Questi ultimi giorni di ottobre, dopo uno spassionato consiglio di
lettura a tema halloweeniana, non mi reputai ancora soddisfatta per tornare
nella mia comfort zone letteraria. Cimentarmi così nella lettura di romanzi di
autori che avevo sentito dire, osannati in ogni dove, era appena fattibile, ma
quest’anno avevo deciso che questo mese si sarebbe tinto di grigio. Il male
avrebbe invaso le stanze spoglie della mia anima e allontanarsi da tutto ciò,
volgere le spalle a qualcosa di così trascendentale sarebbe stato troppo arduo. Non
credevo nemmeno di pensarlo, figurarsi scriverlo, ma La metà oscura mi ha fatto
questo effetto; avvincente, seducente, sinuoso come una matassa che scioglie qualunque
nodo, ma anche una lunga arrampicata individuale che ha urtato la mia
coscienza, impossibilitandomi di muovermi, di andare da qualunque altra parte, sennonché con gli stessi personaggi kinghiani rivolti verso di me per una manciata
di giorni. Questa lettura ha sortito effetti devastanti, surreali,
incredibilmente straordinari che tuttavia hanno stonato con la mia idea di
horror o spavento, ma che ha tantissimi vantaggi per chi ama entrare e uscire
in storie sporche, psicologicamente malate che imbrattano l’anima dei più puri,
convinto a non desiderare nient’altro che divenire una parte di un tutto, ed
amare persino ciò che sarebbe stato più disgustoso.
Titolo: La metà oscura
Autore: Stephen King
Casa editrice: Sperling & Kupfer
Prezzo: 10, 90 €
N° di pagine: 490
Trama: Thad Beaumont è uno scrittore di successo che per anni ha
pubblicato romanzi con lo pseudomino di George Stark: storie violente e di
successo, che lo hanno reso ricco e famoso. Ora può finalmente scrivere con il
vero nome, ma non sa che la figura di Stark, la sua metà oscura, non intende
affatto sparire: più viva e spietata che mai, diventa una macchina di morte che
distrugge quanto incontra sulla strada che conduce al suo creatore. Per difendersi
da questa orribile minaccia, Thad dovrà spingersi negli angoli più bui della
sua mente…
La recensione:
Halloween, le sue atmosfere surreali, misteriose, oppressive come
un sudario che ricopre le nostre fragili membra, si volge oramai alla fine
quando Stephen King approdò nel mio cantuccio personale con un concetto di
scrittura assolutamente devastante e fuorviante sotto la direzione del mio
personalissimo istinto, un evento che ritengo inusuale ed importante perché di lui
e di storie di questo tipo non ho mai desiderato leggere. Uno squarcio sull’anima
irradiato in tutto il mio corpo. Nei giorni che hanno preceduto questa
recensione, accompagnati dallo scalpitio dei tasti di una macchina da scrivere
vecchia e giallastra, le mie letture hanno pronunciato il loro verdetto sulle
qualità simboliche di certe mie spericolate avventure. Il top del mio essere
lettrice! A quanto pare non mi spaventa niente e nessuno da un bel pezzo, poiché
quella de La metà oscura fu quell’eco
forte e altisonante che restituisce suoni spaventosi, orripilanti dal quale si
desume una forte crescita spirituale. Osservazione accurata della vita e di chi
ci circonda, ogni tanto nascosta, e che anela ad uscire fuori, nel mero dolore
dell’abbandono. E vista la facilità con cui mi ci sono immersa, inutile negare
quanto l’abbia trovato irresistibile, straordinario, prolisso ma parecchio
introspettivo. Qualcuno, qualche lettore amante di Stephen King, leggendo
questa recensione, non concorderà con me nel lodare questa lettura, ma
personalmente è stata non solo favorevole al momento che stiamo vivendo ma
invicibile nel contrastare qualunque remora o giudizio avevo preservato.
Ho così seguito le vicende di un giovane e talentuoso scrittore, Thad
Beaumont, contenta di leggere della sua vita, ma assediato da eventi,
situazioni irrivenenti, sbalorditive che qualunque aspetto difettoso avrebbe
colmato i buchi con le sue forti digressioni stilistiche e letterarie, e una
domenica pomeriggio mi vide stringere la mia nuova copia con un sorriso
stampato sulle labbra. Inalberando qualunque predisposizione a cambiare rotta,
più che altro non importandomene niente di altre letture. Perlomeno non adesso.
Più che altro i miei pensieri furono completamente rivolti all’esigenze di Thad
di scovare un margine di verità, in una coltre infinita e opprimente di dubbi e
perplessità, perfino quando i suoi cari, la famiglia, gli amici che lo
circondano, lo confortavano con la concretezza della sua innocente ingenuità –
cosa che Stephen King tratta egregiamente.
