lunedì, luglio 13, 2020

Gocce d'inchiostro: Amleto e Sogno di una notte di mezza estate - William Shakespeare

 Il mio bagaglio cultura annovera un discreto numero di letture shakesperiane. Non sono le letture che prediligo in assoluto, ma Shakespeare mi piace. Non è il caso che riponga righe, riempia pagine e pagine di parole per cui leggere ogniqualvolta un suo romanzo è un esperienza davvero incredibile. Indimenticabile, che a distanza di qualche tempo mi piace rivivere sulla mia pelle. Non riesco ad evitarlo. Del resto, è questa la prassi che mi vede coinvolta, quando un romanzo mi piace o mi turba particolarmente.
Ed è così che un pomeriggio di inizio luglio mi vide imbrigliata nelle maglie di due opere teatrali, due classiconi, che mantegono intatta la mia fervida idea di voler presto riservare un attenzione più scrupolosa a questo autore, con la lettura di altri suoi testi, e di esporre quella che altri non è che letteratura nel vero e proprio significato del termine. Rifulgere in una realtà che non è la nostra, ma la cui anima altisonante sovrasta le nostre fragili membra. Connetendosi ad un livello così alto e inimmaginabile, definendolo quasi come un gesto spontaneo che sono contenta di aver compiuto ancora una volta.


Titolo: Amleto
Autore: William Shakespeare
Casa editrice: Feltrinelli
Prezzo: 9 €
N° di pagine: 320
Trama: La vicenda che Shakespeare doveva mettere in scena era, senza mezzi termini, il rapporto di una mente umana con la vita, il suo problema, allora era quello di far muovere Amleto, con la sua “prodigiosa consapevolezza”, su un terreno adeguato al personaggio e alla sua ricerca. Poiché tutta la vita doveva essere messa in discussione, sottoposta all’analisi, al dubbio di un Amleto che è l’unico moderno, Shakespeare crea una struttura supremamente elastica e comprensiva, capace di abbracciare pianto e riso, ragione e follia, amore e odio; di passare da un universo domestico a un paesaggio sconfinato, da un salone di corte a un campo militare, da una fortezza a un cimitero. Sebbene guardiamo l’Amleto, vediamo come ogni esperienza umana vi venga rappresentata. Tutta la vita; e più ancora: la vira vista come immagine di se medesima, come teatro.


La recensione:

Perché gente come me deve strisciare fra cielo e terra? Siamo tutti della stessa razza: non credete a nessuno di noi.

Scrivere o non scrivere, questo è il problema. Ma cosa scrivere, descrivere? Di un mondo tetro e oscuro, con le sue celle, i suoi sotterranei e le sue segrete. Di un sonno di morte che recide il filo della vita.
Io e Shakespeare ci incontrammo in una piccola libreria, a pochi metri dalla spiaggia. In una tediosa mattina di metà aprile, con un sole talmente caldo che sembrava presagire nulla di nuovo e un cielo terso che conferiva un senso di pace e solidarietà.
Una vita monotona e inappagante, uniforme e scialba. Un percorso lungo o corto. Un'ammaliante, splendida realizzazione artistica di un uomo turbato dalla sua coscienza. Amleto ci parla esattamente di questo. Di quell'esile fuscello che, col suo passaggio, spalancò vecchie tombe. Risvegliò i morti, intrappolati nel sudario della polvere, ululando per le vie dell'Urbe. Come comete di fuoco che rigano il cielo, distrusse l'atmosfera, cadendo come gocce di sangue. Maestoso e, allo stesso, invulnerabile come l'aria. Un opera che, nella sua brevità, è una meraviglia. Il cui gemito ha eco in un gemito universale.
Un inno all'individualità, alla totalitaria perdita della speranza, della giovialità, della coscienza che induce a tralasciare ogni consueto esercizio. Un dramma dai toni tragici e magici, romantici e seducenti, dove l'uomo è possessore di uno spazio infinito confinato in un guscio vuoto. Tormentato dai brutti sogni, prigioniero di ambizioni e prese di potere la cui sostanza è la mera ombra di un illusione. Possedente di un giardino di gramigna; quella vegetazione sconcia che pullula sovrana nel mondo, così tediosa, vuota, stantia, sterile.
Leggendo Amleto tutto d'un fiato per la prima volta, di quest'uomo che un tempo splendeva nel firmamento come una meteora infuocata, ho intuito come tutto sembrasse profondo, impregnato di quella assurda solennità tipica delle tragedie shakespeariane con la quale la fugacità di un misero atto d'amore o sconsideratezza investiva inevitabilmente anche l'atto più insignificante. Lo specchio in cui la Danimarca vede riflessa la propria immagine: perfettamente ingannata da un racconto bugiardo.
Sin dalle prime pagine, si avverte la melanconia malinconia del protagonista. Un forte senso di tristezza che avvolge le sue membra come una seconda pelle. Fardelli, tormenti interiori di una vita opprimente che gravano sulle sue spalle come un fardello troppo pesante, in cui è proprio la coscienza a renderlo vile. Codardo. Costringendo Amleto, questa figura evanescente che vaga lungo la riva dell'assurdo - immune alle emozioni e povero di ricordi - ad adattarsi in una nuova realtà parallela che sarebbe presto diventata la sua. Monologo interiore di una vita rubata di un giovane principe, nonché storia di tormenti e ossessioni che non sono mai stati tali. Lui che, tormentato dal demone dell'abitudine - in cui è tuttavia custodito un angelo - dall'esercizio di atti onesti fornisce una divisa, una veste perfetta da indossare. Lui che, rinchiuso nella solida cella della sua tragicità interiore, misura le parole o i gesti non soverchiando mai la natura.
Amleto è una breve massima che compone il ciclo della produzione shakespeariana. Questa è la storia di un principe di Danimarca. Un uomo che tormenta senza posa le ferite della sua anima. Un ragazzo romantico e idealista incurante degli incauti sussulti del cuore, incapace di spiegare e di chiedere aiuto, trasportato qua e là dalla corrente della follia, osservando l'inutilità di un mondo fatto di cose grandi e piccoli di ricchi signori acutamente consapevoli del loro status sociale.
Le mie parole volano, i miei pensieri rimangono a terra. Parole senza pensieri non giungono al cielo.
Valutazione d’inchiostro: 5

