giovedì, maggio 13, 2021

Indolenze del cuore: romanzi che ho detestato parte 2

Di libri brutti, come dicevo nel post precedente, ve ne sono un’infinità. La lista aggiornata di quelle letture terribili che hanno accompagnato la mia avanzata lenta ce ne sono state di diverse. Ed ecco che ho pensato di suddividere questo post in due parti. Questa la seconda, le cui metologie di letture sono sempre le stesse, ma i romanzi presentati diversi. Isolati su costoni di roccia, o sorretti su massicci edifici in cemento. Da lontano apparentemente belli e suggestivi, vecchie basi da cui ho potuto osservare tante cose, e nel momento in cui tutto si concluse desiderosa di ripartire per quelli che reputo la mia comfort zone, dispiaciuta per ciò che ho visto che non è stato attinente al mio spirito.

Proseguiamo questa carrellata col dramma quotidiano e ripetitivo di due adolescenti che ai più romantici potrebbe apparire come una triste fiaba d'amore. Una fiaccola la cui scintilla è fievole, non divampa come pensavo. Un romanzo che ci parla di solitudine, conosce la malinconia, il dolore di chi non è completamente soddisfatto della vita.


Titolo: 9 novembre
Autore: Colleen Hoover
Casa editrice: Leggereditore
Prezzo: 14, 90€
N° di pagine: 308
Trama: E' il 9 novembre quando, durante un pranzo con il padre, Fallon incontra Ben per la prima volta. E' un giorno speciale per lei, non solo perché sta per trasferirsi da Los Angeles a New York, ma anche perché ricorre l'anniversario dell'evento che ha segnato per sempre la sua vita, il terribile incendio che le ha lasciato cicratici su gran parte del corpo, impedendole di continuare la sua carriera da attrice. Contro ogni previsione, la conoscenza tra i due si trasforma subito in qualcosa di più, ma Fallon sta per partire e sembra esserci tempo solo per il rimpianto. Come per strappare al destino quell'inevitabile separazione, Ben le promette allora che scriverà un romanzo su di loro, proponendole di ritrovarsi il 9 novembre di ogni anno, fino a che non ne compiranno ventitrè. E' così che ogni 9 novembre i due protagonisti aggiungono un nuovo capitolo alla loro storia, finchè qualcosa non arriva a sconvolgere le loro promesse e a mettere alla prova i loro sentimenti, tra i dubbi di Fallon e le mezze verità di Ben.

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Una storia in cui si cerca continuamente la libertà, ristabilire l’equilibrio fra i diversi popoli, ottenere una felicità mancata non addetta alla mentalità del secolo. L’autrice ha scritto questa storia traendo ispirazione da una storia realmente esistita, dove non c’è effettivamente una spiegazione fondata da dove o da cosa provenga questo suo forte interesse. Non evidenziando completamente le tribolazioni a cui dovranno incorrere le protagoniste, e che le distinguono dall’altro sesso, dall’alta società, ne sapendo ‘guarire ‘ le innumerevoli stati di tristezza o insoddisfazione con un epilogo triste e malinconico che non cambia né modificherà alcunché.


Titolo: L’invenzione delle ali
Autore: Sue Mod Kidd
Casa editrice: Mondadori
Prezzo: 20€
N° di pagine: 393
Trama: Charleston, South Carolina, 1803. Quando per il suo undicesimo compleanno Sarah Grimké riceve in regalo dalla madre una schiava della sua stessa età di nome Hetty, cerca inutilmente di rifiutare quello che le regole vigenti impongono. Hetty anela alla libertà, soffoca tra le mura domestiche della ricca e privilegiata famiglia Grimké, vorrebbe fuggire lontano e Sarah promette di aiutarla. Come Hetty, anche lei è in qualche modo prigioniera di convenzioni e pregiudizi; in quanto donna non le viene permesso di realizzare il suo più grande desiderio, quello di diventare una giurista come il padre e i fratelli. Sarah sogna un mondo migliore, libero dalla schiavitù, che lei considera come un terribile abominio, e instaura con Hetty un rapporto speciale, insegnandole di nascosto a leggere e a scrivere nell’intento di aiutarla a emanciparsi. Seguiamo così il rapporto difficile ma speciale tra una ricca ragazza bianca e la sua schiava nera e le loro vicende umane nel corso di trentacinque anni, cui si aggiungono quelle della giovane sorella di Sarah, Nina, con la quale si batterà a favore dei diritti civili delle donne, dei più deboli e degli emarginati e contro la discriminazione razziale.


