martedì, giugno 13, 2023

Gocce d'inchiostro: Alla ricerca del tempo perduto. All'ombra delle fanciulle in fiore - Marcel Proust

Questo sarebbe stato il secondo passo. L’ennesimo trampolino di lancio da cui ho dovuto buttarmi, tuffarmi, affinché il bellissimo processo della Recherche, avviato per caso il mese scorso, raccontando passo per passo quella che altri non è che un compendio di vite straordinarie. Un testo, questo secondo, che rievoca la bellezza che scaturisce da una visione come quella di piccole fanciulle in età giovanule, derivati di masse di ricordi, elementi o nozioni sovrapposti gli uni agli altri in cui è possibile cogliere anche il profumo e il ricordo degli altri. La vita si comprende mediante letteratura, e pur quanto legga e la mia anima si cibi di scrittura e parole, sono esaltata da certi << meriti >> dati. Quella della Recherche era una delle lacune letterarie che avrei voluto colmare un sacco di tempo fa. Avrei voluto farlo, se non che il coraggio raccolto non era ancora sufficiente. Fin quando, in un momento imprecisato della mia vita, l’autore stesso mi ha chiamata, mi ha sollecitato a seguirlo in questa bella avventura, combattendo contro la mancanza di volontà e la sua bassa autostima, la sua fragilità psichica e fisica, il tempo così veloce inteso come unica direzione utile da cui non farci fagocitare. Scrivere un romanzo, interpretarne la sua anima, unica vita vissuta e reinterpretata è uno dei più caldi inviti che Proust potesse farmi, in quanto non solo mediante arte ho compreso questo quasi inavvicinabile mondo ma ho potuto interpretarlo a modo mio, figurazione di valori ideali, eterni, segno di verità che però resta limitato alla memoria, alla materia.

Titolo: Alla ricerca del tempo perduto. All’ombra delle fanciulle in fiore
Autore: Marcel Proust
Casa editrice: Mondadori
Prezzo: 13 €
N° di pagine: 566
Trama: "All'ombra delle fanciulle in fiore" rappresenta, all'interno di quel "tout vivant" che è la "Recherche", il momento spirituale e biologico della giovinezza. Libro "corale", "estroverso", di un fascino duraturo, è anche un libro "marino", nel quale il paesaggio della costa normanna insolitamente assolata, tratteggiata con tocchi impressionisti, fa da sfondo al doppio amore del narratore per Gilberte prima e per la piccola banda delle "fanciulle in fiore" poi, in cui spicca Albertine. Tra i molti incontri decisivi, quello con lo scrittore Bergotte e il pittore Elstir, che inizieranno il narratore alla vita e all'arte.

La recensione:

 

I dati della vita non si contano per l’artista, si risolvano, per lui, in semplici opportunità di mettere a nudo il proprio genio.

 

