sabato, giugno 15, 2024

The best and the world reading of mid year

Alcuni avranno sicuramente stilato delle liste, altri invece hanno tentato di esimersi impunemente perchè così tanti libri, pur di realizzare un post, non sono stati presenti, da qui, all’inizio dell’anno e dunque di bilanci letterari non se ne scorge nemmeno l’ombra. Chi mi legge da un pò sa che amo moltissimo le liste, le tbr, e quando seppi di questo bilancio letterario imminente. post che ho già realizzato l’anno scorso e due anni fa, mi domando perchè abbia atteso così tanto. Il ritrarsi dalla vita pur di viverne altre non credo sia niente di spaventoso o encomiabile. Fa parte di me, della mia vita quotidiana, delle tradizioni che porto avanti e, quando giunge giugno, con una repentinità inimmaginabile, spero sempre di non dover presentarsi con l’ennesima torre di libri quanto liberarmi dall’eterna ruota di leggere esclusivamente per diletto.Questo post dunque spiega bene il bilancio di letture lette da inizio anno ad ora, presentandosi, avvenenti e con coste colorate e sgargianti. Molti di questi, parti indelebili della mia anima. Altri, invece, sbuffi d’inchiostro che sto ancora tentando di cancellare, espellere dalla memoria. Ma, riflettendo, se non mi ci fossi << macchiata >>, ora sicuramente non sarei ancora qui a levare << lo sporco >>. In metà vita da che sono su questa landa desolata, con lo sguardo rivolta a me stessa, diretta nella giusta strada che, nel bene o nel male, mi ha resa la persona che sono oggi.


Le migliori:

Divorante, estraniante, ammaliante, immenso che nella sua piccola forma di distruzione ha nutrito la mia piccola anima, ha trasformato l’arte come forma possibile ed espressiva. Con l’aura lucente di una donna che, nonostante sia trascorso qualche giorno, acceca i miei occhi e che conserva il suo potere meraviglioso nel contagio di parole che presto o tardi hanno finito per fagocitarmi. Rinchiudermi in una bolla di sogno in cui ho potuto comunicare per osmosi, esaltata dalla sua profonda ispirazione, la negatività abbattuta, la sofferenza soppiantata dalla realtà, navigante di una chiatta in cui ho circumnavigato l’infinito.

Titolo: Diario 3
Autore: Anais Nin
Casa editrice: Bompiani
Prezzo: 13 €
N° di pagine: 452

Trama: Per Anaïs Nin saranno anni difficili, questi primi anni Quaranta a New York, anni di frustrazione e di isolamento, ma anche di maggior consapevolezza di sé e quando il terzo volume del diario si chiude, sull'anno 1944, la Nin è ormai una scrittrice nota e ammirata negli Stati Uniti. In Europa e nel mondo infuria la guerra e nel diario ne arrivano continui gli echi, a suscitare reazioni smarrite e impotenti. Contro la distruzione e l'orrore della guerra, come contro orrori più vicini e domestici - la situazione dei neri, le malattie o il bisogno di denaro da parte dei suoi protetti - Anaïs Nin tenta di costruire un suo mondo "vivibile", fatto di amicizia e di amore, di cure sollecite per le persone che le sono più care.

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Un romanzo asciutto ma appassionante, stimolante e incalzante che nonostante tutto mi ha trasmesso piacevoli sensazioni. Fra lugubre e sciatte stanze, memoria di una vita lontana priva di ambizioni e sfortunata come i protagonisti dickensiani.

Titolo: Mattino e sera
Autore: Jon Fosse
Casa editrice: La Nave di Teseo
Prezzo: 16 €

N° di pagine: 160

Trama; Un bambino viene al mondo; si chiamerà Johannes, sarà un pescatore. Un uomo ormai anziano muore; si chiamava Johannes, era un pescatore. Mattino e sera si estende tra i due estremi della vita, come tra i due estremi del giorno, tra i pensieri di un padre che vede nascere suo figlio e quelli di un vecchio che affronta le cose di ogni giorno, nel suo ultimo giorno, cose sempre identiche, riconoscibili, eppure definitive. Con una lingua vivida e aderente ai dettagli più minuti dell’esistenza e della sua bellezza, percorrendo le domande più importanti di ogni uomo – le più semplici e assolute – Jon Fosse scrive una novella di incredibile potenza poetica, che conferma ancora una volta il talento del più grande scrittore norvegese contemporaneo.

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Scorgendo il bagliore lucente di una storia zuccherosa, sotto certi aspetti ridicola e banale, innumerevoli fattori che hanno una parvenza brusca ma mancano di spessore, non avrei dovuto dare peso al fatto che il suo contorno fosse contagioso, così forte e indelebile da indurmi a non poter essere razionale, quanto contenta di vivere sulla pelle qualcosa che ho avuto e che desidero ottenere nuovamente, quindi accolto con fervore, entusiasmo, così ammaliata da voler leggere subito il seguito.

Titolo: Divini rivali

Autore: Rebecca Ross
Casa editrice: Fazi
Prezzo: 18, 50 €

N° di pagine: 408

Trama: Mentre una sanguinosa guerra tra divinità infuria nel paese, la diciottenne Iris Winnow cerca di rimettere insieme i pezzi della sua vita. Il fratello è partito per la guerra e non dà notizie di sé, la madre annega i dispiaceri nell’alcol, il lavoro da giornalista non le dà soddisfazioni. Sogna un futuro in cui la sua scrittura farà la differenza grazie alla promozione a editorialista, ma per ottenerla deve competere con l’affascinante e scontroso Roman Kitt. L’unica valvola di sfogo, per Iris, è la sua macchina da scrivere, dono dell’amata nonna, con cui spera di mettersi in contatto con il fratello scomparso, ma le lettere che infila sotto al guardaroba finiscono proprio nelle mani di Roman, che decide di risponderle anonimamente avviando così un rapporto epistolare. Questo legame speciale e inaspettato farà nascere tra i due complicità e attrazione, trascinandoli nel vivo di un conflitto che deciderà le sorti non solo del loro paese ma anche del loro amore.

