domenica, marzo 29, 2020

Gocce d'inchiostro: Ritratti in jazz - Murakami Haruki e Wada Makoto

Musica e scrittura. Lirismo e magia. Quando iniziai a vedere ciò che questi due autori giapponesi spiegano in questo breve saggio, rimenbrai momenti del mio passato che coincidono col momento in cui feci di Murakami e delle sue storie il mio cantuccio personale.
Questa ennesima musicale raccolta risana 'ferite' che la stessa scrittura gli ha inferto, perché anche se il miglior ingrediente per dipingere un altro mondo è intriso nell'inchiostro, avrebbe unito due mondi, quello di qua e quello di là, concedendo così alla nostra stessa anima di perdersi e poi ritrovarsi.
Questo saggio, accompagnato da un breve carosello di immagini bellissime e impressionistiche, lanciano un certo vagito nel mondo. Trasformando qualcosa di inutile in indispensabile per chi è desideroso di apprendere qualcosa in più riguardo l'autore, la sua scrittura. Prendendosi quelle giuste misure come fanno solitamente i non appassionati del genere, constatando subito dopo di avere anime affini, consumate intensamente.

Titolo: Ritratti in jazz 
Autori: Murakami Haruki e Wada Makoto 
Casa editrice: Einaudi 
Prezzo: 13 € 
N°di pagine: 240
Trama: Murakami Haruki ha gestito un jazz club per molti anni prima di dedicarsi a tempo pieno alla scrittura: ecco, leggendo "Ritratti in jazz" si ha l'impressione di essersi appena seduti a uno dei tavoli del locale a bere qualcosa mentre un vecchio amico, Murakami stesso, ti racconta quello che stai ascoltando. Il tono è confidenziale, caldo, privo di specialismi, eppure pieno di informazioni, curiosità, aneddoti, di cose che si scoprono. Quello, però, che più colpisce è la passione sincera e bruciante che ogni "ritratto" trasmette: Murakami riesce veramente a farti "sentire" il brano o il disco in questione.


La recensione:

Arriva fino al cielo come un cavallo alato, spazza via le nubi, e ci mostra in un istante le stelle di tutto il firmamento, tanto smaglianti da fare male agli occhi. La bellezza della sua esecuzione attraversa gli anni per colpirci al cuore. Perché il suo conto risveglia il branco dei lupi famelici che ogni persona cela nell'animo. 


