giovedì, gennaio 13, 2022

Gocce d'inchiostro: La casa delle sorelle - Charlotte Link

Certe letture ti trascinano lentamente e piacevolmente, in una manciata di giorni o qualche ora, chiacchiere e fiumi di parole a quantità, che a loro modo vogliono mostrarci sempre qualcosa. Credo in questa magia. Ogni libro, qualunque esso sia, è predisposto alla nostra anima, al nostro spirito, per dirci qualcosa. Solitamente c’è chi non si lascia influenzare da inutili farneticazioni e a un tratto la realtà circostante appare più accessibile, più confortevole ora che se ne conoscono i meccanismi. Decisi di rileggere un romanzo come questo, a distanza di ben otto anni dalla sua ultima lettura, consapevole che avrebbe prevalso una me imbarazzata, ancora acerba, un piccolo bocciolo di rosa che presto o tardi avrebbe sbocciato. Ma quello della letteratura è sempre stato il mio mondo, e tale processo di fioritura è avvenuto anche grazie ai miei amati amici di carta. Quello che ho visto fra queste pagine è molto simile a quello che ricordavo, probabilmente la mia memoria non è stata scalfita dagli eventi del passato, e sedotta dalla catena di eventi che intrecceranno passato e presente ecco che ho visto questo romanzo come un moto tenero e pietoso, il morso di una sofferenza provocata dal peso costante di dover nascondere chi siamo veramente, specialmente in un periodo decisivo come quello della prima guerra mondiale. Impossibilitata a schivare il mio sguardo attento ma constatando come, contemplando l’intreccio di vite sfortunate ed ingrate, ho silenziosamente aperto una porta e ascoltato quel coro di voci che non avevano avuto voce, per molto tempo.

Titolo: La casa delle sorelle
Autore: Charlotte Link
Casa editrice: Tea
Prezzo: 10 €
N° di pagine: 611
Trama: Una coppia di giovani avvocati tedeschi di successo decide di passare il Natale in Inghilterra, in una isolata casa di campagna. Il loro matrimonio è in crisi e Barbara spera che qualche giorno passato in solitudine con Ralph possa servire a risolvere la crisi. La sera stessa dell’arrivo una violenta tempesta di neve li blocca in casa. Barbara si imbatte casualmente nel diario di Frances Gray, la vecchia proprietaria della casa. La lettura del manoscritto affascina la giovane che scopre una donna straordinaria, in grado di sfidare le convenzioni.

La recensione:

E poi ci si può attaccare alla verità: è dura, e a volte fa male, ma almeno è la verità, e allora tutto acquista un senso. Ed è quello che ho fatto, attenendomi alla verità di ogni singola pagina.

 