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Opera radicata nel territorio dell'immaginazione urbana e negli spazi urbani, in cui fa da sfondo una Londra distesa in una cappa di sporcizia, tributo oltreggiante e dannoso che rende quasi giustificati a rinfacciare a denti stretti il male subito. 

Titolo: Nicholas Nickley

Autore: Charles Dickens

Casa editrice: Newton Compton

Prezzo: 4, 90 €

N° di pagine: 766

Trama;Nicholas Nickleby, un giovane gentiluomo di "belle speranze", ridotto in miseria insieme con la madre e la sorella dalla improvvisa morte del padre, si getta ingenuamente nelle spire di tremendi individui, uno dei quali è il suo stesso zio, vera anima nera di tutta la vicenda. Da quando Nicholas intraprende il viaggio che lo porterà da Londra allo Yorkshire, nella lurida "scuola" di Master Squeers per ragazzi abbandonati, alla ricerca di un lavoro e di se stesso, anche i lettori, trascinati dalla ineffabile potenza narrativa di Charles Dickens, viaggiano con lui attraverso le più spietate desolazioni della cattiveria umana e l'infinito calore di una presenza amica pronta a rischiare in prima persona per dare aiuto e conforto.

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Quasi essenza di un personalissimo Eden, quello dell’autrice, che come un poeta non ancora risorto, compone versi provenienti dalla letteratura classica, greca, vittoriana, dalla modernità, realizzando un regno riservato, fiorito ai defunti. Simulacro di una visione tangibile, soggetta alla sua figura violenta, remota, distante, superba dalla volontà dilaniante e altera. Figura solitaria che vaga lungo la riva dell’assurdo, dell’illusione, del fantasmagorico, assistendo alla tragicità della vita non solo come spettatrice ma come derivato di un programma, la cui provenienza è lontana, remota.

Titolo: Le carte della signorina Puttermesser

Autore: Cynthia Ozick

Casa editrice: La nave di Teseo

Prezzo: 19, 50 €

N° di pagine: 340

Trama: Con una scrittura affascinante, originale, che canta come un intero coro di sirene, Cynthia Ozick dà vita al suo personaggio e alla sua storia più coinvolgente. Ruth Puttermesser vive a New York. La sua cultura è monumentale. La sua vita amorosa minima (preferisce versare lacrime per Platone che divertirsi con Morris Rappoport, sposato). Le sue fantasie, invece, rivelano una sconcertante tendenza ad avverarsi – con conseguenze disastrose per ciò che, comicamente, definiamo realtà. La Signorina Puttermesser vorrebbe tanto una figlia, e prontamente ne crea una, senza aiuto, nella forma del primo golem femmina di cui si abbia memoria. Mentre si dà da fare nelle pieghe polverose del servizio civile, sogna di cambiare la città – ed ecco che riesce a diventarne il sindaco. La Signorina Puttermesser riflette sull’aldilà e vi si butta a capofitto, solo per scoprire che trovare un paradiso significa anche perderlo. Strabordante di immaginazione di vibrante umorismo, Le carte della Signorina Puttermesser è un vero e proprio luna-park letterario, scritto da una delle autrici più visionarie del nostro tempo.

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Poetico ma vacuo, quasi inconsistente e orchestrato da una sinfonia che non ha una sua musicalità complessa ma elaborata,arguto, profondo, criptico, in un centinaio di pagine, mi ha affascinato ed emozionato moltissimo. Mi ha catapultato nelle stanze buie e polverose dell’anima della sua autrice, offrendoci come spettacolo qualcosa di malinconico, che resta ai bordi, a cui fanno da cornice personaggi che entrano nella lotteria della vita, e che cadono in questa torbida malinconia come gelatina.

Titolo: La foresta della notte
Autore: Djuna Barnes

Casa editrice: Adelphi
Prezzo: 12 €

N° di pagine: 176

Trama: Al centro della Foresta della Notte dorme la Bella Schizofrenica, in un letto dell'Hotel Récamier. T.S. Eliot, accompagnando questo libro alla sua uscita, scrisse che vi trovava «una qualità di orrore e di fato strettamente imparentata con quella della tragedia elisabettiana». E presto il romanzo sarebbe diventato una leggenda. La foresta della notte è del 1936.

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Un bellissimo ritratto alla vita, al passato, alla misericordia mediante la profondità di sentimenti e sensazioni che sono inculcati nell’animo umano, che sebbene affonda le sue radici nell’antichità è un romanzo attualissimo poiché narra di sommosse che disgraziatamente sono ancora diffuse come piaghe suppurante, nella Cina odierna. La poesia sarebbe divenuta struttura architettonica di un meccanismo letterario che non credo siano appropriati per tutti, ma sicuramente per chi desidera comprendere la vita mediante la bellezza di parole non sempre chiare quanto velate.

Titolo: Fuga di morte

Autore: Keyi Sheng

Casa editrice: Fazi

Prezzo: 18, 50 €

N° di pagine: 429

Trama: Sulla piazza principale di Beiping, capitale dello Stato di Dayang, un giorno compare un enorme escremento a forma di pagoda: un atto dissacrante, che fa esplodere le gravi tensioni sociali latenti da tempo, innescando un movimento di protesta guidato da poeti e intellettuali. Yuan Mengliu, giovane e rispettato poeta, vive però una crisi profonda. Da un lato si dimostra incapace di sopportare la violenza della rivolta e della sua repressione da parte del governo, dall'altro non riesce ad abbracciare gli ideali rivoluzionari della sua compagna Qi Zi, la quale si afferma invece come leader della protesta. Quando la ragazza scomparirà in circostanze misteriose, Yuan Mengliu, ormai abbandonata la poesia e diventato un chirurgo, si metterà alla sua ricerca. Dopo anni di viaggi, si ritroverà in un luogo sperduto chiamato Valle dei Cigni: un mondo utopico apparentemente perfetto che si rivelerà invece sottoposto a imposizioni ferree dall'alto, dove ogni aspetto della vita è regolamentato ai fini del benessere dello Stato, con tragiche conseguenze.