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Quel genere di storia che attira per la bellissima cover con cui è rivestito, ma disgraziatamente per me non ha travolto nel suo essere in cui brandelli di ricordi, giudizi comuni, segreti inconfessabili, vaghe decisioni, interrogativi, si srotolano senza alcun senso. Senza alcun fondamento. Sebbene il messaggio sia davvero molto dolce. Impedendoci così di soggiornare a lungo frai vicoli tortuosi di Londra, indifferente alla catena di eventi che non hanno concesso alcun umorismo, alcun emozione. 

Titolo: Le lettere smarrite di William Woolf
Autore: Helen Cullen
Casa editrice: Nord
Prezzo: 18€
N° di pagine: 384
Trama: C'è un ufficio, a Londra, in cui viene raccolta la posta impossibile da recapitare : buste da cui la pioggia ha cancellato l'indirizzo, o i cui destinatari non sono più rintracciabili; letterine a Babbo Natale o alla fatina dei denti. Se sono state regolarmente affrancate, hanno diritto a un'ultima occasione. Ogni giorno, i detective postali aprono le lettere smarrite, per scovare indizi che li possano aiutare a consegnarle. William Woolf svolge questo lavoro con passione da oltre dieci anni, sebbene sua moglie preferirebbe che si cercasse un impiego <<vero >>. Anzi, negli ultimi tempi, William ha l'impressione che Clare preferirebbe avere accanto un uomo diverso, uno piu intraprendente e ambizioso. Dal canto suo, William non può fare a meno di notare quanto Clare sia cambiata, dai tempi in cui si erano conosciuti all'università, uniti dalla comune passione per i libri. Non è più la ragazza timida e sensibile di cui si era innamorato. Ai suoi occhi, è diventata una fredda donna in carriera, sempre impegnata, distante. Ed è forse colpa della frattura che si è creata tra loro se William si lascia attrarre da una busta blu notte, pescata per caso dal sacco grigio della posta, su cui spiccano quattro parole: Al mio grande amore. All'interno c'è una lettera di una donna che si firma Winter, una donna in attesa di essere trovata dalla sua anima gemella. Le parole di Winter arrivano dritte al cuore di William, lo commuovono. Col passare dei giorni, si rende conto di aspettare con impazienza l'arrivo di altre buste blu notte. E viene accontentato. Possibile che fosse destinato a riceverle? Possibile che fosse destinato a riceverle? Possibile che sia proprio lui il grande amore di Winter? Per scoprirlo, William deve raccogliere gli indizi disseminati nelle lettere e trovare Winter. Deve guardarla negli occhi, per capire se è solo l'illusione di un cuore deluso o la sua occasione di essere davvero felice. E se invece fosse proprio William a essersi smarrito? E se la felicità fosse molto più vicina di quanto lui non crede?

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Una lettura da cui mi aspettavo tante cose, ma in cui ho potuto scorgere il forte desiderio di condivisione di questo giovane Charlie. Eppure non la stessa persona con il quale confidavo di dialogare.
Un opera che a mio avviso avrebbe potuto rivelarsi sensazionale, se non un semplice monito per come affrontare la vita. Ci si perde in un labirinto di pensieri, drammi esistenziali in cui, sebbene si cerca quella stanza particolare dove passato e futuro formano un unica e interrotta corda, il forte senso di interesse che mi aveva stimolato nella lettura si è ora infranto.


