lunedì, agosto 28, 2017

Gocce d'inchiostro: Il libro delle verità nascoste - Amy Gail Hansen

Titolo: Il libro delle verità nascoste
Autore: Amy Gail Hansen
Casa editrice: Garzanti
Prezzo: 16,40€ 
N° di pagine: 277
Trama: Ruby vuole solo dimenticare. Vuole solo cancellare l'ultimo anno al Tarble College e nascondere nel profondo quel segreto che non ha confessato a nessuno. Eppure, quando crede che il peggio sia alle spalle si ritrova tra le mani il libro da cui tutto è cominciato. Il libro che custodisce le ombre del suo passato. E' all'interno di una valigia: il bagaglio di Beth, una compagna di college che da pochi giorni è scomparsa. Ruby non poteva immaginare che Una stanza tutta per sé di Virginia Woolf riuscisse ancora a toccare le note più recondite della sua anima. A riportala faccia a faccia con le sue paure. Ma lei è l'unica a conoscere il suo fascino oscuro. Tra quelle pagine ha visto crescere un'ossessione per le scrittrici suicide, donne fragili che si sono abbandonate al gesto più estremo. Un'ossessione che giorno dopo giorno l'ha avvicinata sempre più a Mark, il suo professore di letteratura. Eppure Ruthy non può lasciare che quest'incubo si impadronisca di nuovo di lei, proprio ora che Beth è sparita. Deve cercarla. La ragazza sa che c'è solo un luogo che racchiude tutte le risposte. L'ultimo posto in cui vorrebbe tornare: Tarble, la sua università. Lì dove ha imparato che ciò che conta è essere migliori, a qualunque prezzo. Lì dove i misteriosi tentativi di suicidio le parlano di un destino a cui è difficile sfuggire. Lì dove nel silenzio degli antichi e bui corridoi, ogni traccia riconduce a quel libro su cui c'è ancora molto da svelare. Perché dietro un animo fragile può celarsi un grande coraggio e dietro un amore innocente qualcuno che colpisce dove fa più male.
La recensione:

Queste donne erano complicate e tormentate, persino nei modi ossessivi e raffazzonati con cui hanno scelto di abbandonare il mondo. E poi si, erano artiste - artiste pazze, afflitte da malattie mentali e piene di complessi sulle loro capacità creative -, ma erano anche femmine, donne che cercavano di inserirsi in una tradizione storicamente patriarcale. E così hanno creato personaggi femminili letterari non molto diversi da loro stesse - madri, sorelle, mogli -, e altrettanto angosciati dalla loro creatività e dalla loro intelligenza.

Ho conosciuto Virginia Woolf l'anno scorso, in un torrido pomeriggio di fine luglio, precisamente quando di questa scrittrice sapevo poco e niente. L'anno scorso ero ancora alle prime armi con i classici e divoravo romanzi come se fossero Nutella tappando innumerevoli buchi e facendo un po' di tutto affinché la mia anima sognatrice e romantica non risentisse del tedio o della monotonia che sopraggiungevano solitamente in questi ultimi mesi d'estate. In quel periodo Una stanza tutta per sé, mediante una serie di gesti agitati che vietavano la compiacenza, mi aveva inondato i sensi di una felicità imprecisata, che aveva avuto fama di farmi vedere la Woolf sotto un'altra ottica, giovane donna che aveva volto le spalle ai paradigmi del secolo. Anche Alda Merini, Sylvia Plath e molte altre si erano affacciate nel panorama letterario mostrando una faccia diversa dalle altre. E quando queste opere venivano riconosciute per ciò che effettivamente erano, un atto di ribellione anticonformista in cui ci si lascia completamente andare ad istinti, passioni che si pensava non potessero avere, si giungeva alla ricerca costante di ogni forma di verità.
Io ho creduto a questo e a molto altro fra le pagine di Il libro delle verità nascoste. Ne ho scorto la faccia, la figura, carpito segreti di una donna che aveva fatto della letteratura massima di vita. Ma quelli erano altri tempi, quando le penne che vergavano di rosso pagine e pagine di opere autobiografiche o nettamente realistiche lo facevano con grazia. Il fatto è che per più di qualche minuto, durante il corso della lettura, mi è sembrato di toccare questi testi quando bisognava fare spazio alle brutali vicende che avevano popolato le notti miti di una giovane studentessa inglese o alla sua innocente e infantile storia d'amore con il bello di turno; un professore di letteratura inglese. Una mattina che Ruby era venuta in università a presentare la sua tesi di laurea a incassare un pessimo voto dopo tanto lavoro, mi si avvicinò. Credevo che fosse una studentessa come tante altre, ma si limitò a farmi "vedere" il film nefasto della sua vita, a invitarmi a guardarlo come se io la conoscessi da tempo e ringraziarmi del fatto che io avessi deciso di condividere questa storia con lei e non un'altra ad impicciarsi delle sue cose quando non ci sarebbe stata altra scelta. Ruby era piuttosto ingenua, non c'è che dire, e dovevo stare molto attenta a dove mi avrebbe condotta.
Il libro delle verità nascoste ha il dono dell'eleganza. Non mi riferisco alla copertina con cui sono rivestite quasi 300 pagine di storia, anche se il suo vestito è piuttosto bello e affascinante, bensì dai suoi modi, dalla maniera in cui mi si è rivolto, di come mi ha narrato il segreto che celavano le stanze remote dell'anima di Ruby. Era quello che gli enfatici studiosi di letteratura inglese chiamano rara avis. E poi era una storia semplice, venata di romanticismo e mistero, che mi ha regalato delle piacevolissime ore in sua compagnia senza che io glieli chiedessi e senza attendermi nulla in cambio. In realtà, fu lei, Ruby, a scegliermi di condurmi fra le sue pagine e grazie alla sua predilezione per una scrittrice che da qualche anno a questa parte sortisce un certo fascino anche su di me riuscii a fuggire dalla monotonia del giorno. A quel punto, quello che sarebbe accaduto non avrebbe più potuto farmi tornare indietro. Non mi è mai piaciuto farlo e per me questa era l'unica occasione per esplorare e conoscere nuovi "posti". Questo libro di cui mi aveva parlato Ruby, era l'elemento primordiale dell'intera vicenda. Credo che tra Ruby e me mantenesse un certo legame, e il mio processo di lettura scorreva ininterrottamente.
Via via che le pagine scivolavano nel palmo delle mie mani, scoprii come la Hansen sa scrivere. Sul risvolto della copertina avevo letto che sedeva per ore davanti alla sua macchina da scrivere, in un piccolo appartamento che dava su una baia, con lo sguardo perso sull'orizzonte oltre i finestroni. In qualche anno, iniziò a tramutarsi in un abile cantastorie, in cerca di quella storia che facesse al caso suo o per fuggire da se stessa. Di questi tempi, la maggior parte dei suoi colleghi scrittori mendicava a chiosa nel torbido mercato editoriale che si ampliava ogni giorno all'ombra della letteratura. La notizia del suo figlio di carta era giunta persino fino a me, e quando vidi la copertina avevo deciso che nel momento perfetto mi sarei immersa anch'io in questo strano letargo di timori e scaramucce letterarie.
L'anima del romanzo era una sola: esaltando i romanzi, chi li scrive, è superiore in ogni imperfezione grazie  a un indomito lampo di immaginazione. Una gemma di verità pura da avvolgere tra le pagine dei nostri appunti e conservare sulla mensola strapiena di una gigantesca libreria. Non un tipo di comunicazione a me sconosciuto, in quanto da amante della scrittura e della buona letteratura sono consapevole che le parole, se adoperate con maestria, hanno un suono diverso perché accompagnate da una sorta di ronzio musicale - eccitante, avvolgente - che trasforma il valore delle parole stesse. Un ronzio dell'anima che sembra quasi impossibile tradurre in parole.
Quel che mi ha lasciato di sasso è che, seppur non propriamente perfetta ne originale o così eclatante come speravo, la storia che la Hansen si porta dentro è stata un'esperienza davvero straordinaria che l'autrice in qualche modo ha trasmesso anche a me. Forse dovuta dalla sua predilezione per la letteratura inglese, o, ancor più, per Virginia Woolf?
Un disegno accostato al fuoco delle passioni, delle arti purché diventi visibile. Una lettura in cui non ho potuto fare a meno di avvertire il contatto dell'anima di chi l'ha scritto e di chi me l'ha raccontato, mediante emozioni che sono suscitate da una penna dalla punta invisibile e che sono passate attraverso il mio corpo. 
Una follia, si direbbe.

Dicono che il tempo cura tutte le ferite, ma io la penso diversamente. Sembra soltanto che renda le cicatrici più profonde. 


Valutazione d'inchiostro: 4 -

4 commenti:

  1. Ciao Gresi, di solito tengo d'occhio le uscite della Garzanti, perchè mi piacciono molto i titoli che propone... questa però mi era sfuggita!

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    1. Sì anche a me!! E quasi sempre si rivelano delle gran belle letture ☺☺

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