Montai a bordo di un
destriero straordinariamente bello ma immaginifico e decisi di partire per le
inesplorate regioni che la Meyer, ancora una volta, mi stava regalando. Dopo la
bellissima quadrilogia delle Cronache lunari, che tengo ancora impreziosite negli
scaffali delle mie strapiene librerie come scintillanti diamanti, mi approcciai
a questa nuova avventura un po' dubbiosa di riscontrare i medesimi effetti
degli ultimi anni, ma una sferzata di aria fresca aveva rovesciato ogni cosa e
fatto constatare come Gilded era esattamente ciò di cui cercavo. Un mondo
bellissimo, che si nutre di bugie e di cui la magia è una forma immagazzinata
di sopravvivenza in cui si lotta, mediante forze esterne, affinché il velo del
Male sia squarciato. Ed ecco che la favola, intrecciandosi alla fabula, è una
fonte inesauribile di racconti popolari, squarci di incubi notturni, che in
parte generano paura e in parte intensificano la magia che rende tattile,
assolutamente palpabile la bellezza di certe storie.
La
recensione:
Dopo qualche anno, Gilead fu una bellissima opportunità per valicare i confini di un mondo che dona la sensazione di leggere quel genere di favole che amavo leggere quando ero solo una bambina. La magia avrebbe adornato ogni cosa, donato ricchezza, bellezza ma soprattutto chiesto un prezzo da pagare. Una successione di lignaggio, un legame stranamente potente, un’oppressiva patina di grigiore in cui il Tempo resta immutato, la veridicità di ogni cosa messa in discussione da dubbi, illusioni che gravano sulla nostra coscienza come un fardello troppo pesante.
Mi sono avvolta nel cerchio fantasmagorico che la Meyer aveva dipinto agendo con l’intensità quieta dei fanatici religiosi. Non restava altro che seguire la protagonista, Serilda, ed assumere una posizione soprattutto nel momento in cui qualcosa o qualcuno avrebbe dettato le sue sorti. La prova effettiva che dalla concretizzazione di una realtà illusoria c’è poi sempre un prezzo da pagare. Quello della realtà nuda e cruda e che spesso sconvolge o ripristina, a seconda dei casi, il nostro equilibrio personale.
La storia della mia vita non ha goduto più della presenza dei personaggi della Meyer. Vulnerabile agli attacchi esterni e d'ombra, mi sono inerpicata fra le fantastiche pagine di questo romanzo in una lunga ammaliante danza. Avevo preso del tempo prezioso fra le sue pagine. Serilda, Gilded e tutti gli altri mi avevano reso entusiasta, avventurosa, bramosa. E tornare repentinamente alla mia scialba vita, così come l'avevo lasciata, i ricordi che ho pescato e mi sto portando dentro mi sostennero, ma non senza una certa sofferenza. Troppo spesso, a lettura terminata, i personaggi hanno richiamato alla mia memoria il luogo dove mi ero trovata l'ultima volta che li avevo incontrati. Giacevano al fondo di una vasta piattaforma terrosa, fra i quartieri vecchi di un mondo ancora sconosciuto. Anni luce dal mondo vecchio che conosciamo, prima che la vista di fili dorati diventassero di ordinaria comunicazione.
E simili procedure ci sono state fra le pagine di Gilded, elemento nuovo da annoverare fra le nuove e vecchie eroine della narrativa fantastica. Elemento primordiale su cui ruota l'intero romanzo, nonché causa ed effetto di conseguenze ed azioni che non hanno ancora una sua concretezza. Il suo stile di vita, o, semplicemente, il suo essere semplicemente ciò che effettivamente è, un pericoloso animale fantastico, con la prospettiva di una nuova rinascita, di un nuovo avvenire. Avrebbe potuto declamare la sua libertà di pensiero, la sua individualità, se non fosse oramai così avvezza alle occhiate sprezzanti della bella Serilda, schiava di un re potente, arcigno e spigoloso. Avrebbe potuto ridiventare la donna che ha da sempre voluto essere, nella sua amata città, fra le braccia della sua vera famiglia, contrastando il volere di tutti con la pura verità, anziché innumerevoli bugie, con addosso il vestito buono, spavalda e soddisfatta delle promesse dell'esistenza. Il principe sarebbe entrato definitivamente nella sua vita e, con un po' di fortuna, avrebbe fatto di lei la donna che avrebbe voluto essere.
La storia poteva terminare così, la stessa storia che ero andata a progettare nel corso della mia permanenza fra le sue pagine. La sua forza, la sua voce avrebbe avuto spazio di innalzarsi fra un coro di voci e suoni, in un mondo ingiusto e un po' crudele, decisa ad evitarlo una volta per tutte. Sapevo esattamente io come mi sarei comportata. Una volta ripulita la fedina penale, avrei potuto, a guerra finita, riconquistare le mie priorità e, con un po' di fortuna, ambire alla redenzione. Se Serilda avesse agito così, tante cose non sarebbero successe, senza mostrare alcuna amarezza.
Ma nulla di tutto questo accadde. E la storia che la Meyer si porta dentro mi è sembrata così bella, sorprendente e straordinaria che ha ricoperto così bene la mia pelle proprio come gli strati di marciume che ricoprono ogni luogo in cui si trova intrappolata. Un po' cinica e diffidente ma dal buon cuore, che palpita come quello di un normalissimo essere umano, sussulta quando non dovrebbe. Specie se, nei paraggi, c'è una creatura pericolosa ma bellissima. Il fulcro primordiale da cui deriverà ogni cosa.
Dando vita ad un mondo visionario e affascinante, in Gilded la fantascienza incontra la più bella manifestazione popolare, sin da sempre amata da tutti: la favola. Trascinante, romantico, fiabesco, a tratti intenso e drammatico, Gilded è una favola moderna talmente bello, un po' più maturo della saga delle Cronache lunari, in cui mi sono immersa al punto tale da non saper distinguere la realtà dalla finzione. Semplice ed emozionante, il romanzo funge come una sorta di omaggio alle favole di Perrault ed, efficace e fantasioso, traccia una linea invisibile tra presente e passato. Ritagliando un posto speciale persino nei cuori di coloro che credono che leggere questo genere di storie non sia altro che una perdita di tempo.
Valutazione d’inchiostro: 5
Libro in lista, ottima recensione, grazie
RispondiEliminaA te 🤗🤗
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