La notizia di pubblicare un post con protagonista indiscusso un autore che amo molto, ovvero Paul Auster, che inconsciamente giunse nel mio salotto virtuale già qualche anno fa, arrivò una mattina d’inizio dicembre, con un sole spaventoso che sembrava promettere niente di buono e nel mio tablet una storia che in poche ma indispensabili pagine racchiudeva elementi riguardo l’universo e il modo per cui si <<muove>>. Lì per lì certe notizie non mi procurano assolutamente nulla. Ma adesso che sono qui, seduta dinanzi alla scrivania, mi rendo conto come tutto ciò mi ha procurato una certa gioia. Questo espediente però fu la scusa di parlare nuovamente di Auster e in un futuro non troppo lontano, parlare ancora di lui, con cui ho nutrito un certo piacere nel condividere questa piccola gioia nel riportare i miei più nitidi pensieri, il mio amore così travolgente nei suoi riguardi. La testa mi esplode in mille domande, frantumi di pensieri, ognuno che va avanti da sé. Penso a quante ore di scrittura Auster abbia avuto bisogno; a chi può essere stato a bordo di questo vascello letterario, e a chi ancora non ha avuto il piacere di essere fra l'equipaggio. Un sentimento di innamoramento precoce costellato di arrivi solenni, lacrime, voci sommesse e corse frettolose nella libreria più vicina della mia zona, oltre che l'abietta eccitazione che tenne a bada i miei sentimenti in questo ultimo periodo dell'anno, oltre il semplice divertimento e lo svago, rivolto contro come un calzino e scoperchiato il cervello, scottandomi, gelandomi, mettendomi a nudo e scaraventandomi fra i venti furiosi dell'universo. Essere capitata con un uomo che si era compenetrato con i drammi e le delizie temporali è stata una meravigliosa sorpresa. Per gran parte del mio tempo trascorso fra le sue pagine, ho pensato come sia valsa la pena di rischiare e sfidare pagine e pagine in cui ho potuto riscontrare alcuni dei miei gesti nell'adolescente di una volta, nel suo temperamento, nella sua passione per i libri e la buona letteratura condita da esplosioni di umorismo, amore, violenza e diabolica turpitudine, fra sognatori passivi, sentimentali, destinati a trascinarsi per la vita nel desiderio e nel rimpianto. Ho confessato a queste pagine di diario la mia sete di esperienze e curiosità che, in questi primi giorni di settembre, ho riservato a Paul Auster.
Mi incuriosisce sapere qualcosa in più al riguardo. Mi piacerebbe sapere se si sente inquieto quando scrive, se sta alzato tutta la notte dinanzi al computer, se le sue esperienze sono le medesime di quelle narrate nei tre romanzi, riservate dalla vita o da qualcos'altro. Non so rispondere a certe domande che si sono affollate nella mia testa durante il corso della lettura; per la magia che si cela fra le sue pagine è bene che io rimanga una figura impersonale. Devo rimanere imperturbabile. Una conoscenza intima della lettura che sin da bambina mi lega con le sue risposte alle sue domande. L'atto del leggere è, di per se, qualcosa di straordinario, meraviglioso, ma quel che da sempre mi affascina è il mio atteggiamento nei suoi riguardi. O, per meglio dire, l'approccio che nasce fra me e gli autori. Qualunque mia esperienza corrisponde a un bisogno profondo della mia natura, così giusta e spontanea, ma talvolta penso che sono guidata da altri motivi. A volte ho il sospetto che qualcosa si imponga dalle mie esperienze mediante ragioni imprecisate. Accettando, addossando e andando dove le parole lo hanno condotto. In quanto scrivere non è altro che un pretesto, un alterità arbitraria, un modo per cimentarsi con l'ignoto. Un modo per poter sopravvivere e poi trionfare. E, scuotendole, un bagaglio di emozioni altalenanti aveva distorto la mia anima, rievocando con nitidezza quegli strani e forse per molti irrilevanti "dettagli" che a me hanno dato molto più di quel che credevo. Per esempio, che dietro a una prosa asciutta, semplice, si nasconde un abile lettore di anime.
Un poeta, un cantautore che mediante esperienze forse realmente vissute si è avvicinato alle cose, sottolineandole nel modo più accurato possibile. Resuscitando in un luogo che è il più abietto di tutti, dove lo sfacelo è ovunque e la disarmonia universale. Basterebbe aprire gli occhi per accorgersene, fra pensieri, cose, persone infrante. Non ci sarebbe bisogno di alcun confronto, alcuna disuguaglianza. Ogni cosa si riduce al caso, a un incubo di cifre e possibilità, in racconti che sono tetre, drammatiche ferite che di giorno in giorno divengono sempre più aperte. Ma cosa fare quando si ama profondamente un autore, quando ti guardi attorno e constati come la tua vita sia così inutile e inappagante, sei sdraiata sul tuo morbido letto e non ce la fai a non vedere i romanzi come una via di fuga? Una porta che porta dritto dritto alla felicità? Nel momento in cui ci si ferma a pensare ci si riconosce per chi effettivamente siamo: uomini che camminano e cha hanno passato la vita attraversando a piedi la città. Ripercorrendo luoghi dove negli anni si ha parcheggiato il proprio corpo, in luoghi che ben o male riconoscono una parte di noi stessi. Fra pensieri sparsi, cuciti, con la paura di ciò che potrebbe succedere se ci si lascia andare, codificati in una litania di fatti, eventi concreti tradotti in situazioni concrete, in modo tale da dargli un giusto viatico verso il luogo dove le parole devono andare sebbene non ha scritto di se, riesuma quello che per lui è in questo libro qualcosa di veramente profondo e personale. L'emozione dominante è la sorpresa, la rabbia, la negazione di non poter accettare qualcosa di diverso dalla normalità, così lacerante e distillata, che è emersa pagina dopo pagina. Si tratta di inspiegabili sentimenti, fantasmi di un desiderio bello e ardente sepolto nel passato, rivelazioni sconcertanti che sconvolgono l'universo personale di chiunque.
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