martedì, aprile 18, 2023

Gocce d'inchiostro: Stradario aggiornato di tutti i miei baci - Daniela Ranieri

Ero già irrimediabilmente attratta dalla copertina, e fino ad ora, non avevo mai nutrito il desiderio di leggere questo romanzo. Insito al Premio Strega dell’anno scorso, Daniela Ranieri si preannunciava talentuosa. Una voce tutta all’italiana da tenere sott’occhio. Per quanto mi riguarda, assolutamente d’accordo con chi aveva letto e giudicato questo piccolo capolavoro, al quale ho dedicato una settimana di pensieri, annotazioni, riflessioni importanti che, come una diapositiva, si sono fissate nella mia memoria e lì ci sono rimaste. Ma, dopo una lettura così intensa, si necessita di scrivere. Le parole, spesso stanziate lungo la corrente di un fiume, se non evocate, perdono efficacia se non evocate al momento giusto. Ed io, che amo scrivere, dovevo per forza immortalare quel momento in cui il cuore mi aveva sussurrato una particolare melodia, documentando qualunque aspetto valicasse l’autrice. Qualunque elemento sia stato messo sotto processo, auto criticato, quasi ipersensibile al mondo circoscritto, ma reso all’estremo in un rimescolio di pianificazioni cosmiche in cui ho potuto accogliere la nascita di questa storia apparentemente biografica, reda definitiva quasi assoluta, in un universo così compatto da cui è stato impossibile dibattersi, persino per la mia anima.


Titolo: Stradario aggiornato di tutti i miei baci
Autore: Daniela Ranieri
Casa editrice: Ponte delle Grazie
Prezzo: 20 €
N° di pagine: 696
Trama: Tutte le forme d'amore. «Una volta c’erano in Italia giornalisti che erano anche scrittori, avevano qualcosa da dire e sapevano dirlo. Oggi ne sono rimasti ben pochi: fra loro c’è Daniela Ranieri.» Alessandro Barbero «Dolce nel disincanto, feroce nella tenerezza. I suoi personaggi sono tragici, epici, comici e fragili come tutti noi. Nessuno in Italia scrive come Daniela Ranieri.» Maurizio Crosetti «Potente, labirintica, pietrosa (di quelle pietre che diciamo preziose) è la scrittura di Daniela Ranieri: un impasto tra l’ingegneria di Gadda, il barocco di Bufalino, il bisturi di Kafka, il martello di Nietzsche e l’onestà silenziosa di Marco Aurelio.» Vito Mancuso Una donna in dialogo perpetuo con sé stessa e con il mondo disegna una mappa delle sue ossessioni, del suo rapporto con l’amore e con il corpo, serbatoio di ipocondrie e nevrosi: il nuovo romanzo di Daniela Ranieri è un diario lucido e iperrealistico, in cui ogni dettaglio, ogni sussulto di vita interiore è trattato allo stesso tempo come dato scientifico e ferita dell’anima. Dalla pandemia di Covid-19 alla vita quotidiana di Roma, tutto viene fatto oggetto di narrazione ironica e burrascosa, ma in special modo le relazioni d’amore: le tante sfaccettature di Eros – l’incontro, il flirt, il piacere, le convivenze sbagliate, la violenza, l’idealizzazione, la dipendenza, l’amore puro – vengono sviscerate nello stile impareggiabile dell’autrice, un misto di strazio, risentimento, ironia impastati con la grande letteratura europea (e non solo). E forse è proprio la lingua di Daniela Ranieri il vero protagonista di questo Stradario aggiornato di tutti i miei baci, una lingua ricchissima di echi gaddiani, di irritazioni à la Thomas Bernhard, di citazioni, e allo stesso tempo inquietantemente diretta e inaudita, una lingua la cui capacità di nominare e avvicinare le cose è pari soltanto alla sua potenza nel distruggerle. Lo Stradario di Daniela Ranieri non è solo un romanzo: ha la sostanza di un corpo vivente che abita nel mondo, di una voce che avvince e persuade con la forza della grande letteratura.

La recensione:

La depressione è una natura sterminata e inodore dentro cui grida ma non si sente suono.

