Ha sempre governato la curiosità in me, curiosità letteraria, intendo, che distinta al mio carattere
riservato e discreto non sembra legato l’uno all’altra, e via via che mi cibo
di un romanzo dopo l’altro comincio a guardarmi diversamente, con una certa
consapevolezza, a vedermi come una persona che per la letteratura, le parole,
si avventurerebbe su qualsiasi fronte, inconsapevole di cosa impersonerò o
dove mi troverò. A un estremo ad un altro, in un torrente di parole che non so
mai dove mi trascineranno. Da lettrice matura, avvezza a certi particolarismi,
non mi sorprendo di niente e nessuno. Il romanzo di Madeleine Miller, Circe, di cui La
canzone di Achille languisce sullo scaffale da troppo tempo, colma un piccolo
vuoto che mi ronzava alla testa, un nodo allo stomaco, il respiro affannoso,
una coppia danzante di personaggi mitologici che si strinsero attorno.
La sua lettura si rivelò
meravigliosa. Bellissima e indimenticabile, che francamente non credevo potesse
essere così palese, specie perché vergata da uno stile che richiama gli antichi
poemi classici o omerici. Il suo spericolato viaggio, le sue folle avventure
mi piacquero tantissimo non perché enunciano la figura di una donna, la sua
forza, il suo coraggio, il suo voler essere donna. Bensì la sua stessa
esistenza. La Miller crea dal nulla un personaggio che per molti non è
sconosciuto, e non lo riveste in forma romanzesca ma come è nella stessa
Odissea. Non un personaggio che prende vita, ma una donna che ha già avuto vita
e che perpetua nel tempo. In forme sofisticate di amore, amicizia, alleanza,
timore, che inevitabilmente ha preso d’assalto il mio cuore, che aveva
diffidato del suo essere così piccola in un mondo di bruti e giganti e che mi
sussurrò una storia meravigliosa del suo divenire, moglie, madre, figlia e
amante, da cui ne scaturì un legame intimo e leale, come la cosa più bella
potesse mai accadere.
Titolo: Circe
Autore: Madeleine Miller
Casa editrice: Sonzogno
Prezzo: 19 €
N° di pagine: 411
Trama: Nella casa del dio
Sole nasce una bambina, Circe, tanto diversa dai suoi genitori e fratelli
divini. Ha un aspetto fosco, un carattere difficile e, soprattutto, preferisce
la compagnia dei mortali a quella degli dei. Per queste sue eccentricità, e
a seguito dei primi amori infelici, finirà esiliata sull’isola di Eea, dove
affinerà le arti magiche, scoprirà le virtù delle piante e apprenderà a
addomesticare le bestie. Qui il suo destino si incrocerà con quello di alcuni
dei principali eroi della mitologia classica: l’inventore Dedalo e il suo
figlio ribelle Icaro, il mostruoso Minotauro, l’avventuroso Giasone e la
tragica Medea, e poi, naturalmente, il suo amato Odisseo, ma anche il figlio di
lui Telemaco e la moglie Penelope.
La recensione:
La vita della maggior parte degli dei e dei mortali è legata al
nulla: si aggroviglia e si snoda senza un progetto preciso.
Il fascino che ho riservato a
questa lettura incominciò a palesarsi nel momento in cui meno me lo sarei
aspettata. Non ho mai nutrito un particolare fascino per la letteratura
classica e mitologica, ma penso che talvolta nella vita capitano momenti in cui
sono gli stessi romanzi a chiamarti, a reclamare la tua attenzione. Mi intrufolo
in un angolino del loro cuore, e intanto il sipario si apre su uno scenario
famigliare, ma remoto, zeppo di strani rumori incoerenti, l’eco lontano della
voce di cantanti, detriti mentali di qualche divinità, segni di un crescente
equilibrio psichico. Di primo acchito, Circe
si prosperò con le migliori intenzioni. Ma diffidente nel dover presto
patire i postumi di un così accorato entusiasmo, ho solcato i mari dell’isola
di Eea fiondandomi in una repentina sobrietà, in un intruglio di amori, lotte
fra il Bene e il Male, la Vita e la Morte, che gravano sulle spalle della
giovane Circe come un fardello troppo pesante. La Circe della Miller, però, non
appare frastornata e debole, ma un eroina coraggiosa, forte e indomabile che
disgraziatamente proiettata in un limbo oscuro, tenebroso, appiccicante, che
risponde ai suoi stessi bisogni, ai suoi stessi istinti, cammina in pieno fra
gruppi di titani e superstiti della guerra, che presto o tardi spiccherà il
volo, in mezzo a turbini di turbolenza e
timori vari. Cammina diretta da qualche parte – ma dove, non si sa – finchè non
trova ciò che sta cercando, un riscatto personale che gli antichi poeti greci e
latini incideranno sulla pietra.
L’anima di questa storia
intrappolata in un paesaggio luminoso ma anche tenebroso, che è rivestito di
uno stile solenne, poetico ed evocativo che nega alcuna distinzione fra vecchio
e nuovo, buono e cattivo, una donna imperterrita, coraggiosa ed ambiziosa nel
perseverare nei suoi scopi, fissata con un misto di rimorso e crudeltà, che condanna ad una vita ingiusta chiunque le
si pari dinanzi al suo cammino. Di Circe
e dei motivi per cui amava trasformare gli uomini in maiali è stato detto
tanto, ma non i veri motivi. La Miller, in questo romanzo, ci snocciola le
probabili conseguenze ma non ne spiega i motivi.
La mitologia greca quando la si
legge, bisogna leggerla a fondo. Attentamente e senza alcuna distrazione. Ed il
problema che incontri casualmente è la riluttanza di andare da qualche altra
parte, un luogo in cui amo vivere e nel quale farei perdere le mie tracce, se
tale opera ha un chè di straordinario. Sintonizzati sulla stessa scia, Circe ha interferito con i miei progetti
di lettura normalmente profondi e istintivi. Ed il suo esserci, la sua aura, fu
così accecante, luminosa, quasi bruciante, che mi ha inevitabilmente esortato a
voltarmi, a spingermi fra le sue braccia, ad eseguire macchinalmente l’ordine
di restare su questa piccola isola, fin quando ogni cosa non avrebbe sfociato
nella sua completa estensione. Il più delle volte, qualcosa che coincide con la
voce proveniente dal nostro cuore. Fra le pareti bianche della mia camera, con
la voce silenziosa di figure recise che, in una mancita di pagine, avevano
finito per raccontarsi. Catapultata fuori dalla realtà circostante, e
risucchiata nella fedelissima e scrupolosa intepretazione di una donna, del suo
essere combattente ma anche combattiva, da sempre stata nel mondo, ma celata ad
occhio nudo. Madeleine Miller ritrae alla perfezione questo personaggio, che
certamente avrà esaminato, studiato per tanto tempo, la sua brillante erudita,
suprema e sofisticata figura che torna agli albori con una splendida versione
del mito come lo ritrasse Omero. Uno dei rari casi in cui il retelling di una
figura mitologica non è ritratta in chiave romanzesca e che nel romanzo
appaiono distintamente, pregevolmente, perché saggio ampiamente vissuto di una
donna incompresa e, per molti, inosservabile.
I suoi vasti tesori di
immaginazione visionaria mi lasciarono addosso una strisciante ricchezza di
sentimenti. Il propagarsi di tanta caparbietà, con tutti i pericoli impliciti
per la sua famiglia che l’hanno da sempre considerata come il male per la
famiglia e la dinastia, catena di piccoli fatti assurdi, di coincidenze
miracolose, di avvenimenti e di persone che ritornano e poi mutano, sembrano
dotati di una qualche “magia”. Poiché in Circe
non esiste alcuna differenza fra finzione e realtà, e chi legge si sente legato
ad ogni cosa entro i limiti del possibile. Ed il mio ammaliamento nei riguardi
di questa storia è stato innegabile. Come con altri romanzi, anche questa
bellissima figura funse da emozione gettata sul mio cuore da una crudele legge
naturale.
Solenne e superstizioso poema
epico greco, caso fantasmagorico di voci e volti, di vaghi e possenti dei
apparsi nel minaccioso e silenzioso cammino degli umani per puro e semplice
tedio, zeppo di distrazioni realistiche, tragiche e amorose è penetrato al punto
tale d’immergermi in uno stato fra il fascino e lo sconcerto. La storia classica,
perfettamente esaminata ed ampliata di una donna, una regina, una moglie, un’amante,
che la Miller ha riesumato col suo tocco deliziosamente bucolico, in cui
fantasia e realtà divengono un tutt’uno.
Raccontato con la
consapevolezza di rievocare il ricordo di questa figura, capace di logorare
dall’interno lo spirito di chiunque. Suscita un empatia naturale, risvegliando
zone assopite nel fondo della coscienza, e che rivela quanto potere possiedono
gli individui se soggetti ad azioni sconsiderate e folli. Opera bellissima, che
mi ha resa prigioniera delle stesse colpe, degli stessi peccati della giovane e
avvenente Circe. Così raffinata, delicata, solenne come il suo originale
classico, che non lo fa sembrare un romanzo piuttosto un saggio in cui si
provano più sofferenze che gioie. Emergendo dal passato con un’immagine ben
definita e apprezzabile, i contorni perfettamente in linea a quelli ritratti
nell’Odissea.
Valutazione d’inchiostro: 4 e mezzo
Teşekkürler paylaşım için 😊
RispondiEliminaSana ☺️☺️
EliminaBom dia. Parece ser um livro maravilhoso. Obrigado pela excelente dica. Um excelente sábado.
RispondiEliminaO meno para voce ☺️☺️
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