martedì, agosto 22, 2017

Gocce d'inchiostro: L'ospite - Stephenie Meyer

Titolo: L'ospite
Autore: Stephenie Meyer
Casa editrice: Fazi
Prezzo: 18€
N° di pagine: 572
Trama: In un futuro non troppo lontano, la specie umana sta scomparendo. Un'altra razza, aliena, potente e intelligentissima, ha preso il sopravvento, e i pochi umani rimasti vivono nascosti, raccolti in piccole comunità di fuggiaschi. Tra loro c'è Jared, l'uomo che la giovane Melanie, da poco caduta nelle mani degli "invasori", ama profondamente e non riesce a dimenticare. Neppure adesso che il suo corpo dovrebbe essere niente più di un guscio vuoto, un semplice involucro per l'anima aliena che le è stata assegnata. Perché l'identità di Melanie, i suoi ricordi, le sue emozioni e sensazioni, il desiderio di rincontrare Jared, sono ancora troppo vivi e brucianti per essere cancellati. Così l'aliena Wander si ritrova, del tutto inaspettatamente, invasa dal più umano e sconvolgente dei sentimenti: l'amore. E, spinta da questa forza nuova e irresistibile, accetta, contro ogni regola e ogni istinto della sua specie, di mettersi in cerca di Jared. Per rimanere coinvolta, insieme all'ostinata, appassionata Melanie, nel triangolo amoroso più impossibile e paradossale, quello fatto di tre anime e due soli corpi.
La recensione:

 Ogni mondo è un esperienza unica. Finché non ci si vive di persona, è impossibile capire davvero... 

