Anche questa storia, l’ennesima storia che parla - o forse no? - di libri, mi deluse moltissimo. Il marketing di questo libro è incredibilmente fuorviante e questo sfortunatamente ha inasprito le mie impressioni iniziali, al punto che è impossibile dargli un parere corretto. Il migliore che queste poche righe possano trapelare secondo le mie competenze, la mia esperienza. Si stava su una bella dimora moderna americana, in un paese sperduto, se non fosse che l’idea principale è che dovesse essere ambientato in epoca vittoriana, ma la cui presenza di alcuni elementi tecnologici dopo qualche pagina, quali videogiochi o biciclette, mi ha fatta storcere un pò il naso. E vari tipi di << espedienti >> in cui la narrazione oscilla fra salti temporali continui, fra passato e presente, nulla di così originale quanto prevedibile e statico, incoerente e illogico, raccontato << al contrario >> non rendendolo affascinante bensì fastidioso. Dopo una delusione letteraria inconsapevolmente la nostra anima rifugge in qualcosa che desti la sua attenzione, comunque inatteso, o almeno così sembrò all’inizio, e adesso che comincio a pensarci, non così inattesa, perché questo romanzo era in fila ad altre letture del periodo. Il motivo, dunque, per cui mi trovo nuovamente qui, a recensire l’ennesimo romanzo fantasy, e che mi sorprende a stare seduta nella mia poltrona preferita vicino alla finestra, fu che quando guardai a lungo la sua copertina poi, così, dal nulla, sapevo in un certo senso a cosa andavo incontro. Io che sono una solerte e alacre lettrice di classici avevo già la risposta pronta, e per me è una cosa assolutamente naturale immergersi in un mondo che mi ha incuriosita sin dall’inizio e che esplica nient’altro che il messaggio di sopravvivere. Ma come? Divorando i libri. E pur quanto l’idea sembrava allettante, non propinandoci niente in cui questa magia è stata palpabile lasciandosi assorbire da elementi quali la diffidenza, l’indifferenza, concretizzando nella delusione più totale.
Titolo: I divoratori di libri