Sono tante le storie d'amore che avvolgono come ali la nostra pelle
febbricitante che, talvolta illusorie, ci impediscono di vedere la realtà.
Crediamo sempre di amare qualcuno per quello che è, ma, attraverso quella
persona in realtà si ama solo l'idea dell'amore. Il nostro cuore ingenuo e
romantico si bea di queste credenze, e talvolta veneriamo la loro essenza per
vedere in loro quella luce che avrebbe rischiarato le nostre tenebre. Lettere a Milena, è stata
una lettura talmente bella e romantica che, silenziosamente, ha raggiunto il
mio cuore di lettrice. Seducendo e rovinando il mio animo, facendo palpitare il
mio cuore fino a confondere la realtà con la fantasia. Riscontrando nelle pene
d'amore di Kafka e Milena il sogno di una storia d'amore che, come il canto di
una sirena, mi ha attirato sugli scogli.
Titolo: Lettere a Milena
Autore: Franz Kafka
Casa editrice: Oscar Mondadori
N° di pagine: 319
Prezzo: 10€
· Trama: Sul balcone della pensione Ottoburg di Merano, dove si era recato per un soggiorno di cura, Kafka scrisse, a partire dall'aprile del 1920, le prime lettere a Milena Jesenskà Pollak, una giovane traduttrice ceca che aveva conosciuto a Praga. Amici e amiche così la descrivono: "Fu prodiga di tutto in misura incredibile: della vita, del denaro, dei sentimenti... Non considerava vergogna avere sentimenti profondi. L'amore era per lei un che di chiaro, di ovvio". Kafka ne completa il ritratto: "Lei è un fuoco vivo come non ne ho mai visti". Prima di Milena ci furono altre donne nella vita di Kafka, ma nessun'altra riuscì a scandagliare così in profondità l'animo di un uomo costretto all'ascesi non per vocazione o come scelta di un atto eroico, ma per l'incapacità di scendere a compromessi. Le Lettere a Milena sono la cronistoria di un amore complesso, profondo e che già prima di iniziare sembrava destinato a finire.
La
recensione:
Mi basta
ringraziare che tu sia in questo mondo nel quale in precedenza non avrei
supposto che si potesse trovare te. E te ne ringrazio con un bacio.
Sognatrice e
romantica, lo sono sempre stata. Da quanto? Non lo so proprio, so soltanto che
romanzi come questo ti consumano da dentro. L'immagine, il significato ti
toccano e qui, l'uno con l'altro, trovo un po' di sollievo. Eppure è soltanto
un romanzo, il grido di un uomo solo e insoddisfatto lanciato dalla soglia
della sua insoddisfazione morale, non una febbrile tortura in versi. O forse
si?
Ma suona anche triste,
povero, poco appassionato definire questa splendida dichiarazione d'amore,
scritta con parole che hanno il colore del sangue, riducendola in minimi
termini come il più spietato dei veleni. In queste ultime notti sono stata
uccisa più volte, come un incubo frequente, ricorrente, senza però spiegarne il
vero motivo.
Una raccolta di
lettere d'amore erano arrivate, ma non osavo carpirne i segreti. In cosa si
nascondeva la loro suprema essenza?
Io sto dietro a te, tu non lo sai -
non spaventarti se senti le mie labbra sul collo, non volevo baciarti, è solo
amore impacciato.
Le pagine bianche del
romanzo palpitavano d'amore e, quando si richiusero, mi riportarono a
<<casa>>. E il mondo di fuori, con i suoi rumori, problemi,
desideri, gioie - tutta l'esteriorità di cui molti sopravalutano - rimase
fuori. A volte, durante il corso della lettura, mi sono chiesta come avrei
fatto a lasciare questa bolla di sentimenti e a vivere di nuovo in una realtà
che non fosse quella da cui ero appena fuggita. In qualche modo, forse
semplicemente perché sapevo che era in quel mondo che avevo costruito la mia
casa. In cui avevo potuto tracciare un argine di confine, e quando venne non
fui del tutto preparata. Immagino sia così con tutto ciò che gratifica la
nostra anima: il corpo si bea di certe cose, la mente comincia a pensare
diversamente e tutto poi ci appare più accettabile e meno drammatico di come
era parso prima.