Avevo finalmente squarciato il velo del << mai letto
>>, quello che negli anni che avevano segnato il nostro incontro con 22/11/63 e avevano piantato il seme dell’adorazione,
mi sono trovata a vagare lungo la riva dell’assurdo durante un momento a dir
poco perfetto, quello in cui gli spiriti dei morti avrebbero albergato dinanzi
a noi, e quindi predispostissima ad un secondo incontro con Stephen King, cosa
che abbattè qualunque effetto concernente la constatazione dell’ennesima mera
delusione dietro l’angolo, impedendomi perfino di credere che gli scaffali
della mia libreria avrebbero presto ospitato qualche altra sua opera. E non
credo tarderò a realizzare questo mio proposito – già impegnata ad raggiungere
svariati obiettivi letterari, ragioni per cui mi reputo una novellina che si
appresta a conoscere i meandri kinghiani. Fantasia illusoria che si dimena alla
luce morente di un crepuscolo – più reale del mio irresistibile desiderio di
mangiare non ingrassando, in sostanza.
Se solo avessi ascoltato la vocina interiore della mia coscienza,
penso mentre ripongo queste poche righe, se solo la semplice soluzione non
fosse diventata così assordante e prorompente. Non che ne vada fiera, ma visti
i romanzi che ho ancora da leggere e vivere, quelle storie che languiscono
sullo scaffale cominciano ad avere un perché, quantomeno considerando i tempi
di lettura. D’altronde non mi era mai capitata occasione di infilarmi
insistentemente in una storia sporca come questa, fin ad ora. Sono sempre un
essere femminile che è dominata dalla diffidenza, dal riserbo, e quando gran
parte dei lettori osannano un autore io tengo ad allontanarmici
simultaneamente. Fin quando non è lo stesso autore a togliermi di dosso
qualunque dubbio, con cui stanzio in sua compagnia con immenso piacere, in
viaggi intercontinentali di cui non ho potuto fare a meno di serbare il
ricordo.
Il contrasto, fra ciò a cui sono abituata a leggere e ciò a cui
mi ci approccio per la prima volta, fu abbastanza chiaro. Una rigida
separazione tra ciò che voglio e ciò che desidero, la voluttuosa consapevolezza
di leggere qualcosa che andrebbe necessariamente letto e il cui incontro
rimando continuamente fin quando non se ne presenta l’occasione, l’impossibile
contro il possibile, le fantasie di una lettrice semplice contro le realtà
quotidiane, l’amore da una parte, il desiderio di conoscenza dall’altra. Tutto così
preciso e inequivocabile che alla fine mi aiutano a comprendere come questa
invisibile linea di confine non sia così netta come credo, e che l’amore che
nutro per la letteratura esiste anche grazie a questo.
Ed ecco dunque come, a fine ottobre, ho lasciato il mio santuario
magico per recarmi in un altro posto, in un luogo che ha sortito in me un certo
effetto, sin dal principio, per trascorrere qualche giorno in compagnia di
Thad, padre e marito amorevole, scrittore di successo e ammirazione. Stavolta nei
cuori algidi di personaggi il cui temperamento genera una certa confusione ma
arricchiscono un quadro già di per se ricco. Il tutto immerso in una gigantesca
piscina di misteri e paure, che galleggiano in un mare di dubbi e perplessità. In
una tensione crescente e costante di ansia e paura, con la fuorviante
sensazione di volersi rifugiare dietro a falsi miti o pareti impossibili da
abbattere che affiorano qualunque paura, qualunque parte oscura che alberga nell’individuo.
Poiché non è possibile sconfiggere qualcosa, se poi esso ci si rivolta contro
continuamente. Il tutto avvolto in una patina di nebbia, che ho tentato di
diradare inutilmente in un chiaro/ scuro che si era addensato sopra di me e
colorò il mio cerchio personale di scuro. Nessuno potrà eguagliare la scrittura
di Stephen King, nessuno potrà eguagliare il suo inarrestabile talento, nessuno
più ammirevole di un autore di questo calibro che mi hanno indotto a riflettere
su quanto domina il bene ma anche il male in ogni individuo. La metà oscura mi è piaciuto molto, mi è
piaciuto sin dal primo momento in cui vi ho messo piede, e sono certa che lo
sarà anche in futuro, perché il legame fra me e Stephen King è divampato come
una fiamma, e continuerà ad esistere perché d’ora in avanti soddisferò
qualunque desiderio di leggere qualcos’altro di suo.
Valutazione d’inchiostro:
4
Mai letto King e non credo lo leggero mai...ottima recensione, grazie
RispondiEliminaAlmeno un suo libro, leggilo!
EliminaLetto e amato, come tutti i romanzi del Re!
RispondiEliminaMi fa piacere 🤗🤗
EliminaBoa tarde. Autor maravilhoso. Obrigado pela dica. Um excelente início de semana.
RispondiEliminaGrazias 🤗🤗
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