lunedì, novembre 04, 2019

Gocce d'inchiostro: I russi sono matti - Paolo Nori

In altri momenti non mi sarei lontanamente immaginata di poter avvicinarmi alla lettura di un saggio se il saggio in questione, per una manciata di settimane, aveva sollevato un polverone di scompiglio e frenesia. In questi casi la mia coscienza agisce senza che io la interpelli; avidamente chiede di procurarsene una copia, di leggerlo, divorare o saltare le pagine nella solita routine della vita indipendentemente dal suo contenuto, e non si ferma fin quando non giunge alla fine. Non si sente pienamente soddisfatta se non quando qualcosa va finalmente al suo posto.
Lo sapevo che il mio primo approccio con Paolo Nori mi avrebbe fatto interrogare su tante cose, sebbene questo piccolo libriccino non è un monito o un insegnamento su come affrontare la vita. Al suo interno, chi è appassionato di letteratura, soprattutto quella russa, potrà bearsi del piacere incommensurabile che procurano i libri, descritta in diverse forme e colori che in un insieme formeranno qualcosa di estremamente bello e utile. 



Titolo: I russi sono matti. Corso sintetico di letteratura russa 1820 - 1991
Autore: Paolo Nori
Casa editrice: Utet
Prezzo: 15 €
N°di pagine: 184
Trama: Esilarante e rocambolesco, sbilenco e a suo modo intimo, passa in rassegna le idiosincrasie e il genio dei grandi autori: da Puskin che per primo e forse per caso abbandona l'aristocatrico francese per scrivere << nella lingua dei servi della gleba >>, creando di fatto il romanzo russo, a Erofeev che in piena dissoluzione dell'Urss riempie di bestemmie un capitolo del suo Mosca - Petuski, mettendo però cortesemente in guardia le lettrici; da Tolstoj che in una lettera dice di non poterne più di scrivere << la noiosa, la triviale Anna Karenina >> a Dostoevskij che si considera << un uomo felice che non ha l'aria contenta >>. Eppure anche se davvero i russi sono matti, hanno creato in appena due secoli una delle più grandi letterature mai esistite, capace di cogliere l'umorismo tragico dell'esistenza e di togliere l'imballaggio alle parole, restituendo loro tutta la forza poetica perduta nell’uso, di cogliere l’intraducibile byt ( diciamo per semplicità: la vita) nel suo farsi, di costruire romanzi pieni, come diceva un detrattore di Puskin, di << scenette insignificanti da vite insignificanti >>, ma che forse proprio per questo ancora oggi ci sembrano più veri del vero.

La recensione:
Poiché non leggo molti saggi e, solitamente, mi tengo lontana, per constatare la grandezza e l’originalità di questa opera riposai cautamente durante la lettura de I russi sono matti e venni spinta in una zona lontana ma affascinante che mi costrinse a restare ammaliata. Fa sempre un pó freddo sotto queste tettoie, in questi luoghi così anonimi e lontani, un freddo che attanaglia le ossa, anche se qualche sprazzo di sole fiammeggiavano sulla mia strada, scaldava quelli degli animi di lettori che preferivano ascoltare e osservare tutto ciò che accadeva attorno. In una circostanza del genere, con l'attenzione rivolta esclusivamente alle sue pagine, ho accolto così questa splendida opera con tranquillità, serietà. Di cosa parlava nello specifico era abbastanza chiaro! 
Perché I russi sono matti non vuol essere una critica o un componimento letterario a ciò che già è stato detto sulla letteratura russa, sui suoi autori, bensì qual'è il suo significato intrinseco per l'autore. Come essa sia divenuta massima di vita, beneficio per l'anima di un uomo comune appassionato di letteratura e scrittura, e che fece di questo saggio una dichiarazione d'amore a qualcosa che è ed continua ad essere estremamente potente, dilaniante, minacciosa, reale. Tutto certamente deriva da letture frenetiche e appassionate, da un grandissimo studio e ricerca sul campo, dal magnetismo che esso esercitó per l'autore nel corso degli anni, le incertezze, i pensieri, le lunghe riflessioni, le traumatiche irregolarità che caratterizzano le vicende umane. 
Paolo Nori si pone delle domande su cosa differenzia la letteratura russa dalle altre letterature e quale ruolo essa svolge, e lo evidenzia in questo piccolo libriccino rivelando come tutto ciò sia inabbracciabile. Il potere, l'amore, la vita quotidiana sono tutti elementi che si sono imposti nel corso dei secoli e che autori come Tolstoj, Dostoevskij, Puskin utilizzarono affinché guardassero dentro di noi: a vedere come ci si cerca di farsi strada in mezzo ad anime dannate che vagano lungo la riva dell'assurdo, le implicazioni che ciò comportano o una visione più dettagliata della società circostante. Apostrofi, meccanismi mediante i quali si muove ogni cosa, spingono di nascosto tutti gli astanti verso l'inverosimile, l'inaspettato. 
È stato davvero impossibile non accogliere questa lettura, questa fantastica, vivace, stimolante e divertente declinante forma d'amore per la letteratura russa. Come una formale distinzione. Che idea! Il lettore moderno brama nel poter leggere qualcosa di diverso, nuovo. E I russi sono matti ne è stato un chiaro esempio. Una lettura ideale che è già di per sé innocua, ma indispensabile per la sua bellezza, il suo stare silenziosamente nel mondo. 
Valutazione d’inchiostro: 4

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