domenica, aprile 25, 2021

Nel disordine delle macerie: la letteratura patriottica

Certi eventi, certe << ricorrenze >> sono scossoni dell’anima che rivoltano te e il tuo essere come un calzino. Quella del 25 Aprile è una delle ricorrenze più conosciute che celebra la liberazione dell’Italia dall’occupazione nazista e dal regime fascista. Non poter ricordare questo giorno così importante attraverso i libri sarebbe stato irrispettoso, poiché la mia libreria ospita figure di carta che per anni hanno atteso il loro momento per essere raccontati, vissuti, dopo il quale avrei deciso i dettagli dei loro effetti.Ed ecco alcuni di questi romanzi i cui effetti turbano ancora la mia memoria, strusciano sporchi e bagnati sulle pareti della mia mente. Fuori dal tempo e dall’ordinario, con cumuli di morti, vittime recise dalla tranquillità, dal loro essere irrimediabilmente insidiati in forme di vita di cui non avrebbero voluto farne parte, impreparati e travolti dall’aver dovuto adattarsi psicologicamente ad avere cura di quei cari che avrebbero potuto sopravvivere a tutto ciò. Il liquame grigiastro nel cielo aperto ribollisce e respira come se avesse una malefica vita. Indolente, ci si ferma osservando il tutto come immobilizzati. Strisciando su questa nuda terra col muso all’ingiù, non perdendo mai l’occasione di fare ammenda di ciò che la Storia ci impartisce, gli inestimabili tesori di cui trarne vantaggio.


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Primo fra questa lista, il riflesso pervinca e argento di uno scenario fantastico, quasi surreale, costellato da momenti di angoscia, voci lente e rauche intonate da qualcosa di grosso e potente. Parigi ha avuto in tutto questo uno scenario luminoso ma angosciante, con i suoi profumi dolci, gli ippocastani in fiore, e nell'aria o nel silenzio un angoscia tattile.
Un posto in cui è stato possibile sentire palpitare l'anima di un paese che si affanna a rincorrere la beatitudine eterna, rughe che ricordano uomini e donne che si affannano ad amare sempre più il suolo con cui si è cresciuti.

Titolo: Suite francese
Autore: Irene Nèmirovsky
Casa editrice: Newton & Compton
Prezzo: 4, 90 €
N° di pagine: 415
Trama: Nei mesi che precedettero il suo arresto e la deportazione ad Auschwitz, Irène Nèmirovsky compose febbrilmente i primi due romanzi di una grande "sinfonia in cinque movimenti" che doveva narrare, quasi in presa diretta, il destino di una nazione, la Francia, sotto l'occupazione nazista.


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Altro romanzo, lettura considerata da molti come comparabile a Guerra e Pace di Lev Tolstoj. Bellissimo e necessario, uno scontro bellico nel quale si perde completamente la cognizione del tempo, nel quale la ragione per cui ho desiderato rimanerci è stata una certa intimità che ha sedimentato inconsapevolmente nel mio cuore per la triste consapevolezza di aver dovuto combattere pur di ristabilire una certa forza, un certo predominio, col medesimo vigore di un tempo.
Sopravvissuta a questa permanenza, a questa faida mastodontica e indistruttibile, in un mondo di vetro, trasparente e diafano in cui non vi è posto per la desolazione, la comprensione, alcuna requia.

 

