La mia curiosità è spesso pagata da gesti impulsivi e irruenti. Quando si parla di letteratura non riesco a ragionare, e se poi la mia attenzione cade sulla trama di una storia che ha vasti richiami al passato, ai classici, al mondo vittoriano, la cui parvenza è quella di un sogno camuffato in incubo in cui la bellezza di ogni cosa si trasforma in qualcosa di brutto, la mia attenzione raggiunge vette insormontabili. Quella della Collins è un romanzo che mi ha piacevolmente sorpresa ma non conquistata, come desideravo. Mi sono incamminata in un luogo, nelle maglie di una storia che ha vasti richiami al mio amato Thomas Hardy, il tutto avvolto in un’atmosfera opprimente, ossessiva, in un silenzio che assorda le orecchie in cui la visione proiettata è puramente femminile e dotata di una certa sensibilità. Una certa sofferenza che sedimenta nell’anima mista al dramma e alla malinconia poiché riflette lo stesso romanzo, sospeso in un tempo imprecisato. Ciò nonostante ha aperto una breccia nel mio cuore, e per la prima volta dopo tantissimo tempo mi sono sentita svuotata. Non è una storia perfetta né indimenticabile o da perpetuare nel tempo, ma nel riporre in ordine i miei pensieri ho compreso come alla fine ogni cosa, qualunque assetto non propriamente brillante, avesse sconfitto l’impossibile, l’irraggiungibile, e vivendo ogni cosa con l’irruenza di sentimenti forti e mancati non riesco a non prendere questa storia esattamente com’è: un omaggio ai libri, ai ricordi che preservano e restano incastonati su carta, nel momento in cui apriamo quel portale segreto che colleghi il mondo di qua con quello di là. Qualunque lato si consideri il Caso, anche se non immancabile, ma il cui sentore credo preserverò per qualche tempo.
Autore: Bridget Collins
Casa editrice: Garzanti
Prezzo: 17, 90 €
N° di pagine: 352
Trama: Immagina di poter cancellare per sempre un ricordo, una colpa, un segreto. Per sempre. È esistito un tempo in cui era possibile. È questa l'arte di antichi rilegatori che nelle loro polverose botteghe, oltre a modellare la pelle e incollare fogli, aiutano le persone a dimenticare. Seduti con un libro in mano ascoltano le esperienze del passato che vengono raccontate loro. Parola dopo parola, le cuciono tra le pagine, le intrappolano tra i fili dei risguardi. Così il ricordo sparisce per sempre dalla memoria. Catturato sulla carta non ce n'è più traccia. Per anni l'anziana Seredith ha portato avanti questo affascinante mestiere, ma è arrivato il momento di trovare un apprendista. Qualcuno che rappresenti il futuro. La sua scelta cade su Emmet. Sarà lui il nuovo rilegatore. Lui per cui i libri sono sempre stati proibiti. Ne ha paura anche se non sa cosa c'è di sbagliato in quello che nascondono. Eppure giorno dopo giorno quella diventa la sua vita e il suo compito quello di raccogliere segreti, colpe e confessioni. E il luogo in cui quel mistero ogni volta si compie è ormai la sua casa. Casa che crede di conoscere in ogni suo angolo fino al giorno in cui scopre una stanza di cui nessuno gli aveva parlato. Una libreria immensa la riempie. Tra quelli scaffali Emmet trova un libro con scritto il suo nome. Al suo interno è celato un ricordo che gli appartiene. Non c'è nessun dubbio. Ma il ragazzo non sa di cosa si tratta. Non può saperlo. Ed è ora di scoprirlo. Perché per sapere chi è veramente ha bisogno di conoscere ogni cosa, anche quello che ha voluto o dovuto dimenticare.