La voce di una giovane
donna era penetrata nel cervello e nel cuore di un giovane. Il semplice suono
gli trasmetteva grande gioia. Una raccolta di lettere hanno abbacinato con
estrema cura la sua anima (così forte, volubile come il mare a seconda del
potere della luna). Rievocarla attraverso la parola scritta era qualcosa di
estremamente semplice: un gesto spontaneo, volontario. Traendone beneficio da
ogni sillaba, quando il sonno passava davanti come uno spettro. Avendo quasi
l'impressione di levitare, come respirando aria pulita dalla cima di un monte.
La visione dell'universo kafkiano che questi versi comunicavano è stata a dir
poco straordinaria. Ed io? Grande e piccola, pragmatica e sognatrice, ero tutta
presa da questa meravigliosa fiaba romantica.
Nel <<ciò>> si cozza insieme, c'è
ancora un po' di <<mondo>>, nel <<nonostante>> si
affonda e poi non c'è più nulla.
Non esistono ragioni
per cui mi sia sentita così, credo, ma immergermi in storie che trasudano
romanticismo sciropposo, viverle come speranze a soluzioni rapide, complete,
felici, mi ha sempre permesso di aprire finestre di chimere felicità. Nel corso della mia carriera di lettrice, le ho
cercate come storie che vanno alla ricerca di altre storie. Come mezzo di
allontanamento dalla vita, dalla routine, attingendo ad emozioni che si
agitavano dentro e cui riversavo in quel contenitore imperfetto che è la
scrittura. Per comporre una melodia che rispondesse ai miei bisogni, per
lasciare che le parole mi sorprendessero e m'inducessero a provare
quell'eccitazione indefinibile che prende quando mi si aggrappano sulle spalle.
Accanto a te tutto il
resto scompare e si riduce a niente.
E' possibile che, in un
momento imprecisato della mia vita, restando lì, ai bordi della mia anima, si
mossero agili e decise, come creature sensibili che vivono di vita propria
trasmettendo informazioni necessarie. Perlomeno questo è il modo cui mi piace
definirli, l'unica conclusione cui riesco ad arrivare, quando m'imbatto in
questo tipo di storie. E Lettere a Milena,
è una bellissima e indimenticabile storia di un amore proibito, intenso e
passionale. Una meravigliosa proiezione egoistica del desiderio di due anime,
che hanno il desiderio di riunirsi, che nasce ma non giunge mai a piena
maturazione. Un grido lanciato ai piedi di una montagna, una dolcezza velata di
tristezza e sconforto che va a cercare sentimenti nascosti nel più intimo
dell'essere, che si credevano perduti. La storia di due giovani, accumunati
dalla passione per la scrittura, soli, depressi, che nuotano contro un fondale
nero come un lungo serico filo bianco che ha cominciato a srotolarsi una
mattina di qualche anno fa, quando per divertirsi un arcobaleno inesauribile di
colori li proiettò in una realtà tragica/ realistica cui, inconsapevolmente,
rimasero intrappolati. In un mondo che bruciava ai loro occhi, le cui immagini
hanno il colore scuro di una nuda parete di cemento, da cui tentarono di
fuggire grazie alla gioia di catturare il pensiero astratto su carta. Urlando
dinanzi all'ignoto, lanciandosi all'assalto dei propri dolori, pur di illudersi
di essere diversi. Imprigionati nella loro solitudine, timorosi di dissolversi
nell'amato, desiderosi di esorcizzare le paure, gridando la loro voglia di
esistere.
