Non c'è stata alcuna difficoltà a leggere opere di autori sconosciuti, una schiera di amici, di persone che, in una manciata di tempo, erano divenuti amici. Niente e nessuno mi persuase a sdraiarmi sul sofà che mi è servito da letto, coperta da un plaid colorato affinché mi riscaldasse. Pensavo che il rumore sordo dei miei pensieri avrebbe sovrastato ogni cosa; sicuramente il rumore incessante fuori della pioggia, che batteva contro i vetri della mia finestra. Ma non quelli di questi autori che, con una certa premura e solerzia, mi hanno trascinata, sballottolata in diversi posti, luoghi del mondo.
Questo ennesimo post penso dunque dimostri come, nel momento in cui io e queste storie entrammo a contatto, capii che questa volta c'era in gioco qualcosa di davvero importante. Anche se, guardando le loro copertine, forse, mi sono resa poi conto, che certi incontri potrebbero sembrare, apparire ambigui. Sollevano un mucchio di domande, perplessità, dal come io sia entrata in loro possesso, al come mi abbiano tenuta per mano, sino ad ora, nonostante il lasso di tempo. Ma l'idea realistica, minuziosa studiata del Caso, ha confermato ai miei occhi il diletto riportato ed riesumato in queste pagine. Conclusasi solo l'altra sera, confutando la validità di altri testi letti in precedenti, di pari passo ad altre storie lette e vissute.
La vita è bella, come diceva Benigni, ma a volte sa essere anche crudele e diabolica, e l’amore un buon surrogato dinanzi agli assalti esterni della stessa. Ma l’uomo quando si ammala vive l’emozione della malattia non facendo niente per guarire, se non affondando i suoi dispiaceri nel triste calice dei ricordi. E, giunti a questo punto, come guarire? Se non assimilando questo lento processo, e attendere i suoi effetti, i suoi influssi?
Titolo: Voltare pagina
Autore: Ester Viola
Casa editrice: Einaudi
Prezzo: 14 €
N° di pagine: 144
Trama: Curare le pene d’amore coi libri si può, ma bisogna saper leggere. C’è una storia giusta per ogni struggimento del cuore, il romanzo perfetto per voltare pagina: è cosí che la penna sulfurea di Ester Viola diventa un balsamo per lenire le ferite. Anna Karenina, Nick Hornby, L’amica geniale, Sally Rooney, Domenico Starnone, Frammenti di un discorso amoroso: nelle loro pagine ogni innamorato tradito, geloso o non corrisposto potrà trovare risposte impreviste alle sue domande impossibili. Dieci racconti irresistibili, un manuale di self-help letterario, una microterapia per cuori infranti. «Non esistono libri capaci di salvare la vita ai lettori, ma alcuni ci provano meglio di altri». C'è chi non si è mai ripreso dal primo amore; chi di amori ne ha mille, e nessuno buono; chi è tradito e vede tutti traditori; chi è tradito e fa finta di niente, perché la coppia funziona meglio in tre; chi è alle prese con un narcisista. E poi c'è la ragazza che dalla vita ha avuto tutto e adesso non le piace niente; quella che non ha avuto niente e pensa che niente è quello che si merita... In una Milano scintillante ma severa, soprattutto negli uffici legali frequentati dalla protagonista di questi racconti, proliferano solitudini e matrimoni andati a male, rimpianti per la provincia e dipendenze dai social network. Ma l'amore rimane comunque un affare complicato, basta rileggersi Anna Karenina. Esistono i libri medicinali? Quelli capaci di farci «voltare pagina» nella vita? Ci si rifugia nei libri per distrarsi, per trovare conforto, per capire meglio cosa non ha funzionato e non ripeterlo. Una pagina, un personaggio, perfino una frase: a volte bastano per curare una ferita del cuore, se non per raddrizzare una storia storta. Perché se trovi le parole per raccontarle, «le cose perdono la punta, l'ago e il veleno».
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La prosa verbosa, ricca di aggettivi, i segreti dell’editoria dipanati sulla pagina come lampi di luce, flash rapidi che denotano un linguaggio semplicistico, erano uno degli elementi più interessanti su cui porre delle domande. Mentre la realtà era ridotta all’essenziale, l’andamento era quello di una scenografia cinematografica la cui tecnica narrativa era costruita su riflessioni della protagonista, June, che si dibatteva fra la sua condizione di penitente e pentita, ammantata di quella potenzialità drammatica che strettamente legata ai fatti come un flash, crea un ponte o legame col passato, col suo mondo, avvolto però nel nulla, in una cortina di mistero, nostalgia.