La recensione:
Affascinante, non c’è che dire. Ma pur quanto Emmet si sia sentito sbagliato, guasto, inadatto, la natura sconvolgente che avrebbe dovuto attanagliarmi le viscere non è mai giunta a piena maturazione. Perché, collocato il romanzo nel suo periodo di collocazione storica, durante il processo della lettura accennato esclusivamente sessant’anni dopo l’ultima crociata, rivivo questo modo dell’autrice di “magia dei libri” come qualcosa che ha stonato con la mia anima. Rivivo il momento in cui si apre un romanzo, si accarezza il dorso, lo si stringe al petto quasi come un amico caro di cui non ci si vuol separare, e dico fra me che la magia di cui si fa cenno è racchiusa esclusivamente qui. Niente magici ponti che avrebbero indotto a vivere altre bellissime realtà, niente parallelismi col mondo esterno. Solo l’idea che i romanzi respirano grazie alla presenza dei ricordi. Senza di essi sarebbero esclusivamente risme di carta vergate da scritture fitte o articolate. Quasi un gioco di luci e ombre il cui ambiente circostante era saturo di un’atmosfera così oppressiva, sofferente, malinconica, cupa che in parte hanno accresciuto l’elemento solenne, quasi aulico di alcuni temi tipici della letteratura medievale. In parte aggravato la << condizione >> di un uomo che si sente solo, inadatto, limitato e incompreso, che si agitava verbalmente in una stanza ma non raggiungeva alcun traguardo. Raccoglieva momenti in cui la Bellezza era racchiusa in attimi di vita quotidiana, quasi scarna, in cui i legami famigliari o di coppia avrebbero potuto perpetuare nel tempo. Ma solo una misera parvenza, un’illusione che scompare, svanisce come un ricordo estrapolato dal tempo. Se non ben saldo, completamente sprecato. E anche quando lo si afferra non riempie l’anima di chi legge, né la mia né quella dello stesso Emmet, ma si impone come un punto alla fine di un paragrafo. Presente ma non necessario. E quando tale << magia >> cessa, non resta altro che il fascino del tempo andato. Un terribile fiasco? No, assolutamente. Ma una lunga e attenta riflessione mi induce a non poter negare. Senza la bellezza di questi ricordi, Il rilegatore cosa aveva emesso se non una mera parvenza di una realtà insopportabile ma priva di fondamento? Nonostante questo forte desiderio di preservare i ricordi, nonostante purchè ciò avvenga la nostra coscienza è azzerata e ogni concezione di Bene e Male svanita come fiati di vapore nell’atmosfera. Per la prima volta dopo tanto tempo ho riscontrato serie difficoltà: non credo questa storia sia brutta o da bocciare completamente. Ma si è mostrato come quel genere di romanzo non dotato di alcun disincanto, quella forma allegorica, apparentemente quieta da cui mi è stato difficile discostarmi a fine lettura, poiché non esula nient’altro che l’intento di preservare i ricordi e non di perpetuare la bellezza della parola scritta. Un’opera dunque incompleta, nel senso che esula da quei filoni, quelle dottrine artistico/ sociali che contraddistinguono i classici, i sonetti medievali, salvando ciò che è possibile salvare, impedendo qualunque effetto negativo possa capovolgere ogni cosa. Accostata quasi alla tradizione popolare, alla fabula, scritto con maggior densità di temi ma non di pathos, non sempre vicino alla mia anima, massima di vita fra la gioia in cui i ricordi si destano, si confondono, respirano mediante la bellezza dei libri, si avvolgono nel nostro piccolo grembo come una brezza estiva sfuggita dal tempo e all’epoca. Fratture, rumori dell’anima, scricchioli generati da zoppicanti ingranaggi temporali in cui spicca la suggestione del tempo in un paesaggio giallognolo e scintillante immerso in un chè di remoto, irraggiungibile, che tuttavia non perpetua non più di qualche pagina, apparentemente quieto, malinconico, quasi un poema tragico latino, in cui si desidera osservare il mondo in cui si vive facendovi però parte. L’uomo è sottoposto a terribili punizioni, conseguenze che intercorrono fra la vita e la morte, e di situazioni di questo tipo ce ne sono a bizzeffe, sotto lo sguardo scrupoloso di un lettore di anime che scava a fondo nel cuore umano, disvelando qualunque ingranaggio, qualunque forma contorta, affinchè qualcosa vada al proprio posto. Riportando ferite così brutte dell’anima che non si può fare nulla se non confidare nel fermare il corso del tempo.
In bilico fra estasi e sogno, il mondo circostante zeppo di meschinità, ipocrisia, cattiveria, il senso della vita resta intrappolato nella sua orbita, ritratto umano terribilmente malinconico come un poema hardyano, non sempre coinvolgente e lineare, ma che incorre l’ideale di un sogno per certi versi irrealizzabile ma a cui bisogna saper distinguere fra ciò che è vero e ciò che non lo è.
Valutazione d’inchiostro: 4
Non conosco, bella recensione, grazie
RispondiEliminaA te :)
EliminaInsomma, qualcosa ti è piaciuto e qualcosa no. Dai, ci sta. Mi dispiace un po' perché non so per quale motivo non sono mai stata attratta da questo libro. Però leggere le tue recensioni è sempre un piacere perché sono veri e propri viaggi❤️.
RispondiEliminaMa grazie ❤️❤️
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