I toni sfumati di grigio che
colorano quasi sempre le pagine dei romanzi di Jd Hurt sono diversi da quelli
di altri autori, anche se le gradazioni dell'amore romantico vivacizzano più o
meno la cosa. Nel pomeriggio uggioso in cui è accaduto tutto questo la figura
esile di Elena comparve nuovamente alla mia porta, con questa volta una lettura
in cui l'oscurità diventa onniscente e crescente.
Poiché oramai da due anni a
questa parte ospito con immenso piacere Elena e i suoi romanzi, e non sempre a
caso, l'intervista che quest'oggi riporto qui rivela nozioni che persino io
ignoravo quasi completamente. Nei brevi lassi di tempo in cui la Hurt stanzia
nel mio salotto letterario, pervade la sensazione di isolamento con una
dignitosa grandezza di spirito che in un certo senso contraddistingue la Hurt dagli
autori nostrani. E dotate di un certo fascino, le sue opere alla fine mi permettono
di camminare insieme a lei verso un luogo, confusa, singolare, luminosa, che mi
fa rallegrare di trovarmi qui.
1) Ciao, mia carissima
amica di penna! La mia casa è oramai la tua casa J E' sempre un piacere averti qui, e penso che i
lettori di Sogni d'inchiostro ti conoscano già …. Non credo riescano più a
leggere i miei continui deliri in tuo onore ;)
A distanza di
pochissimo tempo, torni nuovamente qui con la pubblicazione di un nuovo romanzo.
Un historical romance che getta una particolare importanza su uno squarcio di
storia. Ma, dicci, durante la stesura di questo romanzo, quanto importanza ha avuto
per te il tema della Storia? Quanto ha influito su di te come autrice e
lettrice?
Anch’io
sono felicissima di essere ancora una volta qui con te e con i tuoi lettori… i
tuoi deliri sono i miei deliri. Insomma, penso che l’onore sia reciproco. Ho
già detto, vero, che questo blog è casa per me? Comunque per rispondere alla
tua domanda: il tema della Storia in quanto grande burattinaia delle vite delle
persone è stato centrale per la stesura del romanzo. Ha influito su ogni frase
della trama. Il mio intento era proprio porre questa domanda ai lettori: quanto
la Storia determina le nostre azioni? Quanto riverbera sui sentimenti? Non
credo esista una riposta universale. Ma Christian e Dalia provano a fornire un
loro modo. E, forse, è questo è l’importante. Quando le persone trovano una
loro via individuale per mediare fra il destino, il libero arbitrio e le
decisioni di chi ci governa.
2) 16 ottobre
1943 è una lettura che designa come i personaggi sono accecati dall'odio e dalla
rabbia. La guerra, il fuher, crudelmente hanno strappato ogni rimasuglio di
felicità. Secondo te, alla fine di ogni cosa, dopo tanta sofferenza, esiste una
strada che porti alla redenzione? Oppure pensi che l'atteggiamento che Dalia e
Christian serbano alla guerra in generale sia la vera matrice per cui si muove
ogni cosa?
Non
so se dopo Auschwitz possa esistere un’autentica redenzione. Forse la
redenzione passa dalla memoria che, come dice Christian, è davvero la luce
delle cose. Credo, che pur nel pessimismo dei personaggi che vivono un realtà atroce,
essi, alla fine, trovino una speranza proprio nella memoria, nell’amore e nella
sublimazione del presente.
3) Scrivere un
romanzo ambientato durante la seconda guerra mondiale non sarà stato facile …
Forse perché la storia di per se è una costante. Come scrittrice ti è piaciuto
maggiormente esplorare gli angoli più bui di questo secolo, o scrutare a fondo
la psicologia dei personaggi?
Diciamo
che sono un’appassionata di Storia Contemporanea; perciò è stato naturale
scrivere questo tipo di romanzo. E’ stato difficile, ma bello. Edificante…
Soprattutto è stato interessante scandagliare nella psicologia di Christian;
vedere come ogni fatto violento, ogni dato storico, ma anche ogni nuova
conoscenza fatta a Roma stravolgevano i suoi ideali. Come vedi Storia e
Psicologia sono andate di pari passo. Non vi è stato un prevalere dell’una
sull’altra. Sono state entrambe salienti nel dipanarsi della trama.
