L’illusione dura solo qualche attimo. Ci lasciamo trasportare, per qualche momento, da figure recise o meno dal tempo, dal tono gaio o smorzato di una storia, vecchia o nuova checchessia, e, nell’insieme delimitiamo quello che poi, alla fine, si rivela un viaggio. Di viaggi letterari questo salotto letterario ne ha ospitato moltissimi. Chi restando per più di qualche giorno, chi invece congedandosi senza nemmeno avvisare. Una nuova storia annuncia sempre qualcosa, e quello che ne deriva successivamente dipende da noi stessi. Ho letto questa seconda fatica letteraria dell’autore spinta dalla curiosità di scoprire se, il giudizio che avevo riposto a quest’uomo, prima che l’anno si concludesse, coincide con questa nuova storia, tanto nuova poi non era dato che emise il suo vagito quasi cento anni fa, ma non per questo da annullare o depennare.
Una volta letta, però, non ho potuto fare a meno di constatare come, seppur già dal principio avevo scorto qualcosa, questo forte desiderio di alienazione e liberazione coincise col mio, mi indusse a restare. A leggere, incuriosita a scoprire se il pensionato Tom Baldwin mi avrebbe conquistata, insoddisfatto di lasciare una vita pregna di impegni a qualcosa di noioso, gretto e arrogante.
Titolo: Nuove abitudini
Autore: R C Sherriff
Casa editrice: Fazi
Prezzo: 18, 50€
N° di pagine: 337
Trama: Londra, anni Trenta. Quella che per la maggior parte dei pendolari della City è una giornata di lavoro come tante altre, di certo non lo è per il signor Tom Baldwin: dopo oltre quarant’anni di ligio servizio presso un’agenzia di assicurazioni, è giunta l’ora del suo pensionamento. Può sgomberare la sua postazione, pensare agli ultimi saluti, ringraziare il direttore e i colleghi; un momento dal sapore dolceamaro, che inevitabilmente porta con sé pensieri malinconici. Ma durante il viaggio sul treno che per l’ultima volta lo riporterà alla quiete dei sobborghi dove vive con la devota moglie Edith, si scatena in Tom un profondo cambio di prospettiva. Se poco prima, infatti, l’uomo aveva la certezza che il pensionamento avrebbe segnato l’inizio della sua fine, una volta arrivato a destinazione è totalmente rinfrancato. La sua mente è piena di nuovi entusiasmanti progetti: finalmente avrà il tempo di dedicarsi alla casa e al giardinaggio, ma potrà anche soddisfare il suo appetito intellettuale, mettersi a studiare, realizzare il sogno di diventare uno storico e, grazie a qualche portentosa scoperta, farsi un nome tra gli esperti del settore. Una nuova vita lo aspetta! Sin dal primo giorno, però, le cose non vanno proprio come aveva immaginato. Cambiare completamente vita non è semplice, e presto se ne accorge anche la signora Baldwin, la cui quotidianità, fatta di piccole abitudini, è destinata a essere sconvolta dalla fastidiosa e costante presenza del marito...
La recensione:
I Baldwin erano una famiglia rispettabile. Di gente rispettabile, effettivamente, in letteratura, ne leggo a bizzeffe. Donne e uomini appartenenti a qualche casata, qualche ceto sociale borghese, proprietari terrieri o ricchi facoltosi che, nel momento in cui meno me lo aspetto, toccano il mio spirito, la mia anima per farci vedere cosa sono, chi sono, cosa celano le loro fragili membra. Ecco i Baldwin erano una famiglia rispettabile. E in letteratura inglese di famiglie rispettabili ce ne sono a bizzeffe, ma nessuno così bene in vista delle storie classiche che amo leggere e cibarmi. Vivendo la loro vita, ma, in un momento non specifico, entrando in coesione mischiandosi come una miscela disomogenea. A volte capita che in queste famiglie rispettabili non mi senta a mio agio: in La coppa d’oro, ad esempio,fui accolta con entusiasmo, ma i suoi ricchi membri non ci pensarono più volte a farmi sentire fuori posto. Eppure non ho mai retrocesso, quanto continuato a leggere ed andare avanti in attesa di qualcosa. Cosa? Di preciso non l’ho mai scoperto. Solo alla fine dell’ennesimo viaggio in carta e inchiostro, in cui quasi sempre ne esco zuppa di sensazioni altalenanti.
Affascinata o disgustata, annoiata o meravigliata, nell’insieme toccata da qualcosa che deriva da gente che continua a cucinare, a mangiare, a condurre la loro inutilissima vita senza aspettare la mia approvazione. E per me tutto questo è a dir poco affascinante! Perlomeno all'inizio, quando devo ancora conoscere i membri della famiglia, indisturbata e discreta.