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Opere che sono radicate nel territorio dell'immaginazione urbana e neli spazi urbani, in cui fa quasi sempre da sfondo una Londra distesa in una cappa di vapore. In un palcoscenico frenetico in cui il lungo viaggio del protagonista o dei protagonisti entrano in contatto con diversi meccanismi: la famiglia, l'istruzione, la prigione. Viaggi in cui si ha la consapevolezza di vivere amori folli, ardenti, malesseri e benesseri, in cui si cerca di crescere in questa tetra landa. Rifocillando l'anima, e ripristinando quel briciolo di serenità che ancora ci è riservata.

Titolo: Charles Dickens

Autore: Peter Ackroyd

Casa editrice: Neri Pozza
Prezzo: 25 €

N° di pagine: 587
Trama: Il 9 giugno 1870 Charles Dickens muore a cinquantotto anni a Gads Hill, la sua casa a Higham, nel Kent. La notizia del suo decesso fa subito il giro del mondo. Negli Stati Uniti, Longfellow, il poeta più famoso del secondo Ottocento americano, dichiara di non aver mai assistito a un cordoglio tanto diffuso per la morte di un autore, con «il Paese intero colpito dal lutto». Il giorno successivo alla sua dipartita, il Daily News sentenzia: «È stato senza dubbio il romanziere di quest’epoca». In Inghilterra l’opprimente senso di perdita attraversa tutte le classi sociali, in primo luogo la classe lavoratrice che si è sentita ampiamente rappresentata nelle sue opere. La percezione generale è che l’anima stessa del popolo inglese, il suo umorismo e la sua malinconia, la sua baldanza e la sua ironia, abbiano trovato una piena espressione nei romanzi di Dickens. Scrivendo questa imponente biografia dell’autore di Grandi speranze e di altri capolavori della letteratura mondiale, Peter Ackroyd non soltanto non si sottrae alla percezione dei contemporanei di Dickens, ma mostra come la sua morte, per tutti i vittoriani, sia stata la testimonianza di un’enorme transizione. Più della stessa regina Vittoria, Charles Dickens appare, in queste pagine, il rappresentante illustre di un’epoca non perché ce ne restituisce semplicemente la testimonianza, ma perché percepisce, saggia, proclama, nella sua narrativa, le svolte e i passaggi fondamentali di un secolo, sino al punto che la sua stessa vita si trasforma in «un simbolo di quel periodo».

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Memoria di vita rubata, strappata e poi restituita, dinanzi al fragore del mondo, baluardo in cui ci si oppone con resistenza al mutamento, alla transizione in cui gli eventi nascono dal desiderio di condivisione e comprensione, mai l’esperienza di riabbracciare un autore come in questo periodo mi ha reso più viva, più felice, grata di aver registrato minuziosamente impressioni, ricordi o luoghi comuni che resteranno nella mente, specialmente nella mia, come immagini di alta qualità.

generazione.

Titolo: Tempesta in giugno

Autore: Irène Némirovsky
Casa editrice: Adelphi
Prezzo: 20 € 

N° di pagine: 339

Trama: «Irène Némirovsky» ha scritto Pietro Citati «possedeva i doni del grande romanziere, come se Tolstoj, Dostoevskij, Balzac, Flaubert, Turgenev le fossero accanto e le guidassero la mano». Per tutti coloro che dal 2005 (anno della pubblicazione di Suite francese in Italia) hanno scoperto, e amato, le sue opere, questo libro sarà una sorpresa e un dono: perché potranno finalmente leggere la «seconda versione» – dattiloscritta dal marito, corretta a mano da lei e contenente quattro capitoli nuovi e molti altri profondamente rimaneggiati – del primo dei cinque movimenti di quella grande sinfonia, rimasta incompiuta, a cui stava lavorando nel luglio del 1942, quando fu arrestata, per poi essere deportata ad Auschwitz. Una versione inedita, e differente da quella, manoscritta, che le due figlie bambine si trascinarono dietro nella loro fuga attraverso la Francia occupata, e che molti anni dopo una delle due, Denise, avrebbe de­votamente decifrato. Qui, nel narrare l'esodo caotico del giugno 1940, e le vicende dei tanti personaggi di cui traccia il destino nel suo ambizioso affresco – piccoli e grandi borghesi, cortigiane di alto bordo, madri egoiste o eroiche, intellettuali vanesi, uomini politici, contadini, soldati –, Némirovsky elimina tutte le fioriture, asciuga e compatta; non solo: ricorrendo alla tecnica del montaggio cinematografico, limitandosi a «dipingere, descrivere», sopprimendo ogni riflessione e ogni giudizio, conferisce a questo allegro con brio un ritmo più sostenuto – e riesce a trattare la «lava incan­descente» che ne costituisce la materia con una pungente, amara comicità.

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Grandissima scala dalla cui imponente visione vi sono schiere di anime affamate e sfinite, che sprigionano nell’aria l’eco di una profonda innocenza, come un doloroso paradosso ogni cosa diviene ridicola, soffocata da una spontaneità primogenita la cui satira dà così vita a una visione grottesca, della realtà resa equivocabile e provocatoria.

