Buon
sabato, amici! Come state? Che aria si respira dalle vostre parti? Qui, in
Sicilia, il tempo oramai è così brutto che trasmette una certa malinconia, il
cielo ingombro di una massa informe di nuvole e pioggia. E, come le volte in
cui termino di leggere un romanzo, anche quest'oggi vi lascio il mio spassionato parere riguardo a Giorni di spassionato amore:D Così,
senza aver dato peso alle parole.
Augurandovi
un sereno e felice weekend, vi racconto come questo piccolo ma bellissimo
romanzo mi ha indotto a fiondarmi fra le sue pagine, con Natale oramai alle
porte. Alla luce fosforescente e brillante di un orizzonte che ammanta il cielo
della città in cui è ambientata questa storia, nella profondità di due esseri
umani che, inconsapevolmente, hanno finito per raccontarsi.
Titolo:
Giorni di spasimato amore
Autore:
Romana Petri
Prezzo: 14, 90 €
Casa
editrice: Longanesi
N°
di pagine: 205
Trama: Affacciato
al suo balconcino sul golfo di Napoli, Antonio guarda il mare pieno di luce e
ascolta alla radio le canzoni di Sanremo. Nel quartiere lo prendono per matto,
ma a lui non importa. Perché se Antonio è pazzo, lo è d'amore per la sua Lucia,
una lunga treccia nera e occhi screziati d'oro, che ha conosciuto in un giorno
lontano del 1943. La guerra li ha divisi, e anche se tutti gli dicono che il
suo è un sogno impossibile è con Lucia che Antonio spera ancora di poter vivere
giorni interminabili di purissimo amore, fatti di piccole, grandi cose: la
spesa, la cucina, le serate sul balcone, la passione. Ma quando la madre,
malata e preoccupata di lasciarlo solo, gli chiede di sposarsi con una ragazza
che lui non ama, Antonio non trova la forza di rifiutare, rischiando così di
veder svanire per sempre il suo sogno di felicità. Sullo sfondo di una
Posillipo piena di vita, voci e colori e di un mare placido e scintillante,
capace di svelare il significato dell'esistere a chi ha la pazienza di
osservare, Romana Petri intesse lo struggente racconto di un sentimento
totalizzante, di un amore dalla forza imprevedibile che sa sfidare e vincere
l'inesorabile scorrere del tempo e le crude leggi della realtà.
La recensione:
La memoria, rispetto agli anni che abbiamo vissuto, è poca
cosa. Eppure, anche così, siamo ettari, ed ettari di proprietà che ognuno di
noi possiede piena di ricordi che sono fessure.
L'amore, quell'ottenebrante e irresistibile desiderio di
cadere, quell'ebbrezza di felicità, si sa, è un battesimo magico che capita a
tanta gente. Ci si rende conto di questa strana felicità e, invece di
resisterle, ci abbandoniamo completamente ad essa. Eppure, quando capita a noi,
non si conosce ne il modo ne il tempo. Questo è sempre stato il mio
atteggiamento. E quando capitò al timido Antonio, era impreparato come tutti e
in un primo momento pensai che forse era come se davvero fosse successo a me.
Forse questa sensazione era dovuta dal fatto che, la storia
che l'autrice si porta dentro, la sentì come mia. Un modo per mantenere un
contatto, un alchimia che aveva dato vita a un legame, per accorciare le
distanze, che riempì il mio animo. Riuscire a guardarsi dentro con gli occhi di
un altro serve sempre. Ed è un'esperienza, questa, che in un modo o nell'altro
vivo quasi sempre sulla mia pelle.
Osservo ancora una volta la copertina, nel silenzio della mia
camera, riflettendo. Penso a quanto fosse triste, ritratta su uno sfondo chiaro
e azzurrognolo. Un orizzonte circolare come la terra, senza un inizio da cui
partire. Un moto veloce e perpetuo, che sta sempre in movimento. Il ritorno,
l'attesa quasi come un incenerirsi. Ero in Sicilia. C'ero arrivata per caso, ed
ero in compagnia di un uomo sommerso dalla corrente dei ricordi. Così
indelebili come l'inchiostro.
Per una manciata di giorni l'ho seguito come un'ombra, e solo
quando tutto finì gli fui grata per essere stato chiaro e sincero. Così
sensibile, quasi romantico, con una finta motivazione che oltrepassa i limiti
dell'impossibile. Incontrarlo è stato come essere travolti da qualcosa di forte
e inspiegabile. Un incontro/ scontro repentino, un amore che avrebbe potuto
spalancare le porte del Paradiso.
Il mio sguardo scivolava su quella copertina dai colori
pastello, eppure c'era qualcosa che ancora non riuscivo a mettere a fuoco. Di
cosa si trattava? Forse Antonio era troppo timido per confidarsi. Troppo
riservato, per rendermi partecipe di ciò che gli dettava il suo cuore. Anche
solo per qualche istante?
Fu tuttavia quando si avvicinò lentamente e posò le sue labbra
vicino al mio orecchio, che accadde qualcosa d'inaspettato. Dalla sua voce gentile,
delicata ascoltai una storia deliziosa, drammatica e veritiera che fu un
balsamo per la mia anima giovane e romantica. Il suo benvenuto mi sospinse al
largo, fra virgole di luce che trasmettono euforia e smarrimento, in una
piccolina cittadina, fra le braccia di due giovani dal cuore puro, il cui canto
d'amore mi cullò fra le sue braccia. Si diffuse come una fluida melodia,
animata da una volontà propria, e mi catapultò in un epoca che non è più
nostra.
