Mi piacciono molto le storie che trasudano taciti
misteri, che regnano in voluminosi o sottili volumi in pelle o dalla copertina
rigida. Alcuni li considerano noiosi, con i loro continui andirivieni e la
rigida presenza di un autore che se ne infischia delle buone maniere. Eppure,
il fruscio leggero delle loro pagine, il loro profumo inebriante, tutto ciò ha
da sempre sortito una sorta di fascino in me: qui riesco a riconoscermi nella
mia pienezza, proveniente da una galassia ove vi regna la malinconia e l'insoddisfazione,
in cui ci si ritrova in poche righe.
Non so di preciso da dove iniziare, ma se mi trovo qui
è perché evidentemente c'è qualcosa che ronza nella mia testa. Avevo già letto
di questa forte e coraggiosa donna, eppure mi trovo nuovamente qui, a parlare di lei
e tutto ciò che ne conseguì, a qualche giorno di distanza dal Santo Natale. E
mentre avanzo impettita fra le strade ghiacciate di una Mosca assediata dal
regime stanliano, vi svelo i sentimenti che mi si agitarono dentro e ciò che mi
venne in mente quando guardavo negli occhi la giovane Sasenka.
Titolo: Sasenka
Autore: Simon Montefiore
Casa editrice: Tea
Prezzo: 9, 80 €
N° di pagine: 623
Trama: San Pietroburgo, Inverno 1916. La rivoluzione è
alle porte. Davanti all'istituto Smol'nyj per nobili fanciulle una governante
inglese aspetta una ragazza, che però è attesa anche dalla polizia segreta
dello zar; Sasenka Zejtlin ha solo sedici anni, un padre ricchissimo, una madre
devota di Rasputin, e uno zio bolscevico che la converte alla causa
rivoluzionaria. 1936. Sposata con un compagno che ha fatto carriera, madre di
due figli e direttrice di un mensile, Sasenka conduce una vita agiata
all'interno dell'èlite vicina a Stalin. Sopravvive alle purghe, ma alla vigilia
della guerra commette un imperdonabile errore: per la prima volta in vita sua
s'innamora veramente, con conseguenze impensabili per lei e per la sua
famiglia.
1994. Più di mezzo secolo è trascorso, di Sasenka
Zejtlin e dei suoi famigliari, dei colleghi e dei conoscenti, dello stesso
Paese in cui hanno vissuto e si sono perse le tracce .. finché, Katinka, una
giovane storica, viene incaricata di compiere una misteriosa ricerca.
Destreggiandosi nei meandri degli archivi di partito, da poco aperti, Katinka
mette insieme i pezzi di un puzzle drammatico che viene da un passato lontano e
dimenticato, ma che riaffiora coinvolgendola ben più di quanto non avesse mai
potuto immaginare…
La
recensione:
La
produzione bolscevica della giovane Sasenka nacque dalla realizzazione di fatti
realmente accaduti negli anni quaranta, a tal punto che sul finire degli anni
'90 un giovane e ambizioso studioso aveva nutrito una certa curiosità che aveva
raggiunto livelli inimmaginabili. Sasenka, gli ebrei, i bolscevichi, Stanlin
erano ovunque, adempievano alle più diverse funzioni sia fantasiosamente sia
realisticamente, dove si muovevano a schiere, anime contrite e dannate che
entrarono nella lotteria della vita. La loro presenza fra chi non visse la loro
epoca, pertanto, divenne oggetto di studio. Naturale e imprescindibile tant'è
che l'autore di questo splendido romanzo, in una sua recente intervista, li
ritenne semplicemente docili marionette fatte di carne e ossa, che solo a
distanza di molto tempo smisero di parlargli, favorendo in questo modo una
splendida revisione letteraria, condensata in meno di settecento pagine,
acquistando allegramente così l'attenzione di chi legge, convinti che questa
nuova lettura avrebbe sortito innumerevoli effetti. Ad esempio, uno dei numerosi
effetti primordiali che andò di pari passo con l'integrazione della mia anima
sognatrice e romantica fra le sue pagine fu senza alcun dubbio la
trasformazione di una ragazzina matura, coraggiosa e forte in una donna
bolscevica dai forti principi e dalle solide convenzioni. Sempre più
determinata, estromessa dal Partito russo e instancabile sostenitrice di cause
non del tutto perse, in un mondo che aveva imparato a funzionare senza l'aiuto
di nessuno.
