontare una vita non basta una sola storia. Il 3 marzo 1947, a Newark, nasce il primo e unico figlio di Rose e Stanley: Archie Ferguson. Da questo punto si dipanano quattro sentieri, le quattro vite possibili, eppure reali, di Archie. Campione dello sport e inquieto giornalista, attivista o scrittore vagabondo, le sue traiettorie sono diverse ma tutte, misteriosamente, incrociano lei, Amy.





La recensione:

Un libro poteva essere questo, se un romanzo poteva fare questo al tuo cuore, alla tua mente e ai tuoi sentimenti più profondi sul mondo, allora scrivere romanzi era senz'altro la cosa migliore che potevi fare nella vita.

I miei ricordi di Ferguson, delle spericolate impennate letterarie e della mia testimonianza, come pure della mia voce enunciata nei meandri più reconditi della sua coscienza alla quale l'incapacità di agire mi indussero a comportarmi diversamente, non mi tormentarono nel corso di queste ore da che ho concluso il romanzo quanto la mera consapevolezza che adesso non era rimasto più niente. Il modo in cui Auster mi aveva ingaggiato, escogitato mezzucci letterari, così abili e sottili, infilando le perle di ogni dettaglio biografico in un'eterna proiezione artistica in cui chiunque può specchiarsi, era un rosario da sgranare per il resto della mia vita.
Da questo mio primo incontro con l'autore ebbe inizio un sentimento di innamoramento precoce costellato di arrivi solenni, lacrime, voci sommesse e corse frettolose nella libreria più vicina della mia zona, oltre che l'abietta eccitazione che tenne a bada i miei sentimenti in questo ultimo periodo dell'anno. Naturalmente, come ogni cosa, sapevo che la lettura di 4321 avrebbe avuto presto una conclusione, ma a questo giorno a quello in cui mossi i miei primi passi nell'intrico solenne dell'opera austeriana, mossa da premurose mani maschili, attendo l'ennesima visita di questo autore. Dal fondo del mio cantuccio personale, ho seguito le vicende del giovane Ferguson tra singhiozzi, espressioni di stupore o sgomento, sorretta dal conforto e dall'amore delle persone che amo, e seguita dal mio immancabile bloc notes che portava i segni di quello che mi aveva scaraventato addosso la sua lettura. L'allontanamento della mia coscienza dal mondo reale a quello che potrebbe apparire tale fece del mio Io il protagonista indiscusso della scena - sebbene suddivisa in quattro atti -, e la deferenza con cui ascoltavo Ferguson e lo incoraggiavo dolcemente pareva una conferma della maturità di un sentimento che sarebbe alimentato nel corso degli anni.
Dovetti essere più o meno a questo punto che fui catapultata repentinamente in un mondo enorme fatto di sedie elettriche, bombe, guerre atomiche e un ragazzo ingenuo e un po' idiota fece il suo ingresso nelle sale adiacenti del mio cuore. Presente, ma influente il cui corpo occupava uno spazio così come lo occupano una sedia o un letto. Lui sarebbe stato la mia unica fonte di informazioni, e perciò non potei fare altro che ascoltarlo. Nel giro di qualche giorno, Ferguson mi aveva indotto a dimorare in un altro tempo e in un altro luogo, vivendo il presente come una specie di turista, un passante di passaggio che tuttavia non avrebbe più voluto tornare nel suo luogo d'origine.
C' è stato qualcosa di trattenuto, di represso, quasi un difetto che mi ha impedito di comprendere appieno l'anima di questo romanzo. Questo momento fu l'attimo fatale che precedette interrogativi vari e seri, quando mi trovavo in un piccolo paesino dell'America con questo ragazzo, con sonnambuli che nauseati da un mondo in cui non si crede più dubitano di tutto ciò che si offriva ai loro occhi. Ma come avevo fatto a trovarmi lì, materializzarmi tanto in fretta nel lungo e impervio cammino di Ferguson? Sono rimasta intrappolata su una poltrona per qualche tempo a bere una marea di frescacce, la migliore medicina per l'anima, specie in questo periodo. Auster mi aveva servito su un piatto d'argento un racconto, la storia di una famiglia che è stata snocciolata con sveltezza e uno stile così asciutto che il mondo sembrava essersi condensato in un profluvio di parole, racconti dell'anima in cui possono rispecchiarsi tutti.
