martedì, ottobre 16, 2018

Gocce d'inchiostro: Elmet - Fiona Mozley

Decisi di immergermi fra le pagine di questo caso letterario, e sedermi nella mia poltrona preferita, non avendo nemmeno l'opportunità di sapere se effettivamente leggere Elmet era ciò che più desideravo. Alcuni dei blogger che seguo hanno osannato e straconsigliato il romanzo della Mozley per la sua capacità di restare immobile, mentre uno scenario bucolico, introspettivo, quasi statico, prendeva vita pian pianino, senza nemmeno dare una certa importanza a un personaggio fatto di carne e ossa, bensì a tutto ciò che circonda questo piccolo paesino che si è spostato con dolcezza nei miei pensieri così come se mi fossi decisa di andare ad esplorare un giardino sconosciuto. Da questa lettura ho imparato un'infinità di cose: l'esercizio della pazienza in anni passato ad accrescere mediante diversi stati d'animo o situazioni, concetrazione, osservazione, desiderio, mentre i minuti si accumulavano come mucchi di neve e il silenzio cresceva intorno a me.
E seduta adesso dinanzi al computer, pronta a redigere quello che è il mio pensiero al riguardo, vi parlo di questa storia come se stessi sbrigliando la matassa di un infanzia tanfibile come la seta di un abito pregiato, o avessi assaporato qualcosa di nuovo, melodico e saporito che si è mescolato ai miei sentimenti per dare concretezza e veridicità a qualcosa che alla fine è ben più di uno stato d'animo.

Titolo: Elmet
Autore: Fiona Mozley
Casa editrice: Fazi
Prezzo: 18 €
N° di pagine: 276
Trama: Elmet, l'ultimo regno celtico indipendente in Inghilterra, terra di nessuno e santuario di fuorilegge, rifugio ma allo stesso tempo trappola, è il lembo sperduto dello Yorkshire che oggi fa da sfondo a questa storia. Vi abitano Daniel e Cathy, fratello e sorella adolescenti. Sono stati abbandonati dalla madre, che sembra essere sparita nel nulla, e vivono, senza regole e senza contratti col mondo esterno, col padre John, un pugile di strada burbero e solitario, nella casa in mezzo ai boschi che lui ha costruito con le sue mani, dormento all'addiaccio nei primi giorni, sostenendosi di caccia e raccolta. Un vero e proprio nido, in cui i tre trovano la serenità, finché non compare il signor Price, ricco proprietario terriero senza scrupoli, padrone di gran parte degli alloggi e dei terreni locali e sfruttatore dei suoi lavoratori, che reclama il terreno dove John ha costruito la sua casa, affermando di possederlo legalmente. E con le stesse mani con cui ha ricreato una serenità perduta, John sarà pronto a difenderla …

La recensione:

La giustizia c'entra solo per metà. L'altra metà è vivere. Fare quello che va fatto.