Titolo: Ferdydurke

Autore: Witold Gombrowicz

Casa editrice: Il saggiatore

Prezzo: 22 €

N° di pagine: 224

Trama: Il trentenne Giuso, perditempo e lavoratore occasionale, si sveglia e scopre di essere tornato adolescente. Il suo aspetto non è cambiato, eppure… Alla porta di casa bussa un arcigno professore: entra, lo interroga, gli rifila voti bassi e lo rispedisce a scuola. È l’inizio di una delle storie più folgoranti della letteratura europea, un lampo di allucinazione che il genio di Witold Gombrowicz ha sublimato nella più discussa e celebre delle sue opere. Giuso è la proiezione dell’individuo odierno, un neghittoso mammone confinato nell’immagine di un adulto. La scuola pullula di imborotalcati come lui: uomini senza qualità, inetti piegati all’eccitazione e al godimento puerile, umanità irrisolte che il loro tempo ha esiliato in un limbo di eterna fanciullezza. Salvo cercare in questa fanciullezza farsesca la propria innocenza. Ferdydurke spalanca, attraverso una lingua formidabile, fatta di nonsense, bagliori e richiami, una voragine nella coscienza dei suoi – e dei nostri – contemporanei. Un’indagine narrativa, quella di Gombrowicz, che origina dai primi decenni del Novecento per estendersi fino ai nostri giorni, e che nell’ambiguità della forma – nella sua drammatica inconciliabilità con gli spiriti che riveste – trova il suo mezzo paradossale; nella beffa dell’infantilismo, il suo trauma archetipico.

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Scenario solenne che appare nella sua severa opulenza ma dominata da un teatro di azioni in cui la gente è costretta a lasciare le loro terre, il loro luogo natio imponendosi sul popolo mediante pene o crocifissioni che sottolineano a sottomettere i suoi cittadini all’impossibile, all’impossibilità di possedere un armata colonica fenice come Cartagine, rifiutando un tipo di alleanza che avrebbe condotto a rispettare il più forte su chi la protegge. Vincendo sull’impossibile, concedendo un tipo di riflessione per gli uomini dinanzi ad un Destino furente come questo.

Titolo: Salambò

Autore: Gustave Flaubert

Casa editrice: Ippocampo
Prezzo: 25€
N° di pagine: 400
Trama: La riscoperta del capolavoro di Flaubert attraverso le illustrazioni di un’artista Art déco di una modernità sconvolgente. Mentre Cartagine è in lotta contro i mercenari assoldati nella Prima guerra punica – esasperati per non aver ricevuto il compenso pattuito –, uno dei capi della rivolta, Matho, finisce per innamorarsi della figlia di Amilcare Barca, dopo averla intravista a una festa. Romanzo epico dallo stile esuberante, Salambò ha avuto nel tempo diverse edizioni illustrate, grazie a nomi come François-Louis Schmied e Georges-Antoine Rochegrosse. Nel 1928, per la prima volta, si cimenta in tale impresa anche una donna, Suzanne-Raphaële Lagneau(1890-1985), con 76 illustrazioni a colori il cui stile, essenziale ed elegante, anticipa quella « linea chiara » che si imporrà soprattutto nel fumetto a partire dagli anni Cinquanta. Con questa lussuosa edizione, L’ippocampo si propone di ridare finalmente il giusto merito a un’artista troppo a lungo dimenticata.

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Rivelare la natura dei miei sentimenti nei riguardi di questa straordinaria opera non è per niente facile. Le parole, al riguardo, servono ben poco. Perché, seppur talvolta possano esser potenti ed enfatiche, non riescono a guarire quelle piccole ferite che sono state inferte, durante il corso della lettura, al mio povero cuore. 

Titolo: Il mio dolce gemello

Autore: Nino Haratischwili

Prezzo: 17 €

Casa editrice: Mondadori

N° di pagine: 271

Trama: Stella si è costruita un'esistenza di affetti sereni e sicurezze quotidiane: un bambino amatissimo, un marito attento, un buon lavoro, una bella casa. Un giorno Ivo suona alla sua porta spalancandola d'un colpo sul passato. Ivo e Stella hanno condiviso un'infanzia faticosa, impigliati nelle trame sentimentali dei loro genitori, lanciati verso una tragedia che legherà per sempre l'uno all'altra i figli. Bambini, sono cresciuti nella simbiosi dolce e disperata di due fratelli adottivi affidati all'amore eccentrico di una vecchia zia che li ha lasciati correre pomeriggi interi a piedi nudi nel forte vento del Mare del Nord, sulle sue spiagge luminose. Più grandi, sono diventati quegli amanti che non riescono a stare lontani e finiscono per distruggersi per troppa vicinanza. Poi si sono separati con uno strappo violento. Ma ora Ivo è tornato e Stella capisce che tutto il mondo che ha così caparbiamente costruito e tutte le sue difese stanno per crollare. Non resta loro che un'ultima possibilità, un lungo viaggio in Georgia, per liberarsi dal trauma sepolto che li lega e per liberare, forse, il loro amore.

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Definito psicologico ma anche filologico perché attraverso la natura l’uomo può operare sui caratteri, sulle passioni, sui fatti umani della società e il determinismo regola l’intera natura. Gli esseri viventi sono soggetti a leggi fisiche o comiche che ne limitano o regolano gli organismi viventi ed i corpi inanimati perciò si modellano su azioni, nell’ambito sociale, agendo su fenomeni di cui è padrone l’uomo. Da ciò deriva quello che sarà poi definito il romanzo sperimentale attraverso cui Zola mise in luce gli ingranaggi delle manifestazioni passionali ed intellettuali che spiega la fisionomia e la fisiologia sotto l'influenza dell’ambiente e da cui attinse modificando ogni cosa. Al fine di arrivare ad uno stato sociale migliore.

Titolo: Thèrese Raquin

Autore: Emile Zola

Casa editrice: Bur

Prezzo: 9 €

N° di pagine: 218

Trama: Il libro racconta la storia di un adulterio, di un omicidio e di un doppio suicidio, di uno stato di follia che lega tra loro i protagonisti, Thérèse e Lorenzo, e di un lento ma inesorabile processo di disfacimento morale e antropologico. Zola compone un romanzo nel quale l'erotismo è strategia e tutto è calcolo e distruzione, un romanzo che nel suo epicentro divora personaggi e situazioni assorbendo e facendo a pezzi ogni scrupolo e ogni valore, fino al collasso conclusivo.

