lunedì, agosto 28, 2023

Gocce d'inchiostro: L'estate che sciolse ogni cosa - Tiffany McDaniel

Per fortuna che sono stata paziente, ad intraprendere un viaggio come questo. La pazienza è una delle mie più grandi virtù, e pazientemente sono sempre andata lontana. Ho sempre visto molto più avanti dei miei coetanei, e presto o tardi mi sono guadagnata un discreto numero di soddisfazioni che mi hanno resa la lettrice che sono adesso. Questo romanzo mi diede l’opportunità di recarmi in un luogo che francamente non conoscevo, e con una certa libertà valicare i cieli celesti di un posto con l’unico scopo di farti venire voglia di restarci, nonostante ci siano celate alcuni assetti che mi hanno fatto storcere un po' il naso. Indicato come il rifacimento de Il buio oltre la siepe, credo che quello della McDaniel sia una buona prova letteraria, specialmente se si considera come questo romanzo fu il suo esordio, ma non tiene assolutamente confronto col capolavoro della Lee. Perché sebbene sia pregno di quella solennità, quella abulicità tipica dei poemi greci, è un invito a guardarsi dentro, scovare quella luce che è intrinseca in ognuno di noi e che ci aiuti a riconoscersi.


Titolo: L’estate che sciolse ogni cosa
Autore: Tiffany McDaniel
Casa editrice: Blu Atlantide
Prezzo: 18 €
N° di pagine: 384
Trama: Ci sono estati che ti entrano sotto la pelle come ricordi eterni. Per il giovane Fielding Bliss quell’estate è il 1984, l’estate che cambierà per sempre la sua esistenza e quella di tutti gli abitanti di Breathed, Ohio. Qui, in una giornata dal caldo torrido, il diavolo arriva rispondendo all’invito pubblicato sul giornale locale da Autopsy Bliss, integerrimo avvocato convinto di saper distinguere il bene dal male, e padre di Fielding. Nessuno in paese si sarebbe mai aspettato che Satana avrebbe risposto. E tantomeno che si sarebbe palesato come un tredicenne dalla pelle nera e dalle iridi verdi come foglie, eppure quel ragazzo uscito dal nulla sostiene davvero di essere il diavolo. A incontrarlo per primo è Fielding, che lo porta con sé a casa. I suoi genitori subito pensano che il giovane, che sceglierà di farsi chiamare Sal, sia scappato dalla propria famiglia, eppure le ricerche non portano a nulla, e in lui sembra esserci veramente qualcosa di impenetrabile e misterioso. Qualcosa che gli abitanti di Breathed non capiscono e li farà persuadere che quel ragazzo dalle lunghe cicatrici sulle spalle sia realmente quello che dice di essere: il diavolo. Intanto, un’afa incredibile scioglie i gelati e i pensieri e confonde i rapporti e le certezze, il senso del bene e del male, dell’amore e della sofferenza, della fiducia reciproca e della paura. Lirico, struggente, sorprendente e davvero unico nel panorama contemporaneo, L’estate che sciolse ogni cosa è un romanzo di una bellezza folgorante che segna l’esordio di una nuova, grande voce letteraria.

La recensione:

 

Viviamo ogni giorno con pensieri che giudichiamo giusti.. e se invece fossimo in errore?

 

