giovedì, marzo 23, 2017

Gocce d'inchiostro: L'ultima riga delle favole - Massimo Gramellini

Mentre il mio percorso con il mio amatissimo Zafon prosegue impettito, come un ragazzino vivace ed energico che brama di conoscere il mondo, a qualche giorno di distanza dell'ultima recensione - il mio pensiero riguardante una raccolta di poesie davvero molto belle. Per chi fosse interessato, penso, dovrebbe concedergli almeno un'occasione -, quest'oggi la recensione riguardante un romanzo che languiva sullo scaffale già da qualche tempo che, come al solito, ha atteso il momento più adatto per farsi leggere. Una lettura a prima vista stupidamente banale in cui inevitabilmente ci si rompe la testa inutilmente su quello che ci circonda. E soluzione migliore in questo caso è stato quello d'inoltrarmi in un viaggio che ha lo stesso sapore dei sogni, assieme al piccolo Tomàs, dimenticando tutto e tutti e costruendo una storia che avesse solide basi. In realtà questa storia non è semplice come sembra. Forse lo sa lo autore, che l'ha scritta. Fra l'ignoto o il nulla che, in qualche modo, ho cercato di portare allo scoperto.
Titolo: L'ultima riga delle favole
Autore: Massimo Gramellini
Casa editrice: Longanesi
Prezzo: 12 €
N° di pagine: 262
Trama: Tomàs è una persona come tante. E, come tante, crede poco in se stesso, subisce la vita ed è convinto di non possedere gli strumenti per cambiarla. Ma una sera si ritrova proiettato in un luogo sconosciuto che riaccende in lui quella scintilla di curiosità che langue in ogni essere umano. Incomincia così un viaggio simbolico che, attraverso una serie di incontri e di prove avventurose, lo condurrà alla scoperta del proprio talento e alla realizzazione dell'amore: prima dentro di sé e poi con gli altri.
La recensione:

Per sempre felici e contenti, prometteva l'ultima riga delle favole. Invece siete finiti in una gabbia, e le sue sbarre le ha costruite il dolore.

Mentre vivevo senza rendermene conto in una realtà parallela di cui presto sarei entrata a farne parte, mi tornò in mente un romanzo che lessi due anni fa. Una storia strana e particolare. Per ammazzare il tempo ne riportai alla memoria tutti i dettagli. Il cuore colmo di un'indicibile tristezza. La mia sensibilità che diveniva sempre più intensa, quasi fastidiosa. Intanto a poco a poco ho sentito crescere in me un inspiegabile sentimento, che finì per trasformarsi decisamente in empatia. Un empatia tale da spazzare via il dolore, l'ansia, qualunque cosa. Cominciavo a ricordare chiaramente ogni cosa. Potevo sentire i battiti di un cuore maturo, la speranza menava fendenti alla mia anima giovane. Per l'ennesima sfida indetta su Facebook, il mio interlocutore era stato un ragazzino curioso e guardingo, e anch'io gli avevo prestato del tempo. E trattandosi soprattutto di un racconto biografico, una confessione sussurrata dalla soglia morale della sua insoddisfazione, in una manciata di giorni non ho fatto altro che prestargli attenzione, sin a quando non dovetti salutarlo. Nell'aria non si respirava nulla che potesse avere il sapore amaro del rancore o del malumore. Quando una storia non riesce ad appagarci completamente, o, in questo caso, donarci poco e niente, succede che ci si lascia scappare un opera del genere come sabbia fine sul palmo di una mano, così si finisce per dimenticarne chi o cosa racchiude. Però in fondo in questo disegno imperfetto, che mi ha tenuta lontana dalla realtà proprio come desideravo, la storia del piccolo Tomàs continua a bruciarmi. Sento ancora sulla pelle il calore e lo sfrigolio di un sentimento che brucia su una ferita aperta. Una medicina per il cuore e per l'anima avrebbe potuto risvegliarmi. L'amore visto come realtà, in un cimitero di cinici e rassegnati, e un ospedale per l'anima che avrebbe dato rifugio a chi ne ha veramente bisogno.