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L’uomo dovrebbe pensare con reverenza e con gioia per raggiungere i suoi obiettivi. Può riversare le sue ambizioni dal sogno, dalla fantasia ma deve essere consapevole che li raggiungerà solo se realistiche, intaccate e attaccate dalla memoria. Decostruendo quelle gerarchie sociali e di genere che descrivono un villaggio gallese in inverno e l’emarginazione delle donne nel periodo delle due guerre.

Titolo: Sonata d’inverno

Autore: Dorothy Edwards

Casa editrice: Fazi
Prezzo: 17 €
N° di pagine: 176
Trama: In un piccolo villaggio della campagna inglese che sa di Jane Austen quanto di Čechov, mentre l’inverno imbianca il paesaggio si dipanano le vicende sentimentali e sociali di una piccola comunità: due sorelle corteggiate a intermittenza, un cugino che non sa cosa fare di sé, una ragazzina ribelle che cerca di evadere da un contesto familiare soffocante, e il forestiero Arnold Nettle, giovane e cagionevole musicista trasferitosi in campagna per fuggire l’inverno cittadino. Le lunghe serate trascorrono tra goffe conversazioni ed esibizioni musicali che sono le sole ad animare la calma che avvolge il paese. Tutti, in cuor loro, aspirano a qualche indefinito mutamento, sperano in un attimo epifanico che possa imprimere alla vita un corso più deciso, ma la voce dei protagonisti rimane in gola, così come il rumore dei passi si perde nel silenzio ovattato dell’inverno.

La solitudine della condizione umana è la grande protagonista di questa storia, tratteggiata con pochi tocchi delicati, simili a quelli che animano le corde del violoncello suonato nelle buie sere invernali.

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Piccoli esseri unicellulari di un macrocosmo che funziona mediante la volontà dell’uomo, il suo modo di abbracciare la vita, cogliendo il segreto di scoprirne ed interpretare le sue regole diventando grande e concependo qualcosa che forse, inconsapevolmente, si aspettava con impazienza ed entusiasmo.

Titolo: Solo cose belle.  Libera la tua vita 10 minuti al giorno e concentrati su ciò che conta davvero.
Autore: Irina Potinga
Casa editrice: Mondadori

Prezzo: 18 €
N° di pagine: 252

Trama: Bastano 10 minuti al giorno, e alcune semplici regole, per eliminare la confusione che ci circonda e concentrarci sull'essenziale, su ciò che davvero ci piace e su chi davvero siamo. Da alcuni anni Irina Potinga, ideatrice del progetto Spazio Grigio, si occupa di diffondere attraverso i suoi canali social la filosofia minimalista, proponendo un percorso di alleggerimento a 360 gradi che parte dai vestiti e dagli oggetti superflui che invadono le nostre case per arrivare via via ai pensieri, alle cattive abitudini e alle relazioni che ci impediscono di vivere la vita che vorremmo. “La prima parte del libro riguarderà proprio l'armadio, perché è un posto dove spesso si accumulano tante cose inutili e perché ce l'abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni. La seconda parte è dedicata al resto della casa e in particolare a oggetti come libri, ricordi, documenti. La terza parte riguarda lo stile di vita e quindi il modo di applicare il minimalismo alle relazioni, ai pensieri, alle attività. Nell'ultima parte vedremo le buone abitudini che ci permetteranno di portare avanti questo percorso di consapevolezza e vivere la nostra vita migliore. Quando ho cominciato a eliminare, prima i vestiti, poi gli oggetti attorno a me, poi le attività, alcune persone, i vecchi ricordi, i pensieri negativi e limitanti, ho fatto chiarezza su cosa mi piace davvero, cosa mi fa sentire bene e soddisfatta, quali sono le mie priorità, cosa porta valore alla mia vita. Ora mi sento felice e grata per tutto ciò che ho, la mia casa, la mia famiglia e quello che faccio ogni giorno. Quando apro la porta di casa mia ho una sensazione di pace e leggerezza, quando mi guardo attorno ho solo cose belle.

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Una saga un cui ho decantato le bellezze dall'inizio alla fine, equilibrando la mia anima, fissandosi nella mia mente con forza e impetuosità. Condotta in una specie di gioco in cui si lotta per la supremazia, seducente, spontaneo, avventuroso, del quale mi è stato possibile viaggiare, come una meravigliosa esploratrice che contempla ammaliata il paesaggio circostante.

Titolo: Belladonna e Foxglove
Autore: Adalyn Grace
Casa editrice: Rizzoli
Prezzo: 37 €
N° di pagine: 432
Trama: Signa ha diciannove anni e da che ricordi tutte le persone che le sono state accanto sono morte. Rimasta orfana ancora bambina, è stata allevata da una serie di tutori tutti interessati più alla sua ricchezza che al suo bene, e tutti defunti prima di poter mettere le mani sulla sua eredità. Gli unici parenti che le sono rimasti sono gli Hawthornes, un’eccentrica famiglia che vive nella cupa ma ricchissima villa di Thorn Grove. Signa non ci mette molto a scoprire i segreti che gli Hawthornes celano tra le mura della tenuta: mentre il padre piange la defunta moglie organizzando feste sfrenate, il figlio maggiore lotta per mantenere alta la reputazione di una famiglia ormai in declino. Il tutto nascondendo al mondo la figlia minore, affetta da una misteriosa malattia. Quando lo spirito inquieto della donna scomparsa appare a Signa sostenendo di essere stata avvelenata e che l’assassino è ancora tra loro, la ragazza si rende conto che la famiglia è in grave pericolo. Per scoprire l’identità dell’assassino Signa ha una sola possibilità: allearsi con qualcuno di tanto pericoloso quanto affascinante che è sempre stato al suo fianco, tessendo con lei un legame potente e irresistibile che nessuno avrebbe mai creduto possibile…

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Le peggiori:

Lento, zeppo di personaggi, insoddisfacente e quasi insulso. Un romanzo non propriamente brutto ma, per quanto mi riguarda, un’esperienza che non ripeterò facilmente.

