sabato, giugno 01, 2019

Gocce d'inchiostro: The help - Kathryn Stockett

Ogni lettore, quando legge, sprofonda completamente nel grembo di una storia e osserva la sua inutilissima vita da qualche parte di un luogo nascosto. Ma pochi ( soprattutto certe pietre militari ) appoggiano la tua posizione o i gusti dell'autore si sposano completamente a te. Spesso e volentieri accadono certe situazioni, gli occhi completamente magnetici alle pagine di una storia che non possiede nulla di speciale ma immersa in una pace dell'animo, in una bolla di tranquillità di chi è perso in profonde meditazioni. Ora questo discorso si allaccia ai pensieri riguardanti la mia ultima lettura, di cui la sua autrice ha tessuto una storia che su carta non mi ha entusiasmato completamente ma che, divenendo un film, ha messo in luce quella forma nascosta di affetto e complicità cesellata come un cammeo sullo sfondo scuro di un paesaggio immerso completamente nel passato.
In The help non ci si accorge, nell'immediato, che la sua storia mi aveva seguita  e che, nella sua più totale immobilità, mi aveva osservato. L'immobilità è una delle caratteristiche primordiali di questa storia, difetto a mio parere che mi ha condotta anziché nell'onda dell'estasi in un brusco stato di torpore: gli occhi erano spalancati, ma non hanno visto più al di là delle sue stesse parole. Nulla che abbia conferito una parvenza di complicità, a eccezione di drastici e improvvisi moti di tenerezza da sembrare solo una pulsazione ritmica, come se non rispondessero a uno stimolo riflesso come quello di un battito cardiaco.

Titolo: The help
Autore: Kathryn Stockett
Casa editrice: Oscar Mondadori
Prezzo: 13 €
N° di pagine: 524
Trama: E' l'estate del 1962 quando Eugenia "Skeeter" Phelan torna a vivere in famiglia a Jackson, in Mississippi, dopo aver frequentato l'università lontano da casa. Skeeter è molto diversa dalle sue amiche di un tempo, già sposate e perfettamente inserite in un modello di vita borghese, e sogna in segreto di diventare scrittrice. Aibileen è una domestica di colore. Saggia e materna, ha allevato amorevolmente uno dopo l'altro diciassette bambini bianchi, facendo le veci delle loro madri spesso assenti. Ma il destino è stato crudele con lei, portandole via il suo unico figlio. Minny è la sua migliore amica. Bassa, grassa, con un marito violento e una piccola tribù di figli, è con ogni probabilità la donna più sfacciata e insolente di tutto il Mississippi. Cuoca straordinaria, non sa però tenere a freno la lingua e viene licenziata di continuo. Sono gli anni in cui Bob Dylan inizia a testimoniare con le sue canzoni la protesta nascente, e il colore della pelle è ancora un ostacolo insormontabile. Nonostante ciò, Skeeter, Aibileen e Minny si ritrovano a lavorare segretamente a un progetto comune che le esporrà a gravi rischi, il profondo Sud degli Stati Uniti fa da cornice a questa opera prima che ruota intorno a sentimenti, all'amicizia e alla forza che può scaturire dal sostegno reciproco.



La recensione:

Le leggi non sono minacciose né amichevoli, ma si limitano a riportare i fatti.