Pomeriggi di fine anno mi hanno vista riempirmi di un senso d'urgenza, di pericolo e azzardo trasgressivo. Una sensazione di benessere e calore mi si diffuse in tutte le viscere, un legame piuttosto forte si era creato fra me e questi personaggi, il bisogno di leggere che scorreva nelle mie vene, che a questo punto della mia vita non era così diverso dal bisogno di trovare un posto tutto mio in questo mondo.
4321 è un romanzo in cui ci si cresce, ci si trasforma. Non si è più quella pagina bianca vuota, ma già maturi per sapere che si possono cancellare le parole già scritte, cancellarle e ricominciare ogni volta che c'è l'ispirazione. Il mondo ribolliva come un calderone, con dentro milioni di cose diverse che succedevano nello stesso momento. Mi ha condotto in diversi posti contemporaneamente in un guazzabuglio di simultaneità e contraddizioni, storie di vita che hanno convissuto con la mia.
Il tempo si muoveva in due direzioni poiché ogni passo di Ferguson nel passato e nel presente si portava dietro un ricordo, il mondo intorno a noi veniva plasmato di continuo dal suo mondo interiore. Questa storia è andata oltre il semplice divertimento e lo svago, mi si è rivoltata contro come un calzino e scoperchiato il cervello, scottandomi, gelandomi, mettendomi a nudo e scaraventandomi fra i venti furiosi dell'universo. Essere capitata con un uomo che si era compenetrato con i drammi e le delizie temporali è stata una meravigliosa sorpresa. Per gran parte del mio tempo trascorso fra le sue pagine, ho pensato come sia valsa la pena di rischiare e sfidare le quasi 950 pagine, ovvero il genere di storia in cui ho potuto riscontrare alcuni dei miei gesti nell'adolescente protagonista, nel suo temperamento, nella sua passione per i libri e la buona letteratura condita da esplosioni di umorismo, amore, violenza e diabolica turpitudine, un'opera polifonica in cui ogni personaggio è fondamentale per la storia, fra sognatori passivi, sentimentali, destinati a trascinarsi per la vita nel desiderio e nel rimpianto.
Paul Auster ha scritto una storia che ha dato spazio non solo al mondo visibile degli esseri senzienti e degli oggetti inanimati, ma anche alle vaste e misteriose forze inosservate che si celano in questo mondo. Ho avuto la sensazione di essere entrata in un mondo nel quale non era più necessario chiedere più di quello che mi era stato dato. Uno straordinario momento di equilibrio e soddisfazione interiore.
4321 ha afferrato appieno la natura del caos che mi ha sconvolto in questo ultimo periodo, il groviglio contradditorio di giudizi duri, l'amore incondizionato per i protagonisti. Come Il taccuino scarlatto di cui ci parla il protagonista in cui sono entrata in spazi immaginari così vividi e tangibili da assumere contorni di realtà, si tratta di una minuscola fessura nell'universo che si è espanso lasciando passare l'anima di chi legge, che fa di Ferguson una parte del suo essere, inondandolo di carta e parole a occhi chiusi.
Le storie multiple e spesso contraddittorie che si trovano in questo romanzo non formano un racconto ininterrotto. Tendono piuttosto a svolgersi come i sogni, come una logica non sempre manifesta. Paul Auster tuttavia ha scritto una storia in cui la complessità dei sentimenti ha consolidato in me la certezza di trovarmi sulla soglia di un teatro fantasmagorico di emozioni adulte e di segreti dai quali la scrittura non può non trovare vantaggio in cui l'atto del leggere è come un istinto naturale. Librarsi in cielo, sperimentando una forma possibile di volo, fantasia o immaginazione.

Per quanto io soffra, per quanto a volte io mi senta perso, non potrei mai vivere senza il mio taccuino scarlatto.

Valutazione d'inchiostro: 5

Auguro ai miei lettori un sincero augurio di buon anno! :)

4 commenti:

  1. Tanti auguri di buon anno anche a te Gresi!
    Come ti ho già detto nell’altro commento, muoio dalla voglia di leggere questo libro, credo leggerò prima qualche opera precedente dello stesso autore, solo per capire se il suo stile è adatto a me... peccato che sia stato il tuo primo approccio con questo autore, altrimenti sarei stata curiosa di sapere una tua opinione su altri suoi libri!
    Devo dire però che come primo approccio non ne sei rimasta per niente delusa ;)

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