Titolo: Yellowface
Autore: R F Kuang
Casa editrice: Mondadori
Prezzo: 22€
N° di pagine: 384
Trama: Che male può fare uno pseudonimo? Juniper Song ha scritto un libro di enorme successo. Però forse non è esattamente chi vuole far credere di essere. June Hayward e Athena Liu, giovani scrittrici, sembrano destinate a carriere parallele: si sono laureate insieme, hanno esordito insieme. Solo che Athena è subito diventata una star mentre di June non si è accorto nessuno. Quando assiste alla morte di Athena in uno strano incidente, June ruba il romanzo che l'amica aveva appena finito di scrivere ma di cui ancora nessuno sa nulla, e decide di pubblicarlo come fosse suo, rielaborato quel tanto che basta. La storia, incentrata sul misconosciuto contributo dei cinesi allo sforzo bellico inglese durante la Prima guerra mondiale, merita comunque di essere raccontata. L'importante è che nessuno scopra la verità. Quando però qualcosa comincia a trapelare, June deve decidere fino a che punto è disposta a spingersi pur di mantenere il proprio segreto.
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Esplica mediante un certo potenziale, espresso in una dolcezza inquieta, breve e incompleta il cui titolo, il colore, rosso, è riferimento alle quattro divinità animaliste della tradizione cinese che impartisce quei principi solidi mediante cui dovremmo muoverci, vivere mediante una goffa ma pertinace analisi individuale.
Titolo: Attenta, Cappuccetto rosso
Autore: Shoji Kaoru
Casa editrice: Einaudi
Prezzo: 18, 50 €
N° di pagine: 200
Trama: Tokyo 1969. La giornata di un ragazzo alle prese con le rivolte studentesche, una fidanzata permalosa che ogni due per tre dice di voler «mordersi la lingua e morire soffocata», signore della buona borghesia intente a combinare matrimoni, una dottoressa sexy e una bambina che lo farà piangere di dolore e di gioia. Un torrentizio flusso di parole in cui la polemica del giovane protagonista contro l’ipocrisia del mondo adulto e sempre intrecciata all’ironia e alla comicità. «La bulimia di "cioè", "in altre parole", "come spiegarmi?", "come farmi capire?" è la forma assunta dalla volontà di non cedere alla logica binaria del giusto / sbagliato, la rassegnazione accompagnata da un malcelato piacere nell'inseguire all'infinito un pensiero inafferrabile che è più sensazione che idea. Quando Kaoru si mette alle strette da solo ma è obbligato lo stesso a dare una parvenza di intelligibilità alle sue opinioni, allora ci investe con un profluvio di parole, i periodi si allacciano l'uno all'altro spasmodicamente in un rimando senza fine, i concetti si avvitano su sé stessi come in una spirale perpetua. Ma per nostra fortuna è un fiume di parole che si accompagna a una salutare dose di umorismo tutto sui generis, alla freschezza e all'ariosità di cui dicevamo e a un certo potere ipnotico» (dalla prefazione di Alessandro Clementi degli Albizzi).
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Non mi sono state impartite lezioni di fondamentale importanza. Solo esplicare forme espressive mediante cui ci si nasconde o protegge dal prossimo, dal Male assoluto, in cui la lotta inesorabile per la sopravvivenza trascina dalla morsa dell’incubo, mette in risalto il labile confine fra ciò che è necessario e libero arbitrio, memorizzando ogni loro mossa quasi un pulsante si azionasse dentro di me, trasformandosi in una presenza corporea.
Titolo: Guida al trattamento dei vampiri per giovani casalinghe
Autore: Grady Hendrix
Casa editrice: Oscar Vault
Prezzo: 14 €
N° di pagine: 464
Trama: Difficile la vita di Patricia Campbell: divisa tra un marito troppo impegnato col lavoro, i figli e l'anziana suocera, la sua unica oasi felice è un gruppo di lettura di libri true crime. Un giorno al gruppo si unisce James Harris, bello, misterioso e sensibile, che fa sentire alla donna cose ormai non provate da anni. Eppure c'è qualcosa di strano in lui: non ha un conto in banca, non esce durante il giorno e la suocera di Patricia sostiene di averlo conosciuto da ragazza. Quando alcuni bambini scompaiono senza che la polizia faccia nulla, Patricia e le amiche sospettano che James sia un serial killer. Sono loro ad aver letto troppi libri true crime o quello che si aggira nelle loro case è un mostro vero?
