lunedì, luglio 14, 2025

Gocce d'inchiostro: Gli ultimi fuochi - Francis S Fitzgerald

Francis Scott Fitzgerald sarà stato un tipo incomprensibile – mezzo genio e mezzo pazzo – di cui ho potuto però comprendere bene il suo stato d’animo sin dal principio. Dieci lunghi anni fa, quando di classici e letteratura, quella con la L maiuscola ne capivo poco, e reso sensibilissimo sin dalla giovane età. Fitzgerald toccò il fondo quando meno se lo aspettò e da cui lo stesso Fato gli impartì bene nel suo cervello, completamente atrofizzato in una massa gommosa di fili mentali squagliato e valvole di linguaggio bruciato da tormenti e preoccupazioni varie, l’attesa di riporre in pagine bianche pensieri che si sono avvicendati dentro e che sono un eco stagnante della cittadella caotica della sua coscienza che lo divorarono come tarlo. D’altra parte, scrivere è qualcosa che ha a che fare con il perfezionismo, specialmente quando di mezzo ci sono quelle onnipresenti necessità, e vedersi avanzare come un’anima in pena in mezzo a donne avvenenti e uomini ricchi, richiede una bella strigliata. 

Estraneo del gioco perverso in cui sarà trascinato, condannato a vagare per il mondo in fiamme che lo ha segnato, in cambio di qualche attenzione in più o di una promessa che adesso sembra la più dolce delle ricompense -, Gli ultimi fuochi è quel capolavoro mancato, pubblicato incompiuto e postumo, un oscuro labirinto che, mediante un montaggio di immagini a rapidità, trasmette una piacevole inquietudine per tutto il tempo della lettura e, strutturato alla maniera dei romanzi della narrativa contemporanea, è ambientato in un epoca in cui il tempo e lo spazio scorrono a loro libero arbitrio.

Lontanissimo dal tipo di storie di cui sono avvezza, una storia che non mi ha soddisfatta completamente proprio per il suo essere incompleto, che è una nostalgica rievocazione del passato, nonché rivisitazione di un intero mondo di tenebre e ombre. Quale mondo? Quello, naturalmente, dell’autore.


Titolo: Gli ultimi fuochi

Autore: Francis S Fitzgerald

Casa editrice: Mondadori

Prezzo: 12 €

N° di pagine: 176

Trama: Gli ultimi fuochi è il lascito di un romanzo incompiuto che Francis Scott Fitzgerald non terminò a causa di un attacco cardiaco, e che possiede tutte le caratteristiche del capolavoro letterario. L’autore vi lavorò quando la sua stella era declinata e aveva cercato, senza successo, di far carriera nel mondo hollywoodiano come sceneggiatore. La sua esperienza trova eco nell’opera che solleva il sipario sul retroscena del mondo della produzione cinematografica: Fitzgerald coglie la cupidigia degli azionisti e dei direttori amministrativi, il servilismo dei dipendenti, l’esibizionismo delle star e la facilità con cui si entra e si esce dalla scena, per essere abbandonati lontani dai riflettori. Si contano innumerevoli appunti e commenti dell’autore, intenzionato dunque a scrivere un romanzo curato nei minimi dettagli e quanto più fedele al mondo reale. Nulla, invece, è stato ritrovato sull’epilogo e l’incompiuto lascia sempre spazio all’immaginazione del lettore e a tutte le possibili alternative.

La recensione:

Il problema di quando abbracci l’opera di un autore che in passato hai letto, hai potuto assaggiare e gustare come un buon vino, qualcuno insomma che non è avvolto nell’anonimato, è che ti trovi automaticamente relegato fra i meandri di una storia che, se non mi fosse stata proposta, disgraziatamente non avrei dato un centesimo, e quindi condannata a raccogliere solo le briciole da un umile pavimento panchinaro. Da grande amante della letteratura, della scrittura, dei classici, non ho mai ripudiato una storia che, se scritta bene, checché essa fosse in stretta relazione con il mio animo, sarei stata contenta di leggerla, conoscerla, comprendere e o carpire l’anima se non mi fossi seduta sulla mia poltrona preferita, avessi aperto il romanzo e cominciato a leggerlo. A soli diciotto anni, un giovane Francis S Fitzgerald avvertì il disagio, le ristrettezze economiche, le continue e persistenti infrazioni sociali e politiche inflitte negli anni, inducendolo a maturare una certa dimestichezza ad interpretare la nobile arte della scrittura, e di cui Gli ultimi fuochi,  romanzo incompiuto per via della morte prematura del suo autore, è frutto di questa risposta. 

