A suo tempo avevo
giudicato questo romanzo estremamente lungo e prolisso, ma ora i miei pensieri
riguardante questa lettura non possono non concernere il
<<bellissimo>> o il << memorabile>>.
I romanzi di
Charles Dickens, la cui produzione artistica è ancora per me sconosciuta e
incompleta, vertono su piccoli episodi di vita, abitudini di gente comune e
miserevole, un certo zelo per alcuni principi, uno stato d'animo che oscilla
continuamente fra il decoro e l'indecoro, il sereno e il cupo, in cui alcuna
screpatura o falda seguono ad aiutare una lettura priva di fronzoli o nozioni
letterarie.
Nicholas
Nickley mi ha raccontato episodi della sua vita, veramente spiacevoli, a cui ho
preso parte questi primi giorni di febbraio, recandomi nel luogo dove ciò accadde
come delegata di una piacevolissima compagnia onniscente pur di muovermi assieme
a lui nei dintorni o i vicoli di una Londra fumosa e grigiastra, località che
nei romanzi di Dickens sortisce da sempre un certo fascino su di me.
E' stato molto
sciocco, devo ammetterlo, rimandare la lettura di un romanzo come questo, per
tutto questo tempo, importunando il mio viaggio con gli innumerevoli sbalzi
d'umore quando era ovvio che per Nicholas, la sua amata, suo zio, il suo
migliore amico, tentativi di salvezza sarebbero stati inutili. Non gloriandomi
completamente di queste situazioni, ma costatando come talvolta si può fare del
bene anche indirettamente. Ed io ho desiderato ciò accadesse, specie ora che il
mio bagaglio culturale si arricchisce ogni giorno sempre di più.
Titolo: Nicholas Nickley
Autore: Charles Dickens
Casa editrice: Newton Compton
Prezzo: 4, 90 €
N° di pagine: 766
Trama;Nicholas Nickleby, un giovane gentiluomo di "belle speranze", ridotto in miseria insieme con la madre e la sorella dalla improvvisa morte del padre, si getta ingenuamente nelle spire di tremendi individui, uno dei quali è il suo stesso zio, vera anima nera di tutta la vicenda. Da quando Nicholas intraprende il viaggio che lo porterà da Londra allo Yorkshire, nella lurida "scuola" di Master Squeers per ragazzi abbandonati, alla ricerca di un lavoro e di se stesso, anche i lettori, trascinati dalla ineffabile potenza narrativa di Charles Dickens, viaggiano con lui attraverso le più spietate desolazioni della cattiveria umana e l'infinito calore di una presenza amica pronta a rischiare in prima persona per dare aiuto e conforto.
Autore: Charles Dickens
Casa editrice: Newton Compton
Prezzo: 4, 90 €
N° di pagine: 766
Trama;Nicholas Nickleby, un giovane gentiluomo di "belle speranze", ridotto in miseria insieme con la madre e la sorella dalla improvvisa morte del padre, si getta ingenuamente nelle spire di tremendi individui, uno dei quali è il suo stesso zio, vera anima nera di tutta la vicenda. Da quando Nicholas intraprende il viaggio che lo porterà da Londra allo Yorkshire, nella lurida "scuola" di Master Squeers per ragazzi abbandonati, alla ricerca di un lavoro e di se stesso, anche i lettori, trascinati dalla ineffabile potenza narrativa di Charles Dickens, viaggiano con lui attraverso le più spietate desolazioni della cattiveria umana e l'infinito calore di una presenza amica pronta a rischiare in prima persona per dare aiuto e conforto.
La recensione:
Se i nostri
affetti sono messi a dura prova dalle tribolazioni, sono anche, al tempo
stesso, la nostra consolazione e il nostro conforto; e il ricordo, per quanto
triste, è il legame più bello e più puro tra questo mondo e un altro più perfetto.
Il
mio percorso letterario con Charles Dickens, o, meglio, questa mia ennesima
esperienza di lettura, così inaspettata ma fortemente sentita, non scoraggiò la
mia fervida immaginazione né scandagliò speranze o false promesse. Gli anni
letterari che mi lascio alle spalle confermano come mi reputo abbastanza
esperta di quegli autori che sanno scrivere, sanno adoperare la penna affinchè
il lettore possa rendersi conto come una bella storia, una bella trama, una
scrittura sobria o perfetta, non è la premessa per qualcosa di necessariamente
positivo. Con i romanzi di Dickens, tuttavia, io dò sempre molta poco
importanza a tutto questo, ignorando che certe esitazioni dipendono dalle
brutte esperienze che in passato ho vissuto sulla mia pelle. Il Fato interpreta
spesso questo mio atteggiamento di diffidenza come un'ulteriore conferma del
fatto che io, in qualsiasi momento della mia vita, ho amato certe letture già
solo dalla loro copertina, non arrivando a capire però che, nella brevità della
vita, il << perdere tempo >> con certe letture è un chiaro esempio.
