mercoledì, ottobre 21, 2020

Gocce d'inchiostro: Gli amici silenziosi - Laura Purcell

Una lettura a cui mi sono approcciata con una certa curiosità. Curiosità e un forte interesse perché di questo romanzo avevo letto un mucchio di recensioni positive, ed era da troppo tempo che agognavo questo momento… quale miglior periodo, se non questo, per non immergersi in una lettura che si tinge di nero? Forse questo è stato un pensiero fin troppo affrettato per sapere se effettivamente Gli amici silenziosi avrebbero funto da miglior approccio halloweeniano, per sapere chi e cosa fosse realmente, perché ad un certo punto della sua lettura, che è anche il momento più cult dell’intero romanzo, quel momento particolare che avrebbe reciso un certo legame fra me e la sua protagonista, Elsa, questi amici con cui si avvicenderà, mi furono totalmente estranei con i numerosi tentativi di inimicarmi figure d’ombra che si sono impossessati della mia vita, deformandola del tutto. Eloise rifugge da ciò immergendosi totalmente in uno stato di quieta malinconia, sofferenza dell’anima che sebbene spicchi continuamente il perpetuo desiderio di rievocare i ricordi affinchè essi possano acquietarci, il tutto è avvolto in una patina appiccicosa e fastidiosa di mistero, tedio, preoccupazioni che non si discostano più di tanto dalla sua anima semplice e insulsa. In quanto lo stesso romanzo è un cantuccio immerso nella paura, nello sconforto, che genera solo quest’ultima sensazione. Sgradevoli sensazioni di inappagamento, tormenti che risiedono nella sua anima sola e incompresa a non poter sfuggire dal purgatorio del suo passato. Intrappolato in un pozzo oscuro da cui è impossibile scorgerne la luce, ricerca perpetua fra il labile confine della razione e la coscienza.

Titolo: Gli amici silenziosi
Autore: Laura Purcell
Casa editrice: DeA Planet
Prezzo: 18 €
N° di pagine: 382
Trama: Inghilterra, 1865. Rimasta vedova e incinta del primo figlio, la giovane e inquieta Elsie parte alla volta della tenuta del marito insieme alla zitellissima cugina di lui, Sarah. Ma in quell’angolo di campagna inglese remoto e inospitale, l’opportunità di trascorrere in pace il periodo del lutto diventa qualcosa di molto più simile a una prigionia: un esilio opprimente in attesa che l’amato fratello Jolyon giunga da Londra a salvare Elsie dall’isolamento e dalla noia. A distrarre lei e Sarah dalla cupa atmosfera in cui sono sprofondate, solo l’intrigante diario di un’antenata dei Bainbridge, Anna, vissuta e tragicamente morta più di duecento anni prima; e la stanza in cui giacciono ammassate decine di figure di legno dalle sembianze realistiche e straordinariamente inquietanti. Quegli “Amici silenziosi” che Anna si procurò allo scopo di deliziare ospiti illustri, presto costretti a ripartire in circostanza mai del tutto chiarite.

La recensione:

Parlare negativamente di un romanzo a cui avevo riservato parecchie aspettative, sul finire del mese di ottobre, genera quasi sempre effetti devastanti. Si sarebbe trattato di una manciata di giorni dopo che il dolore provocato da una ferita ancora fresca possa rimarginarsi, una nuova e avvincente lettura che possa distrarmi completamente senza scalfirmi più di tanto. E come quasi sempre, anche con Gli amici silenziosi accadde una situazione analoga in quanto supererò questo scivolone increscioso che mi si è posto davanti perché convinta che romanzi di questo tipo celano del potenziale che nella maggior parte dei casi casca nel banale, che il lungo e lento viaggio intrapreso insieme a una protagonista tendenzialmente insodisfatta, malinconica, quasi priva di vita, fu una caduta che come insormontabili massi si posero sul mio cammino costriggendomi ad inoltrarmi nella fatiscente villa in cui tutto ciò accade, The bridge, dove si sciorina la trama, presto o tardi mi fece scongiurare a concludere drasticamente questo viaggio. Ne ero assolutamente certa perché avevo preso i commenti entusiastici di altri lettori in parola, perché Gli amici silenziosi sembrava fosse dotato di una natura disincarnata, limpida, semplice che ci si aspetta di riscontrare da una lettura di questo tipo, ma piatto, noioso, monotono e perennemente avvolto in una patina di foschia, mistero, che sfuma qualunque tentativo di discostare questo spesso drappo.
La forza di questa fede di approcciarmi ad un romanzo del genere sostenne i miei propositi letterari di leggere romanzi esclusivamente a tema, in questo decimo mese dell’anno, consapevole che i temi trattati avrebbero potuto non essere concerni ai miei gusti, e ai quali mi sarei rifiutata di credere alla tentazione che Elsie fosse l’ennesima vittima di turno, che tanto mi aveva infastidito sin dalle prime batitture, cercando un approccio diverso, un appiglio su cui dirigere l’attenzione, il dolore della delusione, il dolore di vivere nel mondo di merda che l’autrice dipinge egregiamente ma che non reca alcun senso di paura o spavento, sennonchè irrequietezza dovuta principalmente dall’impossibilità di saper affrontare la vita a testa alta. Fine XIX secolo; un periodo che ha sempre sortito un certo fascino in me. Una villa fatiscente, una ragazza che si circonda di amici immaginari, un segreto inviolato da secoli e secoli, ricordi che cozzano contro una realtà quasi priva di coscienza. Una lettura essenzialmente disincantata, che disgraziatamente mi ha resa estranea alle vicende narrata dall’autrice, ad essere coinvolta, desiderosa piuttosto di farla finita con tutto ciò che la legava alla sua infanzia.
Gli ultimi giorni di ottobre mi videro impegnata in una lettura che, spinta dalla solitudine, mi condusse in luoghi o forme di vita che mi aiutarono a rispettare la mia tabella di marcia. Aggregata a quel piccolo gruppo di lettori che non avevano idea di cosa aspettarsi dalla Purcell, che esercita un ruolo importante nella letteratura per ragazzi. Al suo esordio, riconosce nella scrittura forme di vita intrinseca in cui l’esperienza momentanea di essere una creatura appena visibile non galleggiò nemmeno sull’onda del necessario, lontano da quegli autori che ossessivamente rinchiudo nel mio cerchio. Un guazzabuglio di eventi che coincisero col desiderio di scovare una via di salvezza in un mondo che ti stringe nella sua morsa, penso che se Gli amici silenziosi non fosse stato così perennemente ombrosa, criptica, soffocante, quasi fastidiosa, nel silenzio solenne e nel battito compulso del mio cuore, avrebbe avuto una sua importanza. Mi avrebbe potuto fagocitare nelle sue viscere, catapultata in un luogo che ha generato un certo fascino ma niente di più. Metafora di paure represse, segreti mal celati che impediscono qualunque via di fuga.
Il tutto avvolto in una spessa patina di sterilità, piattezza, insoddisfazione dell’animo che pesarono sul mio spirito come un fardello troppo pesante… e la paura? La paura completamente assente, a mio avviso, che si lega al concetto di vita che intercorre nel mezzo di qualcosa che recide del tutto nel farsi scorrazzare a destra e a manca nei corridoi luminosi della coscienza. Come moltitudine umana, entità di carne e ossa, separata dall’oblio più assoluto di catturare il pensiero astratto.
Opera prima di una talentuosa autrice statunitense che esplica il mio rammarico, la mia insoddisfazione, la mia mente invasa di chiacchiere di corridoio che passarono nel mio animo non toccando proprio niente. Certamente subito la trasformazione di accogliere nel suo grembo una donna abile nel destreggiarsi con le parole, ma che non scende mai nell’orrore o nello sconcerto.

Valutazione d’inchoiostro: 2 e mezzo

10 commenti:

  1. Ahí ahí, mi spiace sia andata male questa lettura; grazie per la recensione

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  2. Bom dia Gresi. Obrigado pela dica. Uma excelente quarta-feira.

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  3. Io volevo leggerlo, ma a differenza tua ho letto le giuste recensioni negative che m hanno fortunatamente fermata dal comprarlo... e sono sempre convinta della mia decisione.

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  4. oh che dispiacere, questo libro ha una cover spettacolare ma non mi ispira più di tanto, saranno le recensioni negative lette

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  5. Quando la copertina è più bella della storia...

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