Avevo un mondo piuttosto grande, a disposizione. Andai via di casa un sabato sera estremamente caldo e torrido, e per raggiungere il cuore di questa storia non credo mi sarebbe servito più di qualche giorno. Perché quella de L’estate che sciolse ogni cosa era un’accozzaglia di immagini, simbolismi in cui la città di Brethed, respirava e fagocitava anime. Quasi un Paradiso perduto in cui ci si incontra, si conosce, il suo naturale e ordinario meccanismo si fermò nel momento in cui accadde qualcosa di straordinario: il Diavolo arrivò in città. Forse una soluzione anima – corpo cui molti cittadini aspiravano per spiare in pace, o che potesse modificare le sorti umane, non solo perché un angelo caduto dotato di forza e potere era giunto per chissà quale motivo in questa landa celeste ma, se non così diabolico come narra la sacra Bibbia, evocava gli albori di una rivoluzione spirituale. Anti espresso a bassa velocità che avrebbe sferragliato come un treno in corsa, traballando e intonando un coro di strepiti mentre i più diffidenti avrebbero minacciato l’esecuzione, l’allontanamento, che cosa si sarebbe dovuto aspettare da un bambino definito però come Satana? Come avrei potuto restare seduta a leggere e guardare da una finestra virtuale dalla luce vaporosa e luminosa su uno sfondo famigliare e moderno?
Così bello da ricordare e celebrare Il paradiso perduto di John Milton la cui autrice trasse ispirazione dalle rovine sulle colline greche e romane, e quando non guardavo dal finestrino il mondomacerie che lo circondava, come un traghettatore di anime, carpiva corpi quasi privi di vita che volteggiavano in alto, un viaggio apparentemente normale ma che non ebbero una voce tutta loro. Un viaggio che sarebbe potuto apparire interessantissimo così come la figura di questo ragazzino/ Diavolo che volteggiavano come sbuffi di vapore fra migliaia di altri spiriti, solo che non ebbero una loro impronta, e per me che amo sguazzare fra i meandri di testi pregni di poesia, sentimentalismo, lirismo, in cui gli stessi personaggi << parlano >>, il modo migliore per conoscerli a fondo, non solo come opportunità per comprendere cosa mi piace e cosa no, ma attraversare tutto questo, e attendere di scoprire quale effetto avrebbe avuto su di me, perché questo mondo di balbettii che non lascia alcuna via di scampo dopo un po' perse la sua efficacia. Perché pur quanto la narrazione sia sorretta da una buona trama, da uno stile validissimo, certosino, è la stessa immagine del bambino/Diavolo a non avere una sua valenza. Una sua voce, nel bel mezzo di spettatori che disgraziatamente non lasciano un segno del loro passaggio ma unanimemente aspirano a una via di salvezza e di conforto.
Con nient’altro da discutere se non del mio personale giudizio, a fine lettura, le formalità prese, i tentativi di approcciarmi a L’estate che sciolse ogni cosa accrebbe da solo. Eppure, come dico sempre io, non dovrei farmi influenzare dai pregiudizi, dalle preoccupazioni, dalle perplessità che quella voce rinchiusa fra le sue pagine non giungesse al mio cuore. La situazione, dunque, si rivelò molto più complicata del previsto, perché aspettavo che qualcuno cominciasse a parlare, perché ingenuamente credevo che una voce dalla candida intonazione fosse chiara, acuta, tagliente, limpida da non far trapelare alcun dubbio su ciò che videro i suoi grandi occhi castani. Ma immersa in un’atmosfera ovattata, soffocante, ermeticamente chiusa che nel vago ottimismo della vita non fa trapelare nulla, se non la paura stessa, questa storia evidenzia come– se il mondo non fosse stato così ostile a individui dal colore di pelle differente dalla nostra, elementi di tragico/ comico che avrebbero potuto conferire al tutto un assetto più nefasto del previsto, restituendo così a queste pagine quel mero miraggio di cui tanto si è anelato nonostante sia ancora rivestito in incubo, il peggiore che si potesse immaginare, come non credere che nell’epoca che vivo vi sia ancora gente che non crede come i loro pensieri astrusi possano danneggiare la sensibilità di certa gente. Alcuni, addirittura, ad agonizzare nella tomba.
L’estate che sciolse ogni cosa, così atono e poco fragoroso, dunque, non è diventato parte di me. Più intimamente di quanto mi sarei aspettata, impreparata ad abbracciare un’opera come questa. Perché seppur proiettato in un mondo attrezzato e completo di amicizie create, inimicizie sancite, codardi, uomini umili e cordiali in cui il grembo famigliare è l’unico luogo in cui rifugiarsi nel momento in cui la riservatezza, il diritto di far baccano, la seduzione o lo stupro, l’adulterio o il furto violano la nostra sfera personale non funse da contrappeso a forme di sostentamento al nulla più assoluto. Frammento di vita in cui ognuno può rispecchiarsi, in cui l’individuo è quella massa informe, compatta, solidificata in un recipiente variopinto: siamo uguali a tutti gli altri, perciò dovremmo avere rispetto. A nostro agio con la terra che calpestiamo, con le forme di vita con cui ci adorniamo, possessore di luoghi che sebbene non garantiscano un certo benessere, una certa tranquillità spirituale e morale, lo fa sentire molto più grande di quel che è. Poiché l’uomo è un essere senziente solo se si guarda attorno, si pone delle domande, e combatte finchè scova qualcosa che solidifica non più quel concetto di << mio >>, bensì << nostro >>.

Valutazione d’inchiostro: 4

2 commenti:

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