Titolo: Un dolore così dolce
Autore: David Nicholls
Casa editrice: Neri Pozza
Prezzo: 18€
N°di pagine: 383
Trama: È l'estate del 1997 a Londra, l'estate del New Labour, della morte di Lady Diana e della fine della scuola per Charlie Lewis. Cinque anni terminati in un batter d'occhio e suggellati dall'immancabile ballo nella palestra della scuola, coi professori alla consolle che azzardano persino Relax dei Frankie Goes to Hollywood o Girls and Boys dei Blur, I ragazzi che si dimenano selvaggiamente e le ragazze che ancheggiano con malizia. Cinque anni in cui Charlie Lewis Si è distinto per non essersi mai distinto in nulla. Né bullo né mansueto, né secchione né ribelle, né amato né odiato, insomma uno di quei ragazzi che, a guardarli nella foto di fine scuola, si stenta a ricordarli, poiché non sino associati ad alcun aneddoto, scandalo o grande impresa. Ora, però, per Charlie è giunta l'ora di definire la propria personalità, il che alla sua età è come cambiare il modo di vestire e il taglio dei capelli. Un'impresa di non poco conto, visto che, dopo aver cominciato a lavorare in nero alla cassa di una stazione di servizio per circa dodici ore la settimana, Charlie non sa che farsene di quella lunga estate. Per giunta, a casa le cose non vanno per niente bene. Sua madre se ne è andata e suo padre, un uomo mite, cade spesso preda della malinconia. Un giorno, il giovane Lewis afferra Mattatoio n°5 di Kurt Vunnegut giusto perché c'è la parola mattatoio nel titolo e se ne va a leggere su un prato vicino casa. Qualche pagina letta e poi si addormenta all'aria aperta, per svegliarsi qualche tempo dopo intontito dal sole e dalla meravigliosa visione di una ragazza dalla carnagione pallida e i capelli neri. È Frances Fisher, detta Fran. Viene dalla Chatsborne, una scuola per ricchi che se la tirano da artisti e indossano vestiti e fiori vintage e magliette che si stampano da soli. Fran fa parte della cooperativa del Bardo, un gruppo teatrale di ragazzi come lei che vogliono mettere un scena << una storia di bande rivali e di violenza, di pregiudizio e amore >>: Romeo e Giulietta di Shakespeare. Charlie non è felice né indaffarato, e dunque si innamora perdutamente di Fran. Per stare con lei, tuttavia, deve affrontare una sfida inproba: entrare a far parte della compagnia diretta da un tipo paffuto e con gli occhioni da King Charles Spaniel.

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Sebbene ricco di dettagli che ne esaltano il tono simbolistico, non si accorda con gli strumenti nascosti nel mio animo. Si discostano ampiamente dalla concezione di bellezza o ammaliamento, poichè il risultato è una fiaba oscura di sussurri e sospiri la cui morale ha un che di amorfo, ambiguo e che, quando giunse alla fine, non poté meritarsi nemmeno quell'applauso soffocato che, anche se in minima parte, ha messo a nudo la mia anima. Scoprendo delusa il contrario, umanamente e volutamente isolata  da ciò che in futuro riguarderà Shirley Jackson. 


Titolo: L'incubo di Hill House
Autore: Shirley Jackson
Casa editrice: Adelphi
Prezzo: 12€
N°di pagine: 233
Trama: << In questo autentico classico del genere gotico, Eleanor Vance, giovane e tormentata donna che non ricorda di essere mai stata felice in tutta la sua vita, viene assoldata dal sinistro professor Montague, aspirante cacciatore di fantasmi, per un soggiorno sperimentale a Hill House... Giunta a destinazione, Eleanor si trova davanti a una casa "che sembrava aver preso forma da sola, assemblandosi in quel suo possente schema indipendentemente dai muratori", un edificio che "drizzava la testa imponente contro il cielo senza concessioni all'unanimità", una costruzione immune da ogni esorcismo: "un luogo non adatto agli uomini, né all'amore, né alla speranza", una casa che si rifiuta di essere una dimora accogliente così come Eleanor vorrebbe sfuggire a un sistema di vita che le ha portato soltanto infelicità >>. 

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Nonostante abbia una struttura, questo romanzo è un contenitore di ricordi e squarci di delicati pensieri che prendono vita, mediante una serie di ragionamenti che nascono dall’esperienza di se stessi e del mondo. Ma riflettore di un vuoto raccapricciante che fa riscontro del terribile cosmo dell’anima di chi legge, è una storia che alla fine si è rivelata infinitamente lontana dai miei presupposti, dai miei concetti individuali, da qualunque forma di miracolo che presto o tardi dovremmo andare incontro.

Titolo: Il colibrì
Autore: Sandro Veronesi
Casa editrice: La Nave di Teseo
Prezzo: 20 €
N° di pagine: 368
Trama: Il colibrì è tra gli uccelli più piccoli al mondo; ha la capacità di rimanere quasi immobile, a mezz’aria, grazie a un frenetico e rapidissimo battito alare ( dai 12 agli 80 battiti al secondo ). La sua apparente immobilità è frutto piuttosto di un lavoro vorticoso, che gli consente anche, oltre alla stasi assoluta, prodezze di volo inimmaginabili per altri uccelli come volare all’indietro… marco Carrera, il protagonista del nuovo romanzo di Sandro Veronesi, è il colibrì. La sua è una vita di perdite e di dolore; il suo passato sembra trtascinarlo sempre più a fondo come un mulinello d’acqua. Eppure Marco Carrera non precipita: il suo è un movimento frenetico per rimanere saldo, fermo e, anzi, risalire, capace di straordinarie acrobazie esistenziali.

