giovedì, novembre 28, 2019

Gocce d'inchiostro: Tony e Susan - Austin Wright

Ad affascinarmi è stata l’aura di mistero, ammaliamento che suscitarono le sue pagine. Non la brutalità, né l’intelligenza se non la furbizia che è stata usata per scrivere questo romanzo. Stare sulle proprie, ma alle sue regole. Come un ente supremo e dominante, mi ha controllato sin dal primo momento in cui decisi di imbarcarmi in questa storia. Ma cos’avrebbe detto Austin Wright se avesse saputo che in Tony e Susan non mi sono sentita completamente al mio posto? Lo scrittore che ha visto la seconda guerra mondiale, ha ideato la storia che si portò dentro ignaro che nel XXI secolo questo tipo di storie avrebbero sortito un effetto completamente poco attitudinale. Non sarebbe riuscita ad avere un posto speciale nei meandri della letteratura americana, se l’atto del descrivere l’allegoria di una forma violenta e suprema che predomina e subentra su ogni cosa si divide in passi rituali, concentrazione e autocontrollo. A fregarlo, a mio avviso, è stato il ritmo troppo serrato della narrazione di sfociare nel turbamento, nell’apprensione che alla fine sfumano con la consapevolezza che la scrittura è spesso un buon surrogato contro i rimedi del cuore e dell’anima. Non lasciando alcuna prova tangibile, che tuttavia si consuma in brutte sensazioni che non ci lasceranno mai. Sorvegliando la mente, lì, cercando di darci bella posta.

Titolo: Tony e Susan
Autore: Austin Wright
Casa editrice: Adelphi
Prezzo: 19, 50 €
N° di pagine: 408
Trama: Confessa, lettore. Se un conoscente ti recapita un manoscritto ingiungendoti di leggerlo entro qualche giorno, quando vorrà incontrarti per un responso, cosa provi? Nervosismo? Fastidio? Imbarazzo? Bene, più o meno quello che prova Susan, anche perché il mittente non è una persona qualsiasi, ma il suo ex marito, e il romanzo che le ha spedito è quello che ha fantasticato di scrivere, senza riuscirci, per tutta la durata del matrimonio. Quindi mentre tu, lettore, puoi accampare un qualsiasi pretesto che ti impedisce di fare quanto più desidereresti al mondo, cioè leggere quel benedetto manoscritto. Susan deve sedersi, e cominciare da pagina uno. Dove si racconta di una famiglia che torna a casa nella notte, in aperta campagna. Di un sorpasso e di un contropasso con una macchina sconosciuta. Di uno scambio di insulti dai finestrini. Di un agguato, qualche chilometro dopo. Di una moglie e una figlia portate via da tre balordi. Di un uiomo rimasto solo, che vaga alla loro ricerca in una notte che, come un incubo perfetto, sembra sempre ricominciare daccapo. Allora, lettore? Se alla fine hai ceduto anche tu, se ormai stai leggendo da sopra le spalle di Susan, devi fermarti, come lei. Fare una pausa. Cercare conforto nei suoi pensieri, nel suo sforzo di capire da dove tutto questo abbia avuto inizio. Prima o poi però, insieme a lei, dovrai ricominciare a leggere. Di alcuni fatti muti, semplici, atroci. E di una lenta, feroce, allucinata vendetta…





La recensione:

Si scrive perché tutto muore, si scrive per sollevare quello che muore. Si scrive perché il mondo è un caos inarticolato, e non riesci a vederlo finchè non ne disegni la mappa con le parole… Scrivere significa mandare come una sonda nei crani altrui, aspettando qualcuno risponda.

Sorgono impetuosi, i dubbi, ed sfociano in quattrocento pagine di dialoghi e riflessioni che hanno una certa importanza, affascinano nell’aspetto e nel concepimento che la scrittura sia completamente fagocitata dalla realtà. Dà ampio spazio ai ricordi e al passato, al concetto di vita matromoniale e attuale. Con la mia agenda preferita, ho seguito le vicende di Tony e Susan quasi incapace di raccapezzarmi dove l’autore volesse andare a parare, nell’articolazione di parole che sconcertano ma non sconvolgono, per descrivere un sogno romantico di cui gli stessi personaggi sono e rimarranno per sempre imprigionati. Poiché dotato di una mente logica e organizzata, in cui scrivere è un’infezione all’ego, contratta chissà dove, che ci permetterà di crescere assieme. Il talento a questo proposito ha poca importanza, un epiteto maliziosamente razziale.
Aaccogliere Austin Wright nel mio cantuccio personale non è stato propriamente facile. Leggere di una coppia attanagliata costantemente da una sete di potere inviolabile, irraggiungibile, sopravvalutata, che impedisce di capacitarsi fra due mondi a confronto, molto simile fra loro, a eccezione della violenza, dei timori e delle paure che occupano una posizione principale e sostanziale, amplifica la vita di queste due marionette in un confronto o scontro che sfocerà poi a grave collisione. Poiché, sin dal primo momento che li conobbi, fui sicura che non si sarebbero comportati più garbatamente dell’ultima volta che i loro problemi di coppia li aveva sorpresi in liti concitate e violente, conducendomi al punto in cui criticare la loro condotta o criticarne gli interessi anche solo per parlarne sarebbe stato vano.
Quando mi regalarono una copia un po’ sgualcita di Tony e Susan, non potei credere che un semplice e normalissimo uomo di oltre cinquant’anni avesse dipinto un quadro estremamente moralista, fatalista che rievoca continuamente il passato, i ricordi, la loro abbondante intimità, la coscienza in sé, arrancando o avanzando in un mondo completamente devastante, timoroso dagli uomini, come un reietto abbandonato dalla propria specie. Soggetto a brusche sferzate di ansia e paura, intrappolato in una zona grigia che soffoca, schiavizza all’immaginazione. Intimidendo coloro che hanno osato criticare i loro pregiudizi, non potendo più rendere insulsa una storia che è dentro la stessa storia che avrebbe potuto colpire, se non nell’immediato ma a singhiozzo, che ha minacciato la sua egemonia, il suo stare nel mondo, ripescando, dai più profondi recessi della memoria, due candidati alla sottomissione, al rinnegamento, alla ribellione, alla violenza che è il prototipo dell’impotenza individuale tipica del secolo: loro che avrebbero potuto, a pieno titolo, definirsi individui maltrattati non faranno nulla pur di non mostrarsi così. Tony e Susan, infatti, è la raccolta di informazioni poco chiare ma vaste della vita di due ex coniugi, che in un brusco e orripilante momento, ci limita all’esecuzione di colpe che via via diverranno sempre più ampie: in questi personaggi ho scovato infatti due stranieri nella notte che valutano e conoscono, osservando e studiando,facendo di ogni azione o forma di << ribellione >>, nel desiderio di vivere, mediante scrittura, o lettura, frammanti di una vita necessaria e indispensabile.
E niente e nessuno potrà fermare tutto questo. Nessuno avrebbe potuto impedire ciò. Sebbene non sempre sia stata entusiasta di seguire o intepretare gli eventi, di cui Wright ha enfatizzato privandoci di ogni autorità di intrusione. Attraverso Tony, Austin Wright restituisce ed elargisce un immagine speculare dell’uomo, il suo modo di comportarsi nel pensarlo o concepirlo assieme alla sua amata. Ma, allo stesso tempo, ha abilmente mascherato e poi svelato al mondo chi sono esattamente queste due figure, così devastate dalla vita. Non sono stata così ingenua da non capirlo, ma nemmeno tanto crudele da trarne soddisfazione.
Articolata così in frasi spontaneamente esplosive, che dal momento in cui si intraprenderà questo viaggio ribollì di sdegno al pensiero di quanto la vita sia spesso ingiusta e malvagia, ho letto Tony e Susan sorpresa di come l’autore abbia trasformato in un trastullo esseri umani sofferenti come Susan e Tony solo per consentire a questi di vendicarsi. Era questo il vero e proprio messaggio? Attenuare una certa forza aggressiva e rabbiosa all’inclinazione della scrittura come surrogato per vivere con più serenità non sottovaluta tuttavia il suo essere poco avvincente. Ad un certo punto della lettura, non mi importava nient’altro che di “mascherare” Tony.
Tony e Susan è pregno di quell’idealismo più sfrenato che abbia mai prodotto la coscienza mediante letteratura. Non propriamente soddisfatta a scagliarmi contro un così ignobile atto, ma immaginare che ci sarebbe stata una via di salvezza senza speranza come quella fra questi due ex coniugi mi rese libera da ogni umana considerazione. Non potendo esserci, per chi legge, l’illusione più grande di questa: credersi furbi come l’autore. In un marasma di parole che ci informa sin da subito di un segreto ancora insvelato, che in mani più sapienti sarebbe stato trasformato in un’accusa con la quale, compromettendo persino me stessa, mi avrebbe rovinata completamente.

Il racconto si costruisce nel tempo e si dispone di cellule in cui vengono immagazzinati i lampi, a mano a mano che arrivano. Il racconto trasforma la memoria in un testo, liberando la mente dal bisogno di scovare e di inseguire.

Valutazione d’inchiostro: 3 e mezzo

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