Dentro una storia apparentemente semplice come quella di Haig, su
cui l'occhio avrebbe potuto soffermarsi come su una cosa particolarmente
interessante, quasi organica, c'è la testimonianza di una vita pulsante che ha
imparato a sue spese, per esperienza propria, come monito per gli assalti crudeli
del futuro, la polvere e le ceneri delle cose, la brevità della vita stessa, la
crudeltà legata a essa, il dolore di una ferita non ancora marginata, la fragilità
dell'amore.
L'avvento del mese di novembre mi ha visto trascinarmi, prima faticosamente
poi con un certo interesse, fra le fresche, originali, pulsanti pagine
dell'onestà di una storia che, adesso che sto scrivendo questo breve post, mi accorgo
quanto mi abbia sconcertato.
Non ci ho pensato due volte ad accogliere nel mio cantuccio personale
quello che è stato definito il fenomeno mondiale degli ultimi tempi; il mio
scopo era trovare il fondamento di questa affermazione. La mia esperienza
letteraria in fatto di sensazioni in merito alla lettura di Come fermare il tempo sono molteplici, e
con un certo stato d'animo mi sono trovata a riflettere su alcune verità che io
volontariamente non avevo mai realizzato seriamente.
Titolo: Come fermare il tempo
Autore: Matt Haig
Casa editrice: Edizioni e/o
Prezzo: 18 €
N° di pagine: 360
Trama: Pensate a un uomo che dimostra quarant'anni, ma che in realtà
ne ha più di quattrocento. Un uomo che insegna storia nella Londra dei giorni
nostri, ma che in realtà ha già vissuto decine di vite in luoghi e tempi
diversi. Tom ha una sindrome rara per cui invecchia molto lentamente. Ciò
potrebbe sembrare una fortuna… ma è una maledizione. Cosa succederebbe infatti
se le persone che amate invecchiassero normalmente mentre voi rimanete sempre
gli stessi? Sareste costretti a perdere i vostri affetti, a nascondervi e cambiare
continuamente identità per cercare il vostro posto nel mondo e sfuggire ai
pericoli che la vostra condizione comporta. Così Tom, portandosi dietro questo
oscuro segreto, attraversa i secoli dall'Inghilterra elisabettiana alla Parigi
dell'età del jazz, da New York ai mari del Sud, vivendo tante vite ma sognandone
una normale. Oggi Tom ha una buona copertura: insegna ai ragazzi di una scuola,
raccontando di guerre e cacce alle streghe e fingendo di non averle vissute in
prima persona. Tom deve ad ogni costo difendere l'equilibrio che si è faticosamente
costruito. E sa che c'è una cosa che non deve assolutamente fare: innamorarsi.
Essere
bravi a scrivere è come essere bravi a strapparsi i capelli. A cosa serve un
talento che ti fa soffrire? E' un dono che esala il suo fetore fino al cielo,
ed è un fetore di merda di volpe.
L'intensità
di una miscela disomogenea di sentimenti, la condizione di un uomo frustato dal
senso del tempo, la macchia del passato che lo adorna come un orpello ridicolo
e ingombrante, furono finalmente visibili nel momento in cui decisi di leggere
questo romanzo, e, soprattutto, conobbi Tom. Lanciando un occhiata attorno,
prima di cimentarmi nella lettura del romanzo di Haig, avvertii la strana
sensazione che a lui e alla sua storia dovevo obbligatoriamente avvicinarmi e
parlargli, anche se la sua era una condizione irreprensibile. Un'invincibile riluttanza
a non poter amare il prossimo mi fece capire come Tom avrebbe preferito essere
invisibile.
Il
giovane protagonista è un uomo che il corso della vita l'ha costretto solo, con
la tacita speranza che ci fosse una svolta positiva per il suo avvenire. Fino a
questo momento ho letto e visto un mucchio di storie in cui il tempo era la
matrice primordiale attorno a cui ruotavano molte cose. Questi incontri
accadono solitamente in gravi momenti, o in periodi di sana tranquillità; uno
di quest'ultimi coincise con l'intento di conoscere Matt Haig, progettato e
messo in pratica la notte di Halloween, in cui il mio turbamento emotivo
conciliò con l'essenza stessa di questa storia. Ma la lettura di questo romanzo
ha ingigantito ogni cosa che, anche
vedendo sotto le mentite spoglie di una storia chiaramente conosciuta e
visibilmente romanzata, pentita della tempistica, il timore che la delusione
prendesse il sopravvento paralizzò ogni nervo del mio corpo. Dovevo avanzare
per scoprirlo.
E
pensare che, dalle recensioni entusiastiche che popolano il web, Come fermare il tempo emanava un chè di
magico … Mi sbagliavo a pensarlo? C'è stata la stessa spiacevole bellezza
dell'abbandono, la genesi di una storia d'amore zeppa di dispiaceri e
sacrifici; la sua veste era adorna delle tonalità più chiare e luminose, un
gioco di colori che già gli conferivano un diverso carattere, sufficiente a
togliere e dissipare alcun dubbio e a giustificare per un attimo le mie remore iniziali sulla sua identità.