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Seppur breve e frettoloso, è stata quel genere di lettura in cui ho potuto sottolineare tematiche particolarmente care all'autrice: l'amore, la vita, la rinascita, la morte, in cui i libri sono un bellissimo supporto alla sopravvivenza morale: alleviano i dolori alla temibile bestia della solitudine. Su uno spazio indefinito, da qualche parte nella sua testa. In un posto né caldo né freddo, né felice né infelice, come un flusso perpetuo o continuo.


Titolo: Andromeda Heights
Autore: Banana Yoshimoto
Casa editrice: Feltrinelli
Prezzo: 7, 00 €
N° di pagine: 100
Trama: Quando la nonna guaritrice decide di lasciare il Giappone, Shizukuishi si ritrova improvvisamente sola e deve abituarsi in fretta alla vita in città: uno spazio nuovo, incomprensibile e persino minaccioso. Porta sempre dentro di sé il ricordo della vita tra le sue amante montagne, in comunione perfetta con piante e animali, ripensa alle notti stellate e al verde brillante, alle mille manifestazioni della natura, agli sguardi delle persone che si avventuravano per quei sentieri impervi serbando nel cuore la speranza di una guarigione. Lontana dal suo ambiente, Shizukuishi cercherà una nuova famiglia, una casa in cui tornare, qualcuno da amare, una dimensione in cui poter essere se stessa. E un giardino pieno di cactus. Una storia di solidarietà e amicizia, di rispetto per la natura e per gli esseri umani. Piccoli gesti, percezioni sottili, silenziosi linguaggi: un romanzo delicatissimo e dai toni tenui che invita a sospendere per qualche ora l'incredulità e a tornare alla gioia tranquilla delle cose semplici.

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Il riferimento alla perpetua caccia della preda e del cacciatore resta sospeso nei misteri dell’etere, è un romanzo che disgraziatamente per me si è trasformato in vero e proprio piattume. In un polpettone di romance, lotte, assediamenti in villaggi e bordelli in cui la protagonista, Loue, è l’ennesima svampita che, in una sequenza lunga di inquadrature che accompagnano la sua lotta nel raggiungimento del suo scopo.


Titolo: Serpent e Dove
Autore: Shelby Mahurin
Casa editrice: Harper Collins
Prezzo: 17, 90 €
















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Opera prima di una talentuosa autrice statunitense che esplica il mio rammarico, la mia insoddisfazione, la mia mente invasa di chiacchiere di corridoio che passarono nel mio animo non toccando proprio niente. Certamente subito la trasformazione di accogliere nel suo grembo una donna abile nel destreggiarsi con le parole, ma che non scende mai nell’orrore o nello sconcerto.

Titolo: Gli amici silenziosi
Autore: Laura Purcell
Casa editrice: DeA Planet
Prezzo: 18 €
N° di pagine: 382
Trama: Inghilterra, 1865. Rimasta vedova e incinta del primo figlio, la giovane e inquieta Elsie parte alla volta della tenuta del marito insieme alla zitellissima cugina di lui, Sarah. Ma in quell’angolo di campagna inglese remoto e inospitale, l’opportunità di trascorrere in pace il periodo del lutto diventa qualcosa di molto più simile a una prigionia: un esilio opprimente in attesa che l’amato fratello Jolyon giunga da Londra a salvare Elsie dall’isolamento e dalla noia. A distrarre lei e Sarah dalla cupa atmosfera in cui sono sprofondate, solo l’intrigante diario di un’antenata dei Bainbridge, Anna, vissuta e tragicamente morta più di duecento anni prima; e la stanza in cui giacciono ammassate decine di figure di legno dalle sembianze realistiche e straordinariamente inquietanti. Quegli “Amici silenziosi” che Anna si procurò allo scopo di deliziare ospiti illustri, presto costretti a ripartire in circostanza mai del tutto chiarite.