4) Lo spunto
riguardante la genesi del romanzo proviene da un fatto accaduto in passato. Quanto
c'è di vero in 16 ottobre 1943?
La
maggior parte dei fatti narrati nel libro si ispirano ad eventi realmente
accaduti. Persino alcuni personaggi sono realmente esistiti. Tuttavia la notte
del sedici ottobre 1943 è stata riportata in maniera fedele; talvolta ricalcando
le esatte parole di alcuni abitanti del ghetto così come sono state raccontate
dai loro discendenti.
5) Shilon e Dalia.
Secondo te hanno qualcosa in comune?
Hanno
in comune i tradimenti subiti dalla vita. Ma penso che questo sia comune a
molti esseri umani: quanti di noi, a un certo punto della loro esistenza non si
sono sentiti traditi dalla vita? Per il resto sono molto diverse. Shiloh è sola
al mondo, senza memoria delle sue cose, lontana dal suo paese, dalla sua gente;
Dalia ha il ghetto, che per lei è un grembo materno, la memoria di una famiglia
amorevole. L’amore fra Andrew e Shiloh è un’ossessione, mentre quello fra
Christian e Dalia è vera devozione fatta di sacrificio, di rinunce a ciò che
sono. Christian e Dalia danno tutto l’uno per l’altra. Si spogliano di loro
stessi per rinascere l’uno nell’altra.
6) Questa è stata
una sfida completamente diversa dalle precedenti. Quali sono state le sfide che
hai dovuto affrontare in merito?
La
sfida maggiore è stata far coincidere i dati storici con le evoluzioni
psicologiche dei personaggi. Ogni fatto storico influisce sui loro modi di
vedere la vita. Essi crescono e cambiano non attraverso il mutare della
stagioni come avviene alle persone in tempo di pace; ma con l’imperversare
della guerra e dei fatti ad essa legati.
7) E' corretto
dire che "rancore" è la parola chiave del libro?
No.
Penso che la parola chiave del libro sia la “memoria delle cose”. Che non è
solo rancore; ma soprattutto luce. C’è una frase emblematica di Dalia che
spiega il senso del libro: “io mi prendo cura di me stessa ricordando chi ho
amato e facendomi ricordare da chi mi ha amata”. E poi ovviamente c’è la frase
di Christian: “la memoria è la luce che illumina ogni cosa”. Penso che, pur
nell’inevitabile dolore dovuto ai terribili fatti della seconda guerra
mondiale, questa sia una storia di rinascita.
8) Che cosa ha
invece lasciato a te questa storia? Cosa ha significato per te scriverla?
Per
me scriverla è stato bello, doloroso e importante. Ma soprattutto doveroso. Lo
dovevo alle persone del ghetto. Io sono particolarmente legata al ghetto
ebraico di Roma. In un certo senso, per me, è stato inevitabile scrivere di
quelle pietre.
9) Parli dell'amore
romantico in tutte le sue più svariate forme. E lo fai con la consapevolezza di
una persona che sa di cosa parla, e si serve della scrittura come una sorta di
sfogo. Dopottutto scrivere è una delle più belle confessioni dell'animo umano,
non trovi?
Penso
che ogni scrittore metta un po’ di se stesso nelle storie che scrive, perché
scrivere è catartico. Impossibile non svelare almeno un po’ di sé o della
propria vita. Direi che scrivere, per me, più che una confessione, è proprio un
viaggio in me stessa. A volte bello, a volte doloroso. Certamente necessario.
10) Hai uno
stile semplice, immediato, capace di coinvolgere subito il lettore nella storia
che si legge. Pensi che questa caratteristica sia un punto di forza per la tua
produzione artistica? E' spontaneo tutto questo, o ci lavori molto su?
Cerco
di essere più spontanea possibile scrivendo e di attuare sulle opere un grosso
lavoro di limatura. Anche perché, pur avendo un piglio piuttosto anarchico nei
confronti della vita, sono parecchio cerebrale. E’ come se in me vi fossero due
anime che devono convivere, ma, qualche volta, con mio sommo disappunto, si
accapigliano. Questo riverbera anche sulla scrittura. Nei limiti del possibile
cerco di tenerlo a bada.