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Un bellissimo affresco di vita, il ritratto umano di un uomo attanagliato da una fame insaziabile e divoratrice di sapere e conoscenza.
Titolo: Dosoteviskij
Autore: Stefan Zweig
Casa editrice: Diarkos
Prezzo: 14 €
N° di pagine: 176
Trama: Per Stefan Zweig, tra i più grandi biografi del Novecento, dalla vita dei geni non solo possiamo scoprire la radice dei loro capolavori, ma anche la chiave per interpretarli al meglio. Nel Dostoevskij dello storico austriaco, letteratura e psicologia si intrecciano, si rispecchiano e si fondono tra loro. Analizzando minuziosamente l’esistenza del grande scrittore russo, Zweig ne tratteggia le luci e le ombre, mostra come egli riuscisse a vivere appieno anche le sofferenze più atroci, traendone ragione di vita e di scrittura. La povertà, l’epilessia, la deportazione in Siberia e le altre sventure che hanno caratterizzato la sua esistenza terrena sono per lui la strada che scende nelle profondità dell’animo umano e lo eleva verso l’assoluto; il crimine e il vizio sono vissuti sia come caduta sia come missione; il martirio e il peccato sono il nutrimento di un’arte che rifiuta ogni limite, ogni dettame.
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Non un modo per sopravvivere, ma il desiderio ardente di comprendere quale sia il cemento che tiene saldo ogni cosa. L’autore non si limita a raccontare la sua esperienza - perlomeno in minima parte -, ma a scandagliare quei romanzi dei suoi autori preferiti, e nel bene e nel male, abbracciando la scrittura proprio per interpretare meglio il mondo che ci circonda.
Titolo: Il manifesto del libero lettore
Autore: Alessandro Piperno
Casa editrice: Mondadori
Prezzo: 18, 50 €
N° di pagine:156
Trama: "I libri sono strumenti di piacere, come la droga, l'alcol, il sesso, non il fine ultimo della vita." Questo l'assunto da cui muove "Il manifesto del libero lettore". Un grido di gioia, un'invocazione al capriccio, alla voluttà, ma anche all'indolenza e all'insubordinazione: perché leggere è un vizio, mica una virtù; diritto, intima necessità, non certo un obbligo istituzionale. Ecco chi è il libero lettore: un individuo un po' strambo, allo stesso tempo credulone e diffidente, squisito e volgare, sentimentale e cinico, devoto e apostata; un rompiscatole che diffida della gente ma ha un debole per i personaggi, che alle fauste bellezze della natura preferisce le gioie segrete della fantasia, convinto com'è che non c'è verità senza eleganza, né arte senza rigore. È così che Alessandro Piperno ripercorre la storia di un precoce amore mai venuto meno, quello per i romanzi, lungo le rotte tracciate da otto giganti della narrativa universale: Austen, Dickens, Stendhal, Flaubert, Tolstoj, Proust, Svevo, Nabokov. Affrontandoli "con amore, certo, ma senza alcun ossequio, con il piglio del guastafeste ansioso di svelare i segreti del prestigiatore". Del resto, il genio letterario è un mago spregiudicato e immaginifico. Jane Austen ha creato dal nulla un genere tutto suo, tra fiaba e romanzo, che non smette di incantarci; l'arte di Tolstoj di introdurre i personaggi non ha precedenti né epigoni all'altezza; l'ossessione di Proust per i tempi verbali illustra come nient'altro la dedizione a un passato irrecuperabile. "Il manifesto del libero lettore" è un'opera che esprime l'entusiasmo di chi, non dimenticando le ragioni per cui, appena adolescente, contrasse il vizio di leggere, ritiene che i grandi romanzi, per essere assaporati, pretendano il piglio, l'ironia e il disincanto della maturità.
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Da questo trattato filosofico l’uomo assume il proprio ruolo nella società, o, perlomeno, tenta di coglierlo, contribuendo al mantenimento e alla continuazione della società o, viceversa, della distruzione. Come una forma inevitabile e inarrestabile a cui non si può fare altro che lasciarsi andare o rivoltarsi contro, con prepotenza e furia, motivati dalla conoscenza dalla consapevolezza che, dal distacco del mondo, derivano quelle mancate gioie, emozioni che invece un combattente passeggero che non è così illusorio alla vita affronta a testa alta.