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Nonostante, paradossalmente, quello dell’autore sia stato un gesto di seduzione originale, drammatico, passionale, tragico lanciato come una confessione sussurrata dalla soglia morale della nostra insoddisfazione. Ed è da qui che deriva il mio giudizio, il mio sentirmi insoddisfatta che non ha colto nient’altro che la pazienza di un ossessione che non ha avuto sfogo ed effetto.

Titolo: Che tu sia per me il coltello
Autore: David Grossman
Casa editrice: Oscar Mondadori
Prezzo: 12 €
N° di pagine: 330
Trama: In un gruppo di persone, un uomo vede una donna sconosciuta che con un gesto quasi impercettibile sembra volersi isolare dagli altri. Commosso, Yair le scrive, proponendole un rapporto profondo, aperto, libero da qualsiasi vincolo, ma esclusivamente epistolare. Più che una proposta è un'implorazione e Myriam ne resta colpita, forse sedotta. Un mondo privato si crea così fra loro, ognuno dei due offre all'altro ciò che mai avrebbe osato dare a qualcuno, e in questo processo di svelamento Yair e Myriam scoprono l'importanza dell'immaginazione nei rapporti umani e la sensualità che si nasconde nelle parole. Finché Yair si rende conto che le lettere di quella donna stanno aprendo un varco dentro di lui, gli chiedono con imperiosa delicatezza una svolta nella sua vita interiore. Il risultato è un romanzo avvolgente e "impudico" che ci mostra quanta strada bisogna percorrere per vincere la paura e arrivare a toccare liberamente, con pienezza, l'anima (e il corpo) di un altro essere umano.

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Domande a cui non si ha una vera risposta, svanisce nel momento in cui la sua figura silenziosa si mosse attorno alla mia aura lucente divenendo, anche se per poco tempo, quel compagno da cui ho imparato qualcosa. Ma non sedotto al punto da esserne ammaliata, giunto silenziosamente e congedatosi tra il frastuono dei miei pensieri.

Titolo: Una cosa divertente che non farò mai più
Autore: David Foster Wallace
Casa editrice: Minimum Fax
Prezzo: 15 €
N° di pagine: 150
Trama: A un giovane scrittore viene commissionato il reportage di una settimana in crociera extralusso nei Caraibi. Lo scrittore è David Foster Wallace e la permanenza sulla “meganave” si trasforma in un’esilarante cronaca, ma anche in un acido ritratto dell’americano in vacanza, delle sue abitudini ottuse, della sua eleganza pacchiana e naturalmente della sua ricerca di un forzato e artificiale relazione.



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Un romanzo dal fragoroso, forte senso di riscatto che disgraziatamente non è divenuto parte di me. Più distaccata, una volta che ero partecipe alla vicenda, un po’ insoddisfatta ad abbracciare un opera che non dice più di ciò che è stato detto da altri autori. In un giardino solidificato da alte muraglie, ingiusto, imprescindibile, il suo essere vulnerabile che solo in contrappeso di forme di sostentamento al nulla più assoluto.

Titolo: Il grande mare dei Sargassi
Autore: Jean Rhys
Casa editrice: Adelphi
Prezzo: 13 €
N° di pagine: 170
Trama: “C’è in “Jane Eyre” di Charlotte Bronte un personaggio minore, ma discretamente inquietante. Il personaggio di una folle reclusa che si dice sia una bella erediteria creola. Jean Rhys ha avuto l’idea di ricostruire la vita di una simile ombra labile e confusa prima dell’arrivo in Inghilterra. Una idea può essere buona o cattiva, anzi un’idea è in partenza provvisoriamente buona e cattiva. Risulterà essere più buona che cattiva, più cattiva che buona a seconda dell’esecuzione. Ora l’esecuzione di Jean Rhys è straordinaria, un romanzo avvelenato di fascino, squilibrato di passioni, condannato e riscattato dalla magia… scacciata dal suo paradiso di Coulibri, Antoinette affronta un tragico e tumultuoso destino d’amore e follia proprio perché di tale tragicità e tumultuosità è convinta lei per prima. O, facciamo, per seconda.

4 commenti:

  1. Concordo sul colibrí; il resto mai letti... anche se Serpent & Dove ce l'ho in lista; grazie per il post

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  2. Boa tarde minha querida amiga. Infelizmente muitos desses livros maravilhosos não são traduzidos em português. Obrigado pela dica.

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