lunedì, febbraio 10, 2020

Gocce d'inchiostro: Storia di una ladra di libri - Markus Zusak

In principio, era solo un’idea. Più tardi, la piccola Leslie e dopo ancora un’onnipresente figura che ha svezzato, spezzato qualunque legame ma che ha elargito diversi insegnamenti, che quando si giunge all’epilogo avviene in maniera alquanto violenta. E’ così che comincia il romanzo che rese Zusak celebre, il tempo è il passato, e né l’uomo né il Fato potranno concederci delle risposte. Per una manciata di giorni ho seguito le vicende di una piccola ladra di libri, che ruba e li serba come tesori aspettando che quelle parole che la invadono ogniqualvolta possano salvarla. Non certamente una cosa da poco, né da prendere alla leggera: quante volte le parole mi hanno salvato nel momento del bisogno!
Eppure, leggere di lei e delle sue formidabili vicende, a distanza di qualche tempo, è stato alquanto semplice, introspettivo, travolgente ed inaspettato, come i sentimenti o l’emozioni che hanno invaso il mio corpo, durante il corso della lettura. E deducendo si trattasse di semplice mancanza, mi è stata recapitata la storia di questa giovane ebrea che spiega ed esamina, non solo una fetta di storia, ma la potenza che il Caso ha inesorabilmente nelle nostre vite. I rapporti che si instaurano, giorno dopo giorno, particolari che sebbene la semplicità con cui sono trattati arricchiscono il nostro animo.



Titolo: Storia di una ladra di libri
Autore: Markus Zusak
Casa editrice: Frassinelli
Prezzo: 16, 90€
N° di pagine: 563
Trama: E’ il 1939 nella Germania nazista. Tutto il Paese è col fiato sospeso. La Morte non ha mai avuto tanto da fare, ed è solo l’inizio. Il giorno del funerale del suo fratellino, Liesel Meminger raccoglie un oggetto seminascosto nella neve, qualcosa di sconosciuto e confortante al tempo stesso, un libriccino abbandonato lì, forse, o dimenticato dai custodi nel minuscolo cimitero. Liesel non ci pensa due volte, le pare un segno, la prova tangibile di un ricordo per il futuro; lo ruba e lo porta con sé. Così comincia la storia di una piccola ladra, la storia d’amore di Liesel con i libri e con le parole, che per lei diventano un talismano contro l’orrore che la circonda. Grazie al padre adottivo impara a leggere ben presto si fa più esperta e temeraria: prima strappa i libri ai roghi nazisti perché “ai tedeschi piaceva a bruciare cose. Negozi, sinagoghe, case e libri”, poi li sottrae dalla biblioteca della moglie del sindaco, e interviene tutte le volte che ce n’è uno in pericolo. Lei li salva, come farebbe con qualsiasi creatura. Ma i tempi si fanno sempre più difficili. Quando la famiglia putativa di Liesel nasconde un ebreo in cantica. Il mondo della ragazzina all’improvviso diventa più piccolo. E, al contempo, più vasto.

La recensione:

La gente tende a notare i colori di una giornata solo all'inizio e alla fine, ma per me è chiaro che in un giorno si susseguono un'infinità di sfumature e tinte, in ogni istante. Una singola ora può essere composta da migliaia di colori diversi.