Titolo: Più gentile della solitudine

Autore: Li Yiyun
Casa editrice: Einaudi
Prezzo: 20
N° di pagine: 319
Trama: Cosa unisce Boyang, giovane immobiliarista rampante di Pechino, Ruyu, commessa e amica-factotum di ricche e annoiate signore californiane, e Moran, ricercatrice di laboratorio in una sperduta azienda farmaceutica del Massachusetts? O meglio: quale segreto del loro passato li divide e li tiene lontani? E quale ruolo ciascuno di loro ha avuto nella morte dell'antica compagna cui si apprestano a dare l'ultimo saluto? Per scoprirlo, Yiyun Li ci riporta all'agosto del 1989, due mesi dopo il massacro di piazza Tienanmen. E tutto parte dall'arrivo a Pechino di Ruyu, orfana e (segretamente) cattolica, mandata in città dalle prozie a iniziare la scuola superiore con la sua preziosa fisarmonica come unico capitale. Quando la ragazza entra da outsider nel quadrilatero, il caseggiato tradizionale dove ogni aspetto dell'esistenza si svolge in comune, in apparente armonia, le vite di Boyang e Moran iniziano a cambiare. E lo stesso vale per il destino di Shaoai, studentessa universitaria e dissidente, piena di rabbia repressa per una società che sembra aver già cancellato i fermenti e il desiderio di libertà di poche settimane prima. L'alternarsi della realtà della Cina di fine anni Ottanta con la contemporaneità, tra Pechino e gli Stati Uniti, scandisce le esistenze dei quattro protagonisti, avvolte da un'aura di malinconica sospensione e stravolte, quasi senza che se ne rendessero conto, dai tragici eventi pubblici e privati che le hanno sfiorate...

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Non fosse una storia normale era piuttosto evidente. Così come era evidente che la sua escalation di stranezze stava per raggiungere il culmine, e che presto sarebbe stata inghiottita dal vortice del tempo. Tuttavia, seppur appaia semplice, non rappresenta quel caso a parte in cui l’idea stessa di malinconia, di desolazione, la sua linfa vitale evapora nel niente.

Titolo: La meccanica degli spiriti

Autore: A J West

Casa editrice: Neri Pozza

Prezzo: 18 € 

N° di pagine: 368

Trama: Belfast, 1914. Finita l’era vittoriana, Inghilterra e Irlanda sono scosse dai cambiamenti. L’inaffondabile Titanic è affondato ormai da due anni, e la morte che ha portato con sé ha alimentato la passione – diffusa specialmente nella classe media – per occultismo e spirisimo. Uomo di scienza ma tribolato da infiniti problemi economici, William Jackson Crawford fa parte proprio di quella stessa classe in ascesa. Ingegnere, professore al Municipal Technical Institute di Belfast, è certo che non appena terminerà di scrivere il suo nuovo libro il successo giungerà e, con quello, la fine dei problemi. A interrompere la sua tranquilla vita familiare, tuttavia, giunge la tragedia: la morte dell’unico figlio maschio spinge prima la moglie e poi William stesso nelle spire del circolo di Kathleen Goligher, giovane medium dagli straordinari poteri che impazza in città. Da uomo di scienza qual è, William non può mettere da parte lo scetticismo e la razionalità che accompagnano da sempre la sua esistenza, eppure non può neanche negare ciò che vede e sente: durante le seance, voci dall’oltretomba raccontano segreti mai svelati, riportando a galla traumi di un passato forse non così ben sepolto. Ben presto, dunque, la sua unica missione diventa provare la scientificità del soprannaturale: William Jackson Crawford diventerà l’ingegnere degli spiriti e il suo nome sarà ricordato per sempre. Quello che William non sa, però, è che sta per entrare in un gioco dove ingannati e ingannatori si scambiano continuamente di ruolo, fino a giungere a quella che potrebbe essere la fine… o forse solo un ultimo esperimento.

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Un romanzo in cui è continuamente discusso il tema della relazione fra corpo, anima e nazione, appartenenza nazionale e comunità, mentre allo stesso tempo ambisce a trascendere dai concetti di nazione e storia. L'ambivalenza viene materializzata attraverso l'uso del corpo, canale verso il passato e mezzo per rivendicare il passato stesso. Il linguaggio valorizza la temporalità dell'esistenza umana, la volatilità del passato e, implicitamente, le nozioni di progresso e trasformazione. Una lettura sicuramente interessante per le innumerevoli allegorie di cui è disseminato, ma per mio gusto insoddisfacente, criptico e noioso.

Titolo: Il paziente inglese

Autore: Michael Ondaatje
Casa editrice: Garzanti
Prezzo: 13 €
N° di pagine: 336
Trama: Sul finire del secondo conflitto mondiale, tre uomini e una donna si rifugiano in una villa sulle colline di Firenze. Al piano superiore giace, gravemente ustionato in un incidente d'aereo e accudito dall'infermiera Hana, il misterioso «paziente inglese». Dai suoi racconti, allucinati dalla morfina, riemergono l'amore travolgente per Katharine e le avventurose peregrinazioni nel deserto. Intorno alla sua convalescenza s'intrecciano le vicende degli altri abitatori della villa: Hanam Caravaggio, un ladro che lavora per i servizi segreti, e Kip, un sikh, abile artificiere. La memoria, i miti e le leggende dei quattro protagonisti, lacerati e turbati dall'esperienza della guerra, ripercorrono la storia di un'epoca, e ci permettono di giudicarla. Ma «Il paziente inglese» è soprattutto una grande storia d'amore, un sogno emozionante, animato da una trascinante tensione lirica, ambientato in un fragile Eden, troppo vicino all'Apocalisse.

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Affresco che richiama alla mente l’epico scenario mitologico dell’Illiade, ma di cui possiede ben poco poichè la sua dimensione, apparentemente affascinante, non resta impresso nell’universo, nè ci induce a raccapezzarsi su questa guerra imminente fra angeli e chimere.