L'aver rimandato la lettura di The help fu decisivo: la forza di non rifiutare di leggerlo questa volta avvenne solo quando seppi della trasposizione cinematografica realizzata qualche anno dopo la pubblicazione del libro, situazione che avrebbe potuto in una manciata di minuti superare ogni pregiudizio o dubbio. Ma non esitai più di tanto, ero ancora un po' perplessa ma decisi di buttarmi.
Per qualche giorno io e Kathryn Stocket, o, per meglio dire, i suoi figli di carta, ci incontrammo, forse con minor entusiasmo di quel che speravo, finchè non giunsi all'epilogo. Si avvicinava la fine di una storia realistica, semplice ma sentita che ho letto su carta ma non interpretata completamente, sebbene quelli descritti sono guazzabugli di sentimenti e nozioni che si sono agitati dentro il cuore dell'autrice.
Invece, le mie idee in merito erano parecchio diverse: ormai sono sempre più convinta che una storia non debba forzatamente commuovere ne possedere elementi tristi o ricchi di malinconia purchè emozioni o sia serbata in un cassetto polveroso della memoria di un lettore, ma leggerla per quello che effettivamente è. Il frutto eccessivo di riserbo, ritrosia, negazione e discriminazione nei riguardi di un popolo, che è ancora messo sotto una cattiva luce ma che spesso allarmano la nostra società. La spasmodica incertezza di farsi strada in mezzo a masse di carne che, agli occhi di Dio, non possiedono alcuna distinzione di sesso o razza, come una forma di disagio che induce a porre dei limiti, a porsi delle domande in cui anche un misero atto di carità è un incentivo a non comprendere ampiamente il mondo. La Stockett così gioca una partita più paziente, più persuasiva, non passando mai ai fatti ma a delle semplice osservazioni o inchieste, evitando di ritentare mediante effusioni o slanci del cuore che avrebbero potuto colpire inaspettatamente, ma facendo tutto il possibile per realizzare ed estrapolare questa storia dalla risacca disomogenea dei ricordi. Convincendomi solo in parte, muovendomi in maniera alquanto disagevole fiaccata dal passato e dal senso della vita, conservatrice di speranze e sogni ormai perduti. Mai prima d'ora uno scrittore aveva parlato così bene di donne domestiche di colore, specie se queste sono umili e sottomesse, in una fetta di secolo che da sempre desta il mio fascino. Sapevo che il mio poco entusiasmo a cedere, la convinzione assoluta che un certo numero di testimonianze valide sulla posizione che i negri occupavano nelle classi altolocate, nei primi anni ' 40, sussistesse nella precedente unione del mio desiderio d'onestà di poter leggere qualcosa che resistesse a lungo: avrei potuto amare tanto appassionatamente questo libro che sembrava il tipo di storia che ogni lettore dovrebbe leggere almeno una volta nella vita, senza essere svenevole o critica, senza dover ingannare la mia natura semplice e appassionata a comprendere perfettamente il successo di questo romanzo. Ma la trasposizione cinematografica fortunatamente non ha gettato al vento i miei vani sforzi di sgomitare fra questi gruppi o razze. Una prova della sua validità sta appunto nel modo in cui il regista si è rivolto all'ascaltatore, con una certa calma, un certo equilibrio, una narrazione fluida anziché scostante, frantumata di cui nel romanzo l'autrice non si è presa la cura di modificare. Ogni testimonianza, ognuna di queste tre voci narranti che tentarono di persuadermi mi turbarono un diniego insopportabile; ed io ho desiderato ardentemente che ciò non accadesse.
Il processo di scrittura è stato molto simile a quello di altri romanzi di questo calibro, ma scostante da quel turbine di sensazioni o emozioni che avrebbero potuto indurmi ad amare The help con dedizione, con venerazione, in seguito a qualunque mutamento, accusa, confessione, e così il mio disappunto, la mia delusione avrebbe potuto scemare capitolo dopo capitolo. Ma il bello dei romanzi si cela nell'approccio, nel rapporto segreto che si instaura fra lettore ed autore, e sebbene con la Stockett non sia andata esattamente come credevo ho continuato impettita questo percorso intrapreso.
Pagina dopo pagina ho cercato di comprendere se la Stockett avesse descritto in forma di romanzo un ricordo, oppure se io non ne ho compreso del tutto gli intricati meccanismi. Forse, se in maniera più romanzata, senza queste lunghe inchieste, mi sarei avvicinata alla fine con un forte sentimento di tristezza che colmava il mio cuore per un forte senso di abbandono. Ma un sorriso stampato sulle labbra come un frutto eccessivo di dramma e realismo che ne avvalorasse la tesi.
Quello di The help è una sorta di urlo contro la società contemporanea, un atto di ribellione che desidera ristabilire l'equilibrio fra i diversi popoli, fra le diverse etnie, che tuttora ci inducono a suddividerli in razze. L'autrice ha scritto questa storia trovando ispirazione e forza dai ricordi, poiché saldamente ancorati alla sua anima, in cui non vi è una spiegazione da dove o da cosa provenga, metodo segreto per indurci alla felicità purchè entri nella nostra vita. Per Kathryn Stockett la scrittura di questo romanzo è stato qualcosa di potente di cui francamente non ho compreso appieno. Skeeter, Aibileen, Minny sono il frutto di una fonte di segreti da cui la Stockett ha attinto affinchè instaurasse un legame fra sé e il lettore. Mi sono illusa potesse essere così, ma purtroppo sono incorsa in una delusione che poi ha preso vita alla luce sgargiante del giorno. In mezzo a un caos che giunge inaspettato come un ospite inatteso e poco gradito, sciorinato con parole semplici ma che non hanno aiutato nel momento del bisogno. Non hanno evidenziato completamente le tribolazioni che incorrono fra le disuguaglianze che distinguono queste povere vittime, ne saper "curare" le innumerevoli ferite inferte al nostro cuore nemmeno con un epilogo triste ma insoddisfacente, che non cambia ne modifica alcunchè. Il che è credibile e corretto poiché, se mi ci soffermo per un istante, le disuguaglianze sociali sono ancora motivi di scontri e conflitti. La vulnerabilità, l'essere remissivi e deboli, potenti armi contro chi predomina e vuole regnare.
La Stockett, con eleganza e semplicità, ci parla di questo. Di quanto sia stato importante e istruito avere in casa una domestica di colore e le implicazioni che ne derivarono, la sua posizione sociale, il suo sentirsi sempre inadeguata, ma anche come l'individuo è un essere superiore che non fa nulla pur di stabilire una certa moderazione. Materia finita in uno spazio infinito, che porta la bandiera dello scompiglio e trasmette disagio, dramma, generosità. Quella bandiera che io, purtroppo, non ho seguito completamente, in un fiume di parole, fino al cruciale epilogo.
Sperimentando qualcosa che trascende qualsiasi limite d'età, qualunque reperibile messaggio, emerso dopo una sfilza di letture di vario tipo che si sprigiona nella semplicità di piccole testimonianze, nel giro di vite di tre donne forti ma domabili che hanno visto la supremazia individuale prevalere su ogni cosa.
Valutazione d'inchiostro: 3+

8 commenti:

  1. Io avevo apprezzato molto il film, ma il romanzo continuo anche io a rimandarlo, forse per paura che mi deluda.

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    1. Già, Beth, ti capisco 😐 io ho rimandato la sua lettura, e a quanto pare non ho fatto propriamente male 😐

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  2. Ciao Gresi, non ho visto il film nè ho letto il libro, però è una storia che mi ha sempre ispirato... spero di decidermi prima o poi, perchè mi piacerebbe farmi un'idea a riguardo ;-)

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  3. Ciao Gresi! Abbiamo letto il libro nello stesso periodo. Io vidi il film, ma per anni procrastinai la lettura, però a me è piaciuto moltissimo. Mi dispiace non ti abbia entusiasmato! 😞

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    1. Non fa niente, Diletta 😊 certamente non è stata la lettura più bella che io abbia mai letto, ma come vedi non l'ho nemmeno bocciato 😊

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  4. io avevo amato tantissimo questo libro

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    1. A me non mi ha entusiasmato moltissimo, ma non l'ho considerata nemmeno una brutta lettura 😊

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