In una terra interamente vestita di neve, quasi avesse indossato un maglione, piena di foschia e vapore, un treno arresta la sua corsa prima del tempo.
Il sole, a causa della nebbia, mostra un immagine strana, un aspetto così bizzarro da dar l'impressione che, questo astro dai capelli dorati, il cui dolce sguardo assomiglia a quello di una creatura divina, assuma contorni sfocati e poco nitidi. La sua immagine in questo momento, unita a quella di figure sconosciute sulla scena, cede il posto alla vigile presenza di un segugio appassionato e famelico che, silenzioso e ambizioso, guarda con vigore e intensità quella gioventù sulla terra, così traboccante d'interesse.
La sua essenza, nell'immediato, si fa presente nei cuori dei lettori attraverso rassicurazioni e previsioni di ogni sua mossa, gettando una certa inquietudine fra masse di colori sfocati, eclissi che volgono al termine... nell'istante esatto in cui un anima viene risucchiata, risvegliando fantocci umani non ancora spirati.
In mezzo a una distesa di cadaveri, in una città in cui il cielo viene lavato ripetutamente, sporcato e imbrattato di sangue, zolfo, paura e polvere, ci inoltra in un labirinto di parole, corte spiegazzate, inchiostri sciolti e sbiaditi che, come un burattino tira i fili, in una mano tiene una ragazzina che si crogiola nel labirinto delle parole, nell'altra gruppi di anime attorniate come in una grande sala. Il suo nome: la Morte. Un punto nero inciso alla fine di un paragrafo. L'esito. La fine.
In un treno in corsa verso l'eternità, come una guida onnisciente, tentatrice e furba, attira involontariamente l'attenzione di chi legge, per la forza, la dolcezza con cui carpisce anime e il suo bisogno di comprendere gli esseri umani: il modo in cui riescono ad alzarsi, seppure barcollando, persino quando fiumi di lacrime invadono i loro volti. E la sua identità è così scrupolosamente celata che non lascia adito a dubbi, sebbene si possa supporre possa trattarsi di un individuo in carne e ossa. Attira l'attenzione proprio perché sollecita, come una ragazzina vanitosa e sicura di sé, e la sua operosità procede con lo scandirsi dell'orologio della vita: dalle sue gelide mani trae anime vagabonde che cadono a terra come gusci vuoti. Spirano in cielo, assolutamente costernati. Osservando una tela dipinta d'azzurro mutarsi d'argento o grigio al colore della pioggia.
In un lungo viaggio nella Germania nazista, come un alacre contadina che si appresta a raccogliere il grano, trattiene la storia di una ragazzina in un caloroso abbraccio. Si spinge in avanti, verso un sobborgo di Monaco, -  in cui gli edifici appaiono incollati gli uni agli altri, le case piccole e la neve sporca stendersi nelle strade come un tappeto - a bordo di un'automobile diretta in un Paradiso mancato. Una piccola parte del braccio di una strada, sacrificata a un caos cosmico.
E' Liesel Meminger, o semplicemente Liesel, una bambina di nove anni che, dal primo momento in cui metterà piede a Himmelstrasse, non sarà più la stessa. Avrà vissuto un certo periodo della sua vita come una forestiera, un'estranea di un luogo che tanto estraneo non è. Dopo il brusco abbandono della madre era stata costretta ad essere affidata a dei genitori adottivi, ed essendo rimasta sola al mondo, non c'era nulla per lei di così vantaggioso come ricevere le amorevoli cure di una nuova famiglia. Così terribilmente triste che anche un nemico non sarebbe riuscito a provare altro sentimento, mentre contemplava una simile scena.
Il suo cuore, logorato e distrutto dai numerosi e diversi meccanismi del dolore, eseguiva simultaneamente la stessa melodia del mio animo, assaporando una dolce dipendenza che il tempo avrebbe ricordato in qualsiasi situazione: la percezione delle parole nel mondo, causa di molte umiliazioni ma complesso di sensazioni che appartenevano a lei sola e a nessun altro.
La ladra di libri riusciva soltanto a concentrarsi sugli ingranaggi delle parole, a vedere i loro corpi distesi sulla carta, schiacciati perché lei potesse camminarvi sopra.
Sublimi, dure, indimenticabili, evocative, solenni, che l'avevano spinta ad abbigliare la sua anima con estrema cura. Inondandole i sensi, arrampicandosi sulle sue braccia come piccole e invisibili formiche. Insensibili all'occhio, ma non al tatto. Beneficio per molti spettri, che appaiono nel nulla come fiati di vapore dispersi nella volta celeste, accomunati da sogni, incubi, lotte interiori ed esteriori. Fulgide come stelle cadenti, danzanti, spezzettate, dolci e infantili. Pittori che preparano su bianche tele pagine mai lette da nessuno, che solo le parole possono esprimere, attraverso nuove storie, racconti che sono stati provati e vissuti.
Con un debole fruscio, una folata di vento, ho aperto una finestra che ha fatto luce su un mondo che mi ha procurato una fame intensa - quanto quella della piccola Liesel col suo primo libro. Le parole, i libri, divengono parte dell'anima di una ragazzina che non ha mai saputo cosa voglia dire vivere. Raccolte in una mano, pressate insieme sul lucido legno di una scrivania che, solo alla fine, danno un effetto devastante. Muoiono. Rinascono. Scolorite nel momento in cui tutto volse al termine: quando le pagine smisero di pulsare, si chiusero con un fruscio.
Ho raccolto questa storia con la consapevolezza che le parole, penzoloni come lunghe braccia, avrebbero indugiato nella mia testa. All'inizio, era solo un'impressione. Adesso, una certezza. Quando spegnevo la abajour, immersa nelle tenebre della mia camera, avevo l'impressione di vederle ancora. La bellissima voce di chi le aveva sussurrate risuonava ancora nelle mie orecchie, mentre il respiro si faceva irregolare, le lancette dell'orologio scandivano il tempo con un regolare tic tac. Il manto della paura e dell'apprensione si avvinghiava nelle mie morbide e calde membra.
Storia di una ladra di libri, infatti, è quel genere di storia che mai mi sarei immaginata di poter ascoltare. Constatare quanto ci sia di terribile e meraviglioso fra le sue pagine, che tuttavia resta solo sullo sfondo, ai bordi dell'anima del romanzo, ha brutalmente inquinato il mio entusiasmo iniziale. Uno strano fremito che aveva cominciato a manifestarsi molto tempo prima, il disvelamento di una tenebra caduta e la luce che ne è venuta fuori.
Ho odiato le parole e le ho amate, e spero che siano tutte giuste.

Valutazione d’inchiostro: 4

6 commenti:

  1. Ciao Gresi, ho letto questo romanzi anni fa e mi è piaciuto tantissimo, se non lo hai visto ti consiglio il film :-)

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    1. Ciao, Ariel! Si, infatti ☺️☺️ indimenticabili sia film sia libro ☺️☺️

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  2. Storia stupenda, che ti entra dentro per non uscirne piu; ottima recensione, grazie mille

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  3. Bu kitabın filmi de vardı değil mi 😊 teşekkürler paylaşım için Gresi ...

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