 
La brutta sensazione svanì, ma come avrei dimostrato qualche giorno dopo mi accingo a riportare queste poche righe, il presagio nei riguardi di questa lettura non fu del tutto sbagliato. L’abbraccio di benvenuto che scambiai con una talentuosa autrice come la Ranieri fu il primo ma non l’ultimo, spero, e una volta che i nostri corpi si toccarono, le nostre menti entrarono a contatto, sedendomi sulla mia poltrona preferita con il plaid e il Kobo posto sulle gambe a mo’ di leggio, ho desiderato rileggerla nuovamente non appena conclusi la prima sessione di lettura. Esagero se scrivo che avrei voluto azzerare il cervello, e rileggere questo romanzo come se fosse la prima volta. E, soppesando ogni cosa, riflettendoci bene e a lungo, ho valutato l’idea che, se desideravo tornare indietro, è perché la Ranieri aveva innescato un certo meccanismo su di me.
Non avvertivo più il peso dell’insoddisfazione, quei dubbi o perplessità che generalmente sorgono quando mi approccio ad un nuovo autore, sebbene il presagio non fosse del tutto sbagliato, ma fortunatamente questa lettura si rivelò molto più bella di quel che credevo. Quasi mi fossi imbattuta nella lettura di un diario segreto – non tanto segreto dato che l’ha condiviso con milioni di lettori – risucchiata continuamente dal centro del mondo, avvinta alla gravità  annichilente e distruttiva. Ed è in questo modo che mi sono ritrovata con lei, sola, con i suoi pensieri, a distanza di anni, libera dalla schiavitù e dall’utilità, affetta da ansia e da preoccupazioni varie che le impedirono di vivere tranquillamente.
Era qualcosa che opprimeva, uno stato emotivo che  annienta il nostro spirito dopo essere stati abbandonati, il vuoto che forma l’altro, ovvero l’anima dell’autrice che evapora. Proiettata nella prospettiva dell’eterno. Disgraziatamente non ho ancora conosciuto la Ranieri di persona, ma ho potuto conoscerla leggendo di lei, attendendo pazientemente quel momento in cui sarà possibile ripristinare un certo ordine. Spirituale e fisico. La castità, il continuo guardarsi dentro avrebbero dovuto condurre dritto dritto dinanzi alla serenità, alla pace, dimenticando ogni fallimento, ogni cosa, ogni offesa. Non sapevo né ne ero del tutto consapevole che fossi destinata a condividere gli insopprimibili fardelli che inconsapevolmente erano destinate a dubitare persino di se stessa, ed occupando quasi tutta la forma  di un opera metaletteraria, proiettata in un epoca che induce a sospettare gli uni degli altri, a non nutrire alcun ottimismo, perché ogni cosa trasuda disprezzo per il prossimo, il tempo e la discendenza.
La sua essenza, la sua origine deriva dal grembo paterno, da Dio, così onnisciente e misericordioso, ha dato voce e respiro ad un essere in terra, proiettato in un posto o in un luogo sconosciuto come sinonimo d’esistenza che consegue a scontri bellici e che, fra presenze che sfumano in ricordi messi a posto come ironie romantiche, testimoniano come ci sia una smagliatura nella storia, un buco nel divenire. Da ciò ne derivano forme di condanna in un’esistenza particolare che si contraddice continuamente, la cui voce che giunse alle mie orecchie fu così vacua ma netta. Decisa e perentoria, circoscritta mediante elementi che ruotano sulla modernità, sulla tecnologia, su qualcosa che dà credito a innumerevoli riflessioni, perciò continuo divenire a un vivere che apparentemente sembra non avere vita, davanti all’incontrollabile strisciare del mondo.
Cos’aveva di eccezionale tutto questo? La sua anima, credo. La sua stessa essenza, che non colpisce quanto perché parla d’amore: esso arriva per tutti, prima o poi, e quando meno lo si aspetta sconvolge completamente il nostro equilibrio personale. Quanto ci invita a guardarci dentro e a osservare come siamo e chi siamo e come ci comportiamo in relazione col prossimo, specialmente nel momento in cui viviamo un momento difficile. rinnegando qualunque tentativo di accogliere qualunque divinità possa aiutarci, sollevarci da qualunque intento maligno, ma ostacolo alla felicità, all’impossibilità di risollevarci da qualunque cosa, che risucchia continuamente in un corteo di immagini che restano sullo sfondo, la consapevolezza che nessuno è eterno e che dopo la morte non esiste più niente.
La memoria giunge da tempi in cui sono conservati l’arte e l’anima dei morti. Nel caso della Ranieri, l’amore a cui fa continuamente cenno, checché sia relativo alla letteratura, alla filosofia, ai profumi, ai gatti, ai suoi numerosi ex, sparpagliati come carte da gioco, funge quasi da tentativo per resistere all’inevitabilità della noia. Ciò che se ne ricava è un racconto di sentimenti, una mappa che conduce dinanzi al cuore, uno stimolo per non cadere, quanto spiccare il volo nel bel mezzo dell’Infinito.
Una conversazione fra anime, la mia e quella dell’autrice, che ruotò a ruota libera e andò avanti per una settimana, circa, con una donna che si esprime con una certa malinconia, un certo dolore di cui io non ho potuto fagocitare quanto depennare come un insetto fastidioso. Non bisognerebbe farsi annichilire dal peso insopportabile della vita quanto sapersi lavare continuamente l’anima con risciacqui infiniti di lava e ghiaccio. E, se lo si fa adoperando parole auliche, colte, zeppe di nozioni filosofiche che, nonostante delle volte mi hanno stancato, non hanno smorzato quell’aura magnetica, appassionante che avevo riservato a queste pagine, non avvertendo il cambiamento continuo dei temi trattati, numerosi e ricchi, quanto legati da un filo logico. Così composto, che non si è reciso nemmeno per un secondo, come mai mi era capitato di leggere, che si infilò nelle increspature del mio animo subendo il fascino dello sconosciuto, comprendendo il suo atteggiamento ironico ma diretto, il suo essere prolisso e dalla lingua tagliente, meticoloso e perentorio che in altri tempi mi avrebbe infastidito, eppure ammaliata, stupita dalla potenza, dall’<< annientamento >> di ogni barriera, ogni frammento della nostra anima, ora completamente esposta. Effetto scaturito quasi spontaneamente, forse più marcato dalla possibilità di aver accolto questa quotidiana odissea di una derelitta, una persona cui mi sono legata moltissimo. Perché la Ranieri è una delle voci italiane più belle di cui non se ne potrà fare a meno, una volta la si conosce, la si ascolta, stando sul podio invisibile dell’arte con una bacchetta, un piccolo strumento in cui dirige l’orchestra, la cui melodia scaturita è un essenza che colpisce e che solo mediante a una vera e propria rinascita è possibile liberarsi del passato.
Fu così che Daniela Ranieri entrò nella mia vita. Fu così che questa donna che aveva inconsapevolmente e non imboccato una certa strada entrò nel regimento della mia quotidianità come compagna di avventure e sventure, in alcuni momenti condivisibili, che a livello recondito pendette sulla mia coscienza con una certa forza, una certa importanza, disponibile a combattere una battaglia di cui si sa essere persa sin dal principio, ma straordinaria e indimenticabile per tutto il tempo che ne è durato.

Valutazione d’inchiostro: 5

4 commenti:

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