L'ospite mi ricordò una vecchissima amica. Era nata qui, nella soleggiata città di Messina, in una famiglia comune e ben educata, divenuta libera e intraprendente e aveva giocato un ruolo importante nello sviluppo di una delle sue più grandi passioni: la lettura. Io e questa entità siamo molto simili. Praticamente uguali. Entrambi cittadini della Sicilia, con la stessa prorompente passione, ed il nostro legame è rimasto saldo attraverso gli anni. Se dò uno sguardo al passato la vedo ancora lì, ai bordi dell'anima di un ciclo di vita usuale ma insoddisfacente, in cerca di qualcosa che possa aggiustarsi e tornare al suo posto.
In un sabato pomeriggio di metà Agosto mi mandò a prendere da una navicella conosciuta che attraversò lo spazio, varcò i muri invalicabili e insormontabili del mio palazzo, finché planò nel mio cuore - lo si vedeva bene - un po' sanguinante e ancora ferito - che qualcuno aveva cercato di salvare e di conservare nel palmo della sua fulgida mano, mentre il resto del mondo avanzava verso un muro di distruzione, provinciale eleganza che mi aveva << trasportata >>. In questa piccola ma straordinaria cabina, bianchissima e luminosa su una vasto tappeto di stelle, mi aveva riportato allo splendore natio di un opera che aveva infervorato il mio animo qualche anno fa; Melanie o Wanda, come la si voglia chiamare, mi aveva riportato nella <<giusta via >>, quasi avesse divelto una tenebra e fatto trapelare una certa luce: un amica, una confidente che per qualche giorno aveva custodito la mia anima.
Il posto in cui mi condusse era sotto certi aspetti inusuale, ma davvero imponente. Pareti di rocce brillavano alla luce fosforescente di un sole cocente, un amore interrotto e ora più vigoroso; i resti di tante vite lasciate disordinatamente qua e là che hanno conferito un certo carattere al romanzo, così solido e maestoso come una nude parete. Il tutto condensato in una storia costruita magistralmente, in un accozzaglia di anime dannate e contrite, bellissime ad osservarle attentamente, ognuno infilata e classificata in una sua custodia carnosa.
Dopo otto anni dalla sua ultima lettura, L'ospite aveva lasciato un segno indelebile nella sabbia del tempo. Nel cuore di una lettrice romantica e sognatrice come me in cui aveva letto la storia della dolce Melanie decantandone la forza, il coraggio, là dove le trovavo. Era una ragazza intelligente, a cui è stata strappata quel pezzo di felicità, che dal palcoscenico artificiale della sua vita aveva visto lo << sviluppo >> del predominio di una razza aliena, avviarsi lungo una direzione sbagliata, assistendo a brutali distruzioni, morti cruente, gente infelici; il proprio paese diviso dal solco della razza. Era delusa dalla vita che svolgevano queste anime, dove tutte le decisioni erano dettate da considerazioni di sopravvivenza e in cui nessuno aveva più il coraggio di un'idea, tranne quella di arricchirsi.
Era come se Melanie e la sua creatrice avessero aspettato da tempo il mio ritorno nella calda Arizona, senza remore, senza il timore di essere presa dalla foga del momento. Come li capivo! Il mio interesse era ai limiti dell'impossibile. Tutto quello che credevo di ricordare era perduto per sempre.
E' stata forse una semplice conseguenza del tempo? Uno scherzo della memoria? Il mondo cambia, e quello che era vecchio in poco tempo poteva divenire diverso. Trovarsi su uno spazio grande e arioso non ha mitigato questa sensazione. Eppure, in una perpetua collisione fra generazioni e specie diverse, segni che rimangono impressi involontariamente, la Meyer ha dipanato il tutto in una storia che è un ode all'amore e ai sentimenti. Una canzone amorosa composta mediante una miscela disomogenea. In un mondo che è stato modificato per sempre. Popolato da sventurati che stanno sopravvivendo ad atrocità viventi, diversi da sembrare irriconoscibili, versione modificata delle rispettive forme vitali.
Ma cosa c'è stato di cattivo, sporco in questa storia? Assolutamente niente! Una ragazza comune che è stata costretta a vagare nel nulla, e che insegue una pace effimera e illusoria.
C'è stato tuttavia qualcosa di meraviglioso, una sensazione alimentata col tempo fra le pagine del romanzo di questa autrice. Ho intravisto gruppi di anime svolazzare nei cieli tersi di Agosto e che da lassù hanno osservato l'avanzata lenta di una ragazza semplice e solitaria.
Rimanendo sveglia fino a notte inoltrata, ho visto come una corrente torbida e oscura mi aveva trascinata lentamente nelle profondità di una storia nuova, originale e avvincente, che in una manciata di giorni aveva preso il sopravvento. Camminando senza fermarmi ne rendendomi conto che, arrestandomi, il mondo che credevo di conoscere esisteva ancora e liberasse quella parte animalesca che ringhia e agogna la libertà.
Eppure hanno un ché di doloroso i ricordi che hanno sommerso la coscienza di Melanie, come un'inondazione che si è sporta oltre la superficie torbida dell'acqua, nel periodo in cui feci mia la storia di Wiandante, Ian e Jared come mia. Ho riposto L'ospite sullo scaffale, e come un vecchio amico dato un arrivederci.
Il romanzo della Meyer fa parte di quella cerchia di romanzi che, nel panorama della narrativa per ragazzi, sono stati denominati e classificati come dispotici. Inflessibile, ma quieto e tranquillo come un mare in bonaccia. Globi instabili di soggetti indotti al dramma, costretti a respirare grumi di polvere condensati in varie forme, che se ne stanno sospesi nel cielo.
Ho girato l'ultima pagina del romanzo in balia di una vastità di sentimenti contrastanti. Variazioni dell'aria. Un condensarsi della luce. Particolarità che fanno vibrare il vuoto, che hanno illuminato persino i corridoi più bui della mia anima. Questa storia così bella, stramba e originale al tempo stesso, che ha avuto un certo fascino su di me, ha avuto la forma di una matassa che si forma nello stomaco e procura fastidio. Il sapore amarostico di un frutto non ancora del tutto maturo propinatoci dalla destrezza di un autrice che gioca con i sentimenti delle persone. 
Scorrevole, romantico, avvincente, corrode e annienta lo spirito senza che io me ne accorgessi. Seduce, incanta, inducendo a divorare le pagine tutte d'un fiato. Ritmo serrato e asciutto, descrizioni semplici e modeste, l'intimità che nasce, cresce e va a piena maturazione che sorprende e fortifica.
Colorato da particolari sfumature, L'ospite un gioco romantico e macchinoso che non impedisce di divorarti da dentro. Una corsa inarrestabile per la sopravvivenza, un eco che si diffonde fra le pareti. Accompagnato a volte da un grido acuto.

Valutazione d'inchiostro: 4

2 commenti:

  1. Per molto tempo ho avuto una sorta di repulsione nei confronti della Meyer. L'ospite, però, mi ispira forse per "colpa" del film con la Ronan che, tutto sommato, non mi è dispiaciuto :)
    Un saluto,

    Fede.

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