mercoledì, marzo 10, 2021

Amori di carta: Irène Némirovsky

Quasi due anni fa, in un periodo non molto dissimile da questo, quando delle mie conoscenze nèmirovskiane erano povere di contenuti, dissi addio a tutte quelle letture frivole, inalterate, insoddisfacenti che non avrebbero fatto nient’altro che alloggiare da un posto ad un altro. Sono pochi gli autori a cui voglio bene e ancor più bene a coloro il cui passato fu reciso da situazioni o eventi che hanno sconvolto del tutto il loro universo personale. Il mio desiderio, in questi casi, è sempre stato quello di scovare qualcuno che parlasse alla mia anima. Murakami, Zafon, Paul Auster, Philip Roth sono solo alcuni di quegli autori che hanno bussato timidamente alla mia porta, ed io non ho potuto fare a meno di farli entrare. E questo credo sia questione di predisposizioni d’animo: c’è chi un autore parla intimamente al tuo cuore, e chi invece sfoga i propri interessi, le proprie attitudini in diverso modo.
Irène Nèmirovsky però fu quella che prese possesso di ogni parte, ogni fibra del mio animo, luminose e più grandi man mano si avvicinò inesorabilmente, in stanze adiacenti del mio cuore, che nel corso del tempo ha acquistato una certa forza. Adesso che ripongo queste poche righe, sembra quasi inutile pubblicare l’ennesimo post letterario a tema nèmirovskiano, eppure ho visto aggirarsi l’autrice silenziosamente con l’arcana sensazione di essere entrata in un mondo nel quale era necessario quasi chiedere << permesso >> per potervi entrare.
Ed ecco l’ennesimo straordinario equilibrio, momenti di soddisfazioni interiori, che il periodo storico in cui visse l’autrice avrebbe potuto essere più veritiero. A volte mi viene il dubbio nel credere se non sia nata nell’epoca sbagliata, che gli anni o i momenti che mi hanno vista impelagata in situazioni rischiose forse fin troppo in fretta che hanno scongiurato momenti di pura evasione.
L’eterna lotta del Bene e del Male, l’attaccatto furibondo della libertà di gruppi ebrei, sono gli elementi principali nel quale vertono i suoi romanzi. E nel bel mezzo di questo caos cosmico, un apocalisse che annienta ogni cosa, persino le nostre fragili membra, le dolci parole dell’autrice evocarono un mondo sospeso, sorpreso, annientato dal dramma e dalla miseria, rispettoso e doveroso ma tenuti a vivere come il personaggio di una tragedia.
Fu l’esperienza a rendere e considerare l’autrice come la più prosaica musa che, nel periodo della sua vita, sollevò un polverone di domande, senza scartarne una, risvegliando la potenza di uno scontro bellico che ha sbaraccato ogni cosa. E alla fine non resterà più niente. Nonostante perdersi in lei, fra le sue pagine, in vicende dettagliatamente riportate, l’amore, la separazione, la rinuncia, il dtamma derivano da esperienze vissute in prima persona della stessa autrice, che hanno fatto il giro del mondo.
E l’unico modo per esserne completamente soddisfatti è tornare in posti in cui vi ho risieduto per ben tre volte le cui storie si attengono esattamente allo stesso schema originario. La sua ombra, la sua coscienza, tanto quanto lo slancio, il fervore, l’amore dell’autrice per la scrittura e la letteratura che radicati fortemente nel passato intensificarono ogni momento della sua vita. Specchio dei suoi desideri, nonché diario di bordo di spettacoli orribili, ripugnanti che nonostante il tono drammatico mi hanno ammaliata, incantata nelle sue tenaglie.

2 commenti:

  1. Ciao Gresi, questa autrice ti ha proprio conquistata! Io di suo ho letto solo "Il ballo", però ho visto il film tratto da "Suite francese" e mi era piaciuto :-)

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