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Un assetto romantico di comprendere se stessi. Si fluttua in una piscina di incertezza, al confine della nostra coscienza, con in sottofondo l’inesorabile fragore del mondo. Rappresentazione di due realtà opposte: luce e ombra, speranza e disperazione, riso e tristezza, fiducia e solitudine, opera che evoca qualcosa di speciale. Un altro tempo, un altro luogo, o una particolare dimensione della mente in cui io non ho potuto perdermi completamente. Poichè si arriverà a un punto in cui non si sa più cosa sia vero o sbagliato.

Titolo: La collezionista di libri

Autore: Elisabeth Beer

Casa editrice: Sperlyng & Kupfker

Prezzo: 18, 90 €

N° di pagine: 400
Trama: Sarah va a caccia di libri, ma non solo. Colleziona mappe, ama i manoscritti e le vecchie carte geografiche, e si trova decisamente più a suo agio con le pagine stampate che con le persone. Dalla morte della zia Amalia, che ha cresciuto lei e sua sorella, Sarah vive da sola nella sua villa circondata da un rigoglioso giardino in fiore e da tantissimi volumi antichi. Infatti, ha deciso di portare avanti la passione della zia, rilegando libri e prendendosi cura della sua sterminata biblioteca, con l'unica compagnia delle sue amate tartarughe Bonnie e Clyde. Ma tutto cambia improvvisamente quando Benjamin, un giovane bibliotecario della British Library, bussa alla sua porta: ha bisogno di aiuto per rintracciare un'antica mappa stradale romana, un incarico che la zia Amalia aveva accettato poco prima di morire, ma che non era riuscita a portare a termine. Così Sarah decide di partire con Ben all'avventura a bordo della sua vecchia auto, in compagnia delle due tartarughe, alcuni atlanti polverosi e tantissime domande in cerca di una risposta. Inizia un viaggio che li porterà in Francia e in Inghilterra, nell'incredibile mondo dei libri da collezione e delle mappe smarrite, e sulle tracce del passato di Amalia. Un viaggio che forse cambierà per sempre le loro vite.

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Dotato di una struttura che apparentemente sembra non esserci ma velata da una narrazione scorrevole quasi scandita come un racconto, avvolto e costellato da dettagli a  volte inutili, Il carosello delle curiosità non è scevro da qualunque sensazione avvertita in precedenza, poca solidarietà e senso di conforto, poca chiarezza, in una trama artificiosa e gonzovillante che è un oscura esaltazione del passato, nella frenetica confusione di vicende che non hanno ancora una vera e propria natura.

Titolo: Il carosello delle curiosità

Autore: Amy Gibbs

Casa editrice: Fazi

Prezzo: 18, 50

N° di pagine: 456

Trama: Dopo sette anni passati a girare il mondo, il Carosello delle Curiosità torna in Inghilterra; gli artisti della compagnia di Aurelius e Pretorius sono pronti a stupire il pubblico dell’Athenaeum, un vecchio carcere trasformato in teatro che sorge in uno dei quartieri più malfamati e poveri di Londra. Sul palco si esibiranno l’acrobata albina, i gemelli siamesi, la ballerina minuta e il piccolo suonatore di violino dal corpo coperto di peli. Ma l’esibizione più attesa è sempre quella dell’imprendibile Harlequin e del domatore di fiamme, Lucien. All’altro capo della città, Charlotte, orfana e di umili origini, per qualche misteriosa ragione viene accolta da Mr e Mrs Rose nella loro sfarzosa villa; quando i due coniugi muoiono la ragazza si ritrova alla mercé di Odilon, il figlio, nominato suo tutore, che la ricopre di attenzioni indesiderate. Inoltre Charlotte è gravemente malata e secondo i migliori medici d’Inghilterra per lei non esiste alcuna cura. L’unica speranza è rivolgersi ad Aurelius: corre voce, infatti, che lui possieda il dono di restituire fortuna e salute. Per guarire, Charlotte dovrà quindi trascorrere un periodo all’Athenaeum, dove troverà conforto e comprensione nell’affascinante Lucien. Ma riuscirà davvero a tornare quella di una volta? E quale sarà il prezzo da pagare?

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Un romanzo per ragazzi travestito da adulto le cui continue e ripetitive vicende non avvincono quanto tediano, plauso misero nonché imitazione mitazione blasfema dello splendido mondo kinghiano - di cui non possiede quasi niente - quanto meno quegli ingredienti utili a creare un romanzo horror degno di nota. Semplicissimo da leggere, ma quasi privo di contenuti e pathos.

Titolo: Nel buio della casa

Autore: Fiore Manni e Michele Monteleone

Casa editrice: Mondadori
Prezzo: 17, 90 €

N° di pagine: 295

Trama: C'erano una volta Noah, Allison e la loro nuova splendida casa. Potrebbe essere l'incipit di una favola. Invece è l'inizio di un incubo. Un horror tutto italiano con echi nel mondo del fumetto e una grande storia d'amore. 2015 . Tutto comincia con una stupenda e antica dimora di campagna e con i sogni di una giovane coppia, Allison e Noah, che progettano di costruire lì la loro famiglia. Ma le case, soprattutto le più belle, spesso nascondono segreti e, anziché un futuro, la casa regala loro una tragedia. 2019 . Noah scopre che altre case infestate, come la sua, sono sparse per tutto il suolo americano. Queste dimore sono state trasformate in trappole per fantasmi da un oscuro personaggio: l'Architetto. Noah si mette sulle sue tracce con un aiuto speciale: il fantasma di Allison che, per un'anomalia, o forse per amore, è rimasto legato a lui. Non basta una mano di vernice per contenere l'oscurità imprigionata tra le mura di questa casa.

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Lo stile frammentario, parentesi comiche raggruppate in iperbole di vita quotidiana in cui lo spettro del passato volteggia come una maledizione inespugnabile e impossibile da scacciare ha reso questo romanzo ai miei occhi una lettura ripetitiva, sconclusionata che non è un flusso di pensieri o un percorso di crescita personale, quanto rimasugli di una vita spezzata, lontana, tappe sparse a caso che non hanno colto alcun segno nel mio cuore. Non succede quasi nulla e il potere salvifico dei libri è un tema che rimane solo sullo sfondo.