Seduta ora dinanzi al computer sento l'aria fresca del pomeriggio sfiorarmi l'orlo dei miei leggins. La storia che la Mozley si porta dentro è stata piuttosto tangibile come qualcosa di vicino, assurdamente reale; un odore, un suono, una melodia, ognuno di questi elementi si mescolava agli altri per dare corpo a qualcosa che in Elmet hanno scaturito in ben più di uno stato d'animo. C'è stata una presenza perenne fra queste pagine, lo sapevo bene io che di questo romanzo attendevo impazientemente una copia, un paesaggio forse fin troppo diverso da ciò che avevo visto sin ora, triste ma evocativo, che è passato in primo piano interrogando chi legge sull'enorme vacuità del tempo, a meravigliarsi del fatto che nel ventunesimo secolo c'è ancora qualcuno che dà una certa importanza ai valori. Ed è stato proprio un atteggiamento assolutamente volontario restarmene buona, in disparte, ad osservare questo magnifico dipinto che l'autrice aveva dipinto così bene. Lo spettro della famiglia, la povertà, i disagi sociali e affettivi sono stati evocati con una certa raffinatezza, una certa serietà ingoiata da folti campi da arare nelle prime luci dell'alba. Si tratta di un lento ritiro, un rifugiarsi dentro un mondo autonomo che va di pari passo con la fine imminente dell'infanzia del protagonista Daniel. Il passato era tornato a infestargli i sogni. Cathy e il padre erano gli unici parenti che aveva ancora in vita, e non ci sarebbe stato più nulla al di là del loro affetto, oltre il presente e una bella ma misteriosa terra da coltivare quanto l'occuparsi di un bambino.
Sarebbe stato tutto più semplice abbandonarsi ai dolorosi rimorsi di una madre egoista e crudele, o ai gesti impulsivi di un padre silenzioso e brusco: di certo io mi sarei comportata allo stesso modo di Cathy e Daniel, andando a lavorare nei campi pur di guadagnarmi un tozzo di pane, mentre loro padre giorno dopo giorno si sarebbe fatto sempre più anchilosato e insignificante. L'età e la stanchezza ben presto gli avrebbero restituito ogni cosa, senza che nessuno sentisse il bisono d'intromettersi. Ed ecco che lo spettro della bucolica Elmet, aleggia nello spazio della sala d'aspetto di questi personaggi, diviene teatro di azioni o gesti, ricordandoci l'importanza e la bellezza della vita nell'arco di poco tempo. Questo in poche righe il messaggio che vuole trasmetterci l'autrice. Questa la vera matrice su cui ruota l'intera storia. La vita è una  continua corsa a perdifiato. Stancante e inesorabile.
Da queste considerazioni ho potuto dedurre come in Elmet flutta una certa importanza per il mondo esterno, in cui il lettore riserva un certo sguardo neutrale e lo intreccia distrattamente ai pensieri di marionette che in poche ma salienti pagine divengono persone. Figure di carta che vivono in un posto in cui l'irruenza della natura, il rimbombo di macchine agricole, infondono in uno stato d'animo di sognante stordimento, sembra acquisire una certa quiete al paesaggio.
La storia raccontata in Elmet ha equivalso moderazione, benessere spirituale, e tanta tanta soddisfazione. Condizionata dall'istinto, mi sono preparata ad immergermi in un quadro prevalentemente inglese che aveva appena preso vita. In un viaggio che mi ha lasciato addosso una certa malinconia, una certa inquietudine, avvenimenti e persone che ritornano e poi svaniscono, poiché non esiste alcuna magia o differenza fra ciò che è e ciò che potrebbe essere, e chi legge si sente legato ai protagonisti.
Solenne e impressionistica fantasia architettonica, caso fantasmagorico dell'amore forte per la natura, la vita in generale, indomito e incondizionata, Elmet è stata una lettura molto bella in cui la protagonista principale dell'intero romanzo è proprio la natura semplice di questo piccolo paesino.
Realtà e fantasia si sfiorano anche mentre il sole illumina le sue figure contro il verde delle siepi e le facciate delle case, paesaggi nettamente realistici in quanto ciò che è narrato attraverso gli elementi adoperati dall'autrice è circondato da un mondo zeppo di meschinità, ipocrisia, cattiveria.
Complicata emozione che custodisce gelosamente due fratelli nella sfera insondabile della natura, dimensione in cui è stato semplicissimo perdersi, una storia che è stata raccontata con la consapevolezza di trasmettere qualcosa, un messaggio, un emozione, capace di logorarci dall'interno. Un dramma realistico e piuttosto intenso  che non lo fa sembrare un romanzo, piuttosto una proiezione in cui si vivono le gioie e i dolori dei due protagonisti, emergendo dal passato come una figura definita nell'immediato.

Esistono i sogni, ed esistono i ricordi. Ed esistono i ricordi dei sogni.

Valutazione d'inchiostro: 4

10 commenti:

  1. Complimenti per la recensione; sembra interessante

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  2. Questo romanzo mi incuriosisce molto, felice che ti sia piaciuto

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  3. questo libro ha una cover che cattura. Mi è piaciuta la tua recensione ma non credo sia il libro ideale per me

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    1. Grazie mille!! Spero però che cambi idea perché ti assicuro è una lettura che merita ☺

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  4. Ciao Gresi, bellissima recensione. Io inizierò la lettura di questo libro nei prossimi giorni e sono felice di aver letto il tuo parere proprio ora. Mi auguro che piacerà tanto anche a me.

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    1. Ciao, Maria! Grazie mille ☺ spero allora possa piacerti ☺☺ fammi sapere 😉

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  5. bellissima recensione, mi ispira molto questo romanzo =)

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