I
miei sensi percepirono, perlomeno non nell'immediato, una stupefacente e
manifesta esaltazione al sentimento, una dolce canzone realizzata mediante
parole che graffiano sulla pelle e che sono penetrate come rasoi appuntiti.
Questo tipo di melodia, che non mi era sembrata per nulla originale, meno di
quattro mesi fa aveva portato alle mie orecchie sentimenti particolari, così
divergenti ma profondi, che il mio cuore ancora soffre per l'ironia del
contrasto.
E'
stato dunque una trasformazione che una declinazione quella dello sfortunato
Tom. Le curve sensuali del passato si adattano a linee cariche di sentimento,
dramma e passione che l'autore esprime quasi come una supplica; l'ardore di
trovare la sua piccola metà, che può essere interpretato come mezzo per poter
sopravvivere a tutto, in Come fermare il
tempo sono esaltati mediante lo splendore di una rinascita; la vecchiaia,
la morte raggiungono un chè di lontano, quasi impercettibile, per la dolce
potenza di un amore che è quasi feroce. Le spigolosità a cui mi riferisco, che
compaiono sulle pagine quando i desideri di Tom venivano contrastati, dipinsero
l'incorreggibile crudeltà del tempo che insiste a rivoltarsi contro di lui.
Ma
può essere davvero così? Può mai essere che a un uomo comune non sia destinata
la felicità? Haig non è il primo autore che mette in evidenzia la crudeltà
della vita, l'ombrosità di un mondo in cui non sono ammessi tentativi per
salvare l'anima finchè si è ancora in vita. E perché questo dovrebbe sembrarci
innaturale? Nel mondo in cui vive Tom questo non è altro che l'abitudine di un
pensiero che è stato inculcato in lui nel corso degli anni, innumerevoli
esperienze che hanno inzuppato la sua anima.
Nel
momento in cui mi sono mossa ho riconosciuto l'effetto dilaniante, quasi
violento, delle parole adoperate da Haig. Mi sono ritrovata in quel rifugio
segreto di lettere e parole con cui Tom si trincera dagli assalti esterni,
trasformandolo in un piccolo combattente che poi tanto coraggioso non è.
La
clessidra del tempo, la sabbia fine che scorreva al suo interno hanno eretto
una barriera di suoni, parole, magia, che hanno inzuppato queste pagine e le
hanno trasformate in una storia molto bella, profonda, intensa, quasi potente e
inspiegabile che lascia tramortiti, inconsapevoli di essere saldi nell'abbraccio
gioioso e doloroso di un anima appassionata, sognatrice ma dannata.
Il
mondo è quel palcoscenico grigiastro in cui subentra la compassione, in cui una
pennellata semplice e delicata si spande rapidamente come una grande macchia
nera nel sangue, espandendosi in un momento e poi invadendo i sensi. La luce
dorata che vi ho visto attorno, tutti i colori chiari si collocano ai posti
giusti, ma questa tonalità di nero ha vibrato in un certo modo.
E'
questa la prova che Come fermare il tempo
ha aderito così bene alla mia anima? Si è congiunta al mio essere, per divenire
un'unica grande cosa?
Adeguandomi
agli incauti sussulti di un cuore debole come quello del "giovane"
Tom, ho visto nel romanzo di Haig una certa poesia. Una certa magia che ha
raggiunto la mia anima, in quanto ciò che è stato scritto è stato messo su da
un fato crudele ed egoista che ha calpestato i sogni e le speranze di chiunque.
Tom aveva aspettato da tempo che qualcuno battesse alla sua porta, lo aiutasse
nel momento del bisogno a sfogarsi, senza remore, con il timore di non essere
capito.
Un
uomo come tanti stava lentamente per perdere l'equilibrio, la pace, la
serenità. Diretto verso una strada senza uscita, un tunnel in cui è impossibile
scorgerne la luce, guidati dalla voce soave di un uomo apparentemente forte ma
fragile che mi ha permesso di aprire una porta sulla sua anima ed entrarci
dentro.
Fra
sprazzi di vita comune, salti temporali frequenti, e la certezza di un futuro
che nessuno può pianificare, anticipare, e che quando arriva ti prende alla
sprovvista, una lettura veramente bella la cui dolcezza velata di tristezza va
a cercare conforto nella bellezza dei sentimenti.
A volte devi
guardare quello che conosci già per scoprire ciò che si trova proprio davanti a
te.
Valutazione
d'inchiostro: 4 e mezzo
anche a te è piaciuto tanto. Devo allora proprio cambiare idea, perché "a pelle" non riesco a farmi venire voglia di leggerlo, non so perché
RispondiEliminaSai, Chiara, è stata una lettura un po instabile. Il mio giudizio però è decisamente migliorato verso la fine... Alla fine è dipeso il mio giudizio ☺
EliminaQuesto vorrei tanto leggerlo anche io :) Meravigliosa recensione, come sempre :)
RispondiEliminaGrazie mille ❤❤
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