Titolo: L’anno che bruciammo i fantasmi

Autore: Louise Erdrich

Casa editrice: Feltrinelli
Prezzo: 19 €

N° di pagine: 368
Trama: Nella primavera del 2020, mentre il mondo è in lockdown e Minneapolis vive giornate di rabbia e guerriglia urbana a seguito dell’uccisione di George Floyd da parte di un poliziotto bianco, la protagonista Tookie, una donna di mezza età con un passato difficile e turbolento, si ritrova a fare i conti con l’inopinato ritorno sotto forma di spettro di una petulante cliente della libreria in cui lavora, morta di infarto poco prima. Mentre la tensione cresce in parallelo nelle strade della città così come nell’animo e nella vita personale della protagonista, Tookie scoprirà qualcosa su di sé e sulla propria storia che nella sua infanzia defraudata era andato smarrito. Un romanzo spiazzante e avvincente che impasta, fra lampi di black humour, ironia e abbacinanti sprazzi poetici, il tema della cultura tradizionale degli indiani d’America e quello dei diritti delle minoranze etniche, demolendo sistematicamente i luoghi comuni che dominano l’immaginario collettivo sui popoli nativi, cantando la passione e l’amore per la letteratura. Perché i libri, dice la Erdrich (che nella trama si riserva un sorprendente cammeo) contengono tutto ciò che vale la pena di sapere, tranne ciò che conta veramente.

L’uomo dovrebbe pensare con reverenza e con gioia per raggiungere i suoi obiettivi. Può riversare le sue ambizioni dal sogno, dalla fantasia ma deve essere consapevole che li raggiungerà solo se realistiche, intaccate e attaccate dalla memoria. Decostruendo quelle gerarchie sociali e di genere che descrivono un villaggio gallese in inverno e l’emarginazione delle donne nel periodo delle due guerre.

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Blasfemia per chi ama le storie, quelle vere con la s maiuscola, quei lettori così avidi e appassionati che amano trascorrere giornate che non sanno più di solitudine, con la perenne speranza che i suoi amici d'inchiostro possano divenire in carne e ossa. Qualcosa per cui valga la pena colmare quel senso di vuoto e incompiutezza, e affrontare la giornata con un sorriso stampato sulle labbra. Disgraziatamente così non è stato, in cui l'atto del leggere non diviene così un modo romantico per varcare la soglia di nuovi ed inesplorati mondi - in cui vi sono nascosti sogni, certezze. Dove è possibile percepire ogni cosa. La bellezza, il vento, il tacito richiamo di cose non dette o lette. Quanto una condanna di cui ho pagato il caro prezzo.

Titolo: I divoratori di libri

Autore: Sunyi Dean
Casa editrice: Oscar Vault
Prezzo: 24 €

N° di pagine: 324
Trama: Nascoste in Inghilterra e Scozia vivono sei antiche Famiglie di divoratori di libri. Ultimi della loro stirpe, i membri vivono ai margini della società, nutrendosi di carta stampata e mangiando volumi di ogni genere ed epoca, e così facendo ne assimilano i contenuti. Tra di loro nascono sempre meno bambini, ma Devon Fairweather ne ha avuti ben due; solo che Cai, il secondo, non è un divoratore di libri, è un divoratore di menti: non consuma le storie, ma i cervelli e i ricordi degli umani. Prima che il piccolo possa trasformarsi in un flagello per la sua stessa famiglia, e non solo, Devon scappa, e trova rifugio proprio tra gli umani, in cerca di una cura per l'appetito di Cai mentre gli procura di che sfamarsi. Ma non ha più molto tempo: la Famiglia la reclama, e intanto ogni mente di cui il figlio si nutre gli porta via un pezzo della sua interiorità.

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Il modo in cui l’autrice ci narra di Liska e Leszy forse mi avrebbe fatto vomitare farfalle, quando ero ragazzina, ma in età adulta, questo vomito di cui faccio cenno è provocato da altro. Perlomeno da qualcosa che, fra difetti e qualità varie, sia di per sé un piacere; guarirci poi con una piacevole avventura pur di cibarsi nuovamente di realtà. Ma questo testo, così infido sin dal principio, e poi contestualizzato dopo una cinquantina di pagine, è una mistura di leggende folkloristiche, altre storie, altri mondi, una miscela disomogenea dunque, che mi ha fatto sorridere, tanto, ma non conquistata.

Titolo: Where the dark stands still. La foresta dell'amore eterno

Autore: A B Poranek

Casa editrice: Il Castoro

Prezzo: 24 € N° di pagine: 408 Trama: Liska sa che è la magia è mostruosa e che chi la pratica è malvagio. Ha fatto di tutto per sopprimere il potere che le sboccia nel petto, con conseguenze disastrose. Così, per liberarsene, fugge dal suo villaggio e si inoltra nella Driada, il pericoloso bosco-vivo, per rubare il mitico fiore di felce, che le permetterà di esprimere il desiderio di una vita senza magia. Oltre al fiore, però, nella foresta Liska trova il Leszy, il demone guardiano del bosco, che invece di ucciderla le offre un patto: un anno di servitù in cambio del desiderio del fiore di felce. Costretta ad accettare per non morire, la ragazza viene portata dal mostro nel suo fatiscente maniero divorato dal bosco, e qui comincia a intravedere il groviglio di segreti e fantasmi che avviluppano il suo ospite. Eppure, intrecciati al dubbio, iniziano a germogliare in lei sentimenti nuovi. Ma qualcosa si sta svegliando nella Driada, qualcosa di letale e senza pietà. Qualcosa che spaventa persino il Leszy. Qualcosa che non può essere sconfitto, se Liska non abbraccia il mostro che ha sempre temuto di diventare…

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