Ed una volta che ci si è immersi a tal punto da non poter distinguere la realtà dalla fantasia, ciò che non riuscivamo a vedere a occhio nudo acquisisce significato. Successe però che con questa famiglia, quella dei Baldwin, qualcosa accadde, e ciò che accadde non mi rese nè pienamente soddisfatta nè pienamente delusa. A metà fra lieta di essere stata in loro compagnia, e annoiata dal poco colore di cui era pregna la tela della loro vita. Una tela che sfolgorava di luce, bellezza nel momento in cui il lavoro per Mr Baldwin imperversò nella sua vita come una seconda compagnia, una moglie, un’amica fidata. E lasciato solo nell’immensità del cosmo quando sopraggiunse la vecchiaia, il pensionamento, i ricordi apparentemente vaghi che si faranno strada nel suo cuore, quando meno se lo aspetta. Lui era considerato attivo, << occupato >> perché il lavoro lo teneva in vita, Occupava le sue giornate, portando in cima le sue priorità e il suo fabbisogno primordiale. Questa era la salvezza. La vita. Ma ora che la strada era divenuta scivolosa, pericolosissima, che fare?
Inconsapevolmente Tom danzerà verso la morte, metaforicamente parlando naturalmente, procedendo a ritroso volgendo però lo sguardo alla vita. Quasi una quieta bellezza, rivolta verso l’infinito, sperduta chissà dove, in cui l’anima avrebbe potuto ridursi in niente serbando però quelle ombre malinconiche del nobile destino che avrebbero potuto segnare l’esistenza di Tom, molto simili a quelle dell’autore.
Nuove abitudini fu quello spiraglio di conoscenza, nel bel mezzo di un caos atomico e straordinariamente brutto della seconda guerra mondiale, che si mostrò esattamente per com’è: grazioso ma incauto e sordo agli incauti sussulti del cuore. In un miscuglio di dialoghi interiori, voci dell'anima in cui è stato possibile cogliere quella di un fanciullo, ma dotato di un tipo di conoscenza annichilente che cade in basso tentando di scoprire sé stesso e il mondo circostante. Stendendosi come un sogno limpido, ma distante.
La vita non sarebbe così piacevole senza alcun stimolo, senza alcun scuotimento dell’anima, sorretta da certe estenuanti movenze che non mancano di bellezza o di nobiltà. Confidando che si progredisca dalla decadenza, non nascondendo niente e nessuno affinché si venga etichettati come detrattori, denigratori verso il prossimo e dunque allontanandosi dal mondo circostante. Smorzando i sentimenti, l’emozioni dominandoli al punto che ogni assetto negativo sia annullato.
Questa storia non mi ha convinta del tutto perché il suo autore, apparentemente delicato come un fiore, non è reso sensibilissimo né impegnato a fare dell’esistenza umana una spiritualizzazione della realtà attraverso l’arte quanto contemplandola semplicemente. Non attribuendo, per mio gusto personale, alcun senso, alcuna idea di voler essere sottratto dal mondo casuale, quanto come imprigionato in una gabbia da cui non vedrà mai la luce. L’oggetto si trova insito nell’anima dell’artista ma distaccandosi quando gli pare e piace. Non contenendo così alcuna immagine, alcuna idea di << interpretare >> la vita, ora che si districa ai suoi occhi come un serpentone lungo e solitario, né dissolvendo le delusioni o la malinconia, ampliando l’amarezza continua nella ricerca della stessa di sprazzi di felicità o appagamenti interiori.
Se l’avessi letto come acquietando i sensi non credo avrei potuto << adeguarmi >> alla filosofia del romanzo. Eppure, nella sua imperfezione, rappresenta la schiuma dei giorni di vita algida dell’uomo, di ogni individuo esistente sulla faccia della terra, proiettati però in un unico elemento, quello cioè riguardante lo stesso autore, impossibilitato a mutare, la sua anima trovasse riposo o ristoro. Ma collegato alla tradizione drammatica della letteratura contemporanea mediante cui l’autore adotta elementi essenziali, efficaci che prendono sunto da Kipling e da altri autori. Domandandosi come la vita possa anche donare piaceri, a cui ci si può aggrappare, ricavare gioia, anche se disgraziatamente presto o tardi sarà dimenticata.
Valutazione d’inchiostro: 3
Sembrava interessate, peccato il voto basso; grazie per la recensione
RispondiEliminaA te :)
EliminaCambiare completamente la propria vita non è facile soprattutto quando il cambiamento riguarda una coppia, marito e moglie. Mi sembra un libro interessante, una piacevole lettura, anche se, come in ogni lettura, ci sono pregi e difetti. Un caro saluto :)
RispondiEliminaGià. Inducono quasi sempre a porsi dei limiti, compiere delle scelte... Buona serata :)
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