11) Quanto c'è
di te in Dalia?
Direi
che io e Dalia abbiamo in comune l’essere poco strateghe e prive di
sovrastrutture. Anche io, come lei, sento il mondo con il naso e sono molto
legata a Roma. Almeno una volta al mese ci devo tornare.
12) Quello che
scrivi ha un certo impatto nella tua vita? Ci pensi su per qualche tempo prima
di dedicarti ad altro, dopo aver concluso una storia?
No,
non ci penso dopo avere concluso la storia. Penso a più libri
contemporaneamente Spesso le trame si accavallano dentro di me e non posso
farci niente. Anche io sono come Joele, una testa fumante di progetti, canzoni
e libri. E sì, quello che scrivo influisce sulla mia vita. Penso sia
inevitabile quando si scrive di situazioni limite come quelle delineate in “16
ottobre 1943”. In un certo senso quest’ultimo romanzo mi ha devastata.
13) Secondo te
quali sono gli elementi fondamentali per scrivere un romanzo?
Ti
ripeto la frase di Catone il Censore: rem tene verba sequentur. Se hai il
contenuto le parole seguiranno in maniera autonoma. C’ è solo questa regola
nella stesura di un romanzo: avere la storia in mano; e ovviamente tanta
pazienza nello scrivere, una buona dose di coraggio, spirito di sacrificio e
grande applicazione.
14) … e i tuoi
autori preferiti? Cosa mi dici di quegli autori che hanno fatto breccia nel tuo
cuore? C'è qualche romanzo che hai letto così tante volte che oramai lo conosci
a memoria?
Diciamo
che vado un po’ a periodi. Tempo fa la mia bibbia era “To kill a mockingbird”
che poi sarebbe “Il Buio oltre la Siepe” di Harper Lee. Lo conosco a memoria.
In questo periodo mi sono innamorata di Giorgio Bassani e del suo “Il Giardino
dei Finzi Contini”. La sua Micol è, secondo me, uno dei personaggi femminili
più affascinanti della letteratura. Gelo in apparenza, fuoco dentro. Vi è in
lei la consapevolezza di dover morire eppure la più bella, struggente voglia di
vivere che io abbia mia scorto fra le pagine di un libro. E poi c’ è “La
Tregua” di Primo Levi. E’ un romanzo picaresco che narra il viaggio che ha
dovuto affrontare Primo Levi nell’Europa devastata dalla seconda guerra
mondiale per tornare in Italia. Ed è completamente diverso da “Se questo è un
uomo”. Qui non c’è la storia di un sopravvissuto al lager, ma si intravede il
Primo Levi uomo. Ed è un uomo stupendo: a tratti giocoso, a tratti struggente,
sempre intelligentissimo. Il libro ha un finale che ti annoda le budella per la
profonda malinconia con la quale affronta il tema dell’arrivo a casa. Secondo
me è un romanzo imperdibile.
15) La nostra
intervista termina qui, ma, prima di salutarci, ti va di rivelarci qualcosina
riguardo il prossimo progetto? Nei ringraziamenti dici che la prossima storia vedrà come
protagonista Ariel…. Cosa dovremmo aspettarci? Dovremo attendere un bel po'? ;)
Per
Ariel ci sarà sicuramente da aspettare. Per un libro del genere ci vuole tempo
e grandi ricerche. Forse, nel frattempo, mi dedicherò alla stesura di un mafia
romance. Ma non ho nulla di certo in mano. Per adesso ogni idea è in divenire.
Ti ringrazio ancora
una volta per il tempo e la disponibilità. Ti reputo un autrice di grande talento,
e ti auguro che i tuoi sogni e desideri un giorno possano avverarsi J Grazie, Elena!
Grazie
a te per le parole che rivolgi ai miei libri e, diciamolo, per l’amicizia di
penna che ormai si è creata fra noi. Ovviamente ti ricambio l’augurio e lo
rivolgo anche ai lettori.
A
presto. Elena
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