lunedì, aprile 10, 2023

Gocce d'inchiostro: Fairy tale - Stephen King

I romanzi di Stephen King esercitano un certo fascino su di me, da qualche tempo a questa parte. Io e il suo autore ci incontrammo molti anni fa, su uno scaffale colmo di romanzi, nella libreria più vicina della mia città; qualsiasi storia degna di questo nome ne avrebbe riconosciuto il merito, ma quelle di Stephen King sono qualcosa di più. Non è tanto il suo valore materiale, comunque molto elevato - se consideriamo solo le bellissime copertine con cui sono ritratte i suoi romanzi -, a renderli preziosi, ma ciò che per me rappresentano: la prima volta che un uomo, un abile lettore di morte e vita, mi aveva incantato e fatto cantare la mia anima. E come un cercatore d'oro conserva la prima pepita qualunque sia il suo valore, negli anni ho alimentato il desiderio di non volermene mai più separare.
Li conservo come una reliquia sacra, sul ripiano della mia strapiena libreria, e di tanto in tanto mi attira tener in mano un suo romanzo anche solo per ammirarlo. La sua bellezza, i suoi fili d'oro intrecciati così bene e che ne decorano una trama non sempre semplice ma zeppa di malvagità e meschinità, gli scrittori nascosti nell'animo dei suoi personaggi, hanno il potere di avvinghiarmi alle pagine.
E quindi adesso, a poca distanza dall'ultima volta in cui ho ospitato Stephen King, ho capito che io non riesco a vivere senza le sue storie. Non riesco proprio a farne a meno. Involontariamente qualcosa mi ha fatto prendere consapevolezza di una decisione che non mi farà più tornare indietro. E' qualcosa strettamente legato alla scrittura, alla letteratura. Io non posso fare a meno di sentirmene coinvolta; non riesco a fare a meno di non pensare a quanti romanzi mi aspettano ancora da leggere. E se per caso ogni tanto vengo contagiata dall’insoddisfazione, devo solo tenere a mente il mio obiettivo: raccogliere tutto la passione insita nel mio animo per poter fagocitare storie come queste.
Fayri tale non ha suscitato quell’entusiasmo cui mi riferisco, nonostante la sua è un’anima zeppa di mistero, oscurità, intrappolato in un fondale oscuro trascinata senza che io me ne accorgessi. Non brillando per originalità e piuttosto scarsino nel ritmo e nell’intreccio, opera che tuttavia ho letto con passione e che, a modo suo, induce a scrutare qualunque intento, qualunque emozione di chi desidera sentirsi libero in una realtà che concede ben poca comprensione.

Titolo: Fairy tale
Autore: Stephen King
Casa editrice: Sperling & Kuplefer
Prezzo: 21, 90 €
N° di pagine: 677
Trama: Charlie Reade è un diciassettenne come tanti, discreto a scuola, ottimo nel baseball e nel football. Ma si porta dentro un peso troppo grande per la sua età. Sua madre è morta in un incidente stradale quando lui aveva sette anni e suo padre, per il dolore, ha ceduto all'alcol. Da allora, Charlie ha dovuto imparare a badare a entrambi. Un giorno, si imbatte in un vecchio – Howard Bowditch – che vive recluso con il suo cane Radar in una grande casa in cima a una collina, nota nel vicinato come «la Casa di Psycho». C'è un capanno nel cortile sul retro, sempre chiuso a chiave, da cui provengono strani rumori. Charlie soccorre Howard dopo un infortunio, conquistandosi la sua fiducia, e si prende cura di Radar, che diventa il suo migliore amico. Finché, in punto di morte, il signor Bowditch lascia a Charlie una cassetta dove ha registrato una storia incredibile, un segreto che ha tenuto nascosto tutta la vita: dentro il capanno sul retro si cela la porta d'accesso a un altro mondo. Una realtà parallela dove Bene e Male combattono una battaglia da cui dipendono le sorti del nostro stesso mondo. Una lotta epica che finirà per vedere coinvolti Charlie e Radar, loro malgrado, nel ruolo di eroi. Dal genio di Stephen King, una nuova avventura straordinaria e agghiacciante, una corsa a perdifiato nel territorio sconfinato della sua immaginazione.

La recensione:

A metà del mese di marzo, ricevetti una chiamata improvvisa da un uomo che, solo dieci anni fa, non avrei ospitato in questo salotto letterario per niente al mondo. Stephen King, il re, per l’appunto, fende la folla stringendo a sé un guazzabuglio di storie che il tempo ha reso solidi pilastri. Venne nella mia direzione qualche anno fa con un romanzo storico, ma fece breccia nel mio cuore solo due anni fa, quando avanzai imperterrita nel baratro oscuro di una Meta oscura che malgrado il tono non propriamente idilliaco, quando giunsi fra le sue pagine, mi accolse calorosamente. Mi viene in mente, nel porre queste poche righe, che c’è un tempo per ogni cosa, e se non fosse giunto quel determinato romanzo, non credo che Stephen King sarebbe stato oggetto di grande attenzione. Perlomeno non per me. Di Fayry tale mi attrasse la bellissima copertina, la trama avvincente di un ragazzo che, per mera coincidenza, sarà protagonista di svariati eventi. E la sua storia, che si preannunciava ingarbugliata, aveva come protagonista la scoperta del sé, l’amore filiale e paterno ma soprattutto, il richiamo costante a falsi miti, leggende in cui la fabula si intrecciava alla fiaba.
Dovetti brigarci per farvi parte, la storia che mi è stata sussurrata sulle prime fu avvincente, bellissima, appassionante, nonostante il dolore, una certa tristezza che si irradiò dal mio spirito e che sono un tratto distintivo della poetica kinghiana. Ma io non avevo ben capito come mai questa volta l’horror avesse incontrato il fantasy, il paranormale, anche se di horror qui se ne parla molto poco, ma una volta arrivata dovevo assolutamente scoprire dove volesse andare a parare. Per quale motivo Charlie fosse stato il prescelto, nel bel mezzo di personaggi misantropi che combattono contro ogni ostilità pur di raggiungere i loro obiettivi, oscurati da una maledizione che agisce lentamente, macchia la nostra anima come un male incurabile. Abbracciando una realtà diversa ma inconsapevole di ciò che gli sarà dato, quasi un reietto che deve svolgere determinati ruoli e che inducono a porsi in situazioni a dir poco favorevoli. Quasi privo di identità ma che aspira ad un bene comune. Illeso a poter essersi sottratto all’arresto di un padre severo ma  negligente, spostandosi in un mondo molto simile al nostro che frantuma qualunque calunnia, qualunque assetto malvagio. Quasi uno scrigno magico che ognuno di noi custodisce e in cui si desidera viverci, prendendo il sopravvento nella quotidianità, il cui messaggio ha a che fare con l’idea che, sebbene il Male sia delle volte insopprimibile e imbattibile, accettare qualunque idea che possa contrastarlo, sbucando fuori quando meno le si aspetta, come moto di azioni umane irreprensibili.
Osservare la copertina, scrutarne la sua anima oscura e cupa mi aveva indotto a provare una certa emozione e fu davvero impossibile rimandarne la lettura. In realtà si trattava di qualcosa che per me non è sconosciuto. Ma leggere quest’ultima fatica del Re, mi ha lasciata addosso un manipolo di sentimenti che ancora tutt'ora non riesco a dare una forma. poco sorpresa, poco affascinata per tesserne le lodi. Quanto parecchio delusa nel non poter scorgere il King che ho amato con It, La meta oscura o 22/11/69, e quando tornai, mi sentivo diversa: la mia anima non aveva sprigionato una certa luce ma accaldata dal cuore di una storia che avrebbe potuto emettere più che un vagito, sul mondo..
Aggrappata morbosamente a un taccuino sgualcito e un po' logoro, ma in modo simbolico pur di dare nell'occhio, sono stata condotta lungo le strade di svariati mondi che hanno avuto l'aria di essere un fiume di rumori liquidi, che lentamente mi si sono riversati addosso. Qui mi si sono presentate delle cose bellissime; la casa, un giardino di una splendida tenuta, personaggi che hanno vissuto e respirato assieme a me. Una penna mossa da una mano invisibile che traccia un segno indelebile; una luce che divampa nella notte; il mondo di carta in cui amo vivere perfettamente reale e tangibile.
Una miscela disomogenea di colori che convergono in un quadro che avrebbe potuto essere bellissimo, un giovamento per l'anima dovuto dalla tenacia, da anni e anni di letture nel cuore della notte, mentre un drammaturgo invisibile componeva con il sorriso stampato sul volto. Una pace interiore perfettamente rimodellata e costruita come una corazza, abilmente realizzata mediante un momento di perpetua follia, che mi ha indotta a divorare le pagine di questo ennesimo romanzo. Non idolatrandolo né entusiasmandomi come avrei voluto, ma impedendo che qualunque forza maligna o qualche fato crudele cambiasse il corso del tempo.
Fiumi di parole che si riversano come un mare in tempesta, il piacere squisito dello scrivere e di rendere questa passione come un mestiere di vita, uno stile appassionato ma talvolta lento e ripetitivo che lenisce qualunque ferita nascosta, Fairy tale è l'ennesima prova letteraria che mi ha fatto dimenticare come talvolta la bellezza di una storia può entrarci dentro letteralmente. Nonostante non risponda completamente ad esso, ma, scoperchiando inconsapevolmente un vaso di Pandora, racchiuso in un giardino invaso dalla vegetazione, che mi ha condotta fra i parchi magnifici di una tenuta nello stato del Maine.
Una lettura che avrebbe potuto far trattenere il fatto, appassionante ma anche piatto e delle volte inutile, che ha vasti richiami alla letteratura medievale. Un intreccio di vite che arriva in sordina, rendendoci protagonisti di vicende già note, già lette e vissute, in un mare di ricordi che fluttuano nel tempo sempre più remoto.

Valutazione d’inchiostro: 3 e mezzo

2 commenti:

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