Titolo: Vita e destino
Autore: Vasilij Grossmann
Casa editrice: Adelphi
Prezzo: 18 €
N° di pagine: 750
Trama: << “Il libro segue con ottocentesca, tolstojana generosità molteplici destini individuali spostandosi da Stalingrado ( città doppia: simbolo di difesa e libertà contro la violenza nazista e insieme luogo – emblema dell’Urss staliniana; solo nella “ casa di Grekov” si vive secondo onore e senza gerarchie ) ai lager sovietici e ai mattatoi nazisti, da Mosca ( le stanze del potere, le celle della Lubjanka ) alla provincia russa. E raccontando la “ crudele verità “ della guerra, le storie intrecciate di eroi e traditori, automi di partito ed esseri pensanti, delatori, burocrati, intriganti, carnefici, martiri, personaggi fittizi e reali, inframmezzando la narrazione con numerosi dialoghi ( di ascendenza, questi, dostoevskiana ), Grossman continua a interrogarsi sull’essenza di sistemi che uccidono la realtà – di conseguenza anche gli uomini – falsificandola, sostituendola con l’Idea. Al posticcio e menzognero “bene” di Stato lo scrittore può opporre soltanto, per quanto ardua e apparentemente impossibile in tempi disumani, la bontà individuale, rivendicando – sommessamente, ma con tenacia – l’irripetibilità del singolo destino umano. Giacchè “ Ciò che vivo non ha copie … E dove la violenza cerca di cancellare la varietà e differenze, la vita si spegne “ >>.


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Romanzo che reguardisce messaggi così belli ed importanti che girano ognuno su un unico tema: l’individuo è un combattente, un soldato, una milizia, che è nato per combattere e contrastare qualunque avversità. Ma desideroso anche di affetto, emozioni, parole gentili che esamineranno insieme, a gruppi di personaggi, una serie di disegni non propriamente divini ma che fecero di questo romanzo una sorta di propaganda. Lezione morale che ognuno di noi, persino l’uomo moderno, dovrebbe perseguire.

Titolo: La luna è tramontata
Autore: John Steinbeck
Casa editrice: Bompiani
Prezzo: 10 €
N° di pagine: 159
Trama: Seconda guerra mondiale. Un piccolo paese della Norvegia viene occupato dall’esercito tedesco senza che gli abitanti riescano a capire la gravità della situazione e senza che possano organizzare qualche forma di opposizione. Dopo lo shock iniziale la piccola comunità imparerà una lezione fondamentale: la forza dell’individuo si basa sull’unione del gruppo. Dopo aver assistito a violenze e tradimenti dell’invasore, si farà strada e si consoliderà lo spirito di indipendenza e rivalsa del gruppo. Prima con sporadiche esecuzioni dei soldati occupanti, poi con una guerriglia sistematica e organizzata, la comunità dimostrerà agli altri e a se stessa che nessuno è vinto finchè non si arrende.


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Romanzo profondamente introspettivo che oscilla continuamente fra il buio e la luce, in cui la nozione del tempo traballa come un vagone su un asse in equilibrio precario. Zeppo di frammenti di pensieri che si riversano impetuosamente, mediante parole che sono riaffiorate dalle tenebre. O, meglio, da una Fortezza, e in poco tempo riassorbite dalle stesse.


 

Titolo: Il deserto dei tartari
Autore: Dino Buzzati
Casa editrice: Oscar Mondadori
Prezzo: 12 €
N° di pagine: 202
Trama: Giovanni Drogo, un sottotenente, viene mandato in una lontana fortezza. A nord della fortezza c'è il deserto da cui si attende un'invasione dei tartari. Ma l'invasione, sempre annunciata, non avviene e l'addestramento, i turni di guardia, l'organizzazione militare, appaiono cerimoniali senza senso. Quando Drogo torna in città per una promozione, si accorge di aver perso ogni contatto con il mondo e che ormai la sua unica ragione di vita è l'inutile attesa del nemico. Tornato alla fortezza, si ammala, e proprio allora accade l'evento tanto aspettato: i tartari avanzano nel deserto. Nell'emozione e nella confusione del momento, senza che lui possa prendere parte ai preparativi di difesa, Drogo muore, dimenticato da tutti.


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Terzo volume di una saga che amo moltissimo, che apre le porte di un passato che si credeva dimenticato. Antichi fantasmi tormentato il presente del migliore amico del protagonista, Fermin, per conoscere una dolorosa verità che gfinora gli è stata tenuta nascosta. In un’epoca maledetta, nelle viscere delle prigioni del regime tedesco.