Come me, tanti lettori accaniti, quando aprirono il romanzo, ignoravano che sarebbero stati travolti da questo tipo di ondata, hanno preso al volo l’opportunità di leggere ancora di lui, e, la maggior parte, addirittura estrapolato dal loro genio intellettivo quel tipo di storie dette fanfiction che avrebbero dato una degna conclusione a un testo che solleva il sipario sui retroscena hollywoodiani, cogliendo la stupidità, la stoltezza, l’esibizionismo, la falsità. Un romanzo che, a quanto dicono, sarebbe stato il suo capolavoro. Ma non tutti fortunatamente o sfortunatamente camminano su questa scia, non tutti  hanno accettato di essere stati sballottati, qua e là, in questo montaggio rapido di scene hollywoodiane che tuttavia detengono una certa potenza, ma in cui il mondo è sospeso nel nulla. Perlomeno, non io. Non questa volta.

Dai contorni marcati, nel suo temperamento forte e un po' distaccato c'è stato tuttavia qualcosa di nebuloso, preoccupato, di vago persino nello sguardo, che involontariamente me lo aveva fatto designare come qualcuno a cui è stata strappata la felicità. Quella generale malinconia fra le quali militavano figure nette e nitide, spiccava quella di anime frustrate, insoddisfatte della vita, costantemente fiaccato dall’idea che quella buona stella che aveva brillato nel loro firmamento adesso aveva perso completamente la sua effervescenza. Disgustati, osservano il cielo confidando che un Dio buono e giusto li avrebbe lasciati stare: la loro anima avrebbe potuto guarire da questa incurabile malattia, poiché non era giusto essere maltrattati così, perché quel momento di fervore era stato completamente risucchiato. Uomini potenti e ricchi, che avanzavano verso nuvole evanescenti, che poi fluttuano verso il cielo. Una selvaggia immersione dell’anima era trascesa dalla stessa pagina bianca: il mondo per cui si combatte, o si rifugge si idolatra di forme vane o illusorie da cui tuttavia l’individuo non è del tutto immune e che, come una malattia, a tentoni scoverà una malattia.

L'eco lontano di una voce venata da una debole cantilena americana, che ha e che continua a corteggiare il mondo, questa volta non trascese con una certa durezza, con autocontrollo e disciplina del secolo. Non ero pienamente consapevole di quello che avrei visto, ma  questa volta non sono stata in grado di sentire ogni cosa. L'intensità, se non la natura, di tutto ciò che mi ha circondato è stata poco stimolante e persino lo scenario, tipico di una sceneggiatura hollywoodiana, confuso e un po' stantio, fra la gente che mangiava all'aperto e che ascoltava i fieri pianoforti meccanici dietro le viti dei piccoli estaminets di campagna.

Un’opera incompiuta come questa, forse perchè tale, fluttuò leggermente verso il cielo come una pista da ballo sui piani, dando al lettore la sensazione di essere solo nell'universo, sfamato da una miriade di parole, scaldato da un unica luce al mondo. Ma dotato di personaggi, che pur quanto brillano, si espandono, lusingati dalla mia presenza, rimpiangono nel silenzio delle loro riflessioni il mondo che si sono lasciati alle spalle, affacciandosi direttamente sull'oceano, e pronti per un cambio di rotta, un rimescolamento di atomi che avrebbero formato la molecola essenziale di un nuovo popolo.

Una magia che avrebbe potuto essere straordinaria, tutt'altro che normale, lirica e piena di turpitudini oscure dove avrei offerto completamente me stessa, anima e corpo, con abbandono e rigurgito di struggenti energie. Perfetta esaltazione di un reticolo di illusioni, amorose e non, creato su carta, che tuttavia resterà solo tale. Non trascende né valica alcunchè. Non contemplando ammaliata la sua bellezza, in quanto la mente era troppo impegnata per decifrare il suo linguaggio, raccogliendo nella sua essenza tutto quello che c'era al suo esterno per accaparrarmi. In cambio, io gli promisi me stessa con tutto il cuore, e in cambio di poco il battito di una risposta. La certezza di una vibrazione non completamente mia. Attimo dopo attimo, fluendo nella dolcezza dei baci, dalle lande deserte del mio animo.

Valutazione d’inchiostro: 3

1 commenti:

  1. Mai sentito; peccato il voto basso, sembrava interessante; grazie comunque della recensione

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