In un pomeriggio d'estate del 1943, mentre l'odio, la violenza
e gli attacchi terroristici dilagavano come una malattia, una sferzata di luce
aveva illuminato l'oscurità come un fulmine. Una lunga treccia nera e occhi
screziati d'oro che intimidirono il timido Antonio, ma che, nella sua bellezza,
trovò la forza e il coraggio di sfidare il mondo e tutte le sue convenzioni.
Ripristinando gli elementi, oltrepassando i confini dello spazio e del tempo. Nella
tempesta impetuosa della vita, che in un primo momento potrebbe scaldare al
sole e in un successivo andare in frantumi contro gli scogli, così ripetitiva e
noiosa, in cui persiste una certa malinconia. Un forte e insano senso di
malessere, in quanto lui e la sua Lucia non hanno saputo lasciarsi contagiare
neppure dalla fugacità di un misero atto di felicità investita inevitabilmente
anche dal più insignificante. Circondati da lavoratori umili, ma bigotti
imprigionati nella solida cella della diffidenza e dell'ignoranza.
Tra le sue pagine mi sono nutrita di una certa tristezza
pensando al tempo che, ai personaggi della Petri, non è stato concesso. Alla
mancata libertà d'azione, ai giorni in cui hanno avvertito intensamente il peso
delle aspettative di qualcun altro, che non li appartenevano. Rendendoli ciò
che non avrebbero voluto essere, ma che sono stati: ragazzi sfortunati che
hanno dovuto fare i conti con la guerra e tutto ciò che ne conseguì.
La
vita è cosa grandissima ed è piena di altre cose che vengono una dietro
l’altra
per anni e anni. Fino a che si diventa vecchi..
Rabbrividendo dal freddo, il vento glaciale e pungente che
penetra dentro le ossa costringendomi ad avvolgermi in una massa informe di
coperte e piumoni, penso a quanta bellezza celino talvolta i romanzi. Quello
della Petri è uno di questi, profondo, travolgente, romantico, dolce che mi ha
soddisfatta come desideravo, e che è un bellissimo affresco sulla solitudine,
il desiderio di essere integrati nel mondo degli altri. Il racconto d'amore di
un uomo solo e incompreso, che non ha mai voluto essere tale, e della sua dolce
metà. Sul periodo di transizione all'età adulta, fragile nell'anima e
appassionato come un magico tramonto che, emanando una luce intensa cattura il
cuore in una stretta ferrea non lasciandolo più. Un analisi prettamente
realistica su un tema molto caro ai poeti romantici: l'anima. Descritta come
una grande attrice, che la morte sperimenta in continuazione. Libera di
interpretare qualunque situazione, cavalcare qualunque onda gigantesca.
Il romanzo della Petri mi ha indotto a divorare le pagine di
questa storia, con Natale oramai alle porte. Fra dubbi, paure, angosce,
lanciati come un urlo dalla soglia morale della loro insoddisfazione, Lucia e
Antonio alla fine divengono quello che non avrebbero voluto essere: due anime
perdute che entrano nella lotteria della vita. In cui l'arcobaleno inesauribile
dei colori dell'amore li ha trasformati in due amanti. Due creature legate da
un sentimento puro, sin dal primo incontro. Che si capiscono semplicemente
toccandosi, si cercano istintivamente guardandosi. Legati da un amore che
lentamente è andato a scemare, ma che trascina sull'onda del necessario.
Deliziandoci al punto che, pagina dopo pagina, divenivano ai miei occhi quasi
come un entità unica e perfetta.
...
perché solo nell'anima si trovano insieme, quasi a braccetto, vita e morte.
Un romanzo seducente che possiede una sua magia: quella di un
giovane uomo che, nel periodo della sua adolescenza, le fu impedito di amare la
donna dei suoi sogni. L'unica persona che abbia mai amato nella sua vita.
Ammaliante, drammatico, fa vibrare il cuore con una melodia
tutta sua, e appassiona come speravo. Si parla di un amore spasimato, di un
sentimento cocente che lentamente avvolge le nostre fragili membra, tutte cose
che amo riscontrare nei romanzi di questo genere. E che qui, se non ampiamente,
mi hanno soddisfatta davvero molto.
Convenzionale, nostalgico e, a modo suo, magico, Giorni di spasimato amore ha lo stesso
sapore delle storie d'epoca che qualche volta leggo. Semplice, triste e un po'
amaro, carico di una certa drammaticità che sedimenta dentro l'anima di chi
legge, è una storia appassionante che ha incontrato i miei gusti di lettrice. Un
inno agli affetti, all'amore, alla vita, alla speranza. Un romanzo per nulla
banale col quale l'autrice, Romana Petri, tesse una storia che profuma di
antico e di salsedine.
Tutto
è distinto nello stesso tempo congiunto, e ogni cosa dipende dall'altra,
proprio come il cielo e il mare che certe volte, a forza di guardarli, sembrano
un corpo solo.
Valutazione
d'inchiostro: 4+
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