Buona
domenica, amici! Come state? Che tempo c'è dalle vostre parti? Qui, in Sicilia,
è oramai giunta la primavera. Il tempo è così bello che trasmette una certa
spensieratezza. Il cielo terso e azzurro, un clima mite e quasi estivo. Come le
volte in cui termino di leggere un romanzo, anche in questa domenica delle
Palme vi lascio il mio parere riguardo la mia ultima lettura: Fiore di fulmine.
Inaspettato, improvviso... e un po' deludente. Un ricamo di petali bianchi e
neri. Una trama di ghirigori color ebano che avrebbe potuto essere incantevole,
magico. Forme dolci e sublimi che, scintillando invisibili dinanzi al resto del
mondo, non sono state così vivide e concrete come credevo.
Augurandovi
un sereno e felice pomeriggio, vi spiego il motivo per cui questa semplicissima
storia mi ha indotto a fiondarmi fra le sue pagine, col tempo sempre più
limitato. Fra ricami dorati e tessuti profumati, nella profondità di una storia
che tuttavia non ha una sua storia.
Titolo:
Fiore di fulmine
Autore:
Vanessa Roggeri
Casa
editrice: Garzanti
Prezzo: 16,
40€
N° di
pagine: 279
Trama: È quasi sera quando all'improvviso il cielo si fa
livido, mentre enormi nuvole nere galoppano a oscurare gli ultimi raggi di
sole. Da sempre, la prima cosa da fare è rintanarsi in casa, coprire gli
specchi e pregare che il temporale svanisca presto. Eppure la piccola Nora,
undici anni e il coraggio più scellerato che la gente di Monte Narba abbia mai
conosciuto, non ha nessuna intenzione di mettersi al riparo. Nora vuole sfidare
il vento che soffia sempre più forte e correre sulla cima della collina. È appena
arrivata sotto una grande quercia quando un fulmine la colpisce sbalzandola
lontano, esanime. Per tutto il piccolo villaggio sardo dove è cresciuta, la
bambina è morta. Ma non è quello il suo destino. Nora riapre i suoi enormi
occhi verdi, torna alla vita. Il fulmine le ha lasciato il segno di un fiore
rosso sulla pelle bianca e la capacità di vedere quello che gli altri non
vedono. Nella sua famiglia nessuno la riconosce più. Non sua madre, con cui
amava ricamare la sera alla luce fioca di una candela, né i suoi fratelli,
adorati compagni di scorribande nei boschi. C'è un nome per quelle come lei,
"bidemortos", coloro che vedono i morti, e tutti ne hanno paura. Nel
piccolo paese non c'è più posto per lei. La sua nuova casa è Cagliari, in un istituto
per orfanelle, dove Nora chiude la sua anima in un guscio di dolore, mentre
aspetta invano che qualcuno venga a prenderla.
La recensione:
- C'è chi ha orecchio per le note,
e chi occhio per le forme e i colori. Le mie dita e la mia vista invece
viaggiano insieme quando prendo ago e filo. -
Era la settimana
della vigilia di Pasqua quando Fiore di
fulmine arrivò sul mio comodino, con una copertina bellissima che diceva
tutto e niente, una storia cruda e realistica scritta con leggerezza, un montaggio
di vicende struggenti privi di sentimentalismo.
Era un
mercoledì sera freddo e mite. Il tempo era così brutto da suscitare un forte
senso di malessere, il cielo offuscato da banchi di nuvole cariche di pioggia;
nell'aria che respiravo non c'era nemmeno un'allusione all'idea di una notte
senza luna, molto buia, ma con qualche stella. Mi domandavo cosa ci potesse
essere di speciale a trascorrere le feste pasquali in questo modo, avvolti in
comode vestaglie un po' troppo larghe per la nostra misura, il naso
perennemente umido.
Il fatto è
che quest'anno la primavera ha tardato ad arrivare. Il momento di una nascita è
molto importante. Si può scegliere come viverla, ma non si può decidere il
percorso che potrebbe imboccare il flusso insinuoso del tempo. Pensiamo di
essere immuni a certe cose, ma per quanto possiamo ignorarlo o attribuirne poca
importanza intanto, esistono cose che non riusciamo a evitare del tutto.
Sprazzi di pensieri che inquinano il sorriso, una promessa ad un'idea di
felicità nata dal desiderio collettivo di una famiglia depressa costruita
sull'amore. L'insoddisfazione morale brucia una parte dell'anima senza perdere
umanità. Perché in ognuno di noi c'è dentro una bestia che ringhia e agogna la
libertà. In fin dei conti, siamo piccole marionette che recitano una parte nel
palcoscenico artificiale della vita: sediamo fra il pubblico vestendo diversi
ruoli e desideriamo avere quello che non possiamo avere.
Da quando
ho detto addio alla mia amata nonna materna le cose hanno perso i loro contorni
mescolandosi le une con le altre. Dall'età di dodici anni, coltivo nel cuore la
speranza di poter ottenere un giorno tutto ciò che ho sempre desiderato, per
cui ho tanto pregato. Alla fine, però, il bello della vita è proprio il fatto
che offre sempre qualche spunto per ridere. Riflettere ed essere profondi nella
nostra semplicità: infiltrare un raggio di sole fra le nubi quando cominciano
ad aprirsi silenziosamente dopo la pioggia.
Da quando
ho preso questo stile di vita non rinnego niente che non possa consolarmi di
fronte alla morte. Amore, verità, bellezza, saggezza e consolazione. E, nel
lato chiaro e oscuro del mondo, i romanzi sono sempre stati il mio antidoto
alla tristezza e alla noia. Quando leggo cerco la bellezza della vita. Il
pesante fardello che mi carico sulle spalle, nonostante cerco di scrollarmelo
di dosso, non serve altro che ad aumentarne il peso. Dunque voglio vivere di
più, esigendo tutti i libri del mondo. Si dice che il libro giusto è quello che
respira allo stesso ritmo tuo, e ricevere protezione e amicizia senza chiedere
nulla in cambio è qualcosa di sorprendente.
L'altra
sera ho terminato di leggere Fiore di
fulmine che, diversamente dai miei propositi, mi ha fatto sentire estranea.
Poco partecipe a Nora, una ragazzina un po' particolare che, quando giungerà il
suo tempo, diverrà un meraviglioso albero dai fiori bellissimi e, tentando di
sfuggire a questa solitudine, ho concluso leggendo avidamente le pagine di
questo mancati disegno d'oro interrompendo questo mio isolamento.
Il libro
era rinchiuso in una finestrella luminosa che aveva tanto di famigliare pronto
ad aspettarmi, io ero stravaccata sulla mia poltrona preferita e nel frattempo
aspettavo di sprofondare inconsapevolmente in una città avvolta dal manto della
notte. L'aria circondata da una piacevole brina, la corona dorata delle
montagne sferzate dalla luce morente di un lampo. Dall'alto riuscivo a scorgere
poco o niente. Ma quando i contorni cominciarono a farsi più nitidi vidi
chiaramente: una ragazza si muoveva sullo sfondo di un epoca che ricorderà per
sempre la sua storia. Passi che si sono persi nelle pozzanghere di una terra
ricoperta da un tappeto di morti, su uno sfondo dorato
e ricco di colori sgargianti. Sopravvissuti a una morte inaspettata
suggellata mediante un segno tatuato nel petto e adesso impressa nella mente
degli uomini professa un sogno lontano e,
combattente di una generazione che non è più la nostra, ha finito col sussurrarmi i suoi sogni: coltivati e curati in un
intrico di stoffe, fra gruppi di generazioni, caste e culture a cui
inevitabilmente ci su lega. Conservandoli come un piccolo fiore selvatico e
prezioso. Componendo una melodia triste, ingannevole come un gruppo di uccelli
freddi e sconosciuti che volano nei cieli di pietra e di bronzo.
Intriso di drammaticità, tragedia e un
pizzico di romance, ad avermi lasciata insoddisfatta è stata la natura infruttuosa
della storia - fredda e poco emozionante, riesumando ricordi che sembravano
essere stati cancellati dalla memoria dell'uomo con la poesia, il dolore e il
sangue. Inghiottiti dal silenzio, dal nulla costringendo il lettore a sorbire la
promessa di un incanto trascinata dalla corrente e persa chissà dove.
Fiore di fulmine è, a
modo suo, un romanzo semplice e profondo che tuttavia non è stato in grado di
soddisfarmi come avrei voluto. Poco accattivante e romantico, aspettavo che la
storia di Nora,
gettata fra le pagine come granelli di sabbia attraverso le correnti del mare,
così lontana da scorgere soltanto un fievole bagliore, non si perdesse
nell'infinito. Tuttavia quella raccontata dalla Roggeri è stato il vano
tentativo di combinare la magia a qualcosa d'impossibile non ancora giunto a
piena maturazione. Speravo di poterne
essere completamente travolta; esserne
percossa come da scariche elettriche. Il risultato, al contrario, è stato una
complessa saga famigliare che è stata raccontata con la consapevolezza di
evocare un ricordo. Limpido e, talvolta, appariscente, che tuttavia non è
riuscito ad incastrarsi nel mio cuore. Riuscendo però a non spezzare il filo
dei ricordi che continua a legare passato e presente. Nuovo e vecchio, nella
rappresentazione rettilinea del tempo.
Valutazione d'inchiostro: 2 e mezzo
Ho adorato questo libro!
RispondiEliminaInvece a me mi ha purtroppo deluso :(
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