Kafka, Milena ed io, ci
siamo incontrati inconsapevolmente nostalgici ed estranei, ma felici di essere
insieme. Di trovarsi ai confini di una realtà che va oltre la fantasia, in uno
stato di alienazione privo di alcun ragionamento sensato. Come dei sonnambuli
non abbiamo dato peso a quello che ci circondava,- alle ferite ancora
sanguinanti di un cuore giovane e debole - se non che lasciarci galleggiare
impunemente in questo stato di ebbrezza. Condividendo la passione per la
lettura e la scrittura come un modo per trincerarci da assalti esterni;
affacciandoci alla finestra di un mondo che non mi appartiene ma in cui ho
potuto identificarmi, abbracciandone insieme la sua quotidianità; rivelandoli,
acquietando il loro spirito, curandosi attraverso la parola scritta. Ritratti
che guardano tutti. Sbocchi nell'anima che producono malintesi, vergogna,
distrazioni. Indirizzate non solo a un unico destinatario, ma anche al fantasma
di chi scrive, denudandosi davanti ai fantasmi del passato che attendono
avidamente. Gioendo nel momento con un unico strascico di dolore.
Quando le nostre anime vennero a contatto,
un istante in cui ci siamo ritrovati nella nostra solitudine, fluttuammo
dall'una all'altra senza mai scontrarci. Sono entrata nella storia come se
penetrassi in un luogo meraviglioso: il fiato corto, i sensi in agguato, il
cuore che traboccava malinconia, la paura che il loro pellegrinaggio si
concludesse nel modo più spiacevole. Il mio respiro era legato a quello di uomo
che va alla ricerca di un sogno. Un sogno che è solo suo, ma che, in qualche
modo, mi è appartenuto. Il mio cuore era legato a quello di una donna fredda,
indifferente, che non voleva lasciarsi trasportare dalla corrente del
sentimento: incredibilmente bello e pericolosamente devastante, che rinchiusa
nel suo orgoglio credeva che i sentimenti belli e puri potessero annullare la
frontiera fra sogno e realtà.
Una prosa che non esiste naturalmente per
amore di se stessa ma una specie di segnavia verso una creatura umana, sono per
me le Lettere a Milena. Una fiaccola
dalla cui scintilla nascono due entità pronte ad implodere ed amalgamarsi. Un
romanzo che parla di solitudine, conosce la malinconia, il languore, il dolore
di chi è desideroso d'amore in cui Kafka, concependo la drammaticità come qualcosa di talmente grande da
risultare vistoso, o quantomeno rivelante, diviene psicologo che come un
suonatore suona questo racconto nella maniera meno musicale possibile.
Esageratamente compensato dalle lacrime ancora calde versate dal suo cuore, mi
ha trasmesso un forte senso di malessere e sconforto che, volteggiando
nell'aria come minuscoli granelli di polvere, inducono a provare una tristezza
incurabile.
Un ragazzo esile mi ha
trascinato fra le braccia di una storia, per certi versi impossibile, in cui il
trionfo dell'amore è maggiormente efficace dinanzi alla sorpresa noiosa e
impolverata della realtà. E' un romanzo genuino e scorrevole, nonché il vano
tentativo di un cuore fragile incline alla malinconia, che ci parla dei
pensieri, dei desideri di un uomo solo e incompreso riposti sulla carta come
slanci di puro amore.
Una lettura sentimentale
che si divora in una manciata di giorni. Un romanzo che traccia il labile
confine fra sogno e realtà, in cui si instaura nell'immediato una certa intesa.
Una complessa e acuta metafora sulle speranze o sulle delusioni in cui la
felicità, la comprensione rimangono sospese nell'aria come bolle di sapone.
Come faccio a spiccare il volo se ci
teniamo per mano? E se voliamo via entrambi, che fa? Oltre a tutto, è questo il
vero pensiero fondamentale, non andrò mai più così lontano da te.
Valutazione
d'inchiostro: 4
0 commenti:
Posta un commento