In alcuni luoghi l'atto dell'amare un certo tipo di lettura, il suo autore o la
sua trama vengono accettati con molto più rispetto, per la dolcezza che essi
spesso comportano, che nella piccola dimora del mio angolino virtuale, colmo di
frasi e parole, l'intenso desiderio di una seria collocazione fra
<<bellissimo >> o <<orribile >> accresce il mio amore
per quel genere di romanzi in cui trapela una certa passione fine a se stessa.
Non
chiedetemi il motivo di questo lungo e spropositato discorso, ma quando parlo o
mi riferisco a Charles Dickens non posso fare a meno di giudicarlo con una
certa solennità, una certa importanza. Francamente non mi importa di quella
schiera di lettori che di Dickens e dei suoi romanzi non riescono minimamente a
tollerare, ma leggere i suoi innumerevoli romanzi ognivolta mi rende così
irrequieta, quieta da non desiderare nient'altro che ascoltare il suono della
sua voce che un giorno o l'altro sentirò come mia.
In
simili occasioni, pensando agli innumerevoli autori a cui sono estremamente
legata, mi dico che forse nelle recensioni sono talvolta ripetitiva, ben
orientata o versatile lungo una strada che corrisponde a verità, poiché il mio
naturale spirito di affermazione, l'ammirazione che io gli riservo mi
permettono di impadronirmi del loro tesoro più inestimabile, le loro opere, con
frammenti o cadenze culturali la cui misura è spesso sorprendente. Dopo queste
tenere scaramucce letterarie, mi allontano per qualche tempo dal loro cerchio,
dietro l'aura lucente di qualche altra storia, inoltrandomi così nel loro fitto
fogliame.
La
lotta, come sempre, fu tremenda anche in questo caso: il mio cuore, in questi
casi, è così intensamente zuppo del tanfo putrescente di paura e angoscia che
trasudano dai personaggi dickensiani, due cuori ardenti contro una sola piccola
ma eccellente coscienza, che cerca di rafforzare le mie decisioni con tutti i
mezzi a sua disposizione. Ero giunta nella Londra straordinariamente suggestiva
e realistica che Dickens ritrae così bene con idee poco chiare; mai avrei
creduto di poter leggere cronache di vita di un piccolo/grande uomo in cui
ognuno di noi può riconoscersi. Consapevole che la mia coscienza osservasse un
quadro prettamente bello ma nebbioso, non suppose che dietro a queste vaghe
immagini potesse esserci qualcosa di nascosto. Qualcosa che cela il lato oscuro
e buio del mondo. Il segreto sta nell'abbandonarsi alla vita, non volgendo le
spalle alla speranza, alla possibilità che, in mezzo a tutto questo caos, a
questo disagio, si possa continuare a vivere. La crudeltà, il contegno brutale
e ripugnante, anche quando si vorrebbe o potrebbe apparire gentili,
contribuiscono ad uno stato d'animo in cui dominano la sofferenza e il
malessere, un certo ribrezzo persino per se stessi, sebbene camminare a testa
alta non è cosa da poco. Non importa vivere nel fango, o sguazzarci dentro;
l'importante è scovare una strada quando meno lo si aspetta. Poiché non vi è
alcun disegno, alcuna prospettiva, solo qualcosa di potente che deriva
dall'anima. Il desiderio di porre una certa attenzione sul sistema sociale, con enfasi ed entusiasmo, fecero di queste pagine la pallida e vaga rappresentazione di una realtà esistente ma volutamente attenuata, affinchè potesse esserci un certo benessere, una certa agiatezza. Snow Hill diviene quella rappresentazione doppia in cui l'associazione fra aspro e fiero cozzano con la conquista di un paesaggio solitario evitato persino dai più temibili banditi.