  

Titolo: Il prigioniero del cielo
Autore: Carlos Ruif Zafon
Casa editrice: Mondadori
Prezzo: 21 €
N° di pagine: 349
Trama: Nel dicembre del 1957 un lungo inverno di cenere e ombra avvolge Barcellona e i suoi vicoli oscuri. La città sta ancora cercando di uscire dalla miseria del dopoguerra, e solo per i bambini, e per coloro che hanno imparato a dimenticare, il Natale conserva intatta la sua atmosfera magica, carica di speranza. Daniel Sempere - il memorabile protagonista di "L'ombra del vento" è ormai un uomo sposato e dirige la libreria di famiglia assieme al fedele Fermin con cui ha stretto una solida amicizia. Una mattina, entra in libreria uno sconosciuto, un uomo torvo, zoppo e privo di una mano, che compra un'edizione di pregio de "Il conte di Montecristo" pagandola il triplo del suo valore, ma restituendola immediatamente a Daniel perché la consegni, con una dedica inquietante, a Fermin. Si aprono così le porte del passato e antichi fantasmi tornano a sconvolgere il presente attraverso i ricordi di Fermin. per conoscere una dolorosa verità che finora gli è stata tenuta nascosta, Daniel deve addentrarsi in un'epoca maledetta, nelle viscere delle prigioni del Montjuic, e scoprire quale patto subdolo legava David Martin - il narratore di "Il gioco dell'angelo" - al suo carceriere, Mauricio Valls, un uomo infido che incarna il peggio del regime franchista.


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Rivoluzionario di professione, esperto di guarriglia urbana, personaggio sulfureo di grande talento e impudenza, Limonov - detenuto comune in un campo di lavori forzati - , scrittore - artista ambito che si muove in ambienti altrettanto ambiti. Visse molte più vite di quel che credeva, vestendo i panni di sovietico, barbone, maggiordomo, domestico, scrittore, soldato, amante, puttaniere, col desiderio insopprimibile di una trasformazione o mutazione del terrorista e ribelle Limonov in pacifista.

 

Titolo: Limonov
Autore: Emmanuel Carrère
Casa editrice: Adelphi
Prezzo: 13 
N° di pagine: 356
Trama: Limonov non è un personaggio inventato. Esiste davvero: " è stato teppista in Ucraina, idolo dell'underground sovietico, barbone e poi domestico di un miliardario a Manhattan, scrittore alla moda a Parigi, soldato sperduto nei Balcani; e adesso, nell'immenso bordello del dopo comunismo, vecchio capo carismatico di un partito di giovani desperados. Lui si vede come un eroe, ma lo si può considerare anche una carogna: io sospendo il giudizio" si legge nelle prime pagine di questo libro. E se Carrère ha deciso di scriverlo è perché ha pensato " che la sua vita romanzesca e spericolata raccontasse qualcosa, non solamente di lui, Limonov, non solamente della Russia, ma della storia di noi tutti dopo la fine della seconda guerra mondiale". La vita di Eduard Limonov, però, è inanzittutto un romanzo di avventure: al tempo stesso avvincente, nero, scandaloso, scapigliato, amaro, sorprendente, e irresistibile. Perché Carrère riesce a fare di lui un personaggio a volte commovente, a volte ripugnante - a volte perfino accattivante. Ma mai, assolutamente mai, mediocre. Che si trascini gonfio di alcol sui marciapiedi di New York dopo essere stato piantato dall'amatissima moglie o si lasci invischiare nei più grotteschi salotti parigini, che vada ad arruolarsi nelle milizie filoserbe o approfitti della reclusione in un campo di lavoro per temprare il "duro metallo di cui è fatta la sua anima", Limonov vive ciascuna di queste esperienze fino in fondo …


