Titolo: La
casa dei fantasmi
Autore: John
Boyne
Prezzo: 15,
30 €
Casa
editrice: Rizzoli
Trama: "Se
mio padre è morto la colpa è di Charles Dickens." La vita cambia
all'improvviso nell'arco di una settimana per Eliza Caine, giovane donna beneducata
ma di carattere, amante dei buoni libri e di famiglia modesta ma rispettabile.
Un'infreddatura le porta via il padre che, a dispetto di una brutta tosse, ha
voluto ad ogni costo assistere a una lettura pubblica del grande scrittore
inglese in una sera di pioggia londinese. Disperata per la morte del genitore,
Eliza risponde d'impulso a un annuncio misterioso che la conduce nel Norfolk, a
Gaudlin Hall, dove diventa l'istitutrice di Isabella ed Eustace, due bambini
deliziosi ma elusivi. Nella grande casa sembra che non ci siano adulti, i
genitori dei piccoli Westerley sono di fatto assenti in seguito al terribile
epilogo di una storia di abusi, ossessioni e gelosie. Ma contrariamente a quel
che sembra, nei grandi ambienti della villa non è il silenzio a regnare: in
quelle stanze vuote spadroneggia un'entità feroce e spietata, decisa a imporsi
sulla donna per impedirle di occuparsi dei bambini.
La mia
recensione:
Mi accade spesso di essere protagonista di strani eventi. Eventi
in cui lo scorrere del tempo subisce dei leggeri sfasamenti o in cui riesco a
vedere cose o persone che prima ignoravo volontariamente in maniera
completamente diversa. Dita affusolate e fredde che stringono un corpo giovane
e caldo e i miei occhi scivolavano avidi sulle pagine stracolme di mistero,
proprio come le medesime volte in cui mi imbatto in romanzi come questo. E,
adesso che ne parlo, ho come l'impressione che, col passare del tempo, certe
situazioni diverranno ancor più frequenti. Con storie che toccano le corde più
sensibili del nostro animo, entrando in noi lentamente, maturando
silenziosamente, nutrendosi del nostro inconscio.
Da questi eventi si direbbe che mi integro alla storia
perfettamente. Quello che vedo, sento, non appare distorto ma assume una sua
forma. C'è molta nebbia e tanto freddo. Tanta sporcizia, sbuffi di vapore e
smog, con una ridda di assassini e prostitute da sembrare, più che una storia
di fantasmi, un indagine accurata dell'eclettico Sherlock Holmes. Un indagine
che non ha mai fine, perché va oltre l'infinito, entro i limiti del possibile e
del necessario. Qui dentro c'era qualcuno che protestava. Scalciava, impaziente
e ossessivo. Ed io sapevo che avrei dovuto cogliere già prima questi atti.
I meandri bui e oscuri della storia mi compresero dentro di sé. E
da qui riuscii a percepire le sue pulsazioni e il male che si celava al suo
interno. In una semplice e apparentemente innocua villa, ero una parte della
storia.
Risvegliandomi come da uno strano torpore, quasi di soprassalto,
subito cercai di capire dove mi trovavo. La mia mente formulava un unico
quesito: - In che razza di posto mi trovavo? - Eppure sapevo che era una
domanda retorica. Prima ancora di formularla, sapevo già la risposta. L'antico
maniero, che si ergeva maestoso dall'altura di una brughiera londinese, era la
fibra di questa storia. Il seme di un piccolo germoglio che, giorno dopo
giorno, ho visto appassire lentamente, l'appendice di un esistenza reale che
non è mia. Un insieme di fatti, eventi, circostanze che stentano a riconoscere
persino i personaggi e tuttavia, senza nemmeno accorgersene, sono diventati una
parte del loro essere. Un piccolo tassello di un mosaico infranto. Talvolta
accanto a me ci sono stati ospiti indesiderati e inaspettati. Ma in genere
erano solo figure di contorno che, al levar del sole, scomparivano come
invisibili volute di fumo. Con l'eterna vittoria del linguaggio sull'opacità
delle cose, in compagnia di una protagonista forte e coraggiosa abbandonata
tuttavia nell'immensità del cosmo.
Nella maggior parte dei casi, resto in disparte. Ma con Eliza è
stato impossibile non essere travolti. Chiudendo la porta della mia stanza sul
suo mondo, in una settimana intensa e frenetica, l'ho guardata scivolare
lentamente in un abisso lungo e oscuro in cui è impossibile scorgerne la luce.
Impavida come a serbare tutto il dolore del mondo, così silenziosa e quasi
invisibile da trasmettere quasi un senso di pace, tranquillità, che stona con
la storia in sé. Quello che ha visto Eliza è esistito per davvero.
Una tranquilla famiglia londinese, come tante altre. Qualche anno prima era
avvenuta una tragedia. Un attimo che ha sconvolto le loro esistenze. Affogando
nel dolore, non facendo più ritorno.
Che il romanzo di Boyne non fosse una storia normale era
piuttosto evidente. Così come era evidente che la sua escalation di stranezze
stava per raggiungere il culmine, e che presto sarebbe stata inghiottita dal
vortice del tempo.
E' una storia che, pur quanto appaia semplice e poco originale,
rappresenta un caso a parte. E' l'dea stessa della malinconia. Della
desolazione. Per questo la sua essenza, la sua linfa vitale, ha qualcosa di
unico.
Una prova, ben riuscita, di scrittura e imitazione. Allusivo,
intrigante e un po' scontato che, al termine della lettura, ti fa sentire grata
di averlo letto.
Un romanzo che sembra non avere un inizio ne una fine. Eppure,
tutto è cominciato da lì. Da questa strana e inquietante casa, con lunghi e
stretti corridoi. La casa degli spiriti, come unico punto di partenza.
La recensione di Elisa:
"Per
dirmi che mi voleva bene, che ero forte, che sarei sopravvissuta a tutto questo
e anche di più, e io mi abbandonai al più tenero degli abbracci, sapendo che
non l’avrei mai più sentito."
La
nebbia si diffondeva per il paese con estrema velocità. Affrettai il passo per
arrivare a casa prima che anche l'oscurità mi impedisse di muovermi con
sicurezza. Quando finalmente entrai fui subito travolta dal dolce tepore di un
fuoco che andava via via scomparendo. Mi tolsi gli stivali bagnati e ravvivai
il fuoco. In casa non c'era nessuno e per ancora qualche ora sarei stata sola.
Mi sedetti in poltrona e allungai i piedi verso il camino per scaldarmi.
Ricordai che la mattina avevo estratto dalla libreria un romanzo dello
scrittore John Boyne; decisi di immergermi in una nuova storia, mentre
attendevo paziente l'arrivo dei miei familiari. La casa dei
fantasmi si presentava il romanzo adatto per una simile circostanza:
nebbia densa, umidità alle stelle, casa vuota, silenzio, buio.
Iniziai
ad addentrarmi in una Londra altrettanto cupa, mi insinuai come gli spifferi
d'aria nella casa di Eliza, unendomi a lei in questa storia. Mi ci volle un po'
per condividere le scelte di Eliza, ma quando finalmente successe, iniziai a
immaginare il finale della storia, sperando di non rimanere delusa quando lo
avrei scoperto. E lessi ancora, interamente assorta nella storia. Ad un tratto
sentii una folata di vento gelido entrare in casa, una folata di vento carica
di pioggia. Mi girai, quasi spaventata, e mi accorsi che la mia famiglia stava
rientrando, infreddolita e bagnata, con un ombrello aperto al contrario. A
quanto pare anche loro erano stati vittime di un temporale improvviso, ma per
fortuna solo quello...
Al
contrario, la situazione di Eliza è ben più strana e movimentata. Gaudin
Hall è una casa piena di misteri e di avvenimenti strani; la vita
della protagonista è in costante pericolo. Ma c'è qualcosa che la tiene legata
a quel posto e non può andarsene. Deve scoprire la verità nascosta tra gente
burbera, bambini strani, eventi sconvolgenti e qualcosa che sembra... ma
non diciamo sciocchezze, non può essere...
Al
termine del romanzo mi accorgo che il torpore che mi attanagliava il corpo se
ne è andato, lasciando al suo posto una piacevole sensazione di caldo. Una ghost story
scorrevole,
forse prevedibile eppure piacevole. L'autore delinea i personaggi in modo
preciso, ci fornisce i dettagli necessari a capire gli elementi fondamentali
della storia anche in anticipo rispetto alla protagonista. Un finale
leggermente diverso da come mi aspettavo ma comunque soddisfacente. L'autore e
il suo romanzo si meritano 4 stelle pienamente conquistate.
«Temo
che la vita moderna esiga troppo da noi, non credete, Miss Caine? Ci sono
giorni che detesto vivere nell’anno 1867. Tutto si muove così in fretta. Le
cose cambiano a un tale ritmo. Preferivo il modo di vivere di trent’anni fa,
quand’ero piccolo.»
Valutazione d'inchiostro: 4
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