Sono già quattro giorni che mi trascino questo romanzo.
Non si tratta di qualcosa di doloroso. Il dolore un po' lo conosco, quand'ero studentessa al liceo una volta ho sofferto qualcosa di simile. E con "qualcosa di simile" non intendo certo dire che so come si chiama il disturbo di cui soffrivo.
Quella di adesso la definirei piuttosto come qualcosa di sorprendente. Per quattro giorni non ho fatto altro che spaziare con lo sguardo sui campi spogli dello Yorkshire. La sera tardi andavo a letto imponendomi di dormire. E nello stesso istante come per reazione mi trovavo più sveglia di prima. Cercavo di sforzarmi. Mi facevo cullare dalla promessa del giorno dopo, che consisteva nel riabbracciare i miei amici di carta e inchiostro. E, proprio sul far dell'alba, cominciavo ad avvertire una certa sonnolenza.
Le palpebre si facevano pesanti. Il respiro regolare. Ed io potevo sentire con il palmo delle mani la fascia del sonno. La mia coscienza sprofondava in un sonno colorato come un arcobaleno. In un sonno in cui riconoscevo qualche segno del mio passaggio e che mi sembra di aver già fatto, qualche tempo fa. Il mio corpo si era abbandonato al torpore e, come un battito di ciglia, sono stata catapultata in una stanza dai vetri spessi investita dal vento glaciale di gennaio. Fissavo una donna anziana dallo sguardo perso che, dal davanzale della sua finestra, osservava i prati ondulati della sua città, così verdi e luminosi d'estate. Si lasciava cullare, di tanto in tanto, da profonde riflessioni, nonostante sia consapevole che non risolverà granché: l'amore per la patria, il suo rifugio, la sua isola incastrati tutti nei recessi più reconditi della sua mente. 
Tutto mi sembrava lento, torbido. Avvolto in una cortina di segreti, in cui il mio corpo ormai privo di coscienza sembrava crogiolarsi come quello di un annegato. Avevo l'impressione che qualcosa mi trascinasse nuovamente ai margini della realtà. E quando lo raggiungevo tornavo a far parte di quel mondo che talvolta desidero non aver mai voluto vedere, di cui sapevo quale fosse il suo meccanismo, dove il mio corpo ma non la mia mente sarebbero rimasti in vita per un tempo indefinibile.
Mentre ascoltavo l'orologio scandire i secondi, la mia mente tornava ad essere lucida pensando per tutto il tempo a cosa avrei dovuto inventarmi questa volta per realizzare una recensione di senso compiuto. Così, di colpo, senza troppi preamboli. Le parole tartassavano la mia testa, e in qualche modo erano venute. E' stato come se una spessa nuvola nera, portata dal vento, fosse giunta da lontano. Zeppa di segreti di famiglia, cose ignote anche per me. Così impossibili da stabilire o da dove arrivasse, perché si fosse allontanata. Avrebbero dovuto comporre una sorta di melodia, in maniera tale che la voce non s'incrinasse.
Eppure, non sempre trovarle risulta un’impresa semplice. Stili una scaletta di propositi su quello che potrebbe essere apprezzabile o meno, osservi lo schermo bianco del pc... e aspetti in un aiuto divino. Sono tanti i romanzi in cui ho riscontrato questo tipo di patologia: Forte come l'onda è il mio amore, L'ombra del vento, Nel segno della pecora, in cui l'unica soluzione era quella di riporre il romanzo sullo scaffale e aspettare che tornasse nuovamente l'ispirazione. Anche con La casa delle sorelle accadde esattamente questo e, da quando, otto anni fa, lo lessi per la prima volta, il desiderio impellente di rifugiarmi tra le sue pagine e l'abbondante attitudine a riapprocciarmi a questa bellissima opera - sfornata dalla magistrale penna di una delle autrici tedesche più promettenti degli ultimi tempi -, m'inchiodarono letteralmente al romanzo della Link. Il romanzo, infatti, è un complesso, immane lavoro di riferimenti incrociati su un tema particolarmente noto nella produzione linkana: l'analisi prettamente realistica della psiche umana. In cui fanno da sfondo anime inquiete e vagabonde che lasciano tracce di sé, come piccole macchie di sangue su una bianca distesa. Spettri dall'anima ingrigita, che camminano sulla terra come se non avessero altro motivo di vivere questa vana esistenza. Si addossano colpe continuamente: per la sofferenza che viene inflitta ai loro cari, la morte, le sorti di un destino crudele ed insensibile che non dà peso alla bontà o alla compassione. Non sanno cosa significa il perdono e, nella maggior parte dei casi, non hanno la forza di prendersi cura di qualcuno. Il risultato è una tela particolarmente colorata che, per quel poco che ci permette di vedere, trasmette una certa inquietudine.
Leggendolo con passione, facendosi avvolgere dalla storia, si ha la sensazione che non si tratti più di un semplice libro, ma che si espanda oltre le pagine verso la realtà, trasformandola, come se una terza guerra comparisse dal nulla. Una trama semplice dipanata con meticolosità, che svolge il racconto seguendo alternativamente la protagonista e facendo vedere poco per volta le ragioni del suo comportamento. Più precisa e penetrante, poco accurata nei dettagli ma ricca nella sostanza, e una realtà costruttrice che vince sulla profondità del tema trattato. 
E' quel genere di storia che non riesce a non lasciare una traccia del suo passaggio. Profonda, vera, a tratti romantica, a tratti crudele, che non indugia sui secoli bui che fecero storia, ma solo sul desiderio della protagonista di rivelarci una parte della sua anima. Una ragazza tutto pepe che dovette sempre stare a guardare, mentre qualcun altro, nel frattempo, s'impossessava della sua metà indivisibile. Bugiarda cronica, ambiziosa e romantica che, senza rendersene conto, è sprofondata nella nostalgia e nella tristezza. Ha vissuto nella più nera miseria, contribuendo ad aiutare soldati in pericolo che quasi non sembravano più possedere fattezze umane. 
Le pagine del suo diario divengono parte integrante del romanzo: cronache di un omicidio, di svariate vicende, con protagonista una ragazza dalla tempra d'acciaio, desiderosa di una vita interamente diversa a ciò che ambiva. Come una vera suffragetta, Frances s'imbarca in un viaggio che la porterà alla scoperta della sua identità. Cade prigioniera del suo passato e, estrapolando ricordi erosi dal vento, istantanee dai contorni inafferrabili, ci racconta la sua storia. A bordo di un'altalena che prima la trascina sulle vette dell'esaltazione e poi la fa affondare negli abissi della disperazione.
Intimidita dalla notevole mole ma certa che questa storia avrebbe fatto al caso mio, ho letto La casa delle sorelle con voracità e una piacevole dolcezza. La sua autrice, in questi primi pomeriggi d'inverno, mi ha portato lontano. Mi ha lasciata senza parole, estasiata, dinanzi a un paesaggio bucolico nel cuore tortuoso dello Yorkshire. Sorpresa per le rivelazioni che si susseguivano e intimidita per le sfavillanti sensazioni che la sua lettura riesce a sortire così bene. In cui si provano dolori, sofferenze, e dove anche la morte cui si va incontro è vera.

Valutazione d’inchiostro: 4

4 commenti:

  1. Tema interessante, grazie per la recensione

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  2. Ciao Gresi, ho sentito nominare spesso quest'autrice, ma non ho mai letto nulla di suo... penso potrebbe piacermi ;-)

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    1. Questa è una saga famigliare, ma scrive anche molti bei thriller :)

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