Certi romanzi parlano profusamente. Di
getto, senza una conoscenza profonda, di storie di soggetti che talvolta sono
in grado di intimidire l'uomo normale. Hanno un'intelligenza superacuita. Il
narrare è talvolta una manifestazione di eccitazione, che a volte po’ prendere
varie forme. Chi scrive romanzi, per l'appunto, nello scrivere diventa
fantasioso e lavorativo.Eccitazione, desiderio di mettersi in gioco. La felicità sulla punta delle
dita è stato quel genere di romanzo che mi ha soddisfatta per come speravo,
ma non allietato il cuore per il suo continuo sentirsi inopportuno. Fuori
posto, quasi a disagio, proprio come la sua protagonista, Iris, che
impossibilitata a intraprendere il suo sogno, imboccherà una strada in cui
questa volta dovrà camminare da sola.
Titolo: La felicità sulla punta delle dita
Autore: Agnes Martin Lugand
Casa editrice: Sperling & Kupfker
Prezzo: 16, 90 €
N° di pagine: 276
Trama: Fin da bambina, Iris coltiva un sogno:
disegnare modelli e dar loro vita grazie alla magia di ago e filo, con fantasia
e passione. E' una cosa che la renderebbe felice, ma i suoi genitori l'hanno
considerato più un capriccio che un'aspirazione e Iris ha rinunciato a sognare:
con la morte nel cuore, si è rassegnata. Da quel momento tutto ciò che ha
fatto, lo ha fatto per gli altri: i genitori, il marito, i colleghi. Ora però
sente di essere prigioniera di un matrimonio senza affetto, di una vita di
provincia prefabbricata e rivendica il diritto di ricominciare daccapo e di
riprendere in mano le file del proprio destino. E allora via da quell'esistenza
falsa! Iris decide di correre il rischio più grande, quello di perdere tutto,
ma in fondo al cuore sa che, comunque, ne vale la pena. Sotto le sfavillanti
luci di Parigi, trascinata dal ritmo incessante della grande città, Iris si
apre al mondo e dà libero corso a creatività e talento. Sulla strada troverà
degli ostacoli, ma anche il più invincibile degli alleati: un nuovo amore.
La
recensione:
Fra
le pagine di un romanzo dalla parvenza semplice ma romantica. Un'atmosfera
casta, scolastica, seria. C'è Iris, una ragazza insicura e infelice, sposa di
un uomo d'affari, succube del volere della sua famiglia e dei suoi amici.
Nel
2015, quando La felicità sulla punta delle dita fu pubblicato, la sua
bellissima copertina e il suo titolo evocativo non mi invitarono a
intraprendere l'ennesimo viaggio dal quale, dalla mia piccola stanza, avrei
potuto scorgere una piccola boutique di vestiti, spuntare dal nulla come un
puntino su una strada con pochi abitanti e sulla mia destra la figura esile e
asciutta di una donna, con lo sguardo perso chissà dove, così silenziosa e
quasi invisibile da offrire alla coscienza a porsi innumerevoli interrogativi
su uno spettacolo che ha una sua magia nascosta. Mi sono intestardita a
trovarla, a seguire di pari passo le vicende della parsimoniosa Iris, nella sua
figura ingenua e poco intraprendente, la cui storia di questo romanzo ne
contiene pezzi della sua vita.
Fu
per l'adesione all'ennesima sfida indetta su Facebook che sono stata invitata a
varcare la soglia di questa piccola bottega, a comprendere Iris, Pierre,
Gabriel, definendo mentalmente questa storia una lettura semplice e molto
carina che, in mezzo a pile e pile di libri che ignoravano la sua presenza, con
un velo d'inspiegabile drammaticità aleggiò tutt'intorno. Danzò fra le pareti
bianche della mia camera, si presentò semplicemente per quel che è: serio,
romantico, sensibile.
E'
stata la prima volta che misi piede in un atelier. Stoffe pregiate, macchine da
cucire Singer appena lucidate, il suono e il silenzio di un ago in un filo;
piccole, grandi cose che sono il fulcro fondamentale di questa storia. O, per
dirla tutta, la vera ragione di vita di Iris. Un sogno, un'ambizione che è
stata sin da sempre presente, ha popolato le sue nottate inquiete, perché è per
questo piccolo sogno che ha dovuto accettare il lavoro come funzionario in
banca, sposare il bello e facoltoso Pierre, ribellarsi e lottare per ciò che
più tiene al mondo.
Solo
chi custodisce gelosamente dei segreti, dei sogni ed si immedesima
perfettamente con la protagonista riesce a cogliere, anche se in minima parte,
l'essenza di questa storia. I detriti trascurati di una vita lontana, passata,
rumorosi, nelle stanze remote di una vecchia coscienza che brucia al presente
come avidi fuochi, si fonde con personaggi le cui radici nascoste nella storia
delle loro vite formerà quel lungo cordone che alla fine li unirà. Quando si
tratta di sogni, di ambizioni, parlarne è sempre difficile, tranne quando si
possiede il temperamento di imporsi e ribellarsi agli ostacoli della vita che,
nella corrente sinuosa del tempo, si sono depositati nel cammino di Iris come
sabbia fine.
La
felicità sulla punta delle dita mi ha fatto prendere consapevolezza della
straordinaria importanza dei sogni. Per me, lettrice, è stato alquanto facile
identificarmi con una realtà che ho considerato semplice, mera finzione.
Eppure, questa mera finzione, è anche la realtà che hanno come ideale
individuale alcuni individui.
Questo
è successo a Iris che, spettatrice di una realtà inappagante e solitaria, è
stata colpita dall'insieme di quella rivelazione per molto tempo ignorata e
taciuta. Una domenica pomeriggio, quasi senza farci caso, l'uomo che la generò
le rivelò un segreto da cui dipesero le sorti del suo presente. Arrivò
inaspettatamente e sbalorditamente, rubandogli il cuore e, in un battibaleno,
ore ed ore della sua vita.
Con
una certa curiosità mi ci sono avvicinata che la sua personalità, il suo
temperamento docile e poco combattivo non aderirono completamente al mio corpo.
Eppure, scoprendola nella sua eccentricità e tenacia, ho potuto scorgere
qualcosa che mi ha permesso di non dare peso alle conseguenze delle sue scelte,
dei suoi primi passi con un nuovo mondo.
Con
un po' di malinconia e un filo di disagio, l'autrice mi ha raccontato una storia
la cui genesi penso sia dovuta dalla passione delle donne per il cucito. L'arte
dell'imbastire, del rammendare, del cucire, divengono qui mezzo di condivisione
con gli altri. Emozioni represse che, mediante un semplice strumento, trovano maggiore
sfogo e svaniscono da dove erano rimaste per tutto questo tempo.
Una
storia semplice, ma molto carina, a tratti malinconica a tratti tragica, che
percorre il cammino accidentato della vita di una donna che pian piano maturerà
e diverrà sempre più donna. Un romanzo che parla di vita, speranza, dona speranza,
ma passeggero come un improvviso acquazzone.
Valutazione
d'inchiostro: 3
Nella mia famiglia ci sono sarte e ricamatrici, mentre io so a malapena tenere in mano ago e filo. Magari un romanzo così sarebbe di ispirazione!
RispondiEliminaAnche nella mia, Beth! E, chi lo sa?!? 😉
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