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Pagine di diario che raccontano la supremazia di una minaccia che disgraziatamente non avrà fine e che per caso, la sua protagonista, fece della scrittura il miglior surrogato per vivere. Ovvero l’unica scialuppa di salvataggio a cui aggrapparsi affinchè potesse essere compresa, capita, e non più invisibile come credeva di essere. Un frammento di storia riesumato dalle sabbie del tempo, questo piccolissimo libriccino è la brillante testimonianza che estrapolano i ricordi di una ragazzina qualunque, ma, nel tempo, divenuta icona di forza e speranza. Anne è la ragazzina in cui tutti noi possiamo riconoscersi, qualunque età o momento storico stiamo vivendo, che conferisce un’idea perfetta ed emozioni altalenanti di chi sopravvisse all’ascesa hitleriana, non solo perché le sue pagine trasudano tutto il dolore, i sacrifici, le sofferenze provate ma perché anelito ad una rinascita. Una forma di comprensione distorta, che disgraziatamente Anna mai conobbe.

 

 

Titolo: Diario
Autore: Anne Frank
Casa editrice: Einaudi
Prezzo: 10 €
N° di pagine: 432
Trama: Quando Anne inizia il suo diario, nel giugno del 1942, ha appena compiuto tredici anni. Poche pagine, e all’immagine della scuola, dei compagni e di amori più o meno ideali, si sostituisce la storia della lunga clandestinità. Obbedendo a una sicura vocazione di scrittrice, Anne ha voluto e saputo lasciare testimonianza di sé e dell’esperienza degli altri clandestini.


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Una storia davvero interessante di cui Helena Janecez estrapolò dal nulla mediante una parabola, che non coinvolge emotivamente ma politicamente, figura agile e tossicante per il sesso forte, affezionata a modo suo alla sua piccola amica. La Leica. La sua morte a un età ancora piuttosto acerba, fu senza alcun dubbio motivo di discussione.
Contagiata dalla sua natura onesta, determinata e diretta, dalla forza contro cui combattè tutto e tutti pur di aggrapparsi alla vita come una zattera nel bel mezzo di una tempesta.


 

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Titolo: La ragazza con la Leica
Autore: Helena Janeczek
Casa editrice: Guanda
Prezzo: 18 €
N° di pagine: 320
Trama: Il 1° agosto 1937 una sfilata piena di bandiere rosse attraversa Parigi. E' il corteo funebre per Gerda Taro, la prima fotografa caduta su un campo di battaglia. Proprio quel giorno avrebbe compiuto ventisette anni. Robert Capa, in prima fila, è distrutto: erano stati felici insieme, lui le aveva insegnato a usare la Leica e poi erano partiti tutti e due per la Guerra di Spagna. Nella folla seguono altri che sono legati a Gerda da molto prima che diventasse la ragazza di Capa; Ruth Cerf, l'amica di Lipsia, con cui ha vissuto i tempi più duri a Parigi dopo la fuga dalla Germania; Willy Chardack, che si è accontentato del ruolo di cavalier servente da quando l'irresistibile ragazza gli ha preferito Georg Kuritzkes, impegnato a combattere nelle Brigate Internazionali. Per tutti Gerda rimarrà una presenza più forte e viva della celebrata eroina antifascista: Gerda li ha spesso delusi e feriti, ma la sua gioia di vivere, la sua sete di libertà sono scintille capaci di riaccendersi anche a distanza di decenni. Basta una telefonata intercontinentale tra Willy e Georg, che si sentono per tutt'altro motivo, a dare l'avvio a un romanzo caleidoscopio, costruito sulle fonti originali, del quale Gerda è il cuore pulsante. E' il suo battito a tenere insieme un flusso che allaccia epoche e luoghi lontani, restituendo vita alle istantanee di questi ragazzi degli anni Trenta alle prese con la crisi economica, l'ascesa del nazismo, l'ostilità verso i rifugiati che in Francia colpiva soprattutto chi era ebreo e di sinistra, come loro. Ma per chi l'ha amata, quella giovinezza resta il tempo in cui, finchè Gerda è vissuta, tutto sembrava ancora possibile.

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