venerdì, luglio 07, 2023

Gocce d'inchiostro: Il mio nome è due di picche - Sandra Bonzi

Mi sono imbattuta nella lettura di questo giallo, tutto all’italiana, prendendo annotazioni sulla mia immancabile agenda, e, soprattutto, riconoscendo come, questa volta, il mio intuito si era sbagliato. Non completamente a dire il vero, ma in buona parte. Perché sebbene abbracci un genere di romanzo che io non amo – per niente! – la sua lettura è stata davvero piacevole e, a tratti, divertente. Perché niente di nuovo sul fronte occidentale in quanto sembra di leggere la scopiazzatura di tanti altri romanzi, o di vedere film o serie tv che spesso vedo su Italia 1, ma ciò di cui c’è da tenere presente è che speravo di non incappare nell’ennesima delusione. E sono contenta non sia andata così. E, facendo mentalmente tabula rasa su ogni cosa letta in precedenza, di questo filone, che mi avesse letteralmente atrofizzato il cervello, ho accolto quest’opera quasi come tentativo di dimenticare certe brutture del passato e di fingere non li avessi mai letti. Un buon espediente insomma per colmare certe lacune, oramai affidata nelle mani del Caso.

Titolo: Il mio nome è due di picche
Autore: Sandra Bonzi
Casa editrice: Garzanti
Prezzo: 17, 90 €
N° di pagine: 304
Trama: Quando i figli vanno via di casa è un momento difficile, ma lo è anche quello in cui tornano e non vogliono più andarsene. Lo sa bene Elena, che vorrebbe essere ovunque ma non nel suo salotto, trasformato in un ostello della gioventù. Ovunque, certo, tranne che a casa della madre e delle sue due amiche, che in tre fanno più di duecento anni. Eppure è proprio lì che deve andare, perché l'intuito di una giornalista non va mai in vacanza, men che meno quando una giovane donna viene trovata morta accoltellata nell'appartamento al piano di sopra. Parrebbe un classico caso di omicidio, ma Elena nota dei dettagli che la spingono a ipotizzare l'azione di un serial killer. O forse è l'età che avanza a indurle una visione distorta della realtà? Una cosa, però, la vede benissimo: suo marito Ettore, dopo una ventata di energia pura, è ripiombato nel torpore esistenziale. Per questo forse il magistrato Capelli, che segue le indagini, ha un'aria così interessante… Ma Elena stavolta è sola e non può contare nemmeno sull'aiuto del padre, alle prese con i dilemmi di un amore ottuagenario. Proprio quando non deve limitarsi a descrivere il pericolo a parole, ma si trova a viverlo molto più da vicino di quanto si sarebbe immaginata. Voleva un po' di adrenalina nella vita, ma forse quella che si trova a provare è davvero troppa. Sandra Bonzi torna con una nuova avventura per Elena Donati, tra una vita familiare sempre più complicata e bizzarra e un'indagine che arriva un po' per caso, ma le fa gola. Perché bisogna buttarsi nella vita, e lei ormai l'ha capito, anche se non sa a che prezzo.

La recensione:

Mi fu chiesto di leggere questo romanzo come ennesima opportunità di mettermi in gioco. Sinceramente, se non fossi così testarda e fin troppo coraggiosa, non credo adesso mi troverei qui, a riporre queste poche righe, e parlare di qualcosa o qualcuno che per mia volontà non sarebbe esistito. Non ce ne sarebbe stato bisogno, se non che avrei dovuto leggere un romanzo che avesse come protagonista un detective – se di sesso maschile o femminile non aveva importanza – e se le cose non fossero andate come sono andate avrei comunque letto quest’opera e l’avrei accettata così com’è.
Il secondo romanzo di Sandra Bonzi, anche se per me questo è il suo primo approccio, mi spedì non più lontana di dove francamente mi trovavo, ma in una fitta città italiana, con una donna semplice, divertente, coraggiosa e anche un po' pazzerella i cui dilemmi morali si fronteggiavano dentro al piccolo campus delle sue certezze vitali, la famiglia, il lavoro, ma leggermente inclinati da inquietudini e insicurezze varie, che inclinando quella corazza in stile classico, abbracciò la vita esattamente per com’è: parecchio crudele e amara, delle volte, ma anche molto dolce. La Bonzi, mediante un personaggio banalissimo e quasi ridicolo, arriva quasi a << sfotterla >>, apprendendo come è bene saper cogliere anche gli aspetti positivi, ottimali di ogni cosa, scovando una strada da cui sarebbe stato impossibile fare ritorno. Lieta di scoprire che questa visione coincide esattamente con la mia e che in fondo, in un pantano di solitudine e grigiore, è possibile scorgere anche la luce.
Ho pregustato la gioia di imbarcarmi su una nave che avesse come meta un luogo sconosciuto, e il senso di libertà e di appagamento che mi ha trasmesso addosso il romanzo della Bossi puntualmente mi entusiasmò come speravo. Il mio nome è due di picche non è stato il genere di storia che generalmente infervora la mia anima ma una stazione spaziale dove tutto è avvenuto repentinamente e velocemente e il mio vascello è stato un semplice romanzo; dalla mole ridotta, esile, la cui veste affascinante e attraente mi ha permesso di bearmi del mio inaspettato soggiorno. In Italia, luogo in cui è ambientata questa storia, la storia stessa mi sembrava diversa, pura, come se fosse stata gettata polvere affinché ci fosse quel magnifico sentore di fresco.
Dopo quasi tre giorni di immersioni fameliche e sfrenate nella dimore sconosciute di autori che alla fine hanno chiesto il conto, non mi fidavo più di nessuno. Attraversai questo posto ricordandolo solo come luminosa e soleggiata. Era diventata il mio paradiso terrestre, o meglio il luogo in cui sul finire di giugno ho fatto perdere volontariamente le mie tracce. Ho girovagato con spensieratezza fra i meandri più oscuri della mente umana, avanzando verso un baratro e non scorgendo più la luce. 
In pochi minuti sono stata trasportata fuori dai confini della realtà, da ansie o inquietudini, in compagnia di viaggiatori lasciati soli nell'immensità del cosmo - ce ne sono a centinaia - che mi hanno indotta a guardarli e a divorarli attraverso un semplice sguardo. Ogni cosa era avvolta da un irresistibile mistero: potevo rifocillare il mio spirito con altre letture, opere di autori sconosciuti o famosi ancora da leggere e vivere che, per curarmi, avrebbero avuto l'effetto desiderato. Si trattava di prendere una boccata d'aria fresca. Sandra Bozzi ha celebrato con grande fervore il mio apparire nel suo mondo e lo aveva fatto con un thriller avvincente, divertente, semplice e lo ha fatto con una storia particolare, poco originale sotto certi aspetti, deteriorata da un passato di cui si sa poco e niente, divorando l'anima di chiunque.
Leggere di figure ritratte come anime dannate che vagano lungo la riva dell'assurdo, avvertire la loro paura scorrere come un brivido sulla pelle, ha destato il mio fascino. Il tutto condensato in una storia il cui tema centrale è l’affannosa ricerca della Verità e ripresentato in tutte le salse, corrodendo e annientando lo spirito di chiunque.
Una trama un po' banalotta che scivola nei recessi della psiche umana, emergendo un muro di dubbi e perplessità che inquinano lo spirito, mi hanno lanciata abilmente nel sotterraneo buio di uomini ossessivi e maniacali, delle cui gesta non si conosce ne un inizio ne una fine e che non danno alcuna speranza di sopravvivenza. Mi hanno invitata a percorrere questa ennesima storia avvicinandomi a tentoni verso suoni, voci confuse, in capitoli che scorrono velocemente e che scandiscono un irrefrenabile tic tac fra passato e presente.

Valutazione d’inchiostro: 3 +

2 commenti:

  1. Voto basso, lettura poco piacevole; peccato! Grazie per la recensione

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    1. Non poco piacevole, sono non di mio gradimento.... Però non la sconsiglio

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