Stando
così le cose, accecata dal fascino e dall'ammirazione che avevo nutrito nei
riguardi di questa donna, non è poi molto strano o innaturale che fra le sue
pagine io non abbia scovato una parvenza pasternakiana. Le creature realizzate
da Montefiore avevano preso vita propria di nascosto. E certi tentativi di
rivolta, malgrado la loro innaturale frequenza, non mi sorpresero più di tanto
che, fra le pagine de Il dottor Zivago,
avevo assistito a questo e a molto altro. E non risulta quindi una coincidenza
che Sasenka sopravvenne dopo qualche
settimana sopraggiunse il dottore, perché questa storia non avrebbe potuto
emettere un battito se non imbevuta da certi particolari.
Tutto
questo infatti potei constatarlo quando tornai in me con una certa riluttanza. Non
mi trovavo più nella meravigliosa Russia che l'autore aveva dipinto così bene,
che mi aveva dato l'impressione possedesse qualcosa di trascendentale. Ma,
sotto la trama bianca e fredda di questa storia camminai fra gruppi di anime
dannate, il cui animo è stato macchiato da qualcosa di oscuro e ignoto.
Fra
la bellezza di scenari noti o mai visti, ho magnificamente accolto il romanzo
di Montefiore nel mio cantuccio personale. Non c'erano più inutili ansie o
preoccupazioni: solo una ragazza che correva infreddolita all'interno di una
limousine. Su uno scenario meraviglioso, freddo, quasi ostico, che batteva sul
terreno tutta affannata a richiamare la mia attenzione. L'anima si era
accordata al frenetico e appassionato ritmo di questo sogno russo, che fa cenno
a quello di altri romanzi, facendomi cadere inebetita in uno stagno di parole e
gioie infinite.
Per il fascino, misto a una buona dose
di ammirazione e ammaliamento, per tutto il tempo trascorso qui, per il tono
per nulla semplice e soave del canto e per la melodia così intensa e accecante
che aveva sprigionato così bene la sua lettura, e per una scarsa tempistica, ho
provato una dolce confusione, come un delirio beato, dolorosamente esaltante.
L'essenziale era quello che mi stava attorno. Il mondo esterno mi stringeva da
ogni parte, così tangibile, impenetrabile, incontestabile come una foresta. E
se di questa vicenda ne ero rimasta completamente ammaliata era proprio perché
in questo bellissimo disegno mi ero smarrita e ritrovata improvvisamente unanime,
con i personaggi. Un disegno che ha scandito attimi di vita trascorsi in loro
compagnia: la morte di Arianne; l'innamoramento precoce di Sasenka; i tumulti
spregevoli del cuore giovane e ancora acerbo della graziosa Lara.
In queste pagine ho voluto fuggire
nell'apparente silenzio della natura, nel muto carcere di un lungo tenace
lavoro, nell'ineffabilità di un sonno profondo, in una vera musica o in un
tacito contatto di sentimenti e amore, col cuore ammutolito dalla sua pienezza.
Mi è sembrato di assistere alla magnificenza di
una fiaba, un sogno scintillante che, in un giorno qualunque, cominciò a cadere
il suono, regolare e martellato, di una voce che in poco tempo era divenuta
famigliare, già sentito qualche giorno fa. Una bella voce, penetrante e
suadente.
Valutazione d'inchiostro: 5
L'ambientazione di questo romanzo mi affascina molto e sono contenta ti sia piaciuto. In generale ho sentito solo pareri positivi su questo romanzo e sono stata sul punto di prenderlo diverse volte.
RispondiEliminaA me è piaciuto tantissimo, Beth! Se dovesse capitarti un ennesima volta, ti consiglio vivamente di fiondarti nella lettura :)
EliminaSembra davvero molto interessante e la tua altissima valutazione mi fa ben sperare
RispondiEliminaÈ davvero molto bello! Te lo consiglio ☺☺
EliminaCiao Gresi, dalle tue parole sembra proprio una bella lettura! Mi piace molto anche la cover, molto raffinata!
RispondiEliminaSi, lo è. Come lo stile dell'autore 😊
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