Non mi aspettavo di sentirmi così straordinariamente viva nel leggere qualcosa che è piuttosto vecchio, ma non datato, quando Marcel Proust entrò silenziosamente e a piccoli passi nella mia vita, e prese posto nel bel mezzo di autori che risiedono da anni nel mio cuore e che intersecano la linea di metà campo. A un tratto niente è stato più uguale. Malgrado le tante reticenze, i tanti dilemmi, le tante insicurezze, quella della Recherche era una delle sfide letterarie cui presto o tardi avrei voluto vincere. I tanti libri letti, le tante recensioni scritte, nel tempo, hanno maturato in me una certa forza, una certa sicurezza, che mi ha indotta a conoscermi, conoscere il mondo circostante, affinché i tanti << allenamenti >> intellettuali intrapresi avrebbero funto da incentivo ad essere preparata. Pronta, nel momento in cui questo gigantesco testo della letteratura francese avesse bussato anche alla mia porta.
Il mese scorso, quando ciò accadde, io non fui più la stessa. In generale, sono cambiata da quant’è ho abbracciato uno stile di vita diverso al passato. Una Morning routine che mi ha aiutato ad essere più organizzata, più rilassata, serena e felice con me stessa, in cui predominano le mie priorità, i miei obiettivi, e soprattutto i miei sogni. E dunque, trasformata nel teatro di possibili azioni che valorizzano la mia identità, le mie priorità personali prevedendo di leggere per intero la Recherche, questi due volumi ancora da poco letti e assimilati, e siccome della sua compagnia ne potrò sicuramente godere per qualche altro mese, mi piace osservare ciò che potrebbe accadere da qui al futuro, un futuro immaginario ma immaginifico con Marcel Proust, con una certa concentrazione e una certa tenacia necessaria a questo tipo di osservazione, questo tipo di studio che se per un certo verso mi ha dato qualche difficoltà, dall’altro ha riempito il mio animo di potenti scariche elettriche. Una felicità imprecisata che mi fa sentire viva come mi capita solo con la lettura di certi classici, viva e vigile. Sveglia e concentrata in questo momento. In questo tempo, che è il tempo della rinascita, del desiderio di scrivere che disgraziatamente coincide con quello della frustrazione a non poter riporre nero su bianco ciò che più si avverte, si sente, in cui il talento e la gioia della creazione va a scemare.
Il piacere che mi ha suscitato questo secondo volume è davvero impossibile condensare in semplici frasi. In una recensione che forse non ha alcun senso, se non per me stessa, ma è una forma d’arte che ha cozzato con la verità che si è appartenuti ad un mondo in cui si vive e che una volta acquisite niente e nessuno avrebbe potuto sottrarlo. Nonché forma necessaria della percezione di una verità. Quella assoluta.
A All’ombra delle fanciulle in fiore ho dedicato ore, settimane del mio tempo, quasi un mese a dire il vero, affinché la magia scaturita non si disperdesse, ogni cosa non subisse effetti, modifiche e non svanisse nell’atmosfera, ogni frammento di parola, vita, ogni gesto che penetri grazie all’intensità dell’attenzione. Poiché ero e sono stata così intenta ad ascoltare una sonata che si ascolta per la prima volta, non trasmette niente di particolare ma avendo la sensazione di conoscerla da tempo, così perfettamente e vera. Impedendomi di avvertire il tutto distintamente, quanto un nome che si tenta di ricordare a lungo e al cui passato, al cui posto non si trova però nulla. Impadronita di qualcosa di unico, raro ma pregiato. E tentare di comprenderlo sembra davvero difficoltoso. Una forma quasi del tutto invisibile, in cui la malinconia del protagonista mi ha letteralmente travolta.
Quanto sarà stato sensibile Marcel Proust! Quanto avrà sofferto, per un nonnulla, non trovando la forza giusta per reagire e volgere le spalle ad ogni << sofferenza >>. Ma, pensandoci, se l’avesse fatto, la Recherche non sarebbe esistita. Queste pagine non avrebbero avuto un suo battito, così percettibile, dalla bellezza sconosciuta e ignota.
E dunque, perché scrivere, che ho amato perdutamente e ancora una volta tutto questo? Ci vuole tempo per capirlo, ci vuole del tempo per esserne fagocitati. Io ho dedicato tanto tempo, molto più di quel che credevo, a questo secondo volume che, esattamente come il primo, mi ha letteralmente scombussolata. Perché quando mi domandano, quale io abbia preferito, non riesco a non rispondere, se non entrambi. Per il momento… e successivamente, il terzo, il quarto, il quinto. Ogni volume componga questo splendido compendio, questo capolavoro lasciato volutamente ai posteri, affinché ci sia profondità in pieno e lontano futuro.
Non ho la presunzione di scrivere che questa è una recensione. Il mondo non ha bisogno di leggere qualcosa di insensato, l’ennesimo commento sentimentale nei riguardi di Marcel Proust. Ma desidero acquietare il mio spirito, e la scrittura a questo proposito è un buon surrogato per mettere in stretta relazione il mondo di qua con quello di là. Perché in me aleggia ancora un certo fascino, fra suoni che svaniscono sempre più nell’anima del narratore e di chi legge, impossibile da scacciare. Una forte malinconia nel momento in cui si sgretola la bellezza di un’opera immensa che la situa nell’organismo sacro e vacillante del tempio del suo animo. La realtà circostante mi ha donato schizzi così poco somiglianti da farci provare, spesso una sorta di stupore, quanto dinanzi al mondo fittizio o immaginario che si districa a quello visibile. Così differente da quello immaginario.
Ed ecco che, trascinata in una sorta di oblio, mi sono dovuta guardare dentro e ritrovare e ritrovarmi, l’essere ciò che sono e ciò che sono stata, mettendomi di fronte alle stesse cose, alla stessa posizione in cui l’essere, avendo sofferto, si rifà nuovamente in quanto ama ciò che gli era indifferente. Nel mio caso rispecchia perfettamente questa tipologia di pensiero, perché disgraziatamente ero indifferente a questa Ricerca, in quanto le sensazioni donate durante il processo di lettura hanno annichilito ogni cosa. Perché dotate di una certa corporatura, un ché di materiale, cosciente, circondato da affetti sconosciuti che costringono a disporre le proprie percezioni in uno stato permanente di vigile difensiva.
Dalla cornice nervosa, l’armatura sentimentale di un’ammirazione priva di contenuti, qualcosa di così indissolubile ma radicato nell’infanzia destinato poi a scomparire nell’uomo adulto, in chi contempla e giudica. Questo volume, dunque, così come il primo, mi ha permesso non solo di immedesimarmi al punto di confondere la realtà circostante con quella che ho vissuto su carta, quanto di vestire i panni di giovani fanciulle che esplicano la bellezza, la purezza, languido intermezzo che tuttavia dona una luce particolare alla Recherche.

Valutazione d’inchiostro: 5

4 commenti:

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