<< Ci innamoriamo di chi emana energia, e di regola i farabutti ne manifestano più dei sensibili. Ma quando i sensibili riescono a esprimere quella che hanno in corpo … il loro fuoco è tale che basta una scintilla a incendiarci tutte.>>


Intanto senza accorgermene la voce di un ragazzino aveva invaso le mie orecchie. La voce incerta e appena sussurrata di un piccolo uomo, dalla vita incerta, la cui identità è celata sotto strati e strati di ricordi riesumati dal tempo. Sentimenti forti e contrastanti, che, attraverso una tela di ragno legata debolmente, mi hanno solleticato la pelle. Con parole che non hanno avuto l'effetto sperato, ma che mi hanno colmato il cuore di qualcosa di inspiegabile, una stana visione del mondo, offrendomi rifugio. Senza chiedere nulla in cambio.

L'amore è l'energia di cui è composto l'universo, e il cuore umano uno dei canali attraverso i quali si riversa nel mondo. Spesso però il cuore è otturato e per riattivarlo è indispensabile che Cupido lo colpisca con una delle sue frecce.

Camminando senza fermarsi, senza rendersi conto che, arrestandosi, il mondo che credeva di conoscere esistesse ancora e liberasse quella parte prigioniera che ringhia e agogna la libertà, sono stati dolorosi ricordi a sommergere la sua coscienza, nel momento in cui le nostre anime entrarono a contatto. Provenienti dallo stesso pianeta, ma lontani, dopo uno sterminato viaggio che oscilla continuamente fra la vita e la morte.
L'ultima riga delle favole è una fiaba realistica ricca di profondità, piccole perle di saggezza, un po' crudele e inflessibile, che avrebbe potuto lasciare un solco profondo nel mio cuore di lettrice. Ho letto questo romanzo come primo tentativo di conversazione con un autore che conoscevo solo per sentito dire, che non ha avuto quasi alcun effetto su di me ne provocato alcun fastidio. Agro e un po' aspro in cui in gioco ci sono i sentimenti delle persone; ambiguo ma sentito come un ricordo estrapolato da lontano. Un viaggio nel più profondo degli abissi, l'IO, nella perenne lotta per l'amore e la vita. Colorato da particolari sfumature, in un miscuglio di fiabe celebri che tuttavia non impediscono a ritrovare il sorriso.
Un surreale dramma che offre qualche spunto per riflettere e che, nonostante la sofferenza poco accennata ma inevitabile, impedisce di renderci quello che effettivamente siamo: uomini vivi che sembrano morti perché hanno smesso di desiderare.

<< Non staccare mai lo sguardo dalla finestra di fronte a te. E' spalancata sul firmamento: appena riuscirai a lanciare il tuo desiderio, là fuori una stella si illuminerà d'oro. >>


Valutazione d'inchiostro: 3

10 commenti:

  1. Ciao Gresi, conosco l'autore ma non ho letto nulla di suo, non so se potrebbe piacermi oppure no: magari prima o poi gli darà una possibilità ;-)

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    1. Ciao, Ariel! Io ho dato un'occasione, la prima, a quest'autore, e non è andata granché... In futuro ci riproveró, però 😊 Se decidi di leggerlo fammi sapere 😊

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  2. Conosco l'autore ma ancora non mi convince...

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  3. non so se mi ispira...
    Buona giornata, Luisa

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  4. Ciao Gresi, bellissime le tue parole, capaci di affascinarmi come sempre. Non sai da quanto tempo questo libro mi chiama. Non so se sono attratta dal titolo o dalla trama, ma comunque sento di doverlo leggere. Spero che non si rivelerà una delusione!

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    1. Grazie, Maria!!
      Beh, il romanzo è costellato da tante piccole perle di saggezza che potrebbero essere interessanti, ma a lungo andare, la lettura cade nella monotonia. Quasi nel surreale. Se sei curiosa, leggi lo! Il mio percorso con quest'autore non terminerá qui, nonostante sia stato un piccolo buco nell'acqua! 😊

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  5. Ciao Gresi!
    Una volta avevo il libro in lista... poi l'ho tolto, e poi rimesso.
    Ora non saprei.. magari lo tolgo.
    DIciamo che sono un po' indecisa se leggerlo o meno!! :D
    TU che mi consigli?

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    1. Ti consiglierei di provarci!! Punto di forza di questo romanzo è che in alcuni punti è davvero profondo! 😊

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