Naturalmente ci sono state letture meravigliose e indimenticabili. Il fior fiore di tutti è stato per me Kafka sulla spiaggia, e successivamente i suoi seguiti, che hanno alimentato un amore già forte in partenza, candidando Murakami come l'autore più importante e assoluto per il mio bagaglio culturale. Mi fiondo dunque sempre spedita, anche quando, insieme a un elenco di opere bellissime e vaste, stanziano racconti, saggi che mi si sono poste dinanzi come se volessero mettermi alla prova: anni fa, medesima cosa accadde con L'arte di correre, l'attuale saggio nel quale vi è un forte legame fra corsa e scrittura. Voleva essere un chiaro riferimento alle sue più grandi aspirazioni, ma il destino aveva deciso che alla vocazione di scrittore convergesse quello di corridore, sforzandosi di correre per chilometri e chilometri. Partecipando persino a lunghe maratone. Corsa e scrittura. Erano poi così importanti? Magari non la corsa in senso più stretto del termine ma la scrittura, che diviene connubio di forza, energia, determinazione, un vantaggio per scalare montagne di incredibili vette. Argomenti interessantissimi che mi presero un sacco, a differenza di quel che credevo, e com'è stato bello sognare di scrivere come se partecipando ad una maratona. In un mondo selvatico di libri, follia e amore mentre il fantasma del suo passato svolazzava tra i boschi.
Dopo aver "parlato" con Murakami e Wada Makoto, alla fine di un mese terribile e lunghissimo, mi approcciai a Ritratti in jazz con l'obiettivo di relegare infausti pensieri in una zona remota del mio cervello. E non uscendo proprio allo scoperto, piuttosto ascoltando ciò che avrebbero dovuto dirmi, e che hanno poi egregiamente fatto, con coraggio e sicurezza nel riporre irreversibili squarci di anima al prossimo, mettere a nudo se stessi, conferendo quelle giuste e adatte nozioni per cui è stato così importante imboccare una strada, quella della musica classica, e il rapporto intrinseco che si è instaurato. E quello che ci fanno presente gli autori è che la musica jazz rappresenta il nucleo di questa collaborazione, evidenziando quei motivi per cui fu e divenne così importante. Non solo per sé stessi, ma per il guazzabuglio di sensazioni, emozioni, che la sua lettura sortisce così bene. E, a parte tutto questo, come essa abbia impresso un impronta indelebile nel loro spirito di cui lo stesso Murakami converge mediante la ricerca di un qualcosa che è quasi sempre difficile ottenere: il perdono. Abbattendo qualunque barriera, valicando qualunque muro affinché si possa rimediare sulle mancanze del passato. La musica lo ha così colpito con gentilezza e parsimonia. Lo ha indotto a superare quei rimpianti quelle prove di tristezza che, quando era adolescente o un giovane adulto, sedeva in locali bisunti finché la tortura non fosse finita. 
La mia anima, in questo caso protagonista di certi avvenimenti, andò a far frotte in luoghi o posti del tutto sconosciuti ma famigliari, in cui ispezionare certi tipi di paesaggi diventa un'occasione molto piacevole. Una sfilata di figure pubbliche, che nel romanzo sono la copia di tutte le cose oramai inghiottite nel fiume del tempo, accomunati dall'idea che la musica susciti piacere, naturalezza, ma sia anche.... Magica e miracolosa, capace di far cambiare umore alle persone. Dotata di un incredibile forma di persuasione, su qualcosa di relativamente nascosto dentro di noi, è una forma distante di solitudine che in un momento imprecisato della loro vita fu quel quasi impercettibile battito d'ali di un angelo, che acquisì una certa dolcezza, un certo lirismo. Su tali contorni abbaglianti vi ho tracciato un segno, su un foglio bianco catturato il pensiero astratto di un uomo, figure colorate di un altro, e, mediante scrittura, composto acute e profonde riflessioni sul talento, sulla creatività di uomini dalla vita per nulla facile, turbolenta ma speranzosi di una rinascita. Uomini o donne di colore, alcolisti e non, già celebrati per la potenza delle loro agili mani su delle tastiere, modelli d'ispirazione per gli amanti del genere. 
Con pensieri che si avvicendano come derivati dal nulla, in Ritratti in jazz la scrittura diviene allegoria della stessa musica, nonché riflessione sul talento, sulla creatività, autoritratti di voci canoniche che, colmi di straordinaria determinazione, sottoposero il loro talento a dure prove artistiche. 
Lettura estremamente appassionante per gli amanti del genere e non, la fine dell'opera è una rapida assimilazione del processo creativo dei due autori e una romantica constatazione di come la musica è parte integrante della nostra anima. Rivelatrice di segreti a cui è dato spazio e tempo, attanaglia per la sua natura estremamente metodica, ordinata, colorata, peculiare. 

In fin dei conti, quello che desideriamo dal profondo del cuore era che qualcuno rendesse una mano e spalancasse per noi le finestre. Le finestre però non si aprivano. E anche quando si aprivano, al di là c'era soltanto un altro muro... Succedeva anche questo. 

Valutazione d’inchiostro: 4

8 commenti:

  1. Libro interessante e diverso dal solito; ottima recensione

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  2. seems good. during this lock down, i would like to read it.
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  3. Conosco solo l'altro Murakami, ma anche questo non pare da meno!

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  4. Non ho letto nulla dell'autore ma mi stai convincendo...qualche consiglio per il libro da cui iniziare? Questo dici che va bene?

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    1. Questa è una raccolta davvero molto carina, ma ti consiglierei di partire da qualche suo romanzo minore: La ragazza dello Sputnik o Dance dance dance ❤️❤️☺️☺️

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