Titolo: Naufragio con spettatore. Paradigma di una metafora dell'esistenza
Autore: Hans Blumenberg
Casa editrice: Il Mulino
Prezzo: 13, 90 €
N° di pagine: 148
Trama: "Naufragio con spettatore", che con la presente arriva alla sesta edizione, fu pubblicato dal Mulino nel 1985 ed è senza dubbio il libro che più ha fatto conoscere il nome di Blumenberg al di fuori della cerchia degli specialisti, contribuendo in maniera determinante alla fortuna di questo autore in Italia. Sono complessivamente otto i titoli di Blumenberg pubblicati dal Mulino. La ragione del particolare successo di quest'opera risiede nel fatto che essa offre, in cento pagine di eleganti analisi letterario-filosofiche, la storia di una metafora centrale nella civiltà dell'Occidente, quella appunto del "naufragio con spettatore" in cui si riflette l'atteggiamento dell'uomo dinanzi alla vita e alla storia: il bisogno di sicurezza e il gusto del rischio, l'estraneità e il coinvolgimento, la contemplazione e l'azione.
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Un omaggio alla vita, ai sogni, ai desideri. Un manuale per chiunque desidera percorrere la strada del conoscibile e della speranza.
Titolo: Tutto il bello che ci aspetta
Autore: Lorenza Gentile
Casa editrice: Feltrinelli
Prezzo: 19 €
N° di pagine: 320
Trama: Viviamo in un’epoca in cui niente è impossibile, dunque se le cose non vanno dev’essere per forza colpa nostra: Selene se ne è quasi convinta. Passati i trent’anni, non ha ancora trovato la sua strada: dove ha sbagliato? È stata l’ultima delle sue azioni impulsive, aprire un ristorante che ora è sull’orlo del fallimento, oppure è successo quindici anni fa, quando ha preso la sua prima decisione da adulta? È lì che sono rimaste impigliate le sue aspirazioni? Per scoprirlo, una notte d’estate fugge da Milano verso un paesino nel cuore della Puglia, il posto dove è cresciuta, immersa in una comunità spirituale, circondata dall’affetto degli amici e della famiglia. La valle è sempre uguale, punteggiata di ulivi e di trulli, con il mare che orla l’orizzonte. Peccato che, appena prima di arrivare a destinazione, il motore della macchina fonda e da lì in poi niente vada più per il verso giusto. Eppure, a volte sono proprio gli imprevisti a cambiarci la vita per il meglio. In attesa dei pezzi di ricambio, le viene messa a disposizione Amanda, una Uno rossa ricca di personalità con cui cercherà di raggiungere l’ashram dove viveva da bambina. E se non tutti sono rimasti fermi ad aspettarla, nel giro di poco Selene riabbraccia la vecchia tata Flora, fa nuovi incontri e decide di prendersi cura di un asinello di nome Virgilio, che ha tutta l’aria di sentirsi solo come lei. Tra gite in Salento, discussioni sul senso della vita, yoga e pomeriggi in cucina con persone che forse la conoscono meglio di quanto lei non conosca se stessa, Selene inizia a comprendere che a volte è necessario perdersi e sbagliare strada per trovare il coraggio di seguire i propri sogni. E andare finalmente incontro a tutto il bello che ci aspetta.
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Interpretando al meglio, producendo sulla carta non tanto quello che ho visto quanto l’aura lucente in cui è confinato. Un aura che, come una fiammella, lentamente si spegnerà.
Dramma di forte impatto che ha quasi connotati tragici, nonché ricerca di una strada quando non si ha la certezza di trovare una meta in cui i sogni, i ricordi, la realtà si fondono, un viaggio alla scoperta della propria identità, scovare un proprio posto nel mondo in cui si anela la felicità come l’antidoto di tutta una vita.
Titolo: Lo squalificato
Autore: Osamu Dazai
Casa editrice: Mondadori
Prezzo: 12, 50 €
N° di pagine: 120
Trama: Tre quaderni di memorie e tre fotografie. È tutto ciò che serve per raccontare la vita tormentata e dissoluta di Yōzō che, nel Giappone dei primi anni Trenta, vive diviso tra le antiche tradizioni della sua nobile famiglia e l'influenza della nuova mentalità occidentale: una lacerazione che fa di lui un individuo "squalificato". Incapace di comprendere gli altri esseri umani, soprattutto le donne, o di tessere relazioni autentiche, fin dall'infanzia Yōzō azzarda un'inutile riconciliazione con il mondo, finendo poi per nascondere la propria alienazione dietro una maschera da buffone e in seguito per tentare il suicidio. Senza cedere per un attimo al sentimentalismo, Yōzō ripercorre i fallimenti, le meschinità della propria esistenza, con fuggevoli lampi di tenerezza. Grande classico del Novecento, tra i libri giapponesi più letti e amati, Lo squalificato (1948) – qui tradotto per la prima volta dall'originale giapponese – esercita tuttora un fascino che va ben oltre le inquietanti similarità tra la vicenda narrata e la biografia dell'autore. Solo il genio letterario di Dazai Osamu, un Rimbaud dell'Estremo Oriente, poteva rendere con tale impeccabile rigore la sublime, sciagurata disperazione di un'esistenza votata all'annientamento.
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Non qualcosa di semplice, già visto o sentito, ma una storia straordinariamente incredibile. Non la storia di Lazlo Strange, a discapito di ciò che potrebbe dirci la trama. Non la sua, o quella di Sarai. Ma la nostra. La mia, la tua. La storia di ognuno di noi. Mi sono riempita i polmoni, ritrovandomi in quella famigliare intimità.
Titolo: La cartoleria Tsubaki
Autore: Ito Ogawa
Casa editrice: Neri Pozza
Prezzo: 18 €
N° di pagine: 304
Trama: La venticinquenne Hatoko discende da una genía di illustri calligrafe che, a partire dall’epoca Edo, hanno svolto funzioni di scrivane pubbliche. Questo, almeno, è ciò che le ha sempre raccontato la nonna, con cui la ragazza è cresciuta. Alla morte della nonna, Hatoko si ritrova a prendere il suo posto, sebbene a differenza di un tempo ora il mestiere consista – nella migliore delle ipotesi – nel tracciare in bella grafia un nome sulla busta per un dono in denaro, un’epigrafe in memoria di un defunto o il nome di un nuovo nato oppure, ancora, l’insegna di un negozio, il motto di un’azienda o una semplice dedica. È dunque una calligrafa tuttofare, con il pennello e l’inchiostro sempre a portata di mano, nonostante all’apparenza figuri solo come la proprietaria di una piccola cartoleria di quartiere. La cartoleria Tsubaki è un negozietto di articoli di cancelleria e il servizio speciale di scrivano non è mai stato pubblicizzato in via ufficiale. Eppure, grazie al passaparola, sono in tanti a varcare la soglia della cartoleria con le richieste più sorprendenti: Hatoko si trova quindi a redigere eleganti biglietti d’auguri, a compilare telegrammi di condoglianze per la morte di una scimmia, a comunicare la fine di un amore, tutto rigorosamente scritto a mano e senza mai dimenticare che il suo lavoro è molto importante, perché contribuisce alla felicità altrui. La nonna, del resto, le ha sempre ripetuto che essere uno scrivano al servizio degli altri significa agire nell’ombra, come una controfigura, per aiutarli a comunicare emozioni anche molto profonde. Un giorno, alla cartoleria Tsubaki si presenta un giovane sconosciuto che parla un giapponese alquanto stentato. Con sé ha un sacchetto di carta pieno zeppo di lettere con un indirizzo italiano e vergate nell’elegante, inconfondibile grafia della nonna di Hatoko. Lettere capaci di sovvertire tutto quello che Hatoko ha sempre creduto di sapere non solo sul suo passato, ma anche su quello della cartoleria Tsubaki.
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Una lettura davvero bella, sconvolgente, particolare da cui ne sono uscita inevitabilmente a pezzi. Ridotta in minuscoli pezzettini, perchè quello che avevo dinanzi non era più il ritratto di entità divisibili, ma masse compatte e indistruttibili che non hanno desiderato nient’altro che conforto, consolazione, accettazione. Poiché considerati come uomini << deboli >>, inferiori, timorosi della vita, di chi li ha sovrastati, spiriti dipendenti di situazioni caduti in trappole o giochi di vita strategici e insidiosi.
Titolo: Il respiro. Una decisione
Autore: Thomas Berhard
Casa editrice: Adelphi
Prezzo: 18 €
N° di pagine: 128
Trama: Come in un’allucinazione, il diciottenne Thomas Bernhard si risveglia un giorno in «un lungo corridoio» con una «infinita serie di stanze, aperte e chiuse, popolate da centinaia se non migliaia di pazienti». È l’ospedale dove Bernhard lotterà per sopravvivere a una grave malattia polmonare. Ed è una delle più nette immagini di «inferno» che Bernhard, maestro nella precisione dell’orrore, ci abbia trasmesso. Qui, in una stanza da bagno dove una suora passa ogni mezz’ora per alzare il braccio del paziente e sentire se ancora si avverte il polso, Bernhard decide di non permettere che gli uomini della sala anatomica con le loro bare di zinco vengano a prenderlo, insieme agli altri morti, come «sgomberando un magazzino di marionette». Decide di vivere. È un momento spartiacque: nella massima inermità, la massima determinazione. Così comincia una traversata delle regioni di confine fra la vita e la morte che è diventata poi, non solo un passaggio cruciale nella vita di Thomas Bernhard, e non solo questo libro, altrettanto cruciale, ma l’opera intera di Bernhard, che qui si mostra nei suoi due gesti originari: la testarda determinazione di vivere e la conoscenza immediata, quasi tattile della morte: «Qui, in questo trapassatoio, io mi ero imposto di non abbandonarmi alla disperazione, semplicemente dovevo lasciare che la natura umana, la quale si palesava qui, come probabilmente in nessun altro luogo, con assoluta brutalità, facesse il suo corso».
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Un romanzo che lascia segni concreti del suo passaggio, che ha fatto vibrare le corde dei sogni, e che, come una lieve carezza che sfiora il viso, conquista per la sua indubbia forza. Per l'energia, il coraggio che Arpino ci trasmette così bene. Un pezzo di vita che potrebbe essere di chiunque in cui ci si rammarica di quanto sia effimera la vita dei comuni mortali, ma illudersi facilmente che vivremo per sempre.
Titolo: La suora giovane
Autore: Giovanni Arpino
Casa editrice: Ponte delle Grazie
Prezzo: 13, 90 €
N° di pagine: 144
Trama: In questo romanzo, che Montale salutò come 'un capolavoro del suo genere', Giovanni Arpino racconta una storia enigmatica e trascinante, in una prosa veloce, ritmata e fluida, di presa immediata sul lettore. Sullo sfondo della Torino del 1950, tutta insegne FIAT e squilli di tromba nei cortili delle caserme, con il Po che scorre gonfio colore della terra, Antonio Mathis, impiegato quarantenne, uomo rispettabile ma senza qualità, privo di coraggio e di desideri, vive chiuso in una quotidianità insensata, tra una fidanzata del tutto priva di passione e futili, volgari colleghi d'ufficio. Ma da qualche mese cova un segreto indicibile dentro di sé. Sulla piattaforma del tram 21, ha incontrato lo sguardo di una suora giovane, piccola, bianca e rosa, di vent'anni, con cui instaura man mano un rapporto ambiguo, fatto di paure, attese, inseguimenti, esitazioni, presagi d'amore, in un crescendo perfettamente ossessivo. Arpino fa parlare Antonio Mathis in prima persona. Ma si scopre che è lei, Serena, questo è il nome della novizia, a tirare le fila della storia, con una incrollabile certezza di innocenza, con una astuzia infantile e contadina che ribalta il suo silenzio di mesi nella tintinnante loquacità di una notte.
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Un sogno estrapolato dai cassetti impolverati dell'anima di una sognatrice idealizzato come un tentativo di vivere in una realtà relativamente alla nostra in cui si prova ogni cosa: dolori, sofferenze. Tutt'intorno c'erano tante cose, a perdita d'occhio. Io dal davanzale del mio mondo le ho osservate, anche se da osservare c'è ben poco. Nulla se non fissare lo sguardo su semplici e apparentemente innocue figure di carta che, in una lotta continua per la sopravvivenza, lambiranno il nostro animo.
Titolo: Se per un anno una lettrice
Autore: Nina Sankovitch
Casa editrice: Bur Rizzoli
Prezzo: 9, 90 €
N° di pagine: 274
Trama:"Decisi di dare inizio al mio progetto di lettura quotidiana il giorno del mio quarantaseiesimo compleanno. Tutti i libri sarebbero stati quelli che avrei condiviso con Anne-Marie, se avessi potuto. Il mio anno di intensa lettura sarebbe stato il mio progetto personale di fuga dentro la vita." Per Nina Sankovitch è l'inizio di una folle impresa: concedersi - con quattro figli e un marito in giro per casa, tra liste della spesa, panni da lavare, merende da preparare e cene da cucinare - una pausa forzata dal mondo e dai suoi ritmi concitati. Ma soprattutto dal dolore della perdita, esploso dentro di lei con la violenza di un uragano alla morte di sua sorella Anne-Marie. Un dolore troppo profondo per limitarsi ad aggirarlo nella speranza di lasciarselo alle spalle. Dai libri Nina si aspetta di ricevere consigli e insegnamenti, distrazione ed entusiasmo, serenità e giusto distacco. Nei libri troverà molto di più. Questo è il racconto del viaggio che, iniziato tra pagine di carta, l'ha portata a ripercorrere le storie della sua famiglia e i ricordi di un'intera vita, alla ricerca della chiave capace di far scattare la serratura della felicità.
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La tangibile pienezza quotidiana che cozza con un effetto scatenante, la fluida irregolarità del tempo che è il miglior fondamento della vita di ognuno di questi personaggi insieme reggono nella realizzazione di un’illusione, una fantasia di specchi nel quale avrà un certo fondamento la pittura, vera e fondamentale per ognuno di loro.
Titolo: Il pittore fulminato
Autore: Cesar Aira
Casa editrice: Fazi
Prezzo: 16 €
N° di pagine: 150
Trama: Johann Moritz Rugendas, noto pittore tedesco dell’Ottocento, compie un viaggio tra la regione andina e l’Argentina insieme a un altro pittore più giovane, il fidato amico Krause. I due paesaggisti cercano il volto nascosto della loro arte e sono catturati dall’ignota immensità, che palpita di mistero; si immergono nella ricchezza della natura, nella sua specificità, nella vivida diversità rispetto ai climi e agli ambienti del Vecchio Mondo. Sono entrambi alla mercé di un mondo tanto fiorente quanto violento: da un lato ci sono gli indios, con la loro ferocia primitiva e le loro scorribande imprevedibili, veri e propri tifoni umani che i due europei sognano di immortalare; dall’altro c’è un tempo atmosferico mutevole e spietato. Sarà proprio quest’ultimo, con uno scherzo crudele, a cambiare le sorti del viaggio e della vita stessa del protagonista: un giorno, Rugendas viene colpito da un fulmine insieme al suo cavallo… Uno dei più stimati scrittori sudamericani di oggi, paragonato a Calvino e Nabokov per il suo allegro gioco letterario, torna nelle librerie italiane con uno dei suoi romanzi più apprezzati: una vicenda intrigante ed eccezionale, come il suo protagonista. Un viaggio suggestivo attraverso la bellezza, l’arte e il lato grottesco della natura.
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Un quadro brillantemente costruito in cui ogni pagina trasuda insoddisfazione, frustrazione, amore, dolore e che ammalia sin dal primo sguardo. Una storia in cui, questi manichini ombrosi che l'autore descrive, in una manciata di secondi, divengono "persone".
Una storia di redenzione di cui le parole fungono da espediente per poter trovare un posto tutto proprio nel mondo. Dovuto da una speciale predisposizione a scuotere e a scricchiolare l'anima di chiunque, planando lentamente fra le stanze polverose della mia coscienza, dopo una sfilza di letture di vario tipo.
Titolo: Ogni cuore umano
Autore: William Boyd
Casa editrice: Beat Bestseller
Prezzo: 15, 50 €
N° di pagine: 608
Trama: Che cosa spinge un essere umano a scrivere il suo diario intimo? Il bisogno impellente, a un certo punto della propria vita, di essere sinceri con se stessi? Di dirsi tutta la verità senza pudore, e gettare così finalmente luce su quegli aspetti della propria esistenza che non osiamo confessare neanche a noi stessi? Niente di tutto questo vale per il protagonista di queste pagine: Logan Gonzago Mountstuart, scrittore nato in Uruguay nel 1906 da madre uruguayana e padre inglese, e vissuto più o meno ovunque nel corso della sua esistenza. Logan Mountstuart scrive il suo journal intime per quello che lui ritiene lo scopo di ogni vero diario: venire a capo delle infinite personalità che compongono quello strano animale che è l'essere umano.
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Con un certo entusiasmo sono entrata in questo mondo e l'ho posseduto … o, per meglio dire, lui mi ha posseduto. Stringendomi la gola, senza darmi alcuna via di fuga. Tastando un territorio familiare e riconoscibile in cui ho potuto scorgere una parte di me. Una forma atipica di comprensione, spontanea come uno starnuto.
Titolo: Il paese dove non si muore mai
Autore: Ornalla Vorpsi
Casa editrice: Minimum Fax
Prezzo: 13 €
N° di pagine: 116
Trama: Nel paese dove non si muore mai, per le donne la morte è invece sempre presente. Muoiono in seguito ad aborti domestici oppure impiccandosi insieme a un'amica, con un filo elettrico che i bambini usano per giocare. O si annegano in un lago, per una storia d'amore disperata. Gli uomini spariscono soltanto e non vengono sepolti; forse sono stati fucilati, o forse no. Siamo in Albania, terra di polvere e fango, ai tempi della dittatura, ma il paesaggio di Ornela Vorpsi è un territorio letterario per eccellenza: esemplare, metaforico, universale. È Europa, ma potrebbe essere Africa, Asia, Sudamerica, un compendio tragico della condizione femminile e umana in ogni parte del mondo. In un italiano adottato come si adotta una speranza, e carico di espressività e di dolore, Ornela ci racconta l'antieducazione sentimentale di tutte le donne in mezzo alla violenza e alla solitudine, le loro storie di puttaneria e vergogna, di proverbi e cucine seminterrate, con una lingua simile a un bisturi.
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Servendosi di ogni forma possibile, distruggendo ogni cosa, ogni rimasuglio non avendo alcuna possibilità di sfogare e sfidare il loro potere. Soffocando sul nascere qualunque dissenso, assumendo il controllo cercando di riscrivere una storia in cui non si dimentica il passato ma lo si evoca in forme più potenti.
Titolo: Siamo vissuti qui dal giorno in cui siamo nati
Autore: Andreas Moster
Casa editrice: Il saggiatore
Prezzo: 21 €
N° di pagine: 200
Trama: Villaggio di montagna che vive di estrazione di calcare. Arriva uno straniero. In silenzio, lo straniero volta le pietre che stanno in cima al muro della piazza. In silenzio, lo straniero innesca la rivolta. È stato incaricato dal proprietario della cava di verificarne la produttività. Ma la cava è esaurita, il villaggio è condannato. L'orologio della stazione ticchetta. Un incidente, poi scompare una ragazza. La ritrovano nel bosco, cadavere stuprato. Sguardi sospettosi, sguardi minacciosi, lo straniero diventa il capro che deve espiare tutte le colpe di tutte le generazioni: quella dei padri padroni violenti; quella delle nonne e delle madri che l'hanno sempre accettato; quella delle figlie che madri ancora non sono ma inesorabilmente lo diventeranno. A meno che il treno non scenda finalmente verso valle, verso le città del mondo, verso un altro destino. Siamo vissuti qui dal giorno in cui siamo nati è la fiaba nera di una storia eterna, la storia della ferinità umana che si dà un ordine e poi è ferinità lo stesso, mascherata da società civile, col suo teatrino delle apparenze da salvare e le regole che fanno bene solo a chi comanda. È la storia dell'asfissiante brutalità fisica e psicologica del villaggio in cui tutti viviamo, resa da una polifonia di voci di ragazze, uomini e animali che si intrecciano e creano un rarefatto e doloroso canto universale. È la storia di uno spaziotempo indivisibile, infrangibile, monolitico, contro cui l'essere può solo schiantarsi - o da cui, al più, fuggire per esplorare l'alterità, assecondare la voglia di conoscenza, la speranza che non cessa.
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Proveniente da un mondo in cui la ragione spiega tutto e la solitudine è l’unica forma concreta per comprendere noi stessi. Dove ogni cosa è precaria, la certezza e l'incertezza divengono enormi masse congenite. In compagnia di un viandante che, a tentoni, diverrà poi fiore. La sua anima cresce e dà frutti e i suoi vizi lavati via dalla fatica del viaggiare, che reclama la nostra attenzione. In forme sofisticate e anonime di insoddisfazione, come aggregati di un universo nell’immensità del cosmo, sortendo l’effetto desiderato.
Titolo: Il banco dei pegni del tempo passato
Autore: Ko Soo Yoo
Casa editrice: Newton e Compton
Prezzo: 12, 90 €
N° di pagine: 256
Trama: Vicino a Seoul, da qualche parte nel quartiere dei ristoranti di una città di recente sviluppo, c'è un vicolo minuscolo, largo a malapena da permettere a due persone di camminare l'una di fianco all'altra. Alla fine di questa stretta viuzza c'è un banco dei pegni con un gatto nero e un'anziana signora che ne è la proprietaria. Non è un banco dei pegni come tutti gli altri, questo è speciale, perché anziché denaro presta una cosa ancora più preziosa: il tempo. Non a tutti, però, viene concessa questa possibilità; ognuno ha la propria aura, che può essere distinta per colore, e solo la proprietaria, in base a essa, può decidere chi è adatto o meno. Inoltre, il prezzo da pagare è molto alto: coloro che desiderano tornare nel passato per mutare qualcosa possono farlo, ma in cambio del tempo rimanente delle loro esistenze. Per alcuni questo non rappresenterà un problema, per altri l'orologio della vita giocherà a sfavore ed equivarrà a compiere una scelta determinante.














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