domenica, novembre 04, 2018

Due chiacchiere con l'autore: Jd Hurt

I toni sfumati di grigio che colorano quasi sempre le pagine dei romanzi di Jd Hurt sono diversi da quelli di altri autori, anche se le gradazioni dell'amore romantico vivacizzano più o meno la cosa. Nel pomeriggio uggioso in cui è accaduto tutto questo la figura esile di Elena comparve nuovamente alla mia porta, con questa volta una lettura in cui l'oscurità diventa onniscente e crescente.
Poiché oramai da due anni a questa parte ospito con immenso piacere Elena e i suoi romanzi, e non sempre a caso, l'intervista che quest'oggi riporto qui rivela nozioni che persino io ignoravo quasi completamente. Nei brevi lassi di tempo in cui la Hurt stanzia nel mio salotto letterario, pervade la sensazione di isolamento con una dignitosa grandezza di spirito che in un certo senso contraddistingue la Hurt dagli autori nostrani. E dotate di un certo fascino, le sue opere alla fine mi permettono di camminare insieme a lei verso un luogo, confusa, singolare, luminosa, che mi fa rallegrare di trovarmi qui.


1) Ciao, mia carissima amica di penna! La mia casa è oramai la tua casa J E' sempre un piacere averti qui, e penso che i lettori di Sogni d'inchiostro ti conoscano già …. Non credo riescano più a leggere i miei continui deliri in tuo onore ;)
A distanza di pochissimo tempo, torni nuovamente qui con la pubblicazione di un nuovo romanzo. Un historical romance che getta una particolare importanza su uno squarcio di storia. Ma, dicci, durante la stesura di questo romanzo, quanto importanza ha avuto per te il tema della Storia? Quanto ha influito su di te come autrice e lettrice?
Anch’io sono felicissima di essere ancora una volta qui con te e con i tuoi lettori… i tuoi deliri sono i miei deliri. Insomma, penso che l’onore sia reciproco. Ho già detto, vero, che questo blog è casa per me? Comunque per rispondere alla tua domanda: il tema della Storia in quanto grande burattinaia delle vite delle persone è stato centrale per la stesura del romanzo. Ha influito su ogni frase della trama. Il mio intento era proprio porre questa domanda ai lettori: quanto la Storia determina le nostre azioni? Quanto riverbera sui sentimenti? Non credo esista una riposta universale. Ma Christian e Dalia provano a fornire un loro modo. E, forse, è questo è l’importante. Quando le persone trovano una loro via individuale per mediare fra il destino, il libero arbitrio e le decisioni di chi ci governa.


2) 16 ottobre 1943 è una lettura che designa come i personaggi sono accecati dall'odio e dalla rabbia. La guerra, il fuher, crudelmente hanno strappato ogni rimasuglio di felicità. Secondo te, alla fine di ogni cosa, dopo tanta sofferenza, esiste una strada che porti alla redenzione? Oppure pensi che l'atteggiamento che Dalia e Christian serbano alla guerra in generale sia la vera matrice per cui si muove ogni cosa?
Non so se dopo Auschwitz possa esistere un’autentica redenzione. Forse la redenzione passa dalla memoria che, come dice Christian, è davvero la luce delle cose. Credo, che pur nel pessimismo dei personaggi che vivono un realtà atroce, essi, alla fine, trovino una speranza proprio nella memoria, nell’amore e nella sublimazione del presente.

3) Scrivere un romanzo ambientato durante la seconda guerra mondiale non sarà stato facile … Forse perché la storia di per se è una costante. Come scrittrice ti è piaciuto maggiormente esplorare gli angoli più bui di questo secolo, o scrutare a fondo la psicologia dei personaggi?
Diciamo che sono un’appassionata di Storia Contemporanea; perciò è stato naturale scrivere questo tipo di romanzo. E’ stato difficile, ma bello. Edificante… Soprattutto è stato interessante scandagliare nella psicologia di Christian; vedere come ogni fatto violento, ogni dato storico, ma anche ogni nuova conoscenza fatta a Roma stravolgevano i suoi ideali. Come vedi Storia e Psicologia sono andate di pari passo. Non vi è stato un prevalere dell’una sull’altra. Sono state entrambe salienti nel dipanarsi della trama.

4) Lo spunto riguardante la genesi del romanzo proviene da un fatto accaduto in passato. Quanto c'è di vero in 16 ottobre 1943?
La maggior parte dei fatti narrati nel libro si ispirano ad eventi realmente accaduti. Persino alcuni personaggi sono realmente esistiti. Tuttavia la notte del sedici ottobre 1943 è stata riportata in maniera fedele; talvolta ricalcando le esatte parole di alcuni abitanti del ghetto così come sono state raccontate dai loro discendenti.


5) Shilon e Dalia. Secondo te hanno qualcosa in comune?
Hanno in comune i tradimenti subiti dalla vita. Ma penso che questo sia comune a molti esseri umani: quanti di noi, a un certo punto della loro esistenza non si sono sentiti traditi dalla vita? Per il resto sono molto diverse. Shiloh è sola al mondo, senza memoria delle sue cose, lontana dal suo paese, dalla sua gente; Dalia ha il ghetto, che per lei è un grembo materno, la memoria di una famiglia amorevole. L’amore fra Andrew e Shiloh è un’ossessione, mentre quello fra Christian e Dalia è vera devozione fatta di sacrificio, di rinunce a ciò che sono. Christian e Dalia danno tutto l’uno per l’altra. Si spogliano di loro stessi per rinascere l’uno nell’altra.

6) Questa è stata una sfida completamente diversa dalle precedenti. Quali sono state le sfide che hai dovuto affrontare in merito?
La sfida maggiore è stata far coincidere i dati storici con le evoluzioni psicologiche dei personaggi. Ogni fatto storico influisce sui loro modi di vedere la vita. Essi crescono e cambiano non attraverso il mutare della stagioni come avviene alle persone in tempo di pace; ma con l’imperversare della guerra e dei fatti ad essa legati.

7) E' corretto dire che "rancore" è la parola chiave del libro?
No. Penso che la parola chiave del libro sia la “memoria delle cose”. Che non è solo rancore; ma soprattutto luce. C’è una frase emblematica di Dalia che spiega il senso del libro: “io mi prendo cura di me stessa ricordando chi ho amato e facendomi ricordare da chi mi ha amata”. E poi ovviamente c’è la frase di Christian: “la memoria è la luce che illumina ogni cosa”. Penso che, pur nell’inevitabile dolore dovuto ai terribili fatti della seconda guerra mondiale, questa sia una storia di rinascita.


8) Che cosa ha invece lasciato a te questa storia? Cosa ha significato per te scriverla?
Per me scriverla è stato bello, doloroso e importante. Ma soprattutto doveroso. Lo dovevo alle persone del ghetto. Io sono particolarmente legata al ghetto ebraico di Roma. In un certo senso, per me, è stato inevitabile scrivere di quelle pietre.

9) Parli dell'amore romantico in tutte le sue più svariate forme. E lo fai con la consapevolezza di una persona che sa di cosa parla, e si serve della scrittura come una sorta di sfogo. Dopottutto scrivere è una delle più belle confessioni dell'animo umano, non trovi?
Penso che ogni scrittore metta un po’ di se stesso nelle storie che scrive, perché scrivere è catartico. Impossibile non svelare almeno un po’ di sé o della propria vita. Direi che scrivere, per me, più che una confessione, è proprio un viaggio in me stessa. A volte bello, a volte doloroso. Certamente necessario.


10) Hai uno stile semplice, immediato, capace di coinvolgere subito il lettore nella storia che si legge. Pensi che questa caratteristica sia un punto di forza per la tua produzione artistica? E' spontaneo tutto questo, o ci lavori molto su?
Cerco di essere più spontanea possibile scrivendo e di attuare sulle opere un grosso lavoro di limatura. Anche perché, pur avendo un piglio piuttosto anarchico nei confronti della vita, sono parecchio cerebrale. E’ come se in me vi fossero due anime che devono convivere, ma, qualche volta, con mio sommo disappunto, si accapigliano. Questo riverbera anche sulla scrittura. Nei limiti del possibile cerco di tenerlo a bada.

11) Quanto c'è di te in Dalia?
Direi che io e Dalia abbiamo in comune l’essere poco strateghe e prive di sovrastrutture. Anche io, come lei, sento il mondo con il naso e sono molto legata a Roma. Almeno una volta al mese ci devo tornare.

12) Quello che scrivi ha un certo impatto nella tua vita? Ci pensi su per qualche tempo prima di dedicarti ad altro, dopo aver concluso una storia?
No, non ci penso dopo avere concluso la storia. Penso a più libri contemporaneamente Spesso le trame si accavallano dentro di me e non posso farci niente. Anche io sono come Joele, una testa fumante di progetti, canzoni e libri. E sì, quello che scrivo influisce sulla mia vita. Penso sia inevitabile quando si scrive di situazioni limite come quelle delineate in “16 ottobre 1943”. In un certo senso quest’ultimo romanzo mi ha devastata.

13) Secondo te quali sono gli elementi fondamentali per scrivere un romanzo?
Ti ripeto la frase di Catone il Censore: rem tene verba sequentur. Se hai il contenuto le parole seguiranno in maniera autonoma. C’ è solo questa regola nella stesura di un romanzo: avere la storia in mano; e ovviamente tanta pazienza nello scrivere, una buona dose di coraggio, spirito di sacrificio e grande applicazione.


14) … e i tuoi autori preferiti? Cosa mi dici di quegli autori che hanno fatto breccia nel tuo cuore? C'è qualche romanzo che hai letto così tante volte che oramai lo conosci a memoria?
Diciamo che vado un po’ a periodi. Tempo fa la mia bibbia era “To kill a mockingbird” che poi sarebbe “Il Buio oltre la Siepe” di Harper Lee. Lo conosco a memoria. In questo periodo mi sono innamorata di Giorgio Bassani e del suo “Il Giardino dei Finzi Contini”. La sua Micol è, secondo me, uno dei personaggi femminili più affascinanti della letteratura. Gelo in apparenza, fuoco dentro. Vi è in lei la consapevolezza di dover morire eppure la più bella, struggente voglia di vivere che io abbia mia scorto fra le pagine di un libro. E poi c’ è “La Tregua” di Primo Levi. E’ un romanzo picaresco che narra il viaggio che ha dovuto affrontare Primo Levi nell’Europa devastata dalla seconda guerra mondiale per tornare in Italia. Ed è completamente diverso da “Se questo è un uomo”. Qui non c’è la storia di un sopravvissuto al lager, ma si intravede il Primo Levi uomo. Ed è un uomo stupendo: a tratti giocoso, a tratti struggente, sempre intelligentissimo. Il libro ha un finale che ti annoda le budella per la profonda malinconia con la quale affronta il tema dell’arrivo a casa. Secondo me è un romanzo imperdibile.

15) La nostra intervista termina qui, ma, prima di salutarci, ti va di rivelarci qualcosina riguardo il prossimo progetto? Nei ringraziamenti dici che la prossimstoria vedrà come protagonista Ariel…. Cosa dovremmo aspettarci? Dovremo attendere un bel po'? ;)
Per Ariel ci sarà sicuramente da aspettare. Per un libro del genere ci vuole tempo e grandi ricerche. Forse, nel frattempo, mi dedicherò alla stesura di un mafia romance. Ma non ho nulla di certo in mano. Per adesso ogni idea è in divenire.

Ti ringrazio ancora una volta per il tempo e la disponibilità. Ti reputo un autrice di grande talento, e ti auguro che i tuoi sogni e desideri un giorno possano avverarsi J Grazie, Elena!

Grazie a te per le parole che rivolgi ai miei libri e, diciamolo, per l’amicizia di penna che ormai si è creata fra noi. Ovviamente ti ricambio l’augurio e lo rivolgo anche ai lettori.
A presto. Elena

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