sabato, dicembre 12, 2020

Gocce d'inchiostro: Veleno - Andrea Ferrari

 Letture di autori emergenti per ben tre volte di fila, letture di autori sconosciuti ma talentuosi e ambiziosi in pomeriggi freddi e solitari che si attorcigliarono ai bordi della mia anima e filtrato nell’aria che circondava il mio corpo, e poi il piacere di essere sorpresa, guidata dalla voce soave di un giovane lettore/ lettrice, e poi il piacere di scrivere, porre nero su bianco qualche riga, sapere che in una manciata di ore o minuti hai donato un sorriso, allietato cuori sensibili e non, cosa che in qualche modo prolunga l’intimità che si instaura fra lettore e autore. La storia che quest’oggi mi porto dentro, da poco conclusasi, detronizza i miei falsi pregiudizi a considerare buchi nell’acqua certe tipologie di lavoro.
Letture semplici come quella di Andrea Ferrari, che poi cela un messaggio particolare, la possibilità di parlarne, di ospitarlo nuovamente nel mio salotto virtuale dopo letture di svariato genere, introducono Veleno in una tipologia di romanzo che io ho attribuito come sensazionale. Sono rimasta abbastanza soddisfatta, ammaliata dai tormenti interiori che si agitavano dentro l’anima del protagonista, che come il suo precedente lavoro introduce aspetti fondamentali relativi l’individualità, l’imprevedibilità della vita e il nostro spasmodico confidare nel tanto momento in cui arriva qualcosa di bello anche per noi. La possibilità di guardarsi dentro, abbastanza a lungo per riconoscere la parte malata che alberga in noi di cui Andrea Ferrari evidenzia temi attualissimi e imprescindibili che hanno calamitato la mia attenzione.

Titolo: Veleno
Autore: Andrea Ferrari
Casa editrice: Catartica
Prezzo: 13 €
N° di pagine: 128
Trama: Dopo aver soggiornato in residenze psichiatriche e appartamenti protetti, Andrea, scrittore in declino, ora vive in un’abitazione privata. Abbandonato a se stesso abusa di farmaci, alcolici e droghe. La solitudine e il ricordo di una fidanzata scomparsa in giovane età gli causano una grave carenza affettiva, che crede di poter compensare quando nella sua vita compare un’intelligenza artificiale di sesso femminile. Durerà finchè non entrerà in scena Rahima, una donna di origini egiziane dal carattere remissivo e di una bellezza accecante. Sarà lei a determinare l’ascesa e il declino del protagonista, fino al sopraggiungere della fine.


La recensione:
Dovevo aspettarmi un lavoro egregio, eccellente dall’ultima fatica letteraria di Andrea Ferrari, che Sogni d’inchiostro aveva piacevolmente ospitato tre anni fa, e siccome ne ero rimasta colpita, inorgoglita di condividere le stesse ansie e paure del protagonista, feci il possibile per accoglierlo nel miglior modo possibile. Buttandomi così con un certo fervore in un vortice di attività produttive. Quando Andrea iniziò a parlare e finì qualche ora dopo, senza dirmi niente di nuovo ma rivelandomi qualcosa che mi ha contagiata, incuriosita, senza che ci fosse alcun beneficio di dubbio o perplessità, la sera tardi avevo buttato giù qualche riga nel mio vecchio e fragoroso computer, messo in ordine le idee e constatato come anche questo suo secondo romanzo è stato completamente valido.
Solitudine. Tema che scinde ogni cosa, che non funge tanto quanto come forma di recriminazione quanto di disamina di quelle forme di vita << affette >> da questo genere di malattia che all’opposto della tranquillità mentale a cui inconsapevolmente aspira chiunque di noi, mi fece riflettere molto. Apparve nel mio cerchio personale come un faro nella notte, un’idea strapolata dal nulla che prese poi vita in nient’altro che parole, frasi, notizie stantie e non che radunano un marasma di sensazioni altalenanti, riflessioni importanti su ciò che è fondamentale per l’individuo, ( la qualità ottimale con cui Andrea) miscela il tutto, in un poema di vita, un racconto in cui chiunque può riconoscersi. Alle volte che non ho compreso, non il racconto quanto il comportamento dello stesso protagonista la cui velleità ha un che di solenne e profetico, in cui mi sono mentalmente dibattuta per esortarlo a combattere ad allontanarsi da questo terribile baratro in cui era sprofondato. Andrea aveva un  bisogno disperato di nuova linfa e una bellissima distrazione, misteriosa e imprevedibile, sarebbe stato un passo nella giusta direzione.
A parte il fatto che sono stati scritti e letti in un periodo diverso, fra questo romanzo e quello precedente vi sono svariate similitudini. Si tratta di due opere completamente diverse per nomi e situazioni narrate, ma per tono, sensibilità e tecnica narrativa così simili che mi è sembrato spontaneo fare un tuffo nel passato e ancora più spontaneamente inorgoglirmi per essere stata allietata da un’altra bella opera. Perché Veleno, così come Ti faranno del male è dotato di un realismo straziante, tenero ma non sentimentale, profondamente umano, rigorosamente sincero, lirico. Frammentario e dirompente, audace, di un senso di insoddisfazione disarmante, inquietante, crudele che dice molto più di quel che sembra, affonda i denti in qualcosa di cui è impossibile non essere travolti. Ogni romanzo ha una sua anima, e ogni storia ci chiama, chiedendoci di essere letta, compresa e apprezzata.
Il pomeriggio in cui ho accolto Veleno, nel mio cantuccio personale, standoci dentro, mi ha fatto constatare come questa sia stata l’ennesima buona occasione per avventurarmi in una nuova travolgente avventura. In compagnia di un viaggiatore lasciato solo nell’immensità del cosmo, che grazie a un viaggio nelle profondità più nascoste del suo essere, avrà una buona occasione per riflettere sul suo destino. Sulla vita in generale. Visto da diverse prospettive, in cerca di una << cura >>, una missione che possa mettere a posto qualcosa dentro di lui. Ho ascoltato la sua storia come se l’avessi sentita da lontano, come un ricordo ripescato dalla risacca disomogenea del tempo, ho interpretato il modo in cui ha dipinto la realtà circostante, quella in cui lui stesso vive, dipingendola con modestissimi acquerelli nascosti nelle stanze buie del suo animo. Interpretandoli al meglio, producendo sulla carta non tanto quello che ho visto quanto l’aura lucente in cui è confinato.
Dramma tutto all’italiana che ha quasi connotati tragici, nonché ricerca di una strada quando non si ha la certezza di trovare una meta in cui i sogni, i ricordi, la realtà si fondono, Veleno è un viaggio alla scoperta della propria identità, scovare un proprio posto nel mondo in cui si anela la felicità come l’antidoto di tutta una vita.
Valutazione d’inchiostro: 4

4 commenti:

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