Non
c'è stato bisogno che Dickens mi riferisse qualche particolare sul conto del
giovane Nicholas. Tutt'attorno i colori assunsero tinte più smorte, come i
lineamenti che si mutano nella calma e nella serenità di tutti. Tuttavia nessuno
pareva sapere, conoscere per filo e per segno la vita di questo giovane avvolto
così distintamente in due trame; quella relativa alla gioventù e quella
riferita alla vita adulta. In mezzo all'indelebile grigiore che inzuppa l'anima
di chiunque, la storia del giovane Nicholas mi è apparsa acerba come un fiore
che deve ancora sbocciare. L'autore, trasmettendoci qualcosa che ci induce a
restare prettamente immersi in queste acque, è stato un tale insegnante di
vita, un maestro nel saperci indirizzare
fra verità celate, circostanze di vita che raggiarono emotivamente sia me sia
il giovane protagonista di questa storia. Passando oltre le incongruenze del
tempo, l'abile intreccio di una trama semplice e spontanea, nelle lande deserte
di un cuore puro e giovane desideroso di un mero sprazzo di luce. Del resto, i
romanzi di Dickens sono un po' tutto questo; porte che si aprono sull'anima e
che invitano a entrare, mescolanze fra buono e cattivo. L'istruzione avrebbe sottratto dalle calunnie inflitte al prossimo, ai minori intesi come peggiori razze, i cui maestri furono paragonati nel romanzo come chirurghi che commettevano sbagli ad opera d'arte. Laddove l'inganno e l'ignoranza e la cupidigia e la brutalità sono strumentalizzati, in balia di stati di pura possessione in cui il raggiungimento della ricchezza avrebbe sottratto da ogni calunnia. Nicholas si affaccerà a questo teatro fosco di azioni brusche e diaboliche col cuore colmo di speranza, la paura e la speranza di scovare un certo benessere. Nemmeno quando crederà di essere perduto, nemmeno quando crederà di essere intrappolato nella follia di certi affanni, la cui anima antica si intreccia a quella dei valorosi cavalieri. Così forte e valoroso, coraggioso a non soddisfare l'avarizia, il possesso del suo unico zio, Ralph, quanto estirparlo dalla sua vita come un malessere da tempo incurabile.
Nicholas Nickleby è stata
un'esperienza di lettura estremamente bella, indimenticabile, appassionante, ma
singolare per il suo essere produttiva ed efficiente, che occupa un posto
particolare nel ricordo affettuoso con cui desidero ricordarlo. Scritto con una
certa brutalità, una certa dose di criticismo e consapevolezza, mediante le
memorie di un giovane le cui gesta risalgono a un epoca puttosto lontana il cui
attaccamento per queste pagine è alquanto evidente. Opera radicata nel
territorio dell'immaginazione urbana e negli spazi urbani, in cui fa da sfondo
una Londra distesa in una cappa di sporcizia, tributo oltreggiante e dannoso
che rende quasi giustificati a rinfacciare a denti stretti il male subito. E,
condividendo anche la minima emozione, su uno spazio immutato conforme al ceto
sociale e al linguaggio parlato, attraverso Nicholas il lettore entra in contatto
con diversi meccanismi: la famiglia, l'istruzione, l'amore. Intreccio straordinario
di cattiveria, affetti, malesseri e benesseri ma anche un meraviglioso dono per
aver permesso a Nicholas di cercare una strada, quando non aveva la certezza di
arrivare a una meta.
Valutazione
d'inchiostro: 4 e mezzo
Interessante, ottima recensione
RispondiEliminaGrazie! Se ami Dickens te lo consiglio caldamente :)
Eliminai Would like to read this, nice review.
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Thank you! ;)
EliminaDickens è uno di quei autori (pochi, a dire il vero) con cui ho un rapporto contrastante. Ho sempre faticato a terminare le sue storie, non saprei dire il perchè, dato che lo stile è decisamente nelle mie corde. Ad eccezione di Storia di Due Città, che ho divorato in due giorni.
RispondiEliminaForse, leggendo questa splendida analisi che fai di Dickens e del suo stile, la chiave è proprio lì: spesso i mondi che lui descrive sono grigi, brutali, opprimenti. E forse non ero io nello spirito giusto per affrontarli, quando li ho approcciati (da giovanissima). Ed ecco perchè la Storia di Due Città, letta invece in età più matura, è riuscita a catturarmi. Evidentemente Dickens richiede una certa "maturità emotiva" per essere affrontato, perlomeno se, come me, ci si approccia ai libri in modo puramente "di cuore" e non tecnico. Mi viene voglia, a questo punto, di riprenderlo in mano...
Grazie, Letizia! Devo dire che hai centrato in pieno l'essenza del mio pensiero riguardo questo autore :) Amo Dickens, ma solo ora che sono gia alla soglia dell'età adulta. Sebbene prima mi piaceva, ma mi annoiava profondamente. Due città purtroppo devo ancora leggerlo, ma ho in libreria Tempi difficili, e penso proprio leggerò prossimamente questo:)
EliminaIo ho un certo timore referenziale verso questo autore, non sono ancora riuscita ad approcciarmici serenamente e anche se conosco molte delle trame dei suoi lavori grazie a film e serie tv non ho affrontato ancora nessun romanzo.
RispondiEliminaComprendo perfettamente il tuo "timore", Beth! Dickens non è un autore propriamente di facile digestione, ma posso assicurarti che la maturità letteraria aiuta molto in questo caso :) Ho così avuto meno difficoltà ad immergermi in questa storia, e come puoi vedere l'ho amato :)
Eliminanon ho letto nulla di Dickens ma vorrei recuperare qualcosa
RispondiEliminaSpero allora lo farai presto :)
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