martedì, novembre 06, 2018

Review Party: La donna che non invecchiava più - Grègoire Delacourt


Osservare la gente il più delle volte rassicura. Vedere tanto dolore ovunque, con ferite permanenti, i cuori lacerati, le bocche cucite pur di non raccontare nulla, lascia sempre sensazioni alquanto sgradevoli nell'animo dei più sensibili.
Mentre leggevo il romanzo di Delacourt ho rivisto nella protagonista di questa storia un qualcosa di analogo; qualunque siano i motivi, nessuna donna può sentirsi vista o giudicata senza essere prima scoperta.
E avendo avuto una certa possibilità a osservare una donna come Betty, sebbene il mio campo d'osservazione non coincise con quello dell'autore, non mi è restato altro che seguire la strada che l'autore mi aveva spianato. Trarne un certo vantaggio, con in sotttofondo il ronzio dei pensieri che si elevavano alla mia vita semplice di lettrice.

Titolo: La donna che non invecchiava più
Autore: Grègoire Delacourt
Casa editrice: Dea
Prezzo: 15 €
N° di pagine: 224
Trama: Ci sono quelle che non invecchieranno mai, perché se ne sono andate troppo presto. Ci sono quelle che invecchiano senza troppi patemi, perché hanno altro a cui pensare. Ci sono quelle che fanno di tutto per sembrare più giovani, per negare il tempo che passa, per tenersi stretto il marito … e a volte finiscono per perdere tutto. E poi c'è Betty che, misteriosamente, smette di invecchiare appena compiuti i trent'anni - la stessa età che aveva la madre al tempo della sua tragica e prematura scomparsa. Sul volto di Betty il tempo scorre innocuo e trasparente come acqua. Sarà forse lo sguardo intenso e innamorato e di suo marito a tenere lontane le rughe? A scongiurare gli effetti degli anni che passano inesorabili? Man mano che la sua "anomalia" si fa più evidente, la vita di un tempo tranquilla di Betty comincia a vacillare. Perché un volto senza età è un volto senza storia, senza ricordi, senza passioni. Uno specchio vuoto in cui, presto o tardi, gli altri cessano di riconoscersi.

La recensione:

Conoscerò sogni senza svegli impietosi, una vita senza la paura di andarmene, senza il tempo di finire sola.

Com'era bella la donna raffigurata in copertina e come le si adattava alla perfezione il nomignolo che le era stato affibbiato! Doveva celare sicuramente un grande segreto, e presto o tardi l'avrei scoperto.
Da quant'è mi sono congedata da Matt Haig e dalla sua strabiliante storia, non avevo udito la chiamata di questa giovane donna. Se l'avessi udita, penso avrebbe spiegato i motivi per cui non gli avevo prestato così tanta attenzione. L'aveva vista una mia amica di penna, Angela, che esortandomi a conoscerla mi indusse a compiere un viaggio inaspettato, alimentato quanto fosse possibile sullo scalpore di un'importante rivelazione che presto mi sarebbe stata rivelata. Dopotutto mi sentivo appagata, quasi entusiasta, nel conoscere questo segreto che, Betty, la protagonista, celava così bene; poteva finire bene …. così, bene che non ci sarebbe stato niente di aggiungere alla fine, oppure invitarmi a riflettere e a comprenderla guardandola diversamente.
La storia che Delacourt si porta dentro, la genesi, i temi affrontati, le allegre allusioni d'amore e d'affetto valsero a rianimare quello che a mio avviso sarebbe stata una storia un po' scialba che, dopo una settantina di pagine, non mi aveva contagiata del tutto rendendomi quasi diffidente. La speranza che fra le sue pagine ci fosse una tormentata e intensa storia d'amore evaporò come neve al sole, sebbene Delacourt l'abbia scritta con parole che cozzano nel petto, soffocano nella gola e fuoriescono dalle labbra come condensa ovattata. Assaporare ogni cosa, con la consapevolezza che quello che circondava me e Betty fosse una realtà parallela che non sempre si è rivolta con gentilezza, con ilarità e che la felicità risiedeva invece nell'immobilità, non ha pienamente risposto ai miei istinti con una certa aria di umiltà, come ad ammettere che, si, Delacourt è stato piuttosto umile. Ma questa sana umiltà è stata ben lontana dal sentirmi << innamorata >> di qualcosa che ha un corpo ma non un suo battito, perché l'illusione fuggiva come un lampo, il freddo dell'abbandono o dell'incomprensione ritornava a beffarsi di questa povera donna, e lo squallore di questi momenti l'avevano condannata e riportata ancora una volta a mostrarsi ai miei occhi come di poco spessore.
Quanto sconforto a non poter  più riabbracciare la donna più importante della sua vita, colei che l'ha generata, e scoprire che la malattia con cui ella era stata condannata per sempre, Betty ne successe. Una strada lunga e tortuosa si era srotolata dinanzi a se, e senza aiuto e con poche simpatie avrebbe dovuto percorrerla.
Grègoire Delacourt ci parla di questa donna perennamente giovane come se, in una grande e sconosciuta città, il lettore resta acceccato dal profilo spigoloso di una protagonista sola e un po' incompresa, che come mura vecchie e ingrigite si staglia con uno strano profilo all'orizzonte. Io, da lettrice, mi ritengo concorde a questo pensiero; Betty ha in un modo o nell'altro destato il mio interesse.
In un pomeriggio d'inizio novemembre, all'insegna del tedio e della monotonia, m'incontrai con Betty e gli strambi personaggi che popolano le sue pagine occupando, anche se lentamente, un piccolo spazio che mi ha reso partecipe. Quando Betty parlava ed io rivestivo i suoi panni, entravo nella sua mente, arrivavo dritto dritto al suo cuore mediante messaggi non sempre comprensibili ma ricchi di un linguaggio che ho interpretato. La sua storia non ha risvegliato in me nulla di artificioso, eppure è stato terapeutico. La mia mente forse associa il potere dell'essere entrata a contatto, nonostante qualche piccola divergenza.
Quella di La donna che non invecchiava più è una storia che si è stanziata in mezzo al nulla e che, avvolta da una cortina di solitudine e insoddisfazione, è punteggiata da squarci di vita comune. Sprazzi di una vita lontana, passata, in cui si volge le spalle ai paradigmi della normalità e che, in poco tempo, la "condizione" di Betty diviene elegante artificio sconosciuto del disordine grazioso e distinto della natura. Una donna attanagliata dal passato e non propriamente libera che tuttavia ha risposto ai miei bisogni. Un romanzo particolare dall'animo sensibile che va a cercare emozioni nascoste nel più intimo dell'essere.

Invecchiare è doloroso e atroce. Significa lasciar svanire, senza poter fare nulla, la soavità della pelle, la sua grana lattea, vederla macchiarsi, diventare flaccida e cadente.

Valutazione d'inchiostro: 3

6 commenti:

  1. Devo dire che questa storia non mi convinceva molto e dopo le tue parole ancor meno, stavolta passo

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    1. Dipende da cosa cerchi, Susy! Io forse mi aspettavo qualcosina in più... ma tutto sommato non è una lettura malvagia ☺

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  2. Ciao Gresi, non conosco il romanzo e, al momento, non mi ispira molto...

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  3. mi è piaciuta molto la tua recensione ma non credo faccia per me il libro

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    1. Grazie, Chiara!! Non ti sconsiglio di provare, se ti incuriosisce ☺☺

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