🌺🌺🌺🌺🌺



Titolo: Sogno di una notte di mezza estate
Autore: William Shakespeare
Casa editrice: Feltrinelli
Prezzo: 8, 50 €
N° di pagine: 206
Trama: “Il Sogno” è il primo capolavoro comico di Shakespeare. Paragonato alle commedie che seguono, e soprattutto paragonato all’altra commedia in cui sono presenti elementi magici, “La Tempesta” ( prodotto dell’arte sua più matura, frutto dell’enorme saggezza  e della sapienza tecnica accumulata negli anni di esperienza, se non altro teatrale ), il “Sogno” può sembrare un trastullo, una bazzecola, una quisquillia. Ma per minore che sia è perfetta. È un gioiello, un trionfo di tessitura, dove i fili più disparati e vari si combinano in un disegno unitario.


La recensione:

Lotterò per amore; siamo fatte per essere corteggiate e non per farlo. Ti seguirò, e farò dell'inferno un paradiso se morirò per mano di chi amo.

Due coppie che incorrono un amore romantico e illusorio - dal candore non completamente purissimo, violato da una qualche forma di non castità. Amanti illuminati dall'acquoso bagliore della luna che lusinga per la sua contemplazione, confonde per la sua bellezza, ma che sembra piangere per il loro amore proibito. Questa è la storia di un sogno. Di quattro anime gemelle che combattono battaglie sconfinate tra sovrani di Fate e folletti pasticcioni. Questo è un quadro prettamente irreale del sentimento amoroso che, nel romanzo di Shakespeare, funge da bisogno primordiale di appartenenza, in cui l'uno non riesce a vivere senza l'altro. Non esige cambiamenti, ne vuole compierli. Spontaneo e irruento, in bilico tra il reale e il possibile in cui i personaggi, al momento del loro ricongiungimento, si fondono  insieme salvando le loro anime da un mondo di ipocrisia e irrazionalità.
Amando leggere autori romantici e, in particolare, storie forti in cui i protagonisti si ribellano alle convenzioni imposte dalla posizione sociale, pur di coronare il loro sogno d'amore, Sogno di una notte di mezza estate - in questi primissimi giorni di settembre - mi ha colta impreparata. Avevo letto, fino ad ora, soltanto le prime righe di quello che è il resoconto di una proiezione astrale imprigionata sulle pagine bianche di un romanzo: sparute e intense dichiarazioni d'amore di quattro coppie e dei loro tormenti. Leggerlo tutto d'un fiato per la prima volta, a distanza d'anni, mi ha permesso di vedere quest'ennesima commedia shakespeariana sotto una nuova luce, e intuire come tutto sembrasse estremamente profondo, tragico, romantico. Solenne e illusorio. Con una vastità di temi trattati, ma con la luna perennemente presente, che apre e chiude la commedia e lascia intravedere possibilità nefaste fino al momento in cui si giunge alla benedizione degli amanti.
L'originalità sta nel modo in cui è raccontata. Il forte senso di malessere che trasmette la separazione degli amanti; l'amore che dà un significato ai discorsi per la sua lotta alla sopravvivenza; l'inferno visto come una sorta di paradiso, in balia alla morte, Sogno di una notte di mezza estate è una prodigiosa varietà poetica che ammalia e affascina. Ci sono voluti anni. Qualche piccola esperienza alle spalle, ma, alla fine, è riuscito a condurmi fra le braccia di amanti tormentati e insoddisfatti, in un luogo che immaginavo di conoscere. E non credo che, ai romanzi di questo tipo, non bisogna dare una seconda possibilità. Remota o piccolissima, ma pur sempre una possibilità.
Un bellissimo racconto romantico. Una finestra sul mondo dell'amore che, sono certa, non riuscirà a non sposarsi nei nostri pensieri.

Valutazione d’inchiostro: 4

2 commenti:

You can replace this text by going to "Layout" and then "Page Elements" section. Edit " About "
 

Sogni d'inchiostro Template